"Favole, miti e leggende dell'antico Egitto" di Emma Brunner Traut

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pizia.
00martedì 1 aprile 2008 23:23

Titolo: Favole, miti e leggende dell’Antico Egitto
Autore: Emma Brunner Traut
Editore: Newton Compton Editori, Roma, 1999, 2001
Prezzo e disponibilità: verifica
Pagg. 272
Traduzione: Eduard Wolken




Favole, miti e leggende dell'antico Egitto




Dal risvolto della copertina:

La meravigliosa favolistica dell’antico Egitto rappresenta per il lettore una porta d’accesso privilegiata alla cultura e alla saggezza millenaria di una straordinaria civiltà. Entrare in questo universo mitico e leggendario significa intraprendere un viaggio affascinante nella storia e nella fantasia di un popolo che ha stupefatto il mondo intero con le sue creazioni artistiche. Le splendide favole raccolte nel volume sono state suddivise cronologicamente dalla curatrice in sei distinti gruppi: al primo appartengono otto fiabe in cui la magia interviene continuamente a modificare le vicende umane, guarendo i malati, punendo i malvagi, svelando i misteri del cosmo; al secondo i miti e i racconti mitici di carattere religioso; al terzo le favole, che hanno lo scopo di educare il popolo richiamandolo all’osservanza di obblighi morali e civili; al quarto sette facezie in cui alla dimensione mitica e religiosa subentra l’ironia e lo scetticismo del popolo nei confronti del faraone; del quinto fanno parte storie magiche e favolose in cui si legge di furfanti inseguiti dagli dei, di viaggi nel mondo degli inferi o di lotte tra uomini e serpenti; concludono il libro i racconti del periodo cristiano, in cui gli dei cedono il posto a Cristo e il paese dei faraoni è ormai sottoposto alla giurisdizione di Bisanzio. Si passa così, sfogliando queste pagine dalle Storie di pastori alle Storie favolose alla corte del Re Cheope e la magica nascita dei figli di Ra, da La guerra fra gatti e topi a Il mito di Osiride, da Re Amasis e il battelliere fino a Teodosio e Dioniso in cui uno dei due protagonisti altri non è che Teodosio III, imperatore d’Oriente.

Purtroppo sul libro non c’è alcuna notizia sull’autrice, ma c’è una lunga introduzione della stessa.


pizia.
00martedì 1 aprile 2008 23:25
Il mio commento:

Mi è piaciuto tantissimo, è un libro ritorno a consultare molto spesso.
Una parte delle energie di ogni appassionato di antico Egitto dovrebbe essere spesa nella lettura dei testi originali, che fortunatamente non sono nemmeno pochi, perché attraverso queste opere si riesce ad ottenere un rapporto più diretto con la civiltà antica.

E’ certamente fondamentale affidarsi ai libri critici dei più stimati egittologi, ma è altrettanto proficuo leggere le parole vere degli uomini, come se fossero loro stessi a parlare con noi direttamente.

Certo, l’ostacolo della lingua esiste, l’ideale sarebbe poter leggere direttamente nella lingua originale, ma quando ciò è impossibile e quando il tipo di documento lo permette, è altrettanto soddisfacente leggere le traduzioni; si scopriranno lo stesso incredibili verità!

Immagino quale stupore e quale miriade di interrogativi potesse balenare per la testa del primo traduttore di storie come “La meravigliosa nascita del Re-Dio”, appresa traducendo una quindicina di quadri con rispettive didascalie presenti nel tempio di Deir el-Bahari, ad opera della regina Hatshepsut: qualcosa di terribile e di non ripetibile si svela a chiunque se ne accosti, tutto ciò misto ad un sentimento di amarezza per essere stati ingannati per così tanto tempo.

Lo stesso racconto de “I due fratelli” contiene spunti per un “dejà vu” al contrario, almeno per chi crede, come me, che questa sia la versione più antica rispetto a quella conosciuta parecchi anni fa attraverso la lettura di brani della Bibbia.

Non è possibile essere appassionati di Egitto e non aver letto il Mito di Osiride, anche se nella versione di Plutarco, oppure la Lite fra Horo e Seth, La leggenda della Vacca Celeste, La Gatta solare viene riportata a casa, La lite fra Apofi e Sekenenra, L’inganno di Nektanebo, perché queste sono storie talmente radicate nell’immaginario egizio che ormai sono più vere della storia stessa, per com’è stata.
E correggetemi pure se sbaglio.

Poi ci sono storie spassose davvero piacevoli e pungenti, trovate argute che sembrano avere qualcosa di familiare con le nostre saghe popolari europee; e forse è proprio così, o le storie sono sempre le stesse passate inspiegabilmente di bocca in bocca, attraverso i confini e le culture, oppure l’uomo che le produce è molto più simile al suo lontano predecessore più di quanto egli possa immaginare o voglia ammettere.

-Kiya-
00mercoledì 2 aprile 2008 10:40
Re:
pizia., 01/04/2008 23.25:

Il mio commento:

... o le storie sono sempre le stesse passate inspiegabilmente di bocca in bocca, attraverso i confini e le culture, oppure l’uomo che le produce è molto più simile al suo lontano predecessore più di quanto egli possa immaginare o voglia ammettere.





questo tuo commento mi piace tantissimo, poichè esprime appieno un interrogativo che mi pongo con una certa frequenza...


pizia.
00mercoledì 2 aprile 2008 15:44
Scoprire ogni volta qualcosa di nuovo sulle nostre radici di popolo mediterraneo è un'emozione impagabile, e tutto ciò viene fuori dalle pietre d'Egitto.
Adesso rischio di rasentare l'egittomania [SM=g1361791]

Esattamente come le storie degli uomini si ripetono, così le forme ricorrono in tutto il mondo.
Tutti i popoli iniziarono a costruire grandi edifici piramidali e ognuno sceglie la spiegazione che preferisce.
Secondo me evidentemente l'uomo ha nel DNA la forma piramidale, esattamente come l'ape ha quella esagonale, ma esistono altre teorie che giustificano diversamente la frequenza di forme, idee, storie.
Ad esempio alcuni pensano che le somiglianze fra le varie civiltà siano dovute a contatti precedenti a quelli comprovati storicamente, fra di esse oppure con civiltà aliene, altri che tutte discendano da una stessa cultura precedente.
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