Re:
Seth@, 07/01/2010 13.22:
é molto interessante questo post. mi ha aiutato molto, avrei comunque una domanda da fare: partendo dal presupposto che non può esserci un corrispettivo termine per il nostro concetto di spirito, mi sembra che l'akh è quello che più si avvicini ad esso...eppure, mi sembra di aver capito, che l'akh non può essere controllato in vita, non farebbe parte della vita effettiva dell'uomo egizio, una sorta insomma di parte a se stante...Erro? oppure potrebbe esserci un nesso?
Direi che per capire il concetto di "
anima" così come concepito dagli antichi egizi dobbiamo, prima di tutto, "ripulire" la nostra mente da quel che sappiamo e che, in qualche modo, può essere legato alla nostra religione moderna. Se non lo faremo, inevitabilmente cercheremo di associare l'antico al nuovo, l'"ignoto" al "noto"
(o almeno quel che crediamo sia la conoscenza).
Ma torniamo alle tre componenti citate da Kiya addirittura
(lo noto adesso) nel 2005 e sistemiamole secondo un
ordine "logico" (il perchè io lo cosideri logico lo vedrai tra poco).
In tale ordine il
Kha ha la precedenza perchè è Khnum, il Dio vasaio, che lo plasma, in argilla, sul suo tornio e poi
lo depone nel ventre materno. Si tratta di un "doppio" dell'essere che nascerà e lo seguirà per tutta la sua vita. Potrà addirittura comportarsi male inducendo l'individuo a fare cose che, altrimenti, non avrebbe mai fatto.
Ma il Kha può essere anche più di uno, a discrezione di Khnum.
Pensa che Hatshepsut ne aveva ben
nove di cui, però,
solo una femmina.
Il Kha ha bisogno di un corpo per "vivere" e sente la fame e la sete anche dopo la morte tanto che gli si portavano cibi e bevande nei pressi della tomba in cui "viveva".
Con l'andar del tempo, però, il Kha comincia a dimenticare i piaceri terreni e, ad un certo punto, si accontenta anche del semplice odore del cibo per arrivare, alla fine, a "
mettere sotto i denti" solo il nome del cibo stesso
(altro che dieta...).
Ho sopra scritto che il Kha ha la precedenza, ma in realtà così non dovrebbe essere poichè la
scintilla di vita viene data al Kha da un'altra entià: il
Ba. Eppure confermo la precedenza del Kha poichè
il Ba non appartiene all'individuo in senso stretto, gli è concesso... in leasing.
Secondo gli Egizi, infatti, esisteva un
numero finito di Ba disponibili.
Al momento della morte, infatti, il Ba dell'individuo, rappresentato come un uccelo dalla testa umana, usciva dall'orecchio del defunto e si metteva a "caccia" di un altro corpo a cui dare la sua "
scintilla vitale".
Un bimbo nato morto era "
semplicemente" un individuo per cui, in quel momento, non era disponibile un Ba.
Ed ecco il perchè della mia dichiarazione circa la
precedenza del Kha;
questo in ogni caso già esisteva prima della nascita.
Qualcuno ha provato a parlare di questa "trasmigrazione" del Ba come della teoria della reincarnazione, ma come vedi, così non è poichè il Ba "riutilizzato"
non conserva alcuna memoria della sua vita precedente.
E siamo così giunti a quel che ti interessava, all'
Akh.
Anche in questo caso, dimenticando quel che "conosciamo", è necessario chiarire che l'Akh
NON esiste durante la vita dell'individuo, ma è lo stesso defunto che diventa Akh nel momento della sua morte. Nel caso dei Re il momento di questa "nascita" è
la cerimonia dell'apertura degli occhi e della bocca; è in questo momento che, infatti, il defunto cessa di far parte del mondo dei vivi e si trasforma in Akh, un "
essere splendente" e "
perfetto" simile ad un nostro "angelo" destinato ad unirsi ad altri come lui in un'esistenza parallela, accompagnando il sole calante oltre l’orizzonte occidentale per raggiungere il regno di Osiride e sottoporsi al giudizio (psicostasia) per ottenere l’eternità in una sorta di "paradiso" che era
la copia dell’Egitto ma senza le preoccupazioni della vita terrena.
Ho chiarito il tuo quesito?