| | | OFFLINE | | Post: 7.073 Post: 6.865 | Registrato il: 12/02/2006 | Colei/Colui che siede alla destra della Sacerdotessa | Capo del Tesoro | - ShemsetRa - Architetto Reale | |
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12/03/2011 20:52 | |
Ho chiesto alla mia amica Soad di portarmi a Medamud, ma purtroppo lì la zona archeologica è chiusa e quindi lei non ha potuto accompagnarmi.
Ovviamente non ho potuto insistere, perché essendo lei professionista tesserata, potrebbe passare seri guai e compromettere il suo lavoro se si facesse vedere a girare lì nei dintorni con dei turisti, però sapevo quanto il sito si trovasse vicino al nostro hotel ed ero dispiaciuta da matti di non poter andare.
Così al mattino del nostro ultimo giorno di permeneza a Luxor, verso le 10, dopo aver fatto colazione con comodo e passeggiato nel parco dell’hotel, Paolo ha deciso di andarci in un modo o nell’altro, è partito col mio libro in mano (il Kemp!) e ha cominciato a chiedere ai taxisti egiziani di stanza appena fuori la recinzione se qualcuno di loro era del posto, se conosceva i dintorni.
Immediatamente ha trovato qualcuno in grado di accompaganrci, così siamo saliti in auto e siamo andati.
Abbiamo percorso per un tratto la strada principale, quella lungo il Nilo e diretta in centro, poi, giunti davanti al nuovo Hilton abbiamo svoltato verso il deserto e ci siamo addentrati nelle coltivazioni, lungo strade dritte con incroci ad angolo retto.
Abbiamo superato il canale parallelo e in un altro punto la ferrovia, ci siamo lasciati alle spalle i quartieri moderni e finalmente abbiamo raggiunto un gioiello di urbanistica contadina egiziana, il villaggio di Medamud, sorto in questo luogo alle sorgenti del tempo, molte migliaia di anni fa, quindi sviluppato attorno al suo tempio ed infine quasi sovrapposto ad esso.
L’area archeologica è recintata da un basso muro, non più di 70 cm., lungo la strada, quindi è sufficiente passeggiarvi intorno per vedere tutto!
C’erano dei guardiani, ma era molto difficle distinguerli dal resto della popolazione locale; un gruppo di persone sostava presso l’ingresso ufficiale, provvisto di portale con pilastri, e si godevano l’ombra di alti alberi e la pace del luogo.
Dalla parte opposta, una breccia nel muro funge da ingresso “informale” usato dagli indigeni come scorciatoia.
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