Interessante il paragone con le altre culture, magari potresti postare le immagini dei reperti a cui fai riferimento? (in particolare di quella con il modellino di nave) grazie.
E anche io, come Pizia, non ho ben capito quel passaggio.
Per quanto riguarda le false porte: allora, l’arte funeraria egizia, a differenza di altre, è essenzialmente pragmatica e non decorativa; questo è il riflesso della mentalità egizia: ogni cosa rappresentata in un tomba, per esempio scene di contadini al lavoro, di intimità familiare, di battute di caccia, le stesse iscrizioni geroglifiche, ecc. non avevano, per quanto splendide che fossero, tanto lo scopo di abbellire le pareti ma piuttosto di poterne usufruire, di poter rivivere quelle care scene di vita, dopo la morte.
Nepente(1977), 13/10/2011 08.56:
la falsa porta si nota nella scena nella quale degli uomini portano in processione un modellino di nave, e dei vitelli ad una figura variamente interpretata come statua, "spirito del defunto", "salma".
Questa era una reale convinzione legata strettamente alla concezione che gli egizi avevano del “Ka”.
il Ka non era solo “il doppio del defunto” ma anche di qualsiasi altra cosa, oggetto, testo scritto, raffigurazione, animale che fosse…
Una falsa porta dunque, o un’offerta di pane, rifletteva il proprio doppio, che il ka del defunto poteva varcare o, nel caso dell'offerta, poteva nutrirsene...
A proposito delle formule di offerta (sempre incise sulle false porte) riporto una parte di una mia traduzione dal museo egizio di Torino: “(…) d=tn n=j pr.t-ḫrw (m) jt, ḥ(n)q.t, jḥ.w, 3pd.w, mrw, ḫ.t nb.t nfr.(t), w’b.(t), ‘nḫ(w.t) ntr jm=sn (…)”
“ (…) Che voi doniate a me offerte invocatorie in orzo, birra, bovini, uccelli, olio e ogni cosa buona e pura, di cui vive un dio (…)”
Dell’ importanza attribuita al ka, in ambito funerario, sono testimoni le cosidette statue del ka, rappresentanti le reali fattezze del defunto e spesso molto realistiche, grazie soprattutto all’impiego della pasta vitrea per gli occhi. A esse venivano portate offerte, che sarebbero state consumate secondo le dinamiche dette prima.
upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/54/Ka_Statue_of_horawibra.jpg/220px-Ka_Statue_of_horaw...
(da notare che le due braccia aperte verso l'alto, simboleggianti il ka e corrispondenti al segno geroglifico, sono poste sopra la testa della statua facendole sembrare due corna…e toro in egiziano si dice…Ka! :) uno dei tanti giochetti della lingua egizia).
Tornando alla tua domanda, sicuramente il viaggio oltremondano via nave è tipicamente egiziano (e non solo), non poteva che essere la nave, del resto, il mezzo più indicato per affrontarlo.
Ecco, per portare una citazione, la conclusione del testo di un sarcofago (Torino), direi anche piuttosto poetica, che ho tradotto:
(…) ḫd=j m Sḫ.t-J3r.w, ḫd=j m Sḫ.t-ḥtp! “Possa io navigare nei Campi Dei Giunchi, e navigare (anche) nella campagna di Hotep” (entrambe località dell’aldilà)
(...) il verbo "navigare, navigare verso nord, verso valle" con la barca in funzione di determinativo.
Che io sappia, però, nei testi religiosi non sono specificate connessioni dirette tra false porte e imbarcazioni.
Seppur (per dirla alla Platone :) partecipano entrambe dell' idea di aldilà egiziano.