L'Anima

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-Kiya-
00venerdì 18 novembre 2005 20:09
ANIMA

Gli Egizi non avevano un'unica parola per definire il nostro concetto di anima che, implicando una distinzione dualistica tra corpo e anima, tra materiale e spirituale, è fondamentalmente estraneo alla loro cultura.
Intesa come principio vitale comune a dèi e uomini, l'anima presentava diversi aspetti o elementi, ciascuno dei quali con un proprio nome e con proprie caratteristiche, che ne facevano un'unità completa e autosufficiente dell'individuo intero.
I principali di questi elementi erano:


l'akh

il ba

il ka


altri elementi importanti erano l'ombra è il nome.


AKH



Il termine deriva dalla radice 3h che significa "efficace", e non ha forse alcuna relazione con la parola j3hw, "splendore di luce", come si è invece a lungo ritenuto. L'akh di un uomo è in cielo ed è quindi distinto dal corpo, che rimane sulla terra. Esso indica una forma particolare dell'essere, comune a dèi e uomini, vale a dire l'essere divino che permea entrambi. Akhu (plurale di akh)sono gli esseri che popolano l'Oltretomba, sia geni sia defunti divinizzati, e perciò potenti, "efficaci". Gli akhu hanno la possibilità di tornare nel mondo dei viventi e di vegliare sull'inviolabilità della propria tomba, minacciando i profanatori e promettendo la propria protezione, anche nell'aldilà, a chi la rispetta. Per questo nelle lettere ai defunti ci si rivolge al loro akh.
Il termine sopravvive nel copto ikh, che significa "spirito", "spettro", e conserva perciò l'antico concetto di entità spirituale del defunto in grado di tornare in contatto con i vivi sulla terra.


BA



I testi egizi individuano diversi tipi di ba. Il ba di un dio è la manifestazione del suo potere, tramite esso il dio si manifesta e comunica con altri esseri. Analogamente il ba del sovrano indica il suo potere tra gli dèi principalil, quando li raggiunge al momento di morire. A partire dal Primo Periodo Intermedio, con la democratizzazione delle credenze funerarie, il ba diventa un elemento dell'essere commune ad ogni defunto, personificazione delle sue forze vitali, sia fisiche che psichiche. Il baassume la forma di uccello con testa umana , rappresentata nella scrittura geroglifica del suo nome. Se i riti funerari sono stati compiuti correttamente, esso è libero di vagare ovunque gli piaccia: in cielo e nell'Oltretomba si unisce al seguito di Ra (il sole), percorrendo sulla sua barca i tragitti del giorno e della notte, rinascendo con Khepri (il sole del mattino) ogni giorno; sulla terra il ba torna a visitare la sua tomba e il suo corpo mummificato. Egli è in grado ovunque di svolgere le proprie funzioni vitali, quali mangiare e bere, e di soddisfare i bisogni sessuali, perchè non è puro spirito, ma un aspetto in sè completo dei diversi modi di esistenza (così come akh e ka).

[Modificato da -Kiya- 14/04/2006 15.02]

-Kiya-
00venerdì 14 aprile 2006 14:25
KA



Le braccia rappresentate nel geroglifico del nome ka riassumono il concetto astratto sottinteso in questa forma di esistenza:abbracciare qualcuno significa per gli antichi Egizi trasferirgli la propria essenza vitale; così il ka è il simbolo della trasmissione di potere da padre a figlio, da dio a dio, da dio a uomo, cioè da superiore a sottoposto. Al momento della creazione gli dèi ricevono dal creatore il loro ka. Similmente gli uomini ricevono il loro dal faraone e dai loro antenati, forza vitale ininterrotta che unisce le generazioni e determina il destino dell'uomo. In quanto simbolo di continuità, il ka entra in gioco particolarmente alla nascita e alla morte dell'individuo. Creato dal dio Khnum insieme con l'uomo e trasmesso di generazione in generazione attraverso il seme maschile, il ka diventa inattivo alla morte, finchè il defunto non si unisce nuovamente con esso grazie al potere magico dei rituali funerari. In egiziano "raggiungere il proprio ka" è perifrasi di "morire": chi muore si unisce al ka proprio e degli antenati, diventa egli stesso un antenato e garante della continuità delle energie vitali. Alcuni proprietari di tombe facevano scolire statue raffiguranti il proprio ka, figure idealizzate di giovani al vertice del proprio vigore fisico. Ma il ka non è solo forza fisica, è anche forza morale, tanto che per gli egizi il peccato rappresentava "un abominio per il ka".

[Modificato da -Kiya- 14/04/2006 15.03]

-Kiya-
00venerdì 14 aprile 2006 14:56
OMBRA

E' una delle manifestazioni della persona, spesso identificata con il corpo, del quale sembra rappresentare una componente vitale.
I defunti nell'Oltretomba "accolgono il disco solare, grande di ombra e ricevono i loro corpi" (dal Libro della Terra). Il corpo cioè riprende vita e si materializza solo in presenza della luce, che illumina il corpo e gli restituisce in questo modo la sua ombra, parte essenziale dell'essere.
Così come il ba, anche l'ombra dopo la morte si separa dal corpo ed è in grado ivagare lontano da esso. Essa è raffigurata nei dipinti funerari come una silhoutte nera sul cui viso è dipinto un occhio, o come il parasole stilizzato nel suo nome geroglifico.
Poichè l'ombra è anche sinonimo di protezione, in quanto ripara dai raggi solari, alcuni testi affermano che gli dèi trasmettono forza e protezione attraverso la loro ombra.

[Modificato da -Kiya- 14/04/2006 15.03]

-Kiya-
00venerdì 14 aprile 2006 15:24
NOME

Il nome è, al pari degli altri spetti dell'essere finora esaminati, una componente fondamentale dell'individuo, sa esso dio, re, uomo o animale. Per noi il linguaggio è un codice di comunicazione convenzionale: pronunciando il nome di un oggetto in lingue diverse, siamo coscienti di alludere allo stesso oggetto. Per gli Egizi invece esisteva identità tra nome e cosa nominata. Perciò la scrittura era sacra, perchè dava vita alle entità scritte. Pronunciare il nome di una persona o scriverlo signifiava far vivere o rivivere quella persona e avere quindi su di lei un notevole potere. Per questo gli dèi sono ben attenti a non far conoscere a nessuno il loro vero nome. Essi portano per precauzione un elenco infinito di nomi che insieme costituiscono il loro nome completo.
Alla nascita, ogni egiziano, dal faraone all'operaio, riceveva un nome carico di significati propiziatori. Poichè perdere il proprio nome comportava l'annientamento, il proprietario di una sepoltura lo faceva scrivere ossessivamente nella tomba e su ogni oggetto a lui appartenente. Ben coscienti del fatto che la cancellazione del nome era una condanna peggiore della morte stessa, gli egizi riservavano questa punizione ai peggiori malfattori, come i violatori di tombe, i cui nomi venivano cancellati o cambiati persino dagli atti del processo. Talvolta a essere condannato alla scalpellatura dai monumenti era il nome dei faraoni odiati dai loro successori.
Seth@
00giovedì 7 gennaio 2010 13:22
é molto interessante questo post. mi ha aiutato molto, avrei comunque una domanda da fare: partendo dal presupposto che non può esserci un corrispettivo termine per il nostro concetto di spirito, mi sembra che l'akh è quello che più si avvicini ad esso...eppure, mi sembra di aver capito, che l'akh non può essere controllato in vita, non farebbe parte della vita effettiva dell'uomo egizio, una sorta insomma di parte a se stante...Erro? oppure potrebbe esserci un nesso?
emilioraffaele
00venerdì 8 gennaio 2010 22:32
 

Questo è uno degli argomenti che, delle cultura egizia, più mi affascina, perché nasconde in sé la vera essenza di questo popolo. La ricerca della loro spiritualità è profonda ed è in grado di offrire una valida motivazione al concetto di vita terrena ispirata al rispetto del creato, ma ancora di più aiuta alla comprensione ed all'accettazione della fine della vita stessa. L'estrema durezza del mondo in cui vivevano gli egizi, non riusciva a scalfire la fede nella certezza di un loro futuro dopo la morte.

 

Io penso che le tre entità siano complementari una all'altra ed, insieme “all'ombra” ed “al nome”, costituiscono lo spirito unico dell'Uomo e, nello stesso tempo, sono in grado di rappresentare stadi diversi dell'animo umano, in situazioni diverse l'una dall'altra.

 

Riguardo al significato stretto del concetto di Akh, Mario Tosi, nel suo “Dizionario Enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto”, ne fa una coincisa, ma esaustiva descrizione (esaustiva per me, semplice egittofilo), spero di fare cosa gradita, riscrivendone di seguito il riassunto:

 

L'Akk è un principio solare, l'energia divina cosmica, anzi, un'ipostasi luminosa dell'energia creatrice che sussiste e si trasforma in qualcosa di simile alla luce di Ra. Nel mondo increato, cioè nel caos, è integrato con Atum il demiurgo, che viene in esistenza di per se stesso per un atto di auto generazione e che darà origine alla creazione. Atum è Akh prima, durante e dopo la creazione e si può dire che sia akh in modo virtuale e manifesto. L'Akh esiste prima come condizione virtuale e poi, dopo la creazione, si stacca dal nucleo primordiale, diventando Akh manifesto. La forma percettibile, che si muove ed agisce, è il Ba. L'Akh, elemento immortale della vita ininterrotta, era l'energia che emergeva dalle tenebre del caos e faceva si che ciò che era stabile, lo fosse momentaneamente, per divenire poi dinamico; l'Akh consentiva al defunto di inserirsi mediante il mito, fra le stelle, in una costellazione divina. I defunti sono spiriti trasfigurati, Akhu all'interno della tomba, autentico luogo di trasfigurazione. Certi studiosi considerano il concetto di Akh come “iniziato”, o “illuminato”, onde l'interpretazione di “illuminazione”, oppure come “riti di iniziazione”. La parola Akh compare già nelle iscrizioni della I dinastia, quando i pozzi delle tombe dell'Antico regno risultavano rivolti a settentrione, per permettere ai defunti di raggiungere i “venerabili compagni” in cielo. L'esistenza degli Akhu si svolgeva in una sfera posta al di là della conoscenza umana, in una condizione priva di alcun contatto con l'umanità. Gli Akhu avevano per residenza il cielo settentrionale, ove brillavano come stelle che “ignorano la fatica”, cioè le stelle circumpolari che non tramontano mai, ed erano pertanto considerati immortali. L'Akh, anche prima del Ka, appare individualizzato , a lui si recavano a volte offerte alimentari e l'espressione “Akh ben rifornito” sembra alludere alle offerte funerarie, al ricco allestimento della tomba. Alcuni studiosi differenziano l'Akh, qualità che può essere acquisita, da quello che si profila come condizione cui il defunto può pervenire in virtù delle glorificazioni, ovvero di rituali che erano pronunciati in suo favore: in questo caso si può dire che il defunto diviene un “Akh”. Nei Testi delle Piramidi” era Akh solo il sovrano, mentre nei Testi dei Sarcofagi”, qualsiasi defunto lo era.”





 

Hotepibre
00sabato 9 gennaio 2010 17:37
Re:
Seth@, 07/01/2010 13.22:

é molto interessante questo post. mi ha aiutato molto, avrei comunque una domanda da fare: partendo dal presupposto che non può esserci un corrispettivo termine per il nostro concetto di spirito, mi sembra che l'akh è quello che più si avvicini ad esso...eppure, mi sembra di aver capito, che l'akh non può essere controllato in vita, non farebbe parte della vita effettiva dell'uomo egizio, una sorta insomma di parte a se stante...Erro? oppure potrebbe esserci un nesso?



Direi che per capire il concetto di "anima" così come concepito dagli antichi egizi dobbiamo, prima di tutto, "ripulire" la nostra mente da quel che sappiamo e che, in qualche modo, può essere legato alla nostra religione moderna. Se non lo faremo, inevitabilmente cercheremo di associare l'antico al nuovo, l'"ignoto" al "noto" (o almeno quel che crediamo sia la conoscenza).

Ma torniamo alle tre componenti citate da Kiya addirittura (lo noto adesso) nel 2005 e sistemiamole secondo un ordine "logico" (il perchè io lo cosideri logico lo vedrai tra poco).

In tale ordine il Kha ha la precedenza perchè è Khnum, il Dio vasaio, che lo plasma, in argilla, sul suo tornio e poi lo depone nel ventre materno. Si tratta di un "doppio" dell'essere che nascerà e lo seguirà per tutta la sua vita. Potrà addirittura comportarsi male inducendo l'individuo a fare cose che, altrimenti, non avrebbe mai fatto.
Ma il Kha può essere anche più di uno, a discrezione di Khnum.
Pensa che Hatshepsut ne aveva ben nove di cui, però, solo una femmina.
Il Kha ha bisogno di un corpo per "vivere" e sente la fame e la sete anche dopo la morte tanto che gli si portavano cibi e bevande nei pressi della tomba in cui "viveva".
Con l'andar del tempo, però, il Kha comincia a dimenticare i piaceri terreni e, ad un certo punto, si accontenta anche del semplice odore del cibo per arrivare, alla fine, a "mettere sotto i denti" solo il nome del cibo stesso (altro che dieta...).

Ho sopra scritto che il Kha ha la precedenza, ma in realtà così non dovrebbe essere poichè la scintilla di vita viene data al Kha da un'altra entià: il Ba. Eppure confermo la precedenza del Kha poichè il Ba non appartiene all'individuo in senso stretto, gli è concesso... in leasing.
Secondo gli Egizi, infatti, esisteva un numero finito di Ba disponibili.
Al momento della morte, infatti, il Ba dell'individuo, rappresentato come un uccelo dalla testa umana, usciva dall'orecchio del defunto e si metteva a "caccia" di un altro corpo a cui dare la sua "scintilla vitale".
Un bimbo nato morto era "semplicemente" un individuo per cui, in quel momento, non era disponibile un Ba.
Ed ecco il perchè della mia dichiarazione circa la precedenza del Kha; questo in ogni caso già esisteva prima della nascita.
Qualcuno ha provato a parlare di questa "trasmigrazione" del Ba come della teoria della reincarnazione, ma come vedi, così non è poichè il Ba "riutilizzato" non conserva alcuna memoria della sua vita precedente.

E siamo così giunti a quel che ti interessava, all'Akh.
Anche in questo caso, dimenticando quel che "conosciamo", è necessario chiarire che l'Akh NON esiste durante la vita dell'individuo, ma è lo stesso defunto che diventa Akh nel momento della sua morte. Nel caso dei Re il momento di questa "nascita" è la cerimonia dell'apertura degli occhi e della bocca; è in questo momento che, infatti, il defunto cessa di far parte del mondo dei vivi e si trasforma in Akh, un "essere splendente" e "perfetto" simile ad un nostro "angelo" destinato ad unirsi ad altri come lui in un'esistenza parallela, accompagnando il sole calante oltre l’orizzonte occidentale per raggiungere il regno di Osiride e sottoporsi al giudizio (psicostasia) per ottenere l’eternità in una sorta di "paradiso" che era la copia dell’Egitto ma senza le preoccupazioni della vita terrena.

Ho chiarito il tuo quesito?
sethorus
00sabato 9 gennaio 2010 21:05
Re:
emilioraffaele, 08/01/2010 22.32:

  Nei Testi delle Piramidi” era Akh solo il sovrano, mentre nei Testi dei Sarcofagi”, qualsiasi defunto lo era.


Durante la V dinastia si afferma concezione teocratica del sovrano, ciò contribuì a rinforzare la centralità del potere intorno al sovrano e a costituire una società molto gerarchizzata.
Verso la fine dell'Antico Regno furono concessi privileggi sempre maggiori ai nobili e ai dignitari locali ciò portò alla disgegazione dell'amministrazione centrale e alla creazione di un processo di feudalizzazione della nobiltà provinciale. Il potere e importanza dei nobili crebbe fino a permettere ad essi l'accaparrarsi di prerogative reali.


sethorus
00sabato 9 gennaio 2010 21:37
Da appunti presi a lezione:

La morte era sentita dagli egiziani come una interruzione momentanea della vita. Il defunto per poter sopravvivere alla morte fisica e alla morte spirituale doveva preservare il corpo ancora per il KA e per il BA.

KA
Il kA era la forza vitale che nasce contemporaneamente al corpo fisico ed ha una esistenza separata solo dopo la morte del corpo. Essa è un elemento invisibile e intangibile, libera di muoversi all'interno della tomba tra il sarcofago la statua funeraria e il luogo delle offerte. Per vivere il KA aveva bisogno di sostentamento che deriva dalle offerte votive, se queste oferte non potevano essere garantite si ricorreva alla magia e le offerte dipinte o i modellini delle offerte all'occorenza si sarebbero tramutati in in oggetti veri e propri.

BA
Il BA era la pienezza che viene recuperata dopo la morte, la forza che permetteva al morto di muoversi e di assumere qualsiasi forma si desiderava quando questo visitava il mondo dei vivi. Il BA è inteso come personificazione di forze vitali fisiche e psichiche

AKH
India il defunto provvisto di energia creativa. Per diventare AKH bisognava sopravvivere alle due morti (fisica e spirituale), il defunto in qualità di AKH poteva aspirare a dimorare nel regno di Osiri.
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