Voluto da don Filippo di Borbone nel 1760, originariamente si chiamava Ducale Museo d'Antichità e venne collocato in un modesto fabbricato adiacente a Palazzo Pilotta. Successivamente, nella prima metà del 1800, andò ad occupare l'ala sud-occidentale del Palazzo, dove ha sede tutt'ora.
Fondato per accogliere quanto restituito dagli scavi che interessarono il municipio romano di Veleia, detenne per lungo tempo il primato di unica istituzione legata a un'impresa archeologica.
Nel 1803 subì una spoliazione da parte dei francesi, che si appropriarono dei pezzi più prestigiosi per condurli a Parigi, ma grazie al Congresso di Vienna, Parma poté farne valere il possesso e ne ottennne la restituzione. La nuova sede, grazie all'impegno della duchessa Maria Luigia, si arricchì presto di altre collezioni, tra cui quella Egizia.
L'attuale allestimento risale al 1965, ma gli spazi espositivi sono tutt'ora in espansione.
La collezione Egizia occupa la prima sala del Museo. La sua costituzione ebbe luogo negli anni del fervore culturale generato dalla Campagna Napoleonica.
Questo clima coinvolse anche il responsabile delle Antichità del Museo Parmense, che vantava la possibilità di avvalersi di una consulenza illustre, quella di Ippolito Rossellini. In circa un ventennio al Museo fu, quindi, allestito l'insieme di reperti corrispondente, grosso modo, a quanto ospitato tuttora.
Tra i primi oggetti integrati nell'esposizione vi furono degli scarabei.
Tra i pezzi di maggior spicco bisogna innanzitutto sottolineare un reperto risalente al Nuovo Regno, precisamente al regno di Amenhotep III. Si tratta di un rilievo funerario appartenente ad Amenemone, dignitario di corte.
Tanti sono i titoli e gli incarichi con cui è descritto Amenemone. Di lui, la dott.ssa Conversi, responsabile della sezione Egizia, riferisce:
Amenemone, il Principe Prediletto.
Una figura importantissima al fianco del Faraone Amenofi III, un principe da lui molto amato e stimato, a cui aveva assegnato il governo dell’Alto e del Basso Egitto e della Nubia. Gli erano stati affidati incarichi militari, era un generalissimo, ma anche religiosi, controllava la gestione del tempio di Men-keper-ra (n.d.r.: il cartiglio di questo sovrano è infatti chiaramente leggibile sul rilievo, in alto a destra) ed aveva funzioni di responsabile dei lavori del tempio di Ra. Era stato tanto valoroso da essere insignito dal Faraone di quattro giri della collana del valore. La piuma che porta in mano è il simbolo della carica di porta ventaglio alla destra del Faraone, il suo consulente fidato. Lo conosciamo dal suo bel ritratto. E’ stato sepolto nella grande capitale dell’Egitto Menfi. Il rilievo decorava una stanza della sua tomba
Oltre a questo è concesso apprezzare:
una statuetta in bronzo di Imhotep, architetto di Djoser; due sarcofagi, uno dei quali corredato della relativa mummia appartenente allo scriba Osoroeris, vissuto in epoca Tolemaica, l'altro apaprtenente a Mesehiu, scriba di Maat dirante la XII Dinastia; alcune stele litiche e lignee; papiri, come quello appartenente ad Amenothes, XVIII Din., nel quale è contenuto il cartiglio di Menkaura (Micerino); diversi oggetti in bronzo e legno; alcuni canopi e una bara antropomorfa nota come "il sarcofago di Shepsesptah", un sacerdote di Sechem durante la XXVI Dinastia.
Il legno con cui la bara fu prodotta è indubbiamente pregiato (si ipotizza essere sicomoro), anche la fattura è di pregevole qualità. Il volto, dorato con foglia d'oro, presenta barba Osiriaca decorata a spina di pesce e parrucca decorata in oro e azzurro. Al collo si apprezza un ricco pettorale decorato con perline e fiori a cui fa da complemento una collana
Usekh. Sotto di essa vi è Nut accovacciata, con le ali spiegate e il capo sormontato da un disco solare. Sul coperchio si trovano undici colonne di iscrizioni geroglifiche nei colori più vari, che riportano una porzione del LXXII capitolo del
Libro per la Venuta al Giorno ("Libro dei morti"). Sul finire degli anni sessanta del precedente secolo, il sarcofago, che già pervenne a Parma in un perfetto stato di conservazione, fu sottoposto a restauro conservativo.
Da settembre del 2009, il Museo Archeologico Nazionale di Parma vanta, inoltre l'esposizione permanente di ben 429 scarabei sigillo della Collezione Magnarini, ritenuta una delle più importanti collezioni di scarabei attualmente esistenti.
Nata da un nucleo di 60 esemplari appartenenti alla famiglia, la collezione è stata arricchita dallo studioso Franco Magnarini, che li ha classificati in base al metodo Tufnell, ovvero in base ai motivi raffigurati sulla base piatta. Ben 80 esemplari sono di provenienza Reale.
I più antichi sono stati datati al Primo Periodo Intermedio, mentre quelli più recenti risalgono ad Epoca Tarda. In larga parte, data la ripetitività della forma e dei motivi che li decorano, risulta assai ostico poterli datare con certezza, tuttavia in alcuni casi ciò è stato possibile grazie alle particolari forme stilistiche.
Per un interessante approfondimento sul tema, invito a consultare la pagina di riferimento sul sito ufficiale:
www.archeobo.arti.beniculturali.it/Parma/scarabei_sigillo.htm
Qui troverete una sezione interattiva dedicata all'Esposizione Egizia e agli Scarabei-sigillo:
78.5.74.82:10818/museoarcheologico/
Allego, inoltre, un interessante scritto della dott.ssa Conversi, dedicato all'allestimento della sezione Egizia:
Clicca qui!
Tutte le informazioni riportate sono state tratte dal sito
www.archeobo.arti.beniculturali.it
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI PARMA
Piazza della Pilotta 5 - tel. 0521386112
Aperto dal Martedì alla Domenica dalle 8,30 alle 19,30 /Chiuso il Lunedì.
Biglietto Ingresso:
Euro 2 (ridotto euro 1)
Gratuito per visitatori al di sotto 18 anni e al di sopra 65 anni
Gratuito per scolaresche ed insegnanti accompagnatori.
Il Museo si raggiunge facilmente dalla stazione ferroviaria con gli autobus delle linee urbane nn. 6, 7, 8, 9, 10, 11, 14, 19 e 20 scendendo alla fermata "Lungo Parma - Pilotta" oppure con i bus delle linee extraurbane scendendo alla fermata "Toschi"