Introduzione alla sezione

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-Kiya-
00giovedì 30 marzo 2006 00:10
Nel XVIII secolo gli esploratori europei, che si avventurarono in Egitto per ammirare i maestosi monumenti che rappresentavano le vestigia di una civiltà già ampiamente descritta dallo storico greco Erodoto, trovarono un paese in preda alla più completa anarchia.
Avventurarsi dopo il Cairo o visitare le Piramidi che si trovavano nelle sue vicinanze era pericoloso e per niente accomandabile a causa dei numerosi predatori che circolavano in quelle località.
Inoltre la popolazione indigena era molto sospettosa nei loro confronti, in quanto riteneva che essi arrivassero da paesi così lontani con il solo scpo di depredare la lro terra dai tesori che i loro antenati dovevano sicuramente aver nascosto in quei monumenti che suscitavano tanto interesse.
Occorre specificare che dal 1517 l'Egitto faceva parte dell'Impero turco ma, anche se un pascià con la qualità di governatore, che riesiedeva al cairo, aveva il compito di governare quel territorio, in realtà il potere era nelle mani di una milizia di sodati detti "Mammelucchi" i cui comandanti imperversavano nelle varie città combattendo spesso anche tra di loro.
Nel paese regnava la miseria e il disordine: da una parte vi era lo sfruttamento dei Mammelucchi, dall'altra vi erano i predatori che assaltavano i battelli che navigavano sul Nilo e, come se non bastasse, vi erano ancora i Beduini che dal deserto si riversavno nella vallata saccheggiando tutti i villaggi che incontravano.
Fu a causa di tali condizioni che gli europei dimenticarono per un certo periodo di tempo l'Egitto e la sua civiltà; l'interesse venne risvegliato nel 1798 per merito del generale francese Napoleone I Bonaparte. Il grande condottiero oltre a prevedere una campagna militare aveva anche organizzato una spedizione scientifica con il compito di portare la civiltà europea in Egitto, nonchè di studiarne l'antica civiltà millenaria.
Egli partì da Tolone nel 1798 con una flotta di 328 navi su cui vi erano 38.000 uomini e 175 studiosi.
Il tentativo di Napoleone fallì, ma i dotti che lo accompagnarono furono in grado di redigere grandi opere come la Description de l'Egypte, in nove volumi e undici atlanti, e quella intitolata Voyage dans la Basse et la Haute Egypte di Vivant Denon, pubblicata nel 1802, nella quale l'autore riprodusse con bellissimi disegni tutti i monumenti che aveva scoperto.
L'Egitto sarebbe dunque nuovamente caduto nel caos se non fosse stato per un giovane ufficiale albanese, Mohammed Alì, che aveva guerreggiato contro i francesi nnell'esercito turco e che riuscì, dopo essere stato proclamato Pascià nel 1805, a cacciare dal Paese dapprima gli Inglesi nel 1807 ed in seguito i mammelucchi nel 1811.
Mohammed Alì deve essere considerato il vero fondatore dell'Egitto moderno che riuscì a rivoluzionare tecnicamente, economicamente e culturalmente: la sua opera fu continuata dai suoi successori ed è grazie a loro che gli studiosi poterono con tutta tranquillità esplorarne il territorio alla ricerca della favolosa civiltà del passato, della quale le Piramidi erano una maestosa testimonianza diretta.
Ai risultati delle ricerche archeologiche doveva però seguire la decifrazione della scrittura geroglifica e questo non fu possibile che con la comparsa di un giovane francese, Jean-François Champollion, con il quale a partire dal 1822 aveva inizio un settore della storiografia chiamato "egittologia" che doveva portare alla vera scoperta della civiltà egizia.


Carlo Gallo
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