Un grazie a Kiya per l'opportunità datami e ad Antonio Crasto per l'apprezzamento fattomi; dal momento che considero Hassaleh di Antonio Castro un capolavoro sono veramente felice per quello che hai scritto.
Ci tengo a precisare che conosco il sito "Egittophilia" perché controllando su internet Maurizio Giudice Echi ancestrali mi sono reso conto che Antonio lo aveva presentato proprio su questo sito ..... quindi Grazie anche per questo.
Maurizio
Echi ancestrali - Edizioni Phi
L'analisi del prodotto architettonico non permette di comprendere l'opera progettata nella sua completezza e per fare cio' e' necessario analizzare i processi progettuali che hanno spinto gli architetti, nei millenni, a trasformare dei codici cultuali in elementi plastici.
Nel libro Echi ancestrali il prodotto architettonico viene analizzato nella sua fase embrionale quando le idee del progettista non sono ancora commutate in volumetrie e pertanto lo studio approfondisce gli elementi cultuali del periodo storico in esame che servono da supporto all'architetto per realizzare quel primo schizzo che con il passare del tempo e del lavoro diventera' il progetto vero e proprio.
Questo metodo d'analisi permette di penetrare all'interno dei codici progettuali e di analizzare le conseguenti opere non piu' come misteriche, come molte trasmissioni televisive o riviste di settore riportano, ma con quel fascino aggiunto che permette di abbinare alla lettura della sintassi compositiva e del linguaggio architettonico il codice esoterico o piu' semplicemente l'idea iniziale alla quale si sono rifatti i progettisti.
Questo nuovo metodo di lettura permette, per esempio, di dare una nuova interpretazione alla simbologia presente a Newgrange in Irlanda o nel tempio di Amon a Naga nel Sudan dimostrando come la filosofia progettuale degli architetti sacerdoti del Neolitico usi un linguaggio che sara' utilizzato anche nei periodi successivi e come il mondo di allora vivesse gia' la tanto contestata globalizzazione.
Tali teorie prendono corpo dall'analisi dei siti del Neolitico, segnalati alla Soprintendenza di Sassari dallo stesso autore, presenti nel comune di La Maddalena che nel 2009 sara' la sede del prossimo G8.
Inoltre la ricerca si spinge ulteriormente in la' dando una nuovissima interpretazione progettuale sulla forma piramidale arrivando, con un ulteriore passaggio, a definire la piramide egizia come la rappresentazione simbolica del Maat.
Ho utilizzato sulla quarta di copertina questo passaggio di Vitruvio, tratto da "De architettura" in quanto il saggio "Echi ancestrali" si rispecchia molto.
"Il sapere dell'architetto è ricco degli apporti di numerosi ambiti disciplinari e di conoscenze relative ai vari campi e al suo giudizio sono sottoposti i risultati prodotti dalle altre tecniche.
L'attività legata a tale sapere risulta da una componente teorica e da una pratica.
L'aspetto pratico consiste nell'esercizio continuato e consumato dell'esperienza, mediante il quale qualsiasi realizzazione si debba eseguire manualmente, plasmando la materia secondo un disegno prefissato, mentre la riflessione teorica è in grado di rendere conto e dare dimostrazione dei manufatti realizzati dall'abilità tecnica mediante il calcolo delle proporzioni.
Per questo gli architetti che hanno cercato di raggiungere l'abilità manuale sena una cultura di base non sono riusciti a ottenere una posizione di prestigio corrispondente ai loro sforzi; quelli che, al contrario, hanno contato soltanto sulla preparazione teorica e sulle conoscenze libresche appaiono essere andati dietro a un'ombra anziché a una realtà.
Quelli invece che sono riusciti a padroneggiare l'uno e l'altro aspetto, dotati così di tutte le armi, hanno raggiunto il loro obiettivo più presto e autorevolmente. Come in tutti i campi, infatti, così anche, più che altrove, in architettura si ritrovano questi due elementi, ciò che è significato e ciò che significa.
Ciò che è significato è l'oggetto in questione, mentre ciò che significa è una dimostrazione condotta secondo il metodo razionale della scienza.
Appare chiaro perciò che chi voglia professarsi architetto debba avere acquisito pratica sull'uno e sull'altro versante.
Per questo è necessario anche che egli sia dotato di talento naturale e nello stesso tempo di facile apprensione (poiché né il talento naturale senza una formazione culturale né una formazione culturale senza talento naturale possono dar vita a un professionista completo) e che abbia un'istruzione letteraria, che sia esperto nel disegno, preparato in geometria, che conosca un buon numero di racconti storici, che abbia seguito con attenzione lezioni di filosofia, che conosca i pareri dei giuristi e che abbia acquisito le leggi dell'astronomia".
Marco Vitruvio Pollione - "De architectura" 30 a. C.
Ci tengo a riportare quanto scritto da una lettrice su:
www.recensionidilibri.it/8862910002
Echi Ancestrali: Impressioni di una lettrice.
Forte curiosità e commozione sono le due sensazioni che ritengo abbiano accompagnato e concluso la mia lettura di Echi Ancestrali di Maurizio Giudice.
Come ogni lettore che si appresta ad una nuova lettura si pone l’interrogativo di come possa essere stata trattata quella materia, ho avuto, questa volta, la sensazione di trovarmi di fronte ad un saggio esposto non in modo cattedratico ma con stile narrativo. Un saggio/ romanzo, oserei dire.
L’argomento trattato viene sviluppato infatti attraverso una esposizione di tematiche di forte spessore che vanno dall’archeologia all’architettura alla spiritualità coniugate con concetti della geometria, calcolo matematico, fisica, astrologia, sociologia ed altro ancora) sorprendentemente ricche di nozioni, conoscenze e notizie che, a tratti molto tecniche, si sviluppano, immediatamente dopo, in un crescendo di informazioni molto semplici e avvincenti accompagnate anche da piccoli e brevi tocchi dí esperienze personali.
Come in un romanzo in cui si trattano i diversi personaggi facendone intersecare vite e vicende, Echi Ancestrali, fin dalle prime pagine, pone nel lettore l’incognita del percorso. Questa sensazione lo accompagna fino al momento in cui si ha la netta impressione del cambiamento e si assiste alla evoluzione di un tema che si intreccia con un altro ed un altro ancora in un crescendo che incuriosisce e incolla alla lettura.
Si percepisce quasi la sensazione di sentirsi proiettati nei diversi ambienti storici e/o preistorici dove le emozioni e la descrizione dei luoghi illustrati dall’autore e relativi ai vari personaggi vengono vissuti anche dal lettore.
Bellissime e molto interessanti le foto e le immagini che alleggeriscono la lettura accompagnando via via il lettore nella comprensione di passaggi particolarmente difficili soprattutto per un profano.
Ma il momento più sorprendente e che ha colpito in modo particolare la mia attenzione è stata la conclusione. Il Maat. Dopo tanti discorsi, dimostrazioni e dati l’autore conduce il lettore, con naturalezza, al cuore del saggio-romanzo offrendgli quel risultato quasi come elemento d’equilibrio tra tutte quelle scienze.
La conclusione è secondo me, da commozione.
Il titolo assegnato racchiude in se un pò tutto il contenuto.
Maria Grazia