Diirei che sia opportuno un riassunto. E per questo allego qui un estratto di un articolo pubblicato dall'Hera Magazine, privo di..."fantasticherie" e abbastanza attendibile (per dovere di storicità, ho preventivamente eliminato ciò che non risulta corretto):
TUTANKHAMON
Molti hanno scritto di lui, ma pochi hanno studiato davvero seriamente le sue vicende. Era da tempo che s’indagava sulle vere cause del suo prematuro decesso, erano state prese in considerazione tutte le possibilità, nessuna pista veniva esclusa. Si era fatta strada la convinzione che fosse stato vittima di un assassinio, di una congiura di corte o almeno questa sembrava l’ipotesi più attendibile o comunque la più affascinante. È cosi che sulle copertine e i trafiletti di riviste e giornali si leggevano titoli come: Assassinio sul Nilo, Chi uccise Tut?, Il delitto del faraone, Un giallo nella Valle dei Re, Nilogate, La mano che uccise Tutankhamon. L’ombra del presunto padre Akhenaton, il sovrano monoteista che con le sue idee aveva condotto il regno d’Egitto nel caos, era sempre lì a fare quasi da avallo a questa ipotesi basata principalmente su una presunta e sospetta frattura alla nuca del faraone. Erano stati coinvolti persino due ex-agenti dell’F.B.I. (cfr. HERA 54 pag. 12) e schiere di medici specializzati per risolvere il caso, ma ora sappiamo, quasi con certezza, che le cose andarono diversamente.
La TAC eseguita sulla mummia lo scorso gennaio ha accertato che si trattava semplicemente di una lesione prodottasi durante il processo di mummificazione, cioè quando Tutankhamon era già morto, ma non sepolto.
Lo scorso gennaio Zahi Hawass, cedendo alle insistenze di coloro che premevano perché fosse riesumato il corpo di Tut, si è convinto del fatto che era giunto il momento di disturbare nuovamente il sonno eterno del faraone per trovare delle risposte sulla sua morte. Un team di esperti egiziani sotto la sua supervisione ne ha analizzato il corpo con modernissime tecnologie, con l’obiettivo di appurare scientificamente la verità e fare piazza pulita di decenni di congetture. In realtà, l’iniziativa era dettata da ragioni più che altro economiche o di opportunità pubblicitaria legate alle mostre di Tutankhamon nel mondo. Sono stati concessi diritti esclusivi per filmare l’evento in cambio di assistenza finanziaria per nuovi progetti. L’immagine dell’Egitto, offuscata da recenti attentati, ne ha senz’altro beneficiato: insomma dollari e pubblicità sulla pelle di Tutankhamon. Dopo le recenti acquisizioni, questo mistero che resiste da oltre 33 secoli, muove qualche passo verso la soluzione. Ma è definitivamente risolto? No, la National Geographic premeva per distribuire un filmato che facesse notizia e si è affrettata ad annunciare che il caso poteva essere archiviato: Tutankhamon sarebbe morto per una “banale” infezione prodotta da una grave ferita alla gamba sinistra. Abbiamo validi motivi per ritenere che non è così perché le analisi a nostro avviso non sono state condotte con la dovuta rigorosità. «Il suo segreto è stato rivelato», è con queste roboanti parole che si chiude il documentario, un’asserzione trionfante ma contraddittoria rispetto agli effettivi esiti della TAC cui è stato sottoposto l’illustre paziente. Semmai sono state smentite tesi infondate come quella dell’assassinio, ma gran parte degli enigmi restano ancora sepolti assieme a lui. Facciamo un passo indietro. Quando è stato riesumato quello che possiamo definire il cadavere più famoso del pianeta, è stato senz’altro un momento speciale. L’occasione, giustamente presentata come l’evento archeologico dell’anno, poteva confermare o smentire le teorie sulla sua morte sinora basate su tecnologie obsolete e su prove incomplete e opinabili. Nel momento in cui il sarcofago del faraone è stato aperto, il mondo dopo decenni si è trovato faccia a faccia, in trepidante attesa di risposte, con il leggendario re-fanciullo.
Un gruppo di anatomopatologi lo ha “scansionato” attraverso un’apparecchiatura TAC mobile ad alta definizione, con gli sponsor bene in vista. La commissione di otto studiosi incaricati della diagnosi ha stabilito che Tutankhamon probabilmente morì in modo naturale, non di morte violenta. Di colpo il processo postumo da tempo intentato contro gli ipotetici assassini del faraone si è disintegrato come una bolla di sapone, è stato definitivamente sospeso perché il fatto non sussiste, i capi d’imputazione sono venuti a cadere tutti assieme, il banco degli indiziati popolato forse soltanto di fantasmi si è improvvisamente svuotato. Ay il leale visir deciso a conquistare una migliore posizione sociale, Horemheb il fidato generale dell’esercito, Ankhsenamon la moglie innamorata, iscritti precedentemente nel registro degli indagati, sono stati tutti prosciolti e scagionati per non aver commesso il fatto. La mummia finalmente ha confessato: non c’è stato nessun assassinio premeditato, nessun reato, niente colpevoli. Ma allora qual è stato lo spietato killer di Tut, la causa fatale della sua morte? Un verdetto alla fine è stato emesso, setticemia riconducibile forse a una ferita di guerra. Ma diamo un’occhiata alla cartella clinica del faraone: innanzitutto la mummia del re, eccetto la testa, era in pessime condizioni. In secondo luogo nel suo cranio sono stati effettivamente trovati due frammenti ossei che tuttavia si sono sicuramente staccati dopo la morte e dunque non ne sono state la causa. Inoltre delle patologie riscontrate o diagnosticate da Harrison nel 1968 sembra non esserci più traccia. Com’è possibile? Evidentemente le conoscenze scientifiche di 40 anni fa erano approssimative, le apparecchiature disponibili avevano limiti evidenti con il risultato di aver prodotto referti sballati e fuorvianti. Ma nonostante siano stati messi in campo sofisticati mezzi tecnologici e illustri menti, anche le recentissime indagini non sembrano aver risolto il caso. Va sottolineato che, e non ci sembra cosa da poco, non tutti i componenti della commissione hanno abbracciato la tesi dell’infezione. Un conto, inoltre, è dichiarare o ammettere che Tutankhamon non è stato assassinato, un altro è pretendere di dare per certo come il faraone sia morto. Gli specialisti hanno dichiarato che nessuna malattia genetica poteva essere stata la causa della morte del faraone. Com’è possibile dare per buona una simile affermazione se è lampante, ma non sappiamo a quanti, che non si può procedere a un esame autoptico completo in assenza degli organi interni che per tradizione in Egitto venivano rimossi e custoditi all’interno dei vasi canopici? E poi come si fa ad avere certezze così assolute sul cadavere di una persona morta pressappoco nel 1352 a.C., quando l’accuratezza di un’autopsia è già fortemente compromessa dopo 24 ore dal decesso? Quali elementi ci portano a escludere che la morte di Tut non fu causata da una malattia genetica che poteva aver indebolito il suo sistema immunitario? Chi può asserire, senza timore di smentite, che il sovrano non era affetto da alcuna disfunzione fisica? Magari non a carico dell’apparato scheletrico, perché le analisi sembrerebbero averlo escluso ma a livello del sistema ghiandolare, linfatico, ecc., non è forse possibile?
Non è stato esaminato il DNA, cosa peraltro attualmente impraticabile per complesse ragioni scientifiche sulle quali non possiamo dilungarci. E allora da dove derivano tutte quelle sicurezze? A quanto ne sappiamo Tutankhamon poteva essere, se così si può dire, un soggetto a rischio, dalla salute fragile, non è morto del resto prematuramente? Nel filmato si proclama che il ragazzo era sano come un pesce. A nostro parere non ci sono prove assolute che Tutankhamon era morto per un’infezione. Sì, è vero, nell’Antico Egitto non esistevano ancora gli antibiotici, ma i medici di corte possedevano conoscenze superiori a quelle che normalmente siamo portati a supporre ed erano a loro noti rimedi idonei a scongiurare tali pericoli. Proprio Zahi Hawass, nel novembre del 2001, scoprì nei pressi del Cairo la tomba di Qar, primo medico di uno dei regnanti della V dinastia. All’interno del sepolcro trovò circa 30 strumenti chirurgici di bronzo tra cui aghi e bisturi. Ci sono prove certe che gli antichi Egizi praticarono interventi di chirurgia avanzata (cfr. HERA 7/8 pag. 28, 24 pag. 34) a cui i pazienti sopravvissero dal momento che l’area delle amputazioni era ricoperta da uno strato di tessuto cicatriziale. Che gli antichi Egizi siano stati “pionieri” nelle amputazioni di braccia e gambe e nelle protesi artificiali lo sostengono anche ricercatori tedeschi che nella zona di Sheik-Abd-el-Gurna hanno ritrovato i resti mummificati di una donna di mezza età morta circa 3000 anni fa, il cui alluce del piede destro era stato amputato quando era in vita e sostituito da una protesi di legno formata da tre segmenti articolati, dipinti di bruno e tenuti insieme da un pezzo di stoffa annodato intorno al piede. La scoperta può considerarsi una prova delle capacità degli egiziani in chirurgia protesica.
Nel documentario si afferma fugacemente che Tutankhamon aveva una gamba un centimetro più corta dell’altra e vi pare poco? Le bugie invece hanno sempre le gambe corte: un’affermazione quanto mai ridicola è quella che al faraone sia stato inferto un colpo violento alla gamba durante una battaglia contro gli Ittiti. Se le cose fossero andate così, la moglie di Tutankhamon, la regina Ankhsenamon, avrebbe forse inviato una lettera al re del popolo nemico supplicandolo di inviarle un figlio da sposare e da rendere faraone d’Egitto? (ndr: ricordo che questa notizia non è avallata da prove. Ad oggi non abbiamo certezza della mittente della letterea in questione) E poi il generale dell’esercito Horemheb sarebbe stato al suo fianco e non si sarebbe fatto trovare spiazzato nei confronti di Ay nella lotta alla successione del trono, sapendo che il re era agonizzante. Comunque, la tomba di Tut non era proprio splendida, l’allestimento è sempre sembrato frettoloso come se la morte fosse sopraggiunta inattesa. Non bastano i referti per accertare le verità, ci vogliono anche i reperti archeologici e i medici, d’altronde è normale, non conoscono approfonditamente la storia per cui le loro ipotesi lasciano il tempo che trovano, non tengono affatto conto di testimonianze decisive. A un certo punto del documentario si accenna poi alla testa rasata. Perché non si va a fondo a questa faccenda potenzialmente determinante? Da anni ci occupiamo di mummie, di tutte quelle reali egizie che ci è capitato di ammirare di persona o in foto volete sapere quante di esse erano senza capelli? Una, quella di Tutankhamon. La rasatura del capo era considerata un modo di purificare lo spirito, ma non era prerogativa dei faraoni semmai dei sacerdoti come si nota dalle pitture stesse della tomba del giovane sovrano nella Valle dei Re. Come mai gli unici capelli trovati nel sepolcro di Tut sono quelli custoditi in una scatola che riporta il nome della regina Tiye, la presunta nonna? In assenza dei capelli tra l’altro non è possibile determinare se Tutankhamon per esempio sia stato avvelenato.
Tra i favolosi tesori della tomba del faraone-fanciullo vennero trovati circa 130 bastoni. Molti recano fra l’altro segni d’usura, non sono a nostro avviso effigi di comando, ma veri e propri bastoni da passeggio e supportano la teoria che il giovane ragazzo avesse avuto bisogno di tali strumenti per sostenersi o addirittura per camminare. Il loro ingente numero è già di per sé un elemento sospetto, poi ci sono raffigurazioni che lo ritraggono appoggiato a quella che sembrerebbe una sorta di stampella (ndr: non è ancora stato appurato se si tratta di Tutankhamon o di Akhenaton), ora c’è anche un referto medico che testimonia la presenza di un danno fisico alla gamba e in più una presunto arto inferiore più corto. C’è bisogno di altre conferme? Molte cose allora appaiono finalmente più chiare, Tutankhamon di sicuro ha avuto, per un periodo piuttosto lungo, problemi di deambulazione e non si è trattato soltanto di qualche giorno prima che la ferita s’infettasse come sostenuto dai medici. Ma come si era procurato l’infortunio? Questo invece è ancora da scoprire, si possono azzardare però delle supposizioni. Nella tomba sono stati trovati 6 carri smontati di straordinaria raffinatezza, da parata, altri più leggeri da guerra o da caccia. Oltre a ciò svariati oggetti mostrano raffigurazioni di Tutankhamon a bordo del carro intento a scagliare frecce contro i nemici dell’Egitto o nell’atto di dilettarsi nell’attività venatoria. Questo tipo d’immagini potrebbero aver avuto unicamente un carattere simbolico imposto dal suo ruolo, nel Nuovo Regno infatti il carro era sempre associato al re, ma non si può escludere che gli oggetti nella tomba siano anche lo specchio della personalità di Tutankhamon e che dunque questo veicolo privilegiato, introdotto non molto tempo prima dagli invasori Hyksos, suscitasse nel piccolo Tut un’irresistibile attrattiva. Un giorno Tut potrebbe essere rimasto coinvolto in un tragico incidente che lasciò il segno sul suo corpo. Non si può escludere che le cose siano potute andare proprio così. Qualche anno fa Bob Brier, specialista di mummie e stimato egittologo, intitolò un suo libro L’omicidio di Tutankhamon (Corbaccio, 1999). Alla fine della lettura, in molti erano convinti della tesi sostenuta dall’autore ma quantunque affascinante a noi sembrava discutibile anzi inverosimile. Ci fu mai un omicidio? Spesso la verità non viene a galla neanche nei processi attuali; figuriamoci per un presunto assassinio di 3.300 anni fa… Il fattore più rilevante era la mancanza di prove di un delitto. A distanza di qualche anno, in un’intervista rilasciataci dallo stesso Brier, s’intravvedevano nelle sue parole i segnali di un ripensamento. Analizzando meglio la faccenda non sembrava più così convinto di ciò che aveva scritto. Ma ora passiamo a qualche presunto esperto che inseriamo nel novero di studiosi che non hanno timore di rendersi ridicoli. Non ci piace fare nomi, ma ecco le parole: «È chiaro dallo stato dei suoi resti che Tut non morì per cause naturali ma dovette essere sottoposto alle più crudeli torture fisiche prima di essere ucciso». Chiarissimo, cristallino, come no. Lo studioso in questione non sapeva che Tutankhamon era stato smembrato da Carter e dai suoi collaboratori i quali non agirono esattamente con rispetto nei confronti del giovane monarca? Beh, ora lo sa perché le prove emerse in proposito dalle analisi della TAC sono inconfutabili. A causa dell’eccessivo utilizzo di resine imbalsamatorie, il corpo del faraone era così saldamente incollato alle bare che Carter e i suoi collaboratori dovettero ricorrere a sistemi drastici. Per staccare la mummia dal sarcofago nel tentativo di recuperare la splendida maschera d’oro, gli amuleti e i gioielli furono utilizzati martello, scalpello e coltelli incandescenti. Il corpo finì per essere smembrato in ben 19 parti, non era così che Tutankhamon voleva ricongiungersi con lo spirito di Osiride secondo il mito a sua volta fatto a pezzi dal fratello Seth e ricomposto dalla moglie Iside. Con il senno di poi possiamo dire che se la scoperta fosse avvenuta quasi un secolo dopo non ci sarebbe stato bisogno di mutilare i resti del faraone, né di usare tecniche invasive per studiarli. Le indagini ad alta tecnologia sono servite a liberare il campo da castelli costruiti sulla sabbia, il caso sulla morte di Tutankhamon è tutt’altro che chiuso, però è stato aperto un altro spiraglio nel mistero.
(preciso che al momento sto solo cercando di mettere a vostra disposizione tutto quanto è stato detto in proposito. Per il mio punto di vista personale.... vi rimando a quando il quadro sarà completo
)