Rimase solo pochi anni in Egitto, tuttavia quella di Alessandro fu un'eredità duratura.
Recenti ricerche approfondiscono a riguardo per far luce sugli anni Egizi di Alessandro Magno e sull'epoca che ne seguì.
La conquista Macedone dell'Egitto, le sue conseguenze e il riflesso di questa nella letteratura e nell'arte sono stati il tema di uno studio internazionale presentato all'Università di Varsavia al termine del 2011. A monte di questo studio la volontà di indagare i mezzi con cui Alessandro e soprattutto i Tolomei, suoi successori che governarono con successo il Paese per circa tre secoli, elevarono e diffusero in modo sistematico la memoria del Magno, identificandola con quella dell'eroe defunto.
La colorità personalità di Alessandro è stata enfatizzata dalla fiction, da film e biografie. La sua morte e le molteplici sepolture attribuitegli hanno ulteriormente alimentato il mito e il fascino che avvolge la sua figura. Tant'è che tuttora egittologi, archeologici e anche studiosi indipendenti si affannano nella ricerca della tomba che ne ospita le spoglie. Attraverso flebili indizi materiali, tutti tentano di districare l'intricata matassa di misteri che circonda il breve soggiorno di Alessandro in Egitto.
Alessandro, figlio di Filippo II di Macedonia, si era già consacrato a capo di un mondo Greco disunito, quandò marciò in Egitto, dopo aver sconfitto i Persiani nel Levante. Il Paese era sotto dominio Persiano e la popolazione era in rivolta contro gli oppressori. Ragion per cui gli Egizi non tardarono ad unirsi con entusiasmo alla marcia di Alessandro verso la capitale Menfi, dove l'esercito Persiano fu scacciato.
La popolazione locale acclamò Alessandro con ogni benedizione, riconoscendolo come un liberatore. Un'accoglienza autentica, in nome della condivisione di un nemico comune, ma anche di una comune cultura, poichè a partire dal IV se. a.C. commercianti e marinai Greci avevano stabilito colonie in Egitto, nelle zone del Delta, nel Fayyoum, ma anche nel Medio e nell'Alto Egitto, integrandosi pienamente nella nuova realtà e stipulando matrimoni misti. Egizi nativi e Greci condividevano gli stessi culti, dopo aver dato vita a divinità sincretiche che assimilavano caratteristiche sia Egizie che Greche, onorando tutti il Sovrano d'Egitto, considerato un dio vivente.
Quello che forse gli Egizi mancarono di realizzare furono le reali motivazioni del Macedone, intenzionato ad accorpare l'Egitto al suo Impero, già ampiamente esteso, ignorando che il suo arrivo avrebbe decretato la fine di un'indipendenza vantata per millenni.
Di seguito un sunto dei principali interventi.
Francisco Bosch-Punche, in occasione dell'incontro di Varsavia, ha voluto indagare quella che appare come un'operazione accuratamente delineata in tre distinte fasi cronologiche. Dapprima l'arrivo di Alessandro in Egitto, che avvenne tra l'autunno e la primavera del 332/331 a.C., allor quando, viaggiando per tutto il Paese, stabilì i piani del suo governo. Il secondo passo fu quello di salire sul trono, posizione mantenuta fino al sopraggiungere della morte che lo colse a Babilonia, nel 323 a.C. La terza fase riguarda il
post-mortem, "quando il suo corpo e la sua memoria furono strumentalizzate, al fine di legittimare il nuovo ordine stabilito". Bosch-Punche ha, poi, sottolineato che la documentazione Egizia ha rappresentato la principale fonte di informazione e che Alessandro è stato riconosciuto, senza alcuna riserva, quale legittimo Sovrano del Paese, rappresentando sé stesso come un leader tradizionale in vari modi. Essenzialmente, e
in primis, attraverso l'adozione della Titolatura Reale completa, in cui ogni nome racchiudeva un significato simbolico preciso e, anche, le strategie che intendeva perseguire.
"
Riciclando Alessandro" è invece stato il tema proposto da Heba Abdel Gawad, che ha inteso tracciare il programma specifico seguito dai Tolomei, rivelando come essi stessi si identificarono con il loro fondatore. Abdel Gawad ha suggerito l'esistenza di un piano preciso avente lo scopo di creare una continuità dinastica. I Tolomei perseguirono questo intento con svariati metodi, come quello, ad esempio, di farsi ritrarre sulle monete con in testa il copricapo fatto di pelle d'elefante e la criniera leonina.
Alessandro, dal canto suo, aveva già stabilito a priori i piani di base per la sua Città e il relativo porto (concepito e posizionato in modo tale da facilitare l'afflusso delle risorse eccedenti dell'Egitto verso l'Arcipelago e per intercettare tutto il commercio con l'Africa e l'Asia), ancor prima di partire per sconfiggere definitivamente l'Impero Persiano e prima di incontrare la morte, a causa di una febbre di origine sconosciuta, mentre si trovava a Babilonia. Da quel momento l'Egitto passò nelle mani del fidato Generale Tolomeo, che gradualmente ne prese la leadership, prima in qualità di Satrapo (Governatore provinciale), poi come Governatore e, infine, nel 305 a.C. in qualità di Sovrano con il nome di Tolomeo I.
All'analisi di Abdel Gawad è seguita quella di Gunnar Dumke, il quale ha delineato le misure adottate nell'immediato per legittimare il dominio Greco agli occhi della popolazione indigena. Il cadavere di Alessandro, imbalsamato a Babilonia, in qualche modo passò nelle mani di Tolomeo, il quale provvide a seppellirlo a Menfi, Capitale dell'Egitto per oltre mille anni e importante centro religioso e commerciale del Paese, lungo tutta la storia Egizia. Soltanto successivamente Tolomeo avrebbe organizzato il trasferimento del corpo di Alessandro nella città che portava il suo nome, deponendolo in una tomba di nuova concezione, il
Sema.
Incoronatosi Sovrano d'Egitto, Tolomeo assimilò sé stesso ad Alessandro, facendosi rappresentare in quanto tale su monete di nuovo conio. Ecco che la figura carismatica di Alessandro fu definitivamente incorporata nel culto dinastico Tolemaico. A partire da quel momento, ciascun Re Tolemaico venne incoronato secondo il tradizionale rito Egizio, proprio come aveva fatto il Macedone, e al momento della morte sarebbe stato sepolto nel Mausoleo che ospitava le spoglie dell'illustre antenato.
Ben presto per qualunque altra città risultò impossibile poter rivaleggiare con la nuova Capitale del Mediterraneo, specie dopo che Tolomeo II fondò due Istituzioni gemelle: il
Museion e la Biblioteca, presso le quali i più grandi geografi, astronomi e scienziati dell'epoca svolsero attività di ricerca. Nel corso di breve tempo vi furono custoditi documenti di profondo valore culturale, al punto che la Biblioteca poté vantare la più grande Collezione di libri esistente nel mondo antico. Callimaco, brillante letterato che all'epoca rivestiva l'incarico di Capo bibliotecario, vi accumulò un'eredità senza precedenti, compresa la biblioteca di Aristotele, per un totale di 490.000 documenti originali, oltre alla raccolta custodita nel
Serapeum. Purtroppo entrambe le Collezioni sono andate irrimediablmente perdute, la prima in un incendio che devastò parte della città, in occasione della visita di Cesare ad Alessandria (come riferito da Plutarco, seppur contraddetto da Strabone) e la seconda in occasione della guerra contro il Paganesimo condotta da Teodosio, verso la fine del IV secolo della nostra era.
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