Pharaon Giugno 2006: Iside - sorella, moglie e madre

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-Kiya-
00giovedì 27 luglio 2006 01:47
Re:

Scritto da: pizia. 22/07/2006 22.12
Mi ha interessata molto il discorso linguistico che sta dietro al nome di Iside.
D’accordo che il nostro vocabolo “Iside” discenda dal greco Isis / Eisis, e questo a sua volta dall’originale egizio del periodo greco.
Nel geroglifico appare però una “T”, che rappresenta la desinenza femminile, che, dice il testo, già dal Medio Regno non viene più pronunciata.
Ma la cosa più singolare è il segno del trono, “set”: data l’antichità della divinità, sarebbe normale pensare che il geroglifico debba avere qualcosa a che fare con Iside, quindi che ella rappresenti davvero e per definizione “il trono di Horus”.
Pare invece che proprio in questo caso il segno “trono” abbia solo valore fonetico.
Secondo voi, perché proprio una divinità che sta alla base della religione egizia come Iside avrebbe un nome scritto traslitterato anziché tramite il valore simbolico dei segni?



mossa da curiosità in proposito, ho consultato alcuni testi, non molto, ma tra questi il volume di Tosi e in esso non ho trovato alcun riferimento all'uso fonetico del geroglifico "set", mentre invece sottolinea la traduzione dello stesso col termine "trono", "sedia".

Sarebbe in effetti interessante saperne di più in merito all'affermazione del dott. Poole, autore dell'articolo in questione, che è docente all'Istituto orientale di Napoli e collabora con il Museo Archeologico della medesima città.
A quanto ne so, è un esperto sul culto Isiaco tardo (ha infatti pubblicato alcuni articoli relativi ai reperti egiziani ritrovati a Pompei, tra cui proprio "Il culto di Iside a Pompei").
-Kiya-
00giovedì 27 luglio 2006 02:25
Ho voluto contattare il prof. Poole via mail (nella speranza che l'indirizzo che ho trovato si riferisca proprio a Lui... [SM=x822735] ).

Spero vorrà perdonare la mia "sfacciataggine" e che olga l'invito a chiarirci le idee in proposito.

Ecco il testo della mail che ho inviato a nome della Community tutta:


Gent.mo Prof. Poole,

mi permetto di scriverLe in qualità di rappresentante di una piccola comunità di appassionati di Egittologia e storia dell'antico Egitto.

Abbiamo letto con grande interesse il suo articolo dedicato a Iside, apparso sul n. 6 di Pharaon Magazine del corrente anno.
Non essendo riusciti a documentarci oltre, in merito a quanto da lei affermato a proposito dell'etimologia del nome della Dea, saremmo lieti di poter avere delucidazioni da parte Sua.
Ci è nota la Sua esperienza in merito al tardo culto isiaco e date le scarse informazioni reperibili, sia come pubblicazioni che come altra forma di supporto, saremmo felici di averla ospite sul nostro forum (www.egittophilia.tk) per poter approfondire l'argomento in questione.

Nella speranza di non averLe arrecato troppo disturbo (nel caso voglia perdonare il mio ardire) e di leggerla presto, colgo l'occasione per augurarLe

Buon Lavoro


Grazie per l'attenzione


Maria ********* (-Kiya- su www.egittophili.tk)




ecco il link della discussione riguardante il suo articolo:

freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=66845&idd=1176




Augurandoci che il Prof. Poole possa dedicarci qualche minuto del suo tempo, nell'attesa vi invito a inserire qui di seguito gli eventuali interrogativi scaturiti dalla lettura dell'articolo, o eventuali domande attinenti al culto Isiaco del periodo Romano. Credo possano risultare gradite anche solo le vostre impressioni in merito [SM=x822713]

[Modificato da -Kiya- 27/07/2006 2.26]

-Kiya-
00giovedì 27 luglio 2006 14:04
un altro aspetto interessate che si evince dall'articolo è l'origine del culto d Iside in quanto a divinità locale e, solo successivamente, l'integrazione della divinità nell'enneade che è protagonista della cosmogonia egizia.
Ciò risulta però essere già assodato nei Testi delle Piramidi, risalenti al 2350 a.C.

A quanto ne sappiamo, la mitologia riguardante Iside e Osiride nacque in concomitanza all'unificazione del Regno, quindi intorno al 3100 a.C, per sottolineare l'origine divina del re e ufficializzarne l'eredita dinastica che doveva procedere in linea diretta da padre in figlio.

A tal punto quindi, dobbiamo ritenere il culto Isiaco individuale e locale come eredità del periodo predinastico?

[Modificato da -Kiya- 27/07/2006 14.05]

pizia.
00giovedì 27 luglio 2006 22:26
E’ un particolare che mi ha colpito da sempre, quello dei nomi.
Proprio i nomi più antichi sono i più semplici, nella loro forma geroglifica, quando invece mi potreie aspettare un maggiore uso di simboli legati al significato o all’etimo, forse perché mi sembrano più vicini nel tempo al momento della loro generazione.
La stessa cosa che ho osservato a proposito di Iside si può dire di Bastet; anche i primi faraoni hanno dei nomi piuttosto semplici, pochi chiari segni che anche una principiante come me riesce a connettere, come Sneferu, Khafra, ecc.
Secondo me questo può essere una prova dell’antichità del culto di Iside come di Bastet; divinità così antiche da essere nate ben prima dell’invenzione dei geroglifici, però conosciute solo a livello locale, per cui posso immaginare che nella lingua scritta, quella che serviva per comunicare cose pratiche da una città all’altra e da una persona all’altra senza contatto diretto, non si fosse reso necessario scrivere di tali soggetti.
Ma nel momento in cui la volontà di unione dei componenti dei vari nomi diventa cosa fatta, i nomi delle divinità delle varie tribù devono essere scritti, ma si può adoperare per questo scopo i segni già collaudati per le cose di base, trono nel caso di Iside e vaso nel caso di Bastet.
Non a caso ho citato Bastet assieme ad Iside; certamente la seconda ebbe durante lo svolgimento dei Regni dinastici maggior fortuna e divenne una delle divinità principali, ma entrambe hanno un’origine molto antica, che affonda nel paleolitico.
Secondo me entrambe sono divinità femminili legate al culto della fertilità, forse originate in un periodo in cui l’uomo non ha ancora compreso a fondo il legame paterno, mentre quello materno era evidente e sotto gli occhi di tutti, ma ancora pervaso di mistero per la mancata comprensione del meccanismo riproduttivo.

(continua…)
-Kiya-
00venerdì 28 luglio 2006 02:40
in merito al nome di Iside, secondo il Donadoni (le ricerche iniziano a dare i loro frutti [SM=x822713] ), sembra sia stato letteralmente ignorato si primi monumenti della civiltà egizia, comparendo solo a partire dalla V dinastia, presumo, sui Testi delle Piramidi, nei quali, peraltro, lo si conta circa una settantina di volte!
Ciò darebbe comunque per scontata una conoscenza tutt'altro che superficiale già a partire da epoca antica, in contrapposizione con l'assenza del nome fino a quel momento, che lascerebbe invece dedurre il contrario.

Il tempio più antico appartenuto alla dèa di cui oggi siamo a conoscenza è l'Iseion di Hebit (oggi Behbeit el-Hagar) che però risale "soltanto" all'epoca della dinastia Saitica, ossia VI secolo a.C.
Il periodo coincide con le prime tracce della presenza di sacerdoti ad essa votati, mentre in precedenza non ne abbiamo riscontro.

Tornando all'etimologia del nome, Donadoni non si sbilancia, ma offre varie interpretazioni: due di queste riguardano il significato di "trono". Alla prima viene attribuito un valore cosmico, in quanto "sede" del Dio Sole, alla seconda un valore sociale, in quanto a "trono" regale, ossia personificazione sacra della sovranità.
Le altre interpretazioni vertono invece sul significato di "trono" inteso come "avere potere". Sottolinea inoltre che il termine potrebbe avere una specifica valenza, legata al fatto che lo stesso simbolo, abbinato all'occhio, è elemento costante anche nel nome di Osiride.




Geroglifici di Iside



Geroglifici di Osiride
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