"Alla scoperta dell'antico Egitto" di Brian Fagan

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pizia.
00lunedì 19 marzo 2007 18:33

Autore Brian Fagan
Titolo Alla Scoperta dell’Antico Egitto
Tesori segreti e culti misteriosi nella terra del Nilo sulle tracce di esploratori e archeologi

Note editoriali Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1996.
Prima edizione italiana Newton Compton, 1982
Titolo originale The rape of the Nile
Pagine 188


Quarta di copertina:
Nell’arco di molti secoli dall’antico Egitto, dalla sua civiltà ricca di un fascino misterioso, sono stati attratti conquistatori, turisti e archeologi.
Molti di essi, sospinti da sfrenate speculazioni si comportarono da autentici predatori degli eccezionali tesori riportati alla luce; altri invece si impegnarono nello studio di una “scoperta” tutta scientifica di questa terra. Dagli antichi scrittori come Erodono e Diodoro, ai primi viaggiatori dell’epoca moderna, come Graves e Bruce, passando poi in rassegna l’opera dei pionieri dell’egittologia come Champollion, Belzoni e Petrie per giungere fino agli archeologi del nostro tempo, il presente libro ricostruisce la lunga storia delle ricerche che si sono svolte in questi secoli. La storia di una splendida, affascinante avventura.
Alla scoperta degli antichi misteri della terra bagnata dal Nilo, nel fascino immutabile delle piramidi, custodi di tesori e culti segreti.

Note sull’autore:
Brian Fagan, archeologo inglese, è professore di Antropologia all’University of California di Santa Barbara e membro del Royal Anthropological Institute e della New York Academy of Sciences. Ha scritto libri di archeologia e antropologia e ha pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate. In questa collana è uscito Alla scoperta degli imperi del Sole.

Inserito immagine

[Modificato da pizia. 19/03/2007 18.47]

[Modificato da Hatshepsut76 20/03/2007 10.46]

pizia.
00lunedì 19 marzo 2007 18:45
Il mio parere:
E’ un libro piuttosto discorsivo, che si legge piuttosto velocemente per la scorrevolezza del testo. Racconta la storia critica dell’Egitto, a partire dal periodo tolemaico.

La civiltà egizia giunta al tramonto già suscita interesse negli studiosi delle culture seguenti ad essa sovrapposte, i geografi classici visitano il paese e scrivono di esso.

Conoscenza necessaria, visto che costituisce una notevole riserva di materie prime oltre che custodire una sapienza così antica da destare invidia.
Alla fine del periodo romano qualcosa si rompe nella tradizione e questa cultura viene dimenticata.

La ragione non va ricercata nel differente atteggiamento religioso dei monoteisti, ma piuttosto nell’avvicinarsi del Medio Evo, fenomeno che interessò tutto il mondo mediterraneo, caratterizzato da una generale perdita di valore delle conoscenze fino allora acquisite, a favore di altri aspetti dell’esistenza.


Ma la sabbia ricoprì solo parzialmente i grandi monumenti antichi, così leggende e storie di fantasia ebbero a lungo il compito di spiegare l’esistenza dei colossi, almeno localmente.
Quando gli europei tornarono a frequentare l’Egitto quei monumenti erano ancora lì ed attirarono immancabilmente l’attenzione, così si risvegliò di nuovo l’interesse per la civiltà che li aveva prodotti, dapprima per curiosità, poi per lucro, infine, man mano che la stessa società evolveva, per vera necessità di onesta conoscenza.

Grande spazio viene dato al contorno della missine napoleonica e al racconto delle imprese di Belzoni, al quale sono dedicati parecchi capitoli, mentre gli altri studiosi, archeologi e predoni vengono trattati un po’ più superficialmente.

L’evoluzione dell’archeologia da semplice saccheggio più o meno organizzato a scienza codificata viene analizzata attraverso gli eventi salienti del XIX secolo, parallelamente agli eventi politici e alla presa di coscienza da parte del governo egiziano dell’importanza del patrimonio di questo paese.

Alla denuncia pubblica seguirono i primi tentativi di fermare l’esodo delle antichità dal paese, messi in pratica da Mariette con l’organizzazione del museo nazionale, primo nucleo di ciò che sarà il Museo Egizio del Cairo che oggi tutti conosciamo e con il divieto di esportare materiale senza autorizzazione del governo egiziano, divieto che sarà ancora disatteso, ma servirà comunque a porre un freno alla diaspora continua di antichità dall’Egitto verso l’Europa e gli Stati Uniti.

Fra i tanti nomi citati si parla anche di Rhind, Ebers, ecc., a noi familiari per essere legati a particolari papiri che contengono notizie chiave sulla cultura egizia.

Con l’episodio della cachette di Deir el Bahari l’autore spiega come le autorità delegate cominciassero a prendere sul serio il patrimonio archeologico del paese organizzando ricerche ed indagini per sconfiggere i traffici illeciti e sistemi di sicurezza per preservare ciò che già era venuto alla luce.

Hatshepsut76
00martedì 20 marzo 2007 10:49
ciao pizia,
al fine di rendere un po' più evidenti le info con i dati del volume da te inserito, mi sono permesso di spostarle al centro del tuo intervento...

Non ho ancora letto il volume da te citato, ma appena mi sarà possibile reperirlo, lo leggerò senz'altro... [SM=x822712]
pizia.
00martedì 20 marzo 2007 12:24
Ottimo lavoro, grazie Hat! [SM=x822713]
Hatshepsut76
00mercoledì 10 settembre 2008 13:40
uups... mi ero scordato questa discussione...

Il libro l'ho letto tempo fa, e concordo con te nel ritenere che sia molto discorsivo. Credo che Fagan sia riuscito a dare un buon excursus panoramico sulla storia dell'egittologia, e di tutte le scoperte intraprese dal momento che questa disciplina ha preso piede, vuoi per interesse prettamente archeologico, vuoi per semplice interesse amatoriale...
pizia.
00giovedì 11 settembre 2008 06:51
In particolare la prima parte, perché da Petrie in poi è tutta storia abbastanza nota, ma le prime esplorazioni dell'Africa sono argomento prorpio interessante, così come le leggende che sorsero intorno alle grandiose rovine che da sempre colpirono la fantasia di chiunque si trovasse a passare di lì.
Proprio per questo sono state costruite, e le piramidi ad esempio testimoniano come l'intento sia riuscito: già durante la costruzione dovevano essere monumenti eccezionali, che gli stessi egizi, durante la loro storia ammirarono con timore e devozione, fieri della loro proprietà.
Probabilmente chi nacque e crebbe alla loro vista ebbe il tempo di abituarsi all'idea, ma tutti gli altri, giunti lì davanti dovettero credere di essere davvero al cospetto di opere eseguite dagli dei.
Immagino che gli stessi egizi, a distanza di anni dalla loro realizzazione, cominciassero già a chiedersi come fossero state realizzate e molte altre domande a cui iniziarono a dare risposte mitiche.
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