Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Isola di Mozia, annunciate al Louvre nuove scoperte

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2011 23:51
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01/10/2011 16:32
 
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Un nuovo edificio di culto associato ad un'area proto-industriale a ovest del tempio del Kothon, anch'esso caratterizzato dalla presenza delle acque e con numerosissime offerte, in particolare resti di animali sacrificati: e' questa la scoperta piu' importante sull'Isola di Mozia, in Sicilia occidentale, annunciata oggi da Lorenzo Nigro, archeologo dell'Universita' della Sapienza di Roma, durante una conferenza all'Auditorium del Museo del Louvre a Parigi dove sono stati presentati i risultati di dieci anni di scavi dell'ateneo romano. La scoperta del Tempio del Kothon all'interno di un grande Temenos circolare, ha rivelato il primo stanziamento fenicio sull'isola.
Tra i ritrovamenti piu' significativi in questo santuario, ha precisato Nigro, ci sono un cratere a figure rosse di produzione attica con una scena di commiato e un simposio e uno scarabeo egizio in feldspato verde. Nel grande Temenos circolare di 118 metri di diametro collegato al Khoton sono stati rinvenuti anche nell'ultima campagna di scavi di quest'anno resti umani associati a segnacoli e altre offerte, tra i quali ancora mandibole che potranno essere utilizzate nell'analisi del Dna degli antichi abitanti di Mozia, una ricerca portata avanti in collaborazione con il dipartimento di Medicina sperimentale e lo staff della docente Laura Ottini.


www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/Archeologia-Isola-di-Mozia-annunciate-al-Louvre-nuove-scoperte_312502786...



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Magia di Mozia
La conferenza Sarà il direttore delle ricerche Lorenzo Nigro a parlare nell' Auditorium del Museo del Louvre Le rivelazioni Il Tempio del Kothon, con il Temenos circolare di 118 metri di diametro, una «piscina sacra» di acqua dolce A Parigi dieci anni di scoperte degli archeologi della Sapienza

Le quattrocentocinquanta poltroncine scure dell' Auditorium del Louvre, a Parigi, sono comode solo per gli ascoltatori. Chi è chiamato a parlare nell' elegante sala, proprio sotto la Piramide, sembra debba sentirlo tutto il peso di questo tempio della cultura. Stamani toccherà ad un archeologo dell' università La Sapienza superare l' emozione e parlare, con legittimo orgoglio, di una delle campagne di scavo più lunghe e importanti condotte, con successo, dall' ateneo romano. «Mozia e il tempio del Khoton, alle origini della Sicilia fenicia», questo il titolo della conferenza del professor Lorenzo Nigro. A lui si deve il coordinamento degli ultimi dieci anni di ricerce su questa minuscola e straordinaria isola di appena 45 ettari, conosciuta oggi col nome di San Pantaleo, stretta tra la costa siciliana a nord di Marsala e l' Isola grande. Ed è veramente una storia straordinaria quella che gli archeologi della Sapienza hanno contribuito a scrivere fin dal 1964, grazie a Sabatino Moscati, ricerche guidate poi fino al 1993 da Antonia Ciasca, e che sono dirette dal 2002 da Lorenzo Nigro, con una equipe di giovani ricercatori. Di che parlerà oggi al Louvre, Nigro? Soprattutto delle scoperte, dal Tempio del Kothon, con il Temenos circolare di 118 metri di diametro, al Tofet, alle mura, al Sacello di Astarte, alla Casa del sacello domestico: un complesso di ricostruzioni che «hanno arricchito le conoscenze sul Mediterraneo antico mettendo in risalto la fitta rete di relazioni, scambi, prestiti, diversità e contaminazioni tra le culture fiorite in epoca protostorica». E in particolare delle ultime «rivelazioni»: come l' aver individuato in quelle che si ritenevano tracce dell' antica darsena fenicia, una «piscina sacra» con una sorgente di acqua dolce. «Ritrovamenti straordinari» spiega Nigro, che consentono di ridisegnare la presenza fenicia e anche il carattere di tutta l' area sacra, con il tempio all' interno di un recinto a forma circolare e la presenza di particolari ritrovamenti di mandibole umane che fanno pensare a riti che prevedevano sacrifici estremi. Per questo gli archeologi hanno chiesto la collaborazione del dipartimento di Medicina sperimentale e dello staff della docente Laura Ottini per l' analisi del Dna degli antichi abitanti di Mozia. Negli ultimi mesi è stato individuato un nuovo edificio di culto associato ad un' area industriale a ovest del Kothon, «anch' esso caratterizzato dalla presenza delle acque e con numerosissime offerte, in particolare resti di animali sacrificati». Tra i ritrovamenti più significativi in questo santuario Lorenzo Nigro cita «un cratere a figure rosse di produzione attica con una scena di commiato e un simposio e uno scarabeo egizio in feldspato verde». Ma la parte forse più importante della relazione di Nigro al Louvre sarà dedicata al metodo di lavoro degli archeologi romani: un approccio multidisciplinare con attività di ricerca che spaziano dall' archeologia all' informatica, alla medicina (DNA antico), alla paleobotanica, alla zooarcheologia. Mozia è quindi anche «un laboratorio di sperimentazione scientifica di eccellenza della Sapienza: nella campagna 2011 sono state avviate le prime prospezioni con il drone "GG AFE (Archaeological Flying Eye) 01" e sono iniziati gli esperimenti con i nodi sensori condotti in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria informatica e il dipartimento di Informatica con lo staff della docente Chiara Petrioli». Forma, natura e vocazione del Tempio del Kothon rappresentano un esempio che non ha eguali nel Mediterraneo. I fenici occuparono Mozia tra il IX e il IV Secolo avanti Cristo, fino a farne una base commerciale di grande rilevanza. Il lavoro di ricerca ha consentito di studiarne l' evoluzione fino al dominio di Cartagine e infine alla sua drammatica distruzione nel 396 avanti Cristo ad opera del tiranno di Siracusa, Dionigi. Non ci restano grandi tracce di epoca romana e probabilmente su Mozia è sceso un oblio destinato a durare secoli, interrotto solo dal risveglio dell' interesse archeologico nel XIX secolo. Perfino Heinrich Schliemann nell' ottobre del 1875 condusse ricerche senza grande successo. Ma è all' inizio del Novecento che un archeologo inglese Joseph Whitaker, erede di una famiglia che si era trasferita in Sicilia arricchendosi con la produzione del marsala, diede il via ai scavi sistematici, che andarono avanti dal 1906 al 1929. Dal 1971 l' isola è di proprietà della Fondazione Whitaker, voluta dalla figlia di quell' archeologo, Delia. Resta intatta la magia dell' isola, testimoniata dalla strada con cui i fenici vollero collegarla alla terraferma alla metà del VI secolo e oggi nascosta dall' innalzamento del mare. E il grande lavoro di ricerca degli archeologi della Sapienza, all' avanguardia in Europa e così poco conosciuto, dal grande pubblico, in Italia.



archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/30/Magia_Mozia_co_10_1109300...
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- MerytMaat SitenAton -
03/10/2011 23:51
 
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Due settimane fa sono stata a Trapani e ho visto Mozia dalla riva, non ho avuto tempo di recarmici, l'ho vista dalle saline. Mi sono ripromessa di andarci la prossima volta che tornerò,
so che nel mueso ci sono diversi reperti, oltre allo scarabeo esistono stele con iscrizioni in geroglifico molto ben conservati e diversi oggetti egiziani. L'isola è privata, il biglietto di accesso costa 9 euro mentre il traghetto dalle saline costa 5 euro : vale la pena sostenere questa piccola spesa!








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