Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.

Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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L'Egitto visto dall'Italia è più Cleopatra che Maometto

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2010 17:30
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Colei/Colui che siede alla
destra della Sacerdotessa
Scriba Reale

- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
13/01/2010 11:16
 
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Per molti italiani è una scoperta clamorosa: diamine, l’Egitto fa parte del mondo arabo? Ma da quando? Hanno cambiato la storia e la geografia?
Nella nostra percezione sentimentale ed emotiva, l’Egitto è un Paese parente. Fatichiamo a sopportare il complesso di superiorità e l’ipocrisia dei francesi. Fatichiamo a subire la rigidità tedesca. Fatichiamo ad accettare la cinica spocchia degli inglesi. Tutti luoghi comuni, inutile rilevarlo, ma anche questo patrimonio di credenze popolari fa parte delle nostre relazioni internazionali.
L’Egitto no. Gli egiziani no. Loro li abbiamo sempre considerati vicini e affini. Di più: li abbiamo sempre stimati e ammirati, spesso persino con una certa riverenza, per via di quell’antica civiltà così florida, così fastosa, così misteriosa. Cominciamo a studiarli già nelle prime classi delle elementari: il Nilo che si allarga e si stringe come un elastico, lasciando a terra il miracoloso limo, quindi le piramidi, le mummie, la sfinge, i tesori nascosti e tutto quanto il resto. Novantanove italiani su cento non sanno che Maometto è un profeta nato nel 570 a Mecca e morto nel 632 a Medina, ma tutti hanno almeno orecchiato da qualche parte l’affascinante storia di Tutankamen, faraone dei faraoni.
Ce li siamo sempre figurati così, gli egiziani: nipoti privilegiati di quei mitici egizi, bravi nell’architettura, nell’agricoltura, nelle arti, nei mestieri e persino nelle osservazioni degli astri. Con la tendenza che abbiamo noi trogloditi a considerare più o meno tutti venditori di tappeti e di cammelli quelli che abitano sotto la latitudine di Ragusa, mai e poi penseremmo cose così basse e volgari degli egiziani. Per molti di noi, loro non sono neppure africani. Figuriamoci arabi. Ci sarà un perché. Forse la consapevolezza inconscia, sedimentata nei secoli, che anch’essi - come noi e i greci - sono i fortunatissimi eredi di civiltà mai più ripetute. Forse.
E comunque una qualche forma di amichevole affinità l’abbiamo sempre avvertita. Come un’empatia, diremmo oggi con vocabolo trendy. Una volta, un paio di nostri trisnonni romani, prima Cesare e poi Antonio, caddero come bietoloni ai piedi dell’irresistibile Cleopatra, bellezza locale con molti quarti di nobiltà, tanto da farne nascere torride storie di sesso e una gloriosa sinergia pre-imperiale.
Da allora, il grande ponte culturale non si è mai spezzato. Con alterne fortune, con alti e bassi, con chiari e scuri: mai però l’indifferenza. Neppure volendo potremmo rompere il cordone che ci lega all’amato Egitto. Praticamente ogni nostra città ha un obelisco che ci ricorda l’eden al di là del Mediterraneo: le piazze più importanti espongono al centro questi bellissimi monumenti, che nelle varie epoche i nostri viaggiatori si sono portati via come simpatici souvenir dei luoghi attraversati. A Torino conserviamo gelosamente uno dei più bei musei egizi del mondo, forse il più bello del mondo: ci mandiamo le scolaresche e ci mandiamo le coppie in viaggio di nozze, sempre con la stessa deferenza, senza che nessuno ancora oggi osi mettere in discussione la grandezza di quella terra e di quella popolazione.
L’Egitto l’abbiamo dentro di noi. Fa parte di noi. Ci basta rivedere per la quarantesima volta Totò e Cleopatra per sentirlo vicino. Negli ultimi vent’anni, non ne parliamo proprio: ne abbiamo fatto una seconda casa. Nel vero senso della parola. Lungo la costa sul mar Rosso, con epicentro Sharm El Sheik, è più facile sentire il dialetto bergamasco che la lingua del posto. Una volta gli italiani svernavano sulla Riviera ligure, adesso che lì hanno devastato fino all’ultimo centimetro utile si sono spostati in massa alla latitudine desertica del Sinai. Vacanze a basso costo tutto compreso, mare splendido, villaggi con animazione, una puntata alle piramidi per mettersi la coscienza in pace e un’altra al mercato del Cairo, «Dio mio quant’è grande il Cairo», poi in albergo per l’imperdibile polenta e osei che i cuochi del posto fanno meglio di qualunque cuoco orobico.
E allora sia detto a scanso di pericolosi equivoci internazionali: con questo legame così stretto, un tempo fondato sull’egemonia imperiale, oggi sulle palanche e sui bilocali in multiproprietà, è materialmente impossibile finire a maleparole con gli egiziani. Non esiste proprio. Possiamo persino dichiarare guerra agli americani, prima o poi. Mai litigheremo con la civiltà cugina. E non sarà certo un ministro qualunque a rovinare un così bel rapporto di parentela. Ma quale ministro d’Egitto.



www.ilgiornale.it/interni/legitto_visto_dallitalia_e_piu_cleopatra_che_maometto/13-01-2010/articolo-id=413298-page=0-co...



[Modificato da -Kiya- 14/01/2010 14:29]
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13/01/2010 11:29
 
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Possibile che gli italiani siano così disinformati?
Io, personalmente,ho sempre ritenutol'Egitto moderno come un paese "arabo" (quantunque studi genetici abbiano evidenziato che l'attuale popolazione è un mix di etnie...cosa, peraltro, visibile anche ad occhio nudo).Piuttosto, lo percepisco geograficamente molto più vicino:mi sembra che sia appena dietro l'angolo, proprio perchè frotte di turisti vanno ogni anno a riscaldarsi a Sharm...invece, da Verona, sono quattro ore d'aereo.
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
13/01/2010 15:27
 
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Che l'Egitto sia percepito più in funzione della sua Storia, piuttosto che della sua attualità è probabilmente vero. Tuttavia riconosco una certa esagerazione nelle parole di questo articolo, in proposito. E, soprattutto, sorvolerei su una possibile indagine scolastica riferita alle conoscenze sulla storia Egizia, non fosse altro che per il timore di appurare quante idiozie sono prese per oro colato....
[Modificato da -Kiya- 13/01/2010 15:28]
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13/01/2010 16:17
 
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Non posso che essere d'accordo. Un conto poi è andare per ammirare i reperti storici e studiare la storia dei Faraoni, o vivere periodi tranquilli su spiaggie da sogno! Altro argomento può riguardare i costumi e la religione dei popoli arabi, che il turista percepisce poco, in quanto super controllato dalla polizia locale. All'aeroporto di Luxor rischiai l'arresto per non essere stato rapido a tirare fuori il passaporto. Certo che l'articolo ha poco a che fare con l'archeologia e non riesco a comprenderne il significato. Sicuro è che i popoli arabi sono diversi da noi e faremmo bene ad approfondire la loro cultura e la loro religione. Comunque il giornalista, per evitare malintesi, avrebbe fatto bene a ricordare che nel mondo ci sono persone per bene e per male, equilibrate e invasate (pochissime). In Turchia, a Kusadase, dopo una settimana che ero andato via, ci fu un attentato da parte di uno o più matti e saltò per aria un pulmino (magari lo stesso che avevo preso io) e ci furono diversi morti, ma non dobbiamo mai pensare che la Turchia sia brutta e da evitare perché ci sono gli integralisti islamici. Ad aprile andrò in Cina, speriamo che non succeda niente fino a due settimane dopo che sarò tornato!
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13/01/2010 16:38
 
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Non condivido il tono usato dall'articolista. Non mi piace l'affermazione secondo la quale la maggior parte di noi non concepisce gli egiziani "neppure come africani, figurarsi arabi", come se appartenere a quell'area geografica e culturale fosse un marchio d'infamia.
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13/01/2010 16:48
 
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Infatti...
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MerytAton Sitenjterw -
13/01/2010 23:11
 
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l'articolo è provocatorio è evidente che sia provocatorio. Si affermano verità inconfutabili sebbene inconfessabili, tutti conosciamo l'eredità della "Grandeur" di Francia, non ignoriamo chi definiva la "perfida Albione" e sorridiamo (ora) della comica intransigente serietà tedesca........manca all'appello la flebile memoria del passato fulgido che hanno i greci attuali e la stranezza della religiosità degli Spagnoli.
Non si fà cenno alle diversità etniche serbe-croate-macedoni-albanesi ......eppure......siamo tutti "mediterranei" senza neanche l'eccezione di Libia Marocco e Tunisia ! Non vi pare che ci siano chiari riferimenti ad un ingiustificato idiosincrasismo col mondo arabo ? Il mare nostrum non ha visto solo figli di Roma e la storia va come gli uomini vogliono che vada.
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Scriba Guardiano
Scriba

Akhu-en-inpu
Haw-erhefetkher-netjeru
Gemet-ef-reh-neb
13/01/2010 23:45
 
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Non ho letto l'articolo, non mi apre la pagina, non so perchè. Comunque, per quanto mi riguarda, posso essere d'accordo con quello che credo ne sia il punto. Io stesso, quando sono stato in Egitto, ho poca, pochissima, limitatissima, memoria di quello che riguarda il mondo "arabo" e tantissima memoria di quello che è il mondo "egizio". E nella mia testa è vero: l'Egitto è qualcosa d'altro... E' un errore, ovviamente. Certo mi ricordo, mentre sedevo sul ponte della crociera, il canto dei muezin levarsi dalle rive di hapy... però... io mi immaginavo in un altro Egitto..
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14/01/2010 13:33
 
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Ho scolpito una mano in un ciocco di legno di Cedro del Libano. La mano ha sei dita, ma quasi nessuno se ne accorge subito. Mi è rimasta impressa una bambina di circa 8 anni, capace di "percepire" immediatamente l'anomalia. Gli altri osservano la scultura con superficialità altri ancora, pur prestando attenzione al lavoro, si "aspettano" di vedere una mano, come la loro. Molte delle persone che visitano l'Egitto, o la Tunisia, o qualsiasi altro paese "arabo", guardano ed ammirano ciò che si aspettano di ammirare. Se ci limitiamo a questo fatto, il giornalista ha ragione, ma in fondo è la cosiddetta acqua calda. Lo scopo dell'articolo forse era un altro, ma facciamo così: lasciamo fuori dalle nostre discussioni. Un conto è l'Egitto, un conto sono le Religioni, un conto è l'immigrazione clandestina....Ma niente Sante Crociate! Io sto con Egittophilia, che mi sta dando molte occasioni per approfondire una mia grande passione: l'Egitto dei Faraoni.
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14/01/2010 14:35
 
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Re:
Merytaton62, 13/01/2010 16.38:

Non condivido il tono usato dall'articolista. Non mi piace l'affermazione secondo la quale la maggior parte di noi non concepisce gli egiziani "neppure come africani, figurarsi arabi", come se appartenere a quell'area geografica e culturale fosse un marchio d'infamia.



per chiarezza e per permettere a tutti di leggere l'articolo per intero, ho modificato il post iniziale, riportandone il contenuto integralmente. Leggetelo tutto e forse cambierete idea a riguardo delle intenzioni del giornalista.
Sono l'unica che interpreta una volontà, a mio giudizio necessariamente troppo velata, di fare polemica politica? Non sono informata sulle ultime vicende di politica estera della nostra Nazione, ma da quanto desumo da questo articolo, specie in chiusura, si direbbe che qualche ministro abbia avuto da ridire sul Paese dei faraoni. O viceversa. Mi sbaglio?
Non potrebbe riferirsi alle vicende che nei giorni scorsi hanno interessato Rosarno?
[Modificato da -Kiya- 14/01/2010 14:37]
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