Cristiano Daglio: "La medicina dei Faraoni" - Il caso Akhenaton

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-Kiya-
00mercoledì 28 giugno 2006 18:03
Tratto da “LA MEDICINA DEI FARAONI” – Autore Cristiano Daglio – Edizione ANANKE (€ 12.39) – Pagg. 98/103


Il caso Akhenaton


Apriamo a questo punto una parentesi per trattare di una delle figure più singolari tra i faraoni egizi: Amhenotep IV poi Akhenaton (…), fondatore di una religione monoteista basata sul culto del disco solare Aton e marito della celebre Nefertiti. Questo sovrano ha nelle rappresentazioni un aspetto femminile: ginecomastia, spalle arrotondate e strette, collo lungo, bacino largo, cosce grosse. Egli, inoltre impose un’arte realistica in reazione all’idealismo dell’epoca precedente (quella di Amenothep III, il Faraone-Sole, come è stato definito). Anche i personaggi del suo ambito famigliare appaiono partecipare, almeno in parte, delle deformità del sovrano; ciò tuttavia non sembra in relazione con un “espressionismo” figurativo, fatta salva la mancanza di idealizzazione rispetto all’epoca precedente: di fatti i canoni compositivi continuano formalmente inalterati.
Il corpo di Akhenaton non ci è pervenuto: con ogni probabilità è stato distrutto dai suoi persecutori (il clero di Amon), dapprima da lui perseguitati. Abbiamo, invece, dei suoi più immediati successori, quello di Tutankhamon e quello rinvenuto nella Tomba n. 55 della Valle dei Re, che in precedenza era stato attribuito ad Akhenaton, ma ora (Aldred 1973) viene identificato con quello di Smenkhkara; lo studio delle due mummie suggerisce che essi siano fratelli, per rassomiglianze antropometriche e per i gruppi sanguigni (Harrison). Qualcuno comunque ipotizza che il corpo di Akhenaton possa ancora essere nascosto da qualche parte nella Valle dei Re.
Le rappresentazioni iconografiche del Faraone hanno portato diversi autori a porre la diagnosi di Sindrome di Froelich o sindrome adiposo-genitale, in cui si ha distribuzione del grasso femminile, organi genitali poco sviluppati e mascherati dal grasso, gambe a mo’ di pantaloni alla zuava. Particolarmente suggestiva a questo proposito è una statua nuda e asessuata; è stato ipotizzato che ci fosse una qualche copertura metallica, ma di questa non c’è traccia: un faraone senza fallo non ha senso, poiché egli riveste attributi di fertilità (uno dei suoi titoli è “toro possente”). Secondo altri, rappresentando Aton, padre e madre dell’umanità, esprimerebbe la bisessualità del creatore, ma esempi precedenti lo contesterebbero. “Thutmosi III è chiamato padre e madre della’umanità, e tuttavia non è mai stato rappresentato altrimenti che come un faraone conquistatore e virile. E’ dubbio che il concetto della bisessualità di Aton possa significare altra cosa oltre al fatto che si era creato da sé, particolarità che fu per lungo tempo attribuita al dio-sole, il quale si era generato lui stesso per creare l’Universo” (Aldred 1973).
La rappresentazione del cranio allungato di Akhenaton, sempre coperto da corona o parrucca, ritorna come caratteristica anatomica nei suoi famigliari. Riguardo alla sindrome di Froelich occorre aggiungere che, nelle fasi iniziali di questa malattia, si può avere iperattività dell’ipofisi sì da provocare deformazioni craniche, in seguito ipoattività e ipogonodismo; ciò spiegherebbe alcune stimmate acromegaliche, riferite all’aspetto del viso, quali prognatismo, orecchie grandi, aumento dell’angolo mascellare. Esiste un bassorilievo del Louvre dove è raffigurato Akhenaton giovane mentre incensa Aton: qui le anomalie morfologiche appaiono in fase iniziale.
Il corpo di Smenkhkara mostra un debole ipogonadismo, cranio allungato (questo vale anche per Tutankhamon), segni di dispituitarismo cranico. Si potrebbe anche ipotizzare una parentela fraterna fra i tre summenzionati consecutivi faraoni. Contro la diagnosi di sindrome adiposo-genitale c’è tuttavia una ben forte argomentazione: Akhenaton ebbe sei figlie da Nefertiti, il che contrasta con l’impotenza sessuale presente in questa malattia. Aldred pone il quesito se fossero veramente sue; secondo questo studioso si potrebbe pensare che il padre vero delle principesse fosse Amenothep III, durante il periodo di coreggenza; alcuni fatti si accorderebbero con l’impotenza di Akhenaton; è in ogni caso sorprendente che, con un harem a disposizione, egli non abbia potuto avere neanche un figlio maschio, al punto da prendere come correggente Smenkhkara, in un periodo in cui teoricamente avrebbe potuto ancora avere figli. Si è anche pensato ad una relazione omosessuale tra Akhenaton e Smenkhkara, basandosi sul fatto che quast’ultimo aveva l’epiteto di “amato da Akhenaton”, e su di una stele, dove i due sono ritratti in atteggiamento affettuoso: si vede infatti Akhenaton mentre accarezza il mento di Smenkhkara. Esiste anche una testimonianza contraria all’impotenza di Akhenaton: su un frammento di bassorilievo trovato a el Amarna lo si vede con la barba (segno di lutto), sempre che la barba non gli sia stata attribuita in modo fittizio.
Per Leca questo faraone ha sofferto di una sindrome ipotalamo- ipofisaria complessa, per Aldred e Sandison di una endocrinopatia causata da un adenoma ipofisario; non è però possibile dare una valutazione attendibile basandosi unicamente sui dati dell’iconografia. E’ stata presa anche in considerazione la lipodistrofia progressiva o malattia di Morgagni – Barraquer – Simons: i soggetti colpiti presentano guance emaciate, collo e braccia magri, pseudoipertrofia del bacino e degli arti inferiori; colpisce però quasi esclusivamente il sesso femminile (…). Recentemente poi si è aggiunta una ulteriore ipotesi clinica (Nunn), quella di sindrome di Klinefelter, dove è presente una anomalia cromosomica congenita con un doppio cromosoma nel maschio: si ha ginecomastia, ipogonadismo; l’infertilità è la regola, e quindi anche in questo caso valgono le considerazioni fatte in precedenza.
E’ molto difficile propendere per una tesi piuttosto che per l’altra: la mancanza del dato obiettivo del corpo di Akhenaton fa sì che si debba rimanere nel puro campo delle ipotesi, anche se i caratteri somatici dell’iconografia e quelli comuni alle due mummie che ci sono pervenute, contribuiscono a non far escludere la presenza di qualche anomalia eredofamigliare (si pensi alla conformazione cranica dei ritratti delle principesse).”
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