Gli amuleti erotici

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-Kiya-
00venerdì 12 maggio 2006 18:49
Amuleti connessi alla sfera erotica venivano impiegati come simboli di fertilità e sessualità.
Oggetti a forma fallica venivano offerti come doni votivi al dio itiffallico Min, sibolo indiscusso della fertiltà.

Amuleti e statuette votive di figure maschili con un pene dalle dimensioni esagerate erano impiegati nelle cerimonie magiche contro l'impotenza e come garanzia di mantenimento della virilità nell'aldilà.

Ritrovamenti numerosi riguardano anche le cosiddette concubine del defunto, figure femminili le cui parti intime venivano poste in rilievo, sistemate nel corredo funebre affinchè garantissero il rafforzamento della virilità del defunto, assicurandogli la rinascita nel'aldilà.

Anche il sistro, simbolo di Hathor, dea della musica e dell'amore, era riferito alla fertilità e alla sessualtà.



Sistro semplice e sistro di Hathor
(richard)
00sabato 22 dicembre 2007 23:14
Il forte senso dell'erotismo e' stato sempre grandemente sentito in tutte le civilta'fin da quelle piu' antiche come appunto in quella egizia con l'adorazione del dio itifallico Min e le sue varie rappresentazioni e simboli dai piu' alti livelli rappresentativi regali(faraoni) a quelli meramente piu' poveri e terreni fino alla misera espressione dell'erotismo dei lavoratori del villaggio creato in funzione della costruzione della Grande Piramide quale possiamo osservare nel rinvenimento di questa parziale ricostruzione di un antico papiro . URL=http://imageshack.us]
pizia.
00domenica 23 dicembre 2007 00:09
Giusta osservazione la tua [SM=x822716]
Mi sembra che questa immagine ci mancasse proprio, ne abbiamo parlato talvolta, ma non abbiamo mai postato l'immagine.
Si tratta di un papiro del Nuovo Regno che si trova al museo di Torino, solo una piccola cosa: nel villaggio di Deir el Medina abitavano gli operai addetti ai lavori nella Valle dei Re
Maat Ka Ra
00domenica 23 dicembre 2007 12:03
aggiungo che queste immagini sono in sequenza ed hanno valenza ironica. Il papiro in questione, come giustamente sottolineato da Pizia, si trova esposto al museo di Torino. Acquistato da Schiapparelli, se non erro, risale pressapoco al 1100 a.C., mentre la città degli operai Deir el Medina, Ta Set Maat, è stata fondata probabilmente da Thotmes I, intorno alla metà del 1500 a.C.
(richard)
00domenica 23 dicembre 2007 21:41
Ne risulta quindi come precisato da Maat Ka Ra che le immagini sono posteriori di cira 400 anni alla creazione della citta' degli operai.
Non considerando poi che gli indumenti indossati, mi sembra, richiamano piu' uno stile di vita agiato se non addirittura regale completamente estraneo alle condizioni di vita della popolazione impegnata nel villaggio.
Da qui la prova quasi certa dell'origine e della provenienza della pittura del papiro stesso da luogo diverso da quello dichiarato,oppure giunto a Deir el Medina trafugato o rubato.
Maat Ka Ra
00mercoledì 26 dicembre 2007 19:14
Tutt'altro!...Deir el Medina non è stata attiva solo pochi anni, ma durante tutto il periodo di fruttamento della valle per lo scavo e la decorazione delle tombe dei re. Moltissimi nobili, poi, anche delle dinastie successive, si fecero preparare la loro dimora eterna sempre nell'area. Comunque, i vestiti, che a dirla tutta non se ne vedono molti [SM=x822712] , riferiamoci quindi ai tratti generici, sono chiaramente del pieno Nuovo Regno... [SM=x822715]
(richard)
00mercoledì 2 gennaio 2008 20:23
Giusta l'osservazione di Maat Ka Ra,il villaggio di Deir el Medina
è stato operativo ancora per centinaia di anni da qui giustificata la data del 1100 A.C.
Hotepibre
00giovedì 3 gennaio 2008 01:32
...a voler essere proprio pignoli, il villaggio di Deir el-Medina costituisce uno dei tre esempi noti di "villaggio operaio" (gli altri sono quello di Tell el-Amarna, l'antica Akhetaton, e di El-Kahum, nei pressi di el-Lashur) che ospitavano gli artigiani e, in genere, le maestranze preposte alla realizzazione e manutenzione delle tombe nella Valle degli antichi Re della XVIII, XIX, e XX Dinastia.

E' interessante notare che doveva trattarsi di una comunità abbastanza cosmopolita tanto che, su una popolazione maschile lavorativa di circa 100 unità, sono stati riscontrati 30 nomi palesemente stranieri e ben 16 fra templi e cappelle dedicate a divinità locali, ma anche non appartenenti al pantheon egiziano.

Anche sul livello culturale, direi che non era poi così basso, anzi, il livello "scolastico" di tale comunità "chiusa" doveva di certo essere elevato: non dimentichiamo che si doveva prevedere, oltre ai normali lavori domestici, il mantenimento del villaggio nel suo insieme anche dal punto logistico e di approvvigionamento cui era intimamente collegato il discorso economico.

La cultura della componente femminile, inoltre, doveva essere altrettanto elevata giacchè proprio le donne (visto che i maschi erano lontani per la maggior parte dell'anno) dovevano gestire di fatto la comunità.

Di alcune di tali donne conosciamo anche le occupazioni che spaziano dalle "cantrici del Dio" alle "sacerdotesse" dedicate a vari culti, e doveva essere alta anche l'alfabetizzazione riscontrabile dai molteplici "ostraka" rinvenuti ed identificabili come messaggi inviati ai mariti lavoratori alla valle.

Anche il livello di emancipazione doveva essere garantito se Naunakhe, vedova dello scriba Kenhekhepeshef, poteva disporre dei beni del marito per la distribuzione ai suoi figli di quanto di spettanza.

Direi, perciò, che il papiro proposto potrebbe rientrare in quella produzione "popolare", magari degli apprendisti, anche se, l'uso di un costosissimo papiro, farebbe supporre qualcosa di meno "volgare".
-francis-
00giovedì 3 gennaio 2008 10:59


Non è un amuleto e nemmeno un papiro, però un po' erotico lo è.
Trattasi di una antica incisione nello Wadi Hammamat...
Hotepibre
00venerdì 11 gennaio 2008 12:02
Re:
(richard), 22/12/2007 23.14:


...
URL=http://imageshack.us]



Per quanto riguarda il Papiro proposto da Richard, è uno dei tre c.d. "papiri satirico-erotici" noti (oltre quello di cui stiamo trattando, 1 al Cairo ed 1 al British Museum di Londra) detti anche "del mondo all'incontrario".

Nel caso del papiro di Torino (risalente alla XIX Dinastia e commissionato o appartenuto ad un militare d'alto rango), questo è suddiviso in due sezioni;

1ª sezione: ripartita su due registri, presenta vignette con animali del "mondo all'incontrario" (tra le altre, il gatto che porta al pascolo gli uccelli, l'ippopotamo arrampicato su un albero che mangia frutta ed il falco che usa la scala per salire sullo stesso albero, la fortezzade i gatti assediata dai topi);

2ª sezione: con personaggi umani in atteggiamenti sessuali. Si tratta di 12 vignette che, di fatto, più che porre compiacimento nella raffigurazione erotica, proseguono il tipo del "mondo all'incontrario" già della 1ª sezione:

-un uomo, con in mano un sistro ed un vaso (oggetti tipicamente femminili) ha un rapporto sessuale con una ragazza che si trova su un carro da guerra (mi pare sia visibile nella parte B dell'immagine riportata da RIchard);

-rapporto sessuale tra una ragazza ed un contadino con un otre sulle spalle;

-un uomo che fa da cameriere una ragazza nella sua toilette intima (nella parte A1 dell'immagine);

-una donna che fa "avances" ad un nano sovrastata dal "fumetto": "non aver paura, che ti faccio?";

-un "cliente" nascosto sotto al letto, quasi che stesse cercando di fuggire, e una donna che cerca di afferrarlo...

A conferma dell'intento ridicolizzante, la "tipizzazione" dei maschi con caratteri ridicoli: fisico sgraziato, calvizie, cattiva rasatura...
kyoko.
00sabato 12 gennaio 2008 19:00
Re: info sul sistro
POtrei sapere dove trovare, su quali fonti, argomenti che trattano del SISTRO e il suo legame sessule ed erotico? Grazie mille!!!!Kyoko
Master20013
00domenica 13 gennaio 2008 11:33
Guardate questa trovata in rete. Sarà vera?
Maat Ka Ra
00domenica 13 gennaio 2008 11:45
Onestamente non so se sia vera o artefatta, ma ve ne sono diverse di simili, in cui la donna sta SEMPLICEMENTE piangendo il defunto....magari non è il caso di vedere cose strane in tutte le immagini, altrimenti in un battre d'occhio ci ritroviamo agli UFO e alle lampade di Tantiris... [SM=x822717]
Hotepibre
00domenica 13 gennaio 2008 17:28
...onestamente, per la perfezione del supporto, nonchè per lo stile dei disegni (specie quelli a sinistra che mi pare siano decisamente fuori dagli schemi stilistici egizi), a me pare una solenne "bufala", ovvero un falso...

Vorrei tutavia far notare che l'argomento del 3D non è "l'erotismo nell'arte egizia", bensì gli amuleti erotici e, in tal senso, il "papiro" testè postato direi che c'azzecca ben poco :).

Direte che anche quello precedente era OT, ma almeno se ne conosceva l'effettiva esistenza ed era comunque qualcosa di storicamente valido ed interessante.

...mi permetto, perciò di riprendere la domanda della nostra nuova amica Kyoko e riproporla all'utenza (da parte mia cercherò di trovare una risposta):

...POtrei sapere dove trovare, su quali fonti, argomenti che trattano del SISTRO e il suo legame sessule ed erotico?

Neferneferuaton
00domenica 13 gennaio 2008 17:41
Re:
Hotepibre, 03/01/2008 1.32:

...

Anche sul livello culturale, direi che non era poi così basso, anzi, il livello "scolastico" di tale comunità "chiusa" doveva di certo essere elevato: non dimentichiamo che si doveva prevedere, oltre ai normali lavori domestici, il mantenimento del villaggio nel suo insieme anche dal punto logistico e di approvvigionamento cui era intimamente collegato il discorso economico.

La cultura della componente femminile, inoltre, doveva essere altrettanto elevata giacchè proprio le donne (visto che i maschi erano lontani per la maggior parte dell'anno) dovevano gestire di fatto la comunità.

Di alcune di tali donne conosciamo anche le occupazioni che spaziano dalle "cantrici del Dio" alle "sacerdotesse" dedicate a vari culti, e doveva essere alta anche l'alfabetizzazione riscontrabile dai molteplici "ostraka" rinvenuti ed identificabili come messaggi inviati ai mariti lavoratori alla valle.

Anche il livello di emancipazione doveva essere garantito se Naunakhe, vedova dello scriba Kenhekhepeshef, poteva disporre dei beni del marito per la distribuzione ai suoi figli di quanto di spettanza.

Direi, perciò, che il papiro proposto potrebbe rientrare in quella produzione "popolare", magari degli apprendisti, anche se, l'uso di un costosissimo papiro, farebbe supporre qualcosa di meno "volgare".



[SM=x822748] amo gli egizi antichi anche per questo, mentre i romani trattavano le donne come merce di scambio e i greci per la riproduzione, gli EGIZI le dotavano di un certo rispetto [SM=x822713] che in una società così distante da quella cosiddetta moderna ( e lo vediamo tutte come sono tratate le donne...ok smetto se no vado in OT)è senza ombra di dubbio rimarchevole. [SM=x822745] nessuna idealizzazione ma insomma fa un certo effetto questo no? [SM=x822746]
Per quanto riguarda il sistro, mi piacerebbe approfondire anche questo aspetto...se potessi usufruire del Vs preziosissimo aiuto... [SM=x822754]


cennis
00domenica 13 gennaio 2008 18:22
Si gli egizi trattavano bene la donna...
ma leggi qua...
La donna egizia era considerata "la signora della casa"; se si trattava di una donna del popolo, si occupava della macinatura dei cereali e della preparazione della birra, della filatura e della tessitura del lino; se apparteneva alla nobiltà, invece, sovrintendeva al lavoro delle ancelle. La donna condivideva con il marito la vita sociale e disponeva di un patrimonio che portava in dote allo sposo, ma che un contratto le restituiva in parte in caso di vedovanza.
Per legge il marito era tenuto a mantenere la propria moglie. La sua posizione giuridica non differiva da quella dell'uomo.
Si preoccupava assieme allo sposo dell'educazione dei figli ed in particolare le era affidata l'educazione della figlia femmina. Si sposava molto giovane, spesso con un uomo più anziano di lei.
Solitamente il matrimonio era combinato dai genitori. I due sposi potevano essere consanguinei e appartenevano sempre allo stesso ceto sociale. Colui che sposava una schiava, viveva al di fuori della legalità e i loro figli erano considerati schiavi. All'interno dell'harem, la donna in apparenza godeva di molti agi, ma in realtà era costretta in uno stato di confinamento.
Il matrimonio era una semplice festa tra le due famiglie e si concludeva con il trasferimento della sposa a casa del marito.
Contratti scritti sono riferibili solo all'età tarda. In caso di divorzio il marito passava degli alimenti alla moglie nella misura di un terzo rispetto alla quota definita nell'accordo iniziale.
Cause principali di divorzio erano l'adulterio e la sterilità.
Se l'infedeltà del marito era tollerata era possibile che egli prendesse una seconda moglie, al contrario se l'adultera era la moglie veniva frustata e subiva l'amputazione di un orecchio o del naso. La donna aveva diritto dopo la morte ad una tomba tutta sua al pari dell'uomo.

Posso darti si ragione, ma leggendo qua, la donna non aveva diritto di fare tutto quello che voleva...

ciao da cennis. :D




Hotepibre
00domenica 13 gennaio 2008 18:33
...beh, direi che quel che hai postato (sarebbe interessante conoscere la fonte) dimostra che le donne erano molto ben considerate e trattate:
-signora della casa;
-condivideva la vita sociale del marito;
-disponeva di un patrimonio dotale che le veniva restituito;
-doveva essere mantenuta dal marito;
-posizione giuridica non differente da quella del marito;
-si preoccupava dell'allevamento dei figli "assime allo sposo";
-alimenti in caso di divorzio cpon specifica quantificazione del "quantum";
-diritto ad una tomba tutta sua...
...direi che è forse anche più di quel che tante donne, nel mondo, hanno oggi nel 2008 e, di certo, molto, ma molto di più di quel che avevano le donne di altre civiltà antiche!

Certo a fronte di questo c'erano anche delle negatività, ma non si può mica sperare nella perfezione.

A proposito del potere giuridico che avevano le donne, sopra ho accennato a Naunakhet, vedova dello scriba Kenhekhepeshef, di Dei el-Medina.
E' interessante sapere che ella dispose, con testamento ufficialmente registrato dinanzi ad una Corte di Giustizia, che il suo patrimonio venisse assegnato per intero SOLO a TRE dei suoi otto figli giacchè solo questi si erano presi cura di lei durante la sua vecchiaia!

...e se non è parità di diritti questo ;)
cennis
00domenica 13 gennaio 2008 18:42
si ok...
ma i mariti divorziavano dalle donne se, queste ultime, erano sterili ofacevano adulterio..
se tradivano il marito venivano frustrate e bastonate... quando era il marito a tradire, non succedeva niente...
quindi non mi pare che questo sia parità dei diritti...
Poi io non ho detto che venivano SEMPRE sfruttate, ma in alcuni casi. ;)
Ovviamente non si poteva sperare nella perfezione...
-francis-
00domenica 13 gennaio 2008 20:06
Da pag. 227 e oltre Franco Cimmino, nel saggio "Vita quotidiana degli egizi" ne parla diffusamente.
Ma è troppo lungo per riscriverlo...
.Bata.
00lunedì 14 gennaio 2008 10:07
Re:
[QUOTE:77063996=cennis, 13/01/2008 18.22

Colui che sposava una schiava, viveva al di fuori della legalità e i loro figli erano considerati schiavi. All'interno dell'harem, la donna in apparenza godeva di molti agi, ma in realtà era costretta in uno stato di confinamento.





Cosa intendi per schiava???????

Nel paese di Kemet la schiavitù non esisteva, almeno come nel mondo greco e romano, ma poteva essere sancito l'obbligo di lavorare per in padrone fino al pagamento del debito contratto e non pagato.

Questa non è schiavitù; è una forma di civiltà ed esclude che chi sposasse una "schiava" vivesse fuori dalla legalità e che i figli fossero schiavi.

Per quanto riguarda la vita nell'harem non sono molto preparato ma, mi par di ricordare, che quello che hai descritto è l'harem ottomano, la vita delle donne sposate con il medesimo uomo era, mi sembra, uguale a quelle monogame.

Era, inoltre, un'usanza abbastanza rara avere più mogli e, peraltro, limitata al sovrano o a nobili di alto lignaggio (anche se di questi non mi sovviene alcun esempio).

Quando si fanno affermazioni di tal portata è opportuno citare le fonti a cui ci si riferisce (non solamente dirlo ad altri), in merito non ho la possibilità di farlo in quanto non ho sottomano i testi ma se lo riterrai opportuno e me lo richiederai sarò ben lito di fornirtele.
Ciao, BATA [SM=x822715]
-francis-
00lunedì 14 gennaio 2008 12:22
In effetti nell'antico Egitto non esisteva l'harem. Questo è sempre stato una prerogativa, come dice Bata, degli ottomani, saraceni o musulmani che siano.
pizia.
00giovedì 17 gennaio 2008 00:06
Quell'immagine postata è falsa, ottenuta eliminando lo spazio fra la prefica e la mummia, ne abbiamo discusso un paio d'anni fa, qui nel forum, appena trovo il topic lo linko! [SM=x822710]
pizia.
00giovedì 17 gennaio 2008 00:17
Ecco:
commenti a un'immagine particolare
E' stato uno dei primi topic a cui ho risposto, due anni fa... il tempo vola [SM=x822706]
cennis
00giovedì 17 gennaio 2008 13:00
Re: Re:
.Bata., 1/14/2008 10:07 AM:




Cosa intendi per schiava???????

Nel paese di Kemet la schiavitù non esisteva, almeno come nel mondo greco e romano, ma poteva essere sancito l'obbligo di lavorare per in padrone fino al pagamento del debito contratto e non pagato.

Questa non è schiavitù; è una forma di civiltà ed esclude che chi sposasse una "schiava" vivesse fuori dalla legalità e che i figli fossero schiavi.

Per quanto riguarda la vita nell'harem non sono molto preparato ma, mi par di ricordare, che quello che hai descritto è l'harem ottomano, la vita delle donne sposate con il medesimo uomo era, mi sembra, uguale a quelle monogame.

Era, inoltre, un'usanza abbastanza rara avere più mogli e, peraltro, limitata al sovrano o a nobili di alto lignaggio (anche se di questi non mi sovviene alcun esempio).

Quando si fanno affermazioni di tal portata è opportuno citare le fonti a cui ci si riferisce (non solamente dirlo ad altri), in merito non ho la possibilità di farlo in quanto non ho sottomano i testi ma se lo riterrai opportuno e me lo richiederai sarò ben lito di fornirtele.
Ciao, BATA [SM=x822715]




Lo so che in Egitto non c'erano schiavi...
ma schiavi di guerra si...
io intendo gli schiavi da guerra...
Quindi di conseguenza, i figli delle schive (di guerra) erano considerati schiavi...

Per la fonte, adesso non mi ricordo, ma non appena riesco ad averla te la passo ok??
ciao, cennis
.Bata.
00venerdì 18 gennaio 2008 08:54
Per Cennis.

Anche i prigionieri di guerra erano trattati allo stesso modo e venivano liberati dopo un certo periodo di tempo (considera che andavano anche mantenuti, vestiti, ecc.); chi nasceva sulla terra di Kemet ne era figlio e, conseguentemente non poteva essere schiavo.

Attenzione a non confondersi con il periodo tardo e, soprattutto, con il regno dei Tolomei (ovvero periodo greco).

Ciao, BATA
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