Ciò che mi colpisce di Apophi è la sua identificazione con un serpente.
Cito Kiya dal “Tempio di Anubi”, topic sul Basilisco:
Fascino e paura, una miscela di sensazioni che in natura è facile provare davanti a molte creature. Non ha senso cercare di stabilire quale sia l’animale che più ci terrorizza, ma, di sicuro, un posto di rilievo in un’ipotetica classifica lo occuperebbero i serpenti.
Lo strano modo di muoversi, unico fra i vertebrati, forza e fragilità, mistero e pericolo; e soprattutto gli occhi, quegli occhi alieni che fin dagli albori della civiltà hanno stimolato la fantasia dei nostri antenati.
Non per niente il Male nella Bibbia è personificato da un serpente. Non per niente i mostri più spaventosi di un po’ tutte le mitologie hanno qualcosa a che fare coi rettili striscianti.
Non a caso una divinità maligna è personificata con un animale strisciante, che per l’uomo rappresenta da sempre, fin da quando ha iniziato a ragionare, l’incarnazione stessa del “male” ancestrale, del pericolo, del tradimento, dell’inganno infido e della malvagità gratuita.
Infatti le serpi reagiscono e attaccano l’uomo senza apparente motivo, (pensiamo sempre immedesimandoci nell’uomo paleolitico), si nascondono mimetizzandosi immobili per poi sferrare improvvisi attacchi mortali.
Questa aura negativa si è tramandata durante tutta la storia, infatti Apophi è solo il prototipo del demone, ma sarà seguito da una moltitudine di serpenti che, con il tempo, guadagneranno anche altri aspetti oltre a quello di rettile, dando origine ad un bestiario popolato da chimere formate con parti di uccelli rapaci, fiere, zoccoli e corna, ecc.
Può darsi che questa sia come la storia dell’uovo e della gallina e dunque non sapremo mai chi venne prima, ma io credo, (da buona egittophila), che la primigenia emozione di paura, provata dai nostri progenitori africani, sia stata codificata una volta per tutte con la forma tangibile del serpente, elaborata dagli egizi con Apophi e tutto ciò che lo riguarda, passata poi presso altri popoli e approdata ai nostri giorni con le interpretazioni di Freud e degli altri psicoanalisti.