Borchardt: Egittologo per passione o per fama?

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-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 14:59
In questi giorni ho preso in mano un testo molto particolare e altrettanto bello, seppur, temo, poco conosciuto.
Si tratta di un volume intitolato: "La Dinastia del Sole", scritto da Alfred Grimm, pubblicazione del Museo Vela di Ligornetto.
Il testo in questione è un omaggio a Thomas Mann, quale celebrazione della sua passione Egizia, volta principalmente al Periodo Amarniano.

Apre la pubblicazione una foto che riproduce Thomas Mann nel suo studio, seduto alla scrivania, sulla quale fa bella mostra di sè una copia della testina che riproduce una delle figlie di Akhenaton e Nefertiti, che, ancora oggi, riteniamo essere Maketaton.

Il testo comincia proprio con una descrizione di questo reperto, il cui originale è scolpito in quarzite giallo-marrone, di dimensioni assai inferiori alla grandezza naturale.

Ci si riferisce, poi, al rapporto di scavo eseguito da Borchardt, autore della scoperta nel 1912. Il rapporto si intitola "Ausgrabungen in Tell el-Amarna 1912/13".
Dallo stesso è estrapolato il brano che vi riporto a seguire, contenente l'"analisi" fatta da Borchardt a riguardo del manufatto, nel quale l'Egittologo ritenne, già allora, di riconoscere la secondogenita di Akhenaton:




[...]I pezzi principali di questo genere sono le teste di principesse in pietra arenaria marrone durissima, trovate in tre esemplari di diversa grandezza. La testa della secondogenita si era spezzata all'altezza del collo nel laboratorio e già allora era stata rimessa insieme con un perno, probabilmente di metallo.
Essa presenta, a prescindere dal teschio deformato, che è il segno di riconoscimento della famiglia di Amenofi IV e dei suoi discendenti, le morbide forme di una faccia di bambina non proprio intelligente, sebbene la sorella più giovane la superi persino in questo. Che questa piccola cretinella abbia per di più delle orecchie un po' quadrate - tra l'altro le hanno fatto due buchi in ogni lobo - sarà certamente solo un caso, poichè mi sembra abbastanza improbabile che la piccola principessa abbia concesso al mastro scultore Tutmosi una seduta per la modellazione delle sue orecchie.



Parole decisamente eloquenti, non v'è dubbio.
La costernazione e il disappunto che si è generato nel leggerle, mi porta ad rivedere l'idea che ho radicato in me su Egittologi del passato, i cosiddetti padri dell'Egittologia. Temo di averne sbagliato il peso... temo di aver attribuito loro una Passione che non gli appartenne, non a tutti almeno, ma che certamente è mia.

Costui è la stessa persona di cui recentemente si fa un gran parlare, con riferimento alla sua possibile "complicità" nel voler sottrarre il busto di Nefertiti, volontariamente e con l'inganno, all'Egitto.

Beh.... non c'è che dire... leggendo queste sue parole e l'evidente tono con cui sono state scritte, mi trovo a rivalutare appieno la mia posizione sulla questione del busto. A pieno favore di Hawass.
roberta.maat
00sabato 21 febbraio 2009 17:56
Interessante il brano che riporti ! Sicuramente hai ragione nel non aver simpatia per Borchardt, aggiungerei comunque quel margine di dubbio che ti assale ogni volta che quello che leggiamo non è di prima mano.Quanto vogliamo attribuire ai traduttori ? In questo caso forse le parole intelligente e cretinella non erano difficili da tradurre però a volte i traduttori aggiungono loro fantasie per inquadrare meglio i contesti.
-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 19:34
Non è da escludere. In tal senso, sarebbe interessante poter accedere al brano in lingua originale, ma temo non sia semplice.

Certo è che, in questo caso, oltre alle singole parole citate, il traduttore dovrebbe essersi operato a modificare anche il tenore dell'intera frase, che vi fa da contesto.
pizia.
00sabato 21 febbraio 2009 23:09
[SM=x822734] Ahimé studiando la storia quanta passione si trova!
Passione per i soldi, per il potere, per la conquista, per la sopraffazione, per l'orgoglio di emergere sugli altri...
Credevi davvero di trovare la passione per l'Egitto?
-Kiya-
00sabato 21 febbraio 2009 23:17
utopia, la mia... vero?
pizia.
00sabato 21 febbraio 2009 23:32
Forse qualcuno un po' più pulito c'è, ma chissà dove!
Hatshepsut76
00domenica 22 febbraio 2009 00:50
Il brano che hai riportato coglie alla sprovvista anche me, e adesso capisco perché Hawass rivoglia indietro il busto di Nefertiti. Piacerebbe anche a me poter leggere il brano originale; mi succede spesso quando sui testi di divulgazione, in particolar modo, per sapere se risponde al vero la traduzione...
-Kiya-
00domenica 22 febbraio 2009 00:53
Voglio credere che in tempi moderni le cose siano, almeno in parte, migliorate.
All'epoca di Borchardt, l'Egittologia era materia, possiamo dire, appena nata, quindi troppo recente per poter contare su un'effettiva sensibilizzazione, in termini di passione. Avere la possibilità di scavare in Egitto era più assimilabile all'idea di una sorta di "corsa all'oro", in cui prestigio e ricchezza rappresentavano il riscatto più ambito.

Nonostante questo vi furono persone che si distinsero anche allora. E mi sento di citare Howard Carter tra questi.
Indipendentemente dalle capacità e dalle interferenze, o meno, del traduttore, nei suoi scritti non mi sono mai imbattuta in tali ... "eresie".

pizia.
00lunedì 23 febbraio 2009 19:07
Tra quelli che si distinsero potrei citare alcuni che hanno lavorato per la collettività pur sbagliando, pur facendosi prendere un po' dal furor della conquista del prestigio personale.
Ma su Carter non siamo affatto d'accordo, forse non ha commesso l'errore di lasciarsi scappare dichiarazioni così compromettenti, oppure a livello conscio tentava di apparire come un "tecnico", ma ciò che traspare da una visione d'insieme è tutt'altro che rassicurante.
E il luccichio dell'oro non è una giustificazione.

Mi sento di condividere il pensiero sugli archeologi moderni, penso che molti di loro siano davvero mossi dalla passione e quando cercano di divulgare il loro lavoro lo facciano soprattutto per sensibilizzare il grande pubblico sulla bontà della loro opera.
roberta.maat
00martedì 24 febbraio 2009 16:28
Indubbiamente dobbiamo molto agli antichi egittologi.
A loro dobbiamo molto in fatto di conoscenza e altrettanto al danno di non averne.
Errori, superficialità, interessi economici e manie di presenzialismo hanno più volte offuscato la passione che comunque ha animato molti di loro.
La novità delle scoperte quando queste non avevano ancora un tessuto nel quale collocarsi ha fatto più volte prevalere altri interessi a discapito di una attenta osservazione.
Purtroppo il guaio esiste ed è ai nuovi archeologi che dobbiamo rivolgerci per ricostruire quanto è andato perso, certi ormai che chi si occupa di archeologia ha più mezzi, più cultura e sicuramente meno prospettive di arricchimento.
Per fortuna la scienza progredisce e a nussuno mai più verrà in mente di creare "farmaci"con polvere di mummia nè d'altro canto nuovi reperti potranno influenzare la moda e la voglia di rinnovare i salotti dell'aristocrazia.

Aldilà delle critiche che possiamo muovere alla archeologia di una volta resta però il nostalgico fascino di sapere come questi pionieri ci hanno aperto le porte di una straodinaria civiltà.


[SM=x822746]


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