Obblighi verso i resti umani nelle Università e nei Musei.

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2011 01:56
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
14/05/2010 13:32
 
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Re:

Il tuo precedente intervento non ha minimamente dato adito a un giudizio negativo, per quel che mi riguarda ;)

roberta.maat, 14/05/2010 9.27:

....tuttavia obblighiamoci a pensare talvolta che se guardiamo una bacheca stiamo permettendo a quel defunto di essere ancora QUALCUNO.



E' esattamente questo ciò su cui vorrei far riflettere e su cui, più di una volta, ho riflettuto io stessa.
Riflessioni, le mie, che tirando le somme mi hanno condotta a pormi una domanda insistente:
prendendo atto di un errato approccio da parte della maggioranza del pubblico, quale e quanta responsabilità ha il pubblico medesimo in questa conclusione e quale e quanta responsabilità, invece, ricade sul "sistema"?

Che messaggio trasmette una mummia esposta presso un Museo e quale controllo si opera in tal senso?


[Modificato da -Kiya- 14/05/2010 13:33]
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14/05/2010 14:37
 
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Nessun controllo cara Kiya, poichè nessun controllo sarebbe fattibile là dove, con tale termine, intenderemmo un controllo sulla mente di coloro che quel/i corpo/i guardano; "davanti alle tre sorelle mi soffermo per qualche minuto", hai scritto più sopra, ed in quei minuti sono certo che il tuo pensiero non vada all'"oggetto" mummia, bensì, giustamente, al "corpo" ed a ciò che rappresenta o che ha rappresentato, ma altri (purtroppo la maggioranza) di certo sono più morbosamente attratti dal gusto del macabro in ciò, fuori dai denti, aiutati anche da ambientazioni museali che talvolta sono al limite del "noir".
Sale buie, spot stretigicamente disposti, bacheche che offrono un colpo d'occhio improvviso sul loro contenuto così da aumentare il "pathos", sono cose ormai note a tutti e che tutti (o almeno chi è appassinato seriamente) abbiamo stigmatizzato.

Ma torniamo al discorso generale, motivo di questo 3D.

Vorrei tralasciare il discorso etico/religioso/filosofico, per attestarmi su quello più propriamente di opportunità ad esporre mummie, o alla ventilata ipotesi di "restituire" i corpi alle rispettive Terre per una più degna seplotura.

Credo che una prima distinzione vada fatta tra il "prima" ed il "dopo", con ciò ointendendo quelle che ormai sono mummie "patrimonio" consolidato dei musei e quelle che dovessero essere, e che vengono, rinvenute oggi.

Escludiamo subito queste ultime poichè una ben diversa sensibilità, e strumenti oltremodo sofisticati, ci consente oggi di "vederle", "studiarle", senza minimamente "invaderle" con il nostro mondo moderno: che si chiami TAC, o radiografia, resta il fatto che quel corpo continua a dormire il suo sonno pur appagando il desiderio, ed il bisogno, di saperne di più.

Di quale sia, o meglio quale dovrebbe essere, poi la destinazione finale di quei corpi ne parlerò in seguito.

Passiamo perciò alle "mummie" di "prima", ovvero a quelle che ormai conosciamo dalle nostre visite ai Musei o dai libri che così avidamente consumiamo.

Come ben sappiamo, una volta archoelogia era sinonimo di ricerca di tesori nascosti, o comunque motivo per soddisfare la curiosità tanto che lo sbendaggio delle mumie diventava un vero e proprio spettacolo, con tanto di inviti o di pagamento di biglietti.

Increscioso, oggi di certo obrobrioso, ma ormai altrettanto certamente già accaduto.

E' il caso di esporre queste mummie nei musei? Per istinto sarei portato, come voi del resto, a dire no, esattamente come è ormai acclarato che gli zoo siano istituzioni negative per la buona vita degli animali però... però ormai sono ancora tanti gli animali negli zoo che non possono materialmente essere rimessi in natura poichè, essendo spesso nati in cattività, non saprebbero come comportarsi o difendersi.

Ecco, io credo che (senza con questo voler creare alcun parallelismo tra le mummie e gli animali degli zoo, si intende) per quei poveri resti delle mummia del "prima", ci si trovi dinanzi non al "SE" esporle, chè ormai appartengono davvero al patrimonio dell'umanità, ma semmai al "COME" esporle, come dar loro, pur nella cornice di un Museo, la dignità che competeva, e tutt'oggi compete, ad un essere che una volta è stato vivente, e che ancora oggi DEVE mantenere la propria dignità.
Sia perciò bandito ogni sensazionalismo nell'esposizione, si dia a quei poveri corpi una sistemazione decorosa, non li si mostri nudi, si faccia comprendere a chi accede che quella, per quanto all'interno di un Mesuo, è una tomba a tutti gli effetti, si bandiscano macchine fotografiche, si costringa il pubblico a parlare sotto voce, a non schiamazzare, a mostrare rispetto per quei defunti che, con il loro non vluto sacrificio, sono stati comunque utili alla scienza, all'archeologia e, in qualche modo, al benessere di noi uomini "moderni".

Converrete che questo comporterebbe una "cultura" di base che difficilmente si può insegnare, ma che potrebbe essere adeguatamente "imposta" in occasio di visite ai Musei ed alle aree destinate alla conservazione delle mummie.

Quanto alla restituzione alle Terre d'origine, sarebbe un'ottima idea, ma temo, piuttosto, che andrebbero (specie in paesi in cui ce n'è in abbondanza) ad ingrossare il già enorme numero di quelle che giacciono insepolte e maltrattate su chissà quale scaffale di magazzino.

Potrebbe accadere inoltre, anzi accadrebbe senz'altro, che "quella" mummia di una ignota suonatrice di sistro, che ha una sua enorme dignità presso lo sconosciuto Museo di provincia dove, essendo l'unico reperto egizio, è la "star" , divenga davvero poco più che un numero negli elenchi di magazzino facendo così perdere al personaggio anche quella dignità che le era stata tributata nononstante i suoi oscuri natali.
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14/05/2010 16:35
 
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Ad onor del vero, non ho visto scene disdicevoli al cospetto delle mummie, nè al Cairo (dove, peraltro, la sala era semivuota)nè a Torino ,nè a Trieste .Sono stata fortunata? Forse.

Personalmente, non mi sembra neppure che le medesime riscuotano questo grande interesse: la gente è maggiormente attratta dai sarcofagi, dalle decorazioni , tuttalpiù dai referti delle analisi radiologiche (che possono rivelare molti particolari interessanti).Idem per i visitatori della KV62, che di solito ricordano la storia romanzesca della sua scoperta, ed hanno negli occhi le immagini del tesoro conservato al museo del Cairo ,di cui immaginano che il sepolcro sia l'indispensabile complemento ( io non l'ho visitata per mancanza di tempo).

A Trieste , per le due mummie parzialmente sbendate, si è optato per una via di mezzo:i corpi giacciono nei sarcofagi, ed il coperchio è appena sollevato, in modo da poterci al massimo sbirciare (ma quasi nessuno lo fa).

Condivido appieno il pensiero di Hotepibre sulla non-necessità di rimpatriare le mummie egizie sparse per il mondo, proprio in considerazione del fatto che,molto probabilmente, nella loro terra d'origine non verrebbe loro riservato un trattamento migliore e verrebbero condannate all'anonimato.

Inoltre, se vogliamo essere coerenti fino in fondo, bisognerebbe vietarne anche la riproduzione fotografica e la diffusione tramite internet;ma noi stessi su questo forum abbiamo dato spazio alle foto della mummia di Tutankhamen ed a quella di Hatshepsut...
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14/05/2010 21:07
 
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Vorrei dare il mio piccolo contributo alla discussione, sperando di non ripetere le cose che sono state già dette.

Credo che sia basilare lo studio di spoglie umane ai fini scientifici, specie per  cercare di capire il più possibile sulla vita di persone vissute migliaia di anni fa, sia nel caso che queste siano le spoglie di un faraone, sia che siano poveri resti mummificati di “esseri” sfortunati vissuti nel lontano Perù e sacrificati a chissà quale dio di quei tempi, o che sia il corpo nudo dell’Uomo di Similaun, (lui addirittura conservato in frigorifero). E finché è ai fini di studio…tutto bene.

Effettuati però questi esami, più rapidi possibile, per me il problema che si pone è soltanto di tipo morale. Premetto che religiosamente mi definisco un “agnostico” e pertanto non mi sento condizionato nel dover rispettare certi “canoni” prescritti dalle diverse “confessioni”. Sperando che non facciate troppi scongiuri nei miei confronti, vi confesso di avere dato istruzioni chiare affinché, dopo la mia dipartita, il mio involucro terreno sia distrutto (così tra 5000 anni non potranno studiarmi!! he, he).

Ora, nel mio caso, il mio volere sarà sicuramente rispettato. Il problema è proprio questo: sono convinto che il nostro comportamento nei confronti degli altri, dovrebbe essere sempre improntato al “rispetto” della persona, in vita o in morte; purtroppo il rispetto è un termine che sta diventando sempre più privo di significato. Per me non ci dovrebbero essere vie di mezzo.

Intendo dire che se la fede Egiziana prescriveva la conservazione del corpo e la custodia dello stesso in luoghi edificati per questo scopo, la loro fede e la loro speranza di vita dopo la loro morte, vanno rispettate sempre e comunque. Le volte che mi sono trovato di fronte a mummie, vestite o no, importanti o no, mi sono sentito triste e turbato, perché quelle persone, quando erano in vita, non avrebbero mai immaginato di finire in una bacheca di vetro, per il piacere, la curiosità e lo stupore dei visitatori di un museo e questo vale per tutte le mummie, anche per quelle prelevate dalla loro tomba in tempi più antichi. Ma non credo che la nostra discussione possa essere condivisa più di tanto dagli ambienti specializzati, tant’è che sta nascendo una nuova arte, quella della “replicazione” perfetta delle mummie…..da esposizione.

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14/05/2010 21:24
 
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Credo che il fenomeno delle mummie-doppione non prenderà piede, proprio perchè secondo me la gente non è interessata, in quanto non aggiunge nulla alle conoscenze in materia.

A scanso di equivoci, tengo a precisare che sarei favorevole al "rimpatrio" delle mummie qualora , a livello di popolo, se ne sentisse il bisogno.
[Modificato da Merytaton62 14/05/2010 21:25]
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MerytAton Sitenjterw -
14/05/2010 23:07
 
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Visto che, ahimè, il banale invito " la custodia dei giardini è affidata alla educazione dei cittadini" è spesso disatteso, ci resta una flebile speranza che il passato con le sue testimonianze abbia ancora molto da vivere.
La sensibilità non è di tutti e probabilmente l'accanimento scientfico su certi corpi o l'esposizione di altri nei musei non deve essere ritenuto un oltraggio bensì l'espressione del rispetto ed il riconoscimento della uguaglianza tra gli uomini siano essi vivi o morti.
Per quel che riguarda il rientro di tutte le mummie egizie nella loro terra, non sono d'accordo e il motivo è sempre lo stesso : riaccendere la memoria del passato dovunque e comunque.
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14/05/2010 23:35
 
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Totò diceva: "la morte è una livella...". Infatti la sensazione più viva riportata dalla mia fugace visita alla "stanza delle mummie" è stata proprio sensazione di quanto siano effimeri onore e gloria: sono passata accanto a ciò che rimane di Hatshepsut e solo all'ultimo momento, con la coda dell'occhio, ho fatto caso alla targhetta che ne indicava il nome. Ho rischiato di passare accanto ad una delle donne più notevoli della storia senza quasi accorgermene.

Non c'era neppure alcun segno che desse particolare risalto alla mummia di Ramses II;eppure, molti anni fa, quando è stata traslata a Parigi per un'esposizione (oltre che per un restauro), le sono stati resi gli onori militari, in quanto trattavasi pur sempre di un capo di stato...

Se ci rendessimo veramente conto di quanto la vita sia fugace (ancorchè meravigliosa) saremmo certamente meno malvagi.
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- ShemsetRa -
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15/05/2010 01:28
 
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Sono d'accordo con quanto espresso nel post iniziale, mi trovo in sintonia con il pensiero della studentessa Malin Masterton e con tutte le considerazioni espresse in modo generale.
Ma su questo mi sembra concordiamo tutti.
Diversamente, nel momento in cui dall'argomento generale si passa a quello particolare, le opinioni si differenziano e cominciano a divergere, dapprima leggermente, poi in maniera evidente, quando ci si avvicina ad un epilogo.

Sul rimpatrio c'è il maggiore accordo: siamo tutti contrari.
Il nostro pensiero va in particolare ai corpi di antichi egizi morti, quindi non possiamo ignorare quanto il sentimento religioso, la pietas dovuta al defunto, gli spazi e le risorse dedicate al culto, siano elementi così mutati ai tempi attuali rispetto a quando vissero gli interessati, tutti motivi sufficienti per rendere impossibile un rientro.

Si tratta allora di trovare un corretto metodo di conservazione.
Questo argomento è più personale e probabilmente risente del singolo modo di vedere la vita e la morte di ognuno di noi.
Sinceramente a me non sembrerebbe di essere "qualcuno" ossia "meno dimenticata" se più guardata dopo morta, cioé se il mio cadavere fosse esposto come mummia di punta nel piccolo museo, piuttosto che chiusa nella mia cassa appoggiata su uno scaffale polveroso nel sotterraneo del museo cairota.
Anzi, quasi preferirei la seconda ipotesi davvero!
La sensazione di essere più importanti e quindi più contenti, quando siamo "protagonisti", immagino sia legata al nostro modo di vedere "occidentale" e "classico", ma forse altri popoli, estranei a queste culture, non percepiscono questa importanza del mettersi in mostra.

Secondo me i morti dovrebbero riposare in pace, come e dove hanno preferito loro.
Da questo punto di vista fu esemplare il comportamento di Petrie e Quibell quando, scavate le tombe delle necropoli di Naqada e Ballas le ricolmavano di sabbia, dopo aver misurato, rilevato, disegnato l'interno e il suo contenuto.
Però non sempre si può fare così: non si poteva lasciare nella cachette di Deir el-Bahari tutte quelle mummie di re del Nuovo Regno, né si poteva lasciare Oetzi sul sentiero scongelato in cima alle montagne.

Tanto per non fare nomi... si poteva lasciare Tut chiuso nel suo sarcofago bellissimo, brillante come solo l'oro può essere, invece di mettere in mostra la mummia, corpo conservato per ben altri scopi che l'essere guardato con curiosità morbosa.
E dico curiosità morbosa perché questo si vuole cercare, attraverso questo si vuole incrementare l'afflusso di turisti alla tomba; se così non fosse, non ci sarebbe stata ragione di modificare un allestimento apprezzabile, come quello precedente, e di pubblicizzarlo a gran voce attraverso i media.
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MerytAton Sitenjterw -
15/05/2010 08:03
 
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Rispondo a Pizia che dopo aver saggiamente raccolto le opinioni ha trovato i denominatori comuni cercando di fare ordine nella discussione. Bene !
Dissento però sull'accezione che ha voluto rilevare riguardo la parola QUALCUNO da me usata in uno dei post precedenti. Assolutamente non era mia intenzione identificare con quella parola uno status sociale, nè un rango. Sono stata fraintesa, per me QUALCUNO stava ad indicare l'essenza vitale, cioè quanto abbandonò quel corpo al momento della morte. Nulla a che fare dunque con il verso celebre de " i sepolcri", piuttosto invece riconoscere ad un cadavere la dignità della identità come persona.
Mi ero dilungata abbastanza su questo concetto ma evidentemente non ho saputo essere chiara sufficientemente.
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15/05/2010 11:56
 
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Rispondo a Pizia: essendo una neofita posso sbagliarmi, ma mi pare di aver capito che gli egizi temessero l'oblio sopra ogni cosa...quindi,paradossalmente, uno di loro avrebbe preferito essere "una star" in un museo di provincia che giacere dimenticato in uno scaffale (fermo restando che le mummie che ancora giacciono sotto la sabbia è meglio che rimangano lì).
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