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La morte del Faraone Tutankhamon

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 17:03
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Philipp Vandenberg, pseudonimo di Hans Dietrich Hartel (Breslavia, 20 settembre 1941), è uno scrittore tedesco, giornalista e storico dell'arte.Ha esordito con il romanzo La maledizione dei Faraoni, divenuto subito un best seller a livello mondiale. Ha scritto romanzi e saggi, tutti di grande successo, spesso ambientati nel mondo dell'archeologia.

Vandenberg è tuttora uno degli autori tedeschi più conosciuti, i suoi libri sono stati tradotti in 33 lingue.

 

Di lui trascrivo il racconto del funerale di Tutankhamon, credo tratto dal suo libro intitolato: “Tutankhamon, il Faraone dimenticato”, scritto nel 1992. Non ho letto il libro e la mie fonti risiedono nel web, ma mi ha affascinato la ricostruzione che fa della cerimonia d'inumazione del giovane faraone.

 

Facciamo un balzo nel passato di trentatre secoli ... ecco: stanno seppellendo Tutankhamon. Tebe brulica di folla. Flottiglie di imbarcazioni sul Nilo si urtano all'approdo. A centinaia di migliaia da nord e da sud hanno navigato fin qui, per assistere all'avvenimento che per il popolo non è affatto triste: il faraone va nel bell'occidente  in lutto è soltanto la famiglia del faraone. Nelle bare, una dentro l'altra, giace il giovane sovrano, deceduto all'improvviso; viene portato dai cortigiani alla barca in attesa sul fiume. Sotto un baldacchino, le cui gualdrappe sono mosse dal vento mattutino, scintilla la panciuta bara d'oro puro come il simbolo di un altro mondo. I sacerdoti dei morti mormorano a cantilena le loro preghiere: "Salute a te, Osiride, signore dell'eternità, re degli dei, che molti nomi ha, e splendide forme, e segrete essenze nei templi". A centinaia di migliaia, a bocca aperta guardano, s'impregnano avidamente di profumo e di odori che provengono dal tempo di Amon-Mut-Ahons, all'approdo, dove per sacrificio bruciano incenso. Suppellettili, tesori e cibi seguono il feretro e vengono caricati su cinque imbarcazioni. La folla vede sfilare le statuette e si entusiasma; domestici in miniatura; una per ogni più piccolo lavoro (ma anche per i più svariati divertimenti: dalle sonatrici di sitro alle danzatrici-spogliarelliste, alle ragazze d'amore completamente nude)  hanno tutto, tranne le gambe: non potranno mai scappare. " O timoniere, fa rotta verso il bell'occidente, verso la terra dei giusti!", grida un sacerdote sulla prua della prima nave. Poi, una dopo l'altra, le imbarcazioni si scostano dalla riva: quella con a bordo i sacerdoti, quella con il faraone morto (incensata dal sacerdote di Sem rasato a zero), la vedova con parenti e amici, la corte, i funzionari, le navi con i tesori, quelle con le suppellettili e i cibi. L'immensa folla guarda dalla sponda. Molto meno sono coloro che attendono l'arrivo del corteo funebre fluviale. Si tratta di un pubblico raffinato, suddiviso in piccoli gruppi. Sono gli "abitatori dell'occidente" i costruttori di tombe, gli operatori artistici, i sacerdoti del tempio funerario, le sentinelle sepolcrali, i funzionari. Tutti lavorano qui: per loro la sponda orientale del fiume è lontana. Se è vero che il popolo conosce gli avvenimenti che si svolgono sulla riva occidentale soltanto per sentito dire, è altrettanto vero che i lavoratori della necropoli non hanno mai visto Tebe dalle cento porte,nè Karnak, la sua città templare, nè gli aurei pilastri e gli obelischi.

In slitta verso la valle dei Re.

E' una slitta di legno rozzamente lavorato e misera (questa l'impressione) quella su cui caricano le regali spoglie. Al traino quattro buoi. Un cenno del sacerdote di Sem, e il basso veicolo con la bara d'oro si mette in marcia, striscia sulla sabbia. dietro, a piedi, Ankhesenamon: porta un'ampia veste bianca, con lunghe e morbide pieghe; recita monotone frasi imparate a memoria: "Disgrazia!Disgrazia! Sono la sorella tua che hai molto amato. Ma perchè così lontano da me, tu che con me sapevi scherzare così bene e tanto amarmi. E tuttavia bello è questo giorno, perchè colui che è felice rinascerà nel corpo di Osiride ...".

La stessa strada polverosa, ventisei anni prima, l'aveva percorsa il cadavere di Amenofi II, il grande conquistatore. La terra alluvionale viene rapidamente lasciata alle spalle. I prati verdi e i campi e le casupole sono sostituiti dalle rocce carsiche. Il cammino è accidentato da scoscesi e terribili colossi di pietra. Ora la slitta cigola su mucchi di ciottoli, avanza a serpente, aggirando le dorsali rupestri.

"O misero, misero" mormora AnkhesenAmon, "ora tu taci e nulla più dici. Tu che avevi tanti servi, forse sei là dove non c'è nessuno, tranne gli immensi con gli occhi ardenti. Ma bello è questo giorno,m perchè ti proteggeranno l'uomo, lo sciacallo, la scimmia e il falco, che sono le quattro facce di Oro...".

Voltiamoci indietro: il corteo funebre si articola in tre tronconi; la bara è cioè accompagnata da una seconda e una terza processione che si snodano come giganteschi millepiedi. Sono il corteo di Tekenu e quello dei canopi. Il Tekenu, una figura rituale, è rappresentata da un sacerdote su una slitta, come una mummia, coperto dalla pelle di un animale. Quattro uomini trainano il veicolo. Il Tekenu raffigura il dio Sole simboleggiato dalla bestia."Verso occidente, verso occidente", gridano gli uomini da soma, " la terra dove è piacevole vivere, il luogo cui sei destinato":

La processione con i canopi delle interiora di Tut non è diversa da quella che la precede: una slitta anche qui, con altrettanti servi al traino e i vasi funerari sopra. Dietro il terzo troncone di corteo due uomini con in mano una lunga pianta di papiro ciascuno. All'ingresso della tomba preparata in fretta e furia, quasi dirimpetto, Teje dorme da pochi anni l'estremo sonno. Su un altare provvisorio scoppietta ul fuoco sacrificale. I partecipanti al funerale si sono andati piazzando intorno al fuoco. I servi cuociono le vettovaglie; anche i preziosi vasi vengono collocati tra le fiamme. Un giovane manzo coronato di fiori attende di essere ucciso. Ecco il sacerdote che ha l'incarico di compiere il sacrificio affrettarsi con l'ascia in pugno e staccare alla bestia con un colpo la gamba anteriore destra: il misterioso rituale vuole così, e il manzo stramazza. Subito gli sono sopra e lo fanno a pezzi con coltelli ed asce. buttano i tranci sul fuoco, e si diffonde il tipico odore del perlo e delle carni abbrustolite. Ora gli uomini che portano i doni sepolcrali si staccano dal corteo funebre e lo precedono. I sordi colpi dei bastoni sui tamburi di legno accompagnano l'oscillare degli incensieri in mano ai sacerdoti che spruzzano anche il latte, mentre in fila tutti entrano nel sepolcro. Dapprima si fa strada una processione di statue, seguita da portatori di casse e cassette; si vedono suppellettili di piccole dimensioni, stoviglie, vasi con unguenti e oli.

La vedova urla e poi si danza.

Quando i "nove amici" si fanno avanti per prendere la bara con la mummia di Tut, Ankhesenamon vi si getta sopra e urla: "Disperazione, disperazione! Terribile il mio lamento. Tu che sempre eri con me nei giardini sulle rive del Nilo, immobili tra le bende sono ora le tue gambe. Mi riconosci? Sono la tua consorte, la tua amata sorella ... La gioia è soltanto in colui che riposa in pace. Con il segno osirideo di djed (il pilastro di djed è il simbolo di Osiride) mangerà i cibi di Osiride... O dolore, dolore ! Desiderio grande ha il mio corpo del tuo, ma il tuo corpo è freddo. E tuttavia bello è questo giorno per la mummia che in sè rinserra uno scarabeo. Sono tua sorella e mi hai abbandonato. Sola devo tornare alla mia casa...".

Ankhesenamon viene accompagnata lontano dal marito; nove uomini prendono la bara. I colpi di tamburo si intensificano; gli incensieri oscillano più rapidi. I nove amici gridano a turno : "Dio viene. Dio viene". Poi la bara scompare nella tomba. Rivedrà la luce tremiladuecentosessantatre anni più tardi.

I tamburi di lutto e di tristezza tacciono. Rapidamente la scena cambia. Si stendono le stuoie,si preparano le mense, il cibo viene distribuito, e anche le bevande: inizia il banchetto funebre. La musica è allegra. Danzatrici con il corpo coperto unicamente da qualche fiore di loto fanno di tutto per allontanare la tristezza. Il rito funebre che si svolge nella tomba durerà ancora a lungo, Il sovrano appartiene ormai al regno dei morti, è caduto nelle mani dei sacerdoti. Oscure e misteriose sono le cerimonie che hanno luogo nella sepoltura poche ore prima che essa venga chiusa per sempre. Fu Ankhesenamon a deporre l'ultimo mazzo di fiori sulla bara dell'amato consorte, gli stessi fiori ritrovati poi da Howard Carter?.

La ricostruzione della cerimonia è affascinante e, credo che sia molto vicina alla realtà. E' chiaro che mi viene la voglia di formulare diverse domande, anche perché alcune fasi della cerimonia descritte dallo scrittore, mi sono sconosciute, pertanto non mi dispiacerebbe un aiuto da parte degli Egittofili:

1)LA MORTE - Erano previsti riti al momento della morte del Faraone, o il suo corpo veniva trasferito subito (a seguito del clima dell'Egitto) alle cure degli imbalsamatori;

2)IL TRATTAMENTO DEL CORPO – Dove si svolgeva la “cerimonia” dell'imbalsamazione, nella propria dimora, o in un altro luogo?

3)CERIMONIA DI APERTURA DELLA BOCCA – In quale momento viene svolta la Cerimonia con lo “Strumento Grande di Magia” per restituire al morto l'uso dei sensi e delle altre facoltà vitali? E quando veniva chiuso il sarcofago?

4)LA SLITTA DI LEGNO (il Tekenu) - Che dire, oltre a quanto già detto? Per me il “mistero” è fitto. Il Tekenu raffigura il Dio Sole, siboleggiato dalla bestia, dice lo scrittore....

5) CERIMONIA DI INUMAZIONE - ….nove uomini prendono la bara. I colpi di tamburo si intensificano; gli incensieri oscillano più rapidi. I nove amici gridano a turno : "Dio viene. Dio viene"....Chi sono i nove amici?


E infine non si sa proprio nulla delle cerimonie che erano svolte dentro la tomba?







 


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