Hatshepsut (Hasepsowe) e il mito della sua nascita divina

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-Kiya-
00giovedì 29 giugno 2006 01:59
(fonte di riferimento: "Mitologia egizia" ed. Mondadori):

Ai tempi della XVIII dinastia, due monarchi ritennero opportuno sottolineare la propria divinità facendo decorare le pareti dei templi con scene e iscrizioni che rappresentavano il proprio divino concepimento e la luminosa nascita. Uno fu la Regina Hatshepsut e l'altro Amenofi III.

Figlia di Tuthmosi I e vedova di Tuthmosi II, l'energica Hatshepsut governava in nome del piccolo figliastro Tuthmosi III, ma poichè desiderava regnare a pieno titolo decise di scavalcare ogni eventuale resistenza organizzando in grande stile la propria nascita divina. E a tale scopo fece costruire un magnifico tempio, riempiendolo di bassorilievi, pitture e iscrizioni che illustravano il prodigioso evento.
La storia si potrebbe raccontare così: riunita l'Enneade per discutere il problema della successione al trono dell'Egitto, il dio supremo Amon-Ra dichiara di aver già scelto la futura Regina Hatshepsut, che non è ancora nata e di cui intende essere padre. Gli dei acconsentono, perciò si procede a organizzare la divina seduzione di Aahmes, bellissima moglie del faraone allora in carica. Per preparare l'incontro tra il Dio e la regina, Thot gli fa assumere le sembianze di Tuthmosi I, il regale consorte, e lo conduce alla reggia. Così travestito, Amon-Ra supera lo sbarramento di guardie e penetra nella stanza di Aahmes, addormentata sul letto. La sua divina fragranza sveglia la donna, che si getta tra le braccia del sedicente marito.
L'orgoglio personale induce Amon-Ra a svelarsi per quello che è realmente - snocciola una serie di epiteti: Dio supremo, Re degli Dei, Signore dei due Troni eccetera - e la sbigottita Aahmes non manca di soggiacere al suo fianco. Il divino adulterio viene così compiuto con pieno consenso della Regina e, al momento di separarsi, Amon-Ra le profetizza la nascita della piccola Hatshepsut e il suo destino di Regina delle Due Terre.
Non appena lasciata la donna, Amon-Ra si precipita da Khnum e gli ordina di costruire sul suo tornio divino la futura sovrana, riempiendola di ogni splendore. Ed ecco Khnum seduto al suo tornio mentre plasma due statuette di argilla, in figura maschile: una sarà Hatshepsut e l'altra il suo ka. Davanti a lui c'è la simpatica dea-rana Keket, delegata a trasmettere il soffio vitale. Perfezionato così il divino concepimento, Amon-Ra spedisce Thot da Aahmes, per investirla di ogni benedizione. Si arriva così al momento della nascita e di nuovo intervengono Khnum e Keket, prendendo per mano la regina e accompagnandola nella stanza del parto. Il gruppo è preceduto da un corteo di dei, guidati da Amon-Ra in persona. Ci sono anche Bes, il grottesco gnometto che allontana gli scorpioni dalle culle, e Taueret, la dea ippopotamo, protettrice delle partorienti. Hatshepsut nasce senza problemi, com'è prevedibile, e tutti le pronosticano ogni felicità.
Ora bisogna compiere un altro passo essenziale: presentare la bambina al divino genitore. Il compito è affidato alla Dea Hathor. Vestita di bianco, con le lunghe chiome nere e il capo sormontato dal disco solare chiuso tra due corna di vacca, Hathor offre la neonata a Amon-Ra, che ribadisce il proprio compiacimento: <>. L'intervento divino prosegue anche nei primi anni di vita della principessina e molti dei, primo fra tutti Thot, si prodigano per farne una regina perfetta. Al momento opportuno la piccola viene di nuovo presentata ad Amon-Ra, che le rinnova la sua promessa di gloria sempiterna. Infine c'è un ultimo atto da compiere: stabilire la lunghezza del suo regno. Di questo si incaricano Khnum, che le augura milioni di giubilei, e il dio-sciacallo Anubi. Il suo intervento appare un po' strano, visto che in genere si occupa di imbalsamazione; ad ogni modo lo si vede rotolare davanti a sè il disco solare, in un gesto che rappresenta lo scorrere degli anni. Il tutto viene diligentemente registrato dalla dea Seshe, signora della scrittura, e così si conclude la leggenda della nascita divina di Hatshepsut.


Tornando alla realtà storica, sappiamo che Hatshepsut si fece forte di un tale prestigio e governò senza badare alla legge che escludeva le donne dal trono dell'Egitto: addirittura, per tacitare i suoi oppositori, si autoproclamò re e si fece spesso ritrarre con la barba posticcia. Il suo regno durò oltre dieci anni e fu notevole sotto tutti gli aspetti. Tuttavia la sua gloria non fu così eterna come si era augurata. Infatti, dopo la sua morte fu distrutta buona parte di ciò che aveva fatto: statue, iscrizioni, pitture, bassorilievi. Fu persino scalpellato via il suo nome dai cartigli regali, condannandola alla "damnatio memoriae". Ad ogni modo quel poco che è rimasto ci ha consentito di rintracciare la sua storia e, soprattutto, la leggenda della sua nascita.
L'idea di Hatshepsut fu imitata circa un secolo dopo dal faraone Amenofi III, forse perchè sua madre era di origine asiatica e bisognava farla accettare ai sudditi; tra le numerose decorazioni del suo splendido tempio, a Luxor, compare anche una sequenza di scene e iscrizioni che descrivono il suo divino concepimento ad opera di Amon-Ra.
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