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La "Rivoluzione Amarniana": origini e consolidamento.

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2012 08:13
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Facendo tesoro delle informazioni accumulate in questi anni, e applicando i dovuti filtri, sono giunta alla conclusione che non sia corretto confinare la cosiddetta "Rivoluzione Amarniana" al solo tempo di Akhenaton.
L'esito raggiunto in quel periodo è il prodotto di una catena di eventi che si originarono molto prima, e che diedero i primi segni già con Thutmosi IV, se non addirittura durante il Regno del padre di questi, purtroppo malamente documentato.

Per comprendere realmente cosa accadde, nella sua interezza, è necessario volgere lo sguardo ancora più indietro, all'epoca del Secondo Periodo Intermedio, a quando i Principi Tebani, a seguito e col merito della cacciata degli Hyksos, fecero di Waset la città più importante dell'Egitto. Essi elevarono la divinità locale, Amon, a Re di tutti gli dèi rafforzandone la funzione di protettore della Regalità, operando in accordo con il collegio sacerdotale di Eliopoli una fusione tra questi e Ra, da cui ebbe origine Amon-Ra.
Era, questa, l'alba del Nuovo Regno e della XVIII Dinastia. L'Egitto giunse con essa alla sua massima espansione, autorizzando gli studiosi a definirlo un Impero.

Protagonista principale di tale espansione fu, senza dubbio, Thutmosi III che certamente diede notevole impulso alle tendenze imperialistiche del suo Paese. Ma allo stesso modo è da ritenersi colui che in larga parte alimentò quella situazione che ben presto si sarebbe rivelata essere un punto debole, con cui l'Egitto fu subitaneamente costretto a scontrarsi.
In termini di politica interna Thutmosi operò la scelta di alimentare a dismisura il potere del Clero di Amon, che risiedeva a Karnak, al quale il Re concesse non solo buona parte del bottino conquistato in numerose guerre, ma anche il pieno controllo su tre delle province asiatiche.
Le ragioni di una tale presa di posizione non sono del tutto chiare, ma una giustificazione va forse ricercata nelle circostanze che lo interessarono in prima persona.
Figlio di Thutmosi II, al quale succedette, e di una sposa secondaria dello stesso, eglì dovette per più di vent'anni dividere il trono con Hatshepsut che in qualità di "matrigna" fu nominata sua Reggente.
La Regina non seppe, però, accontentarsi di una posizione secondaria, ragion per cui, dichiarandosi Figlia del Dio Amon e con l'aiuto del suo Clero, ribadì il suo diritto al trono in quanto nominata discendente diretta dal suo padre terreno (Thutmosi I). Divenne così, a tutti gli effetti, coreggente di Thutmosi III con cui condivise la totalità del potere.
Alla scomparsa di Hatshepsut, sopraggiunta nel corso del 22° anno di Regno comune, Thutmosi III forse non ebbe altra scelta che continuare a ingraziarsi quel Clero di Amon il cui aiuto si era rivelato cruciale per la sua Coreggente.
Lo stra-potere conquistato dal Clero portò ben presto alla nascita di contrasti tra la figura del Re, "relegato" alla funzione di Re-Generale, e quella del Primo Profeta di Amon, che per contro assunse velocemente il controllo dello Stato.
Non credo fu necessario effettivamente attendere a lungo per comprendere la gravità degli errori commessi da Thutmosi III, che concedendo ampi favori al Clero di Amon minò dall'interno il potere della Sovranità.

Il successore di Thutmosi III, suo figlio Amenhotep II, continuò con la politica espansionistica del padre. Un impegno che con ogni probabilità lo indusse a protratte assenze. Assenze che, di fatto, contribuirono ulteriormente al consolidamento del controllo sulla città da parte del Clero di Amon.
Quindi fu la volta di Thutmosi IV, che per legittimare il suo diritto al trono, essendo nato da una sposa secondaria e non dalla Grande Sposa Reale, ricorse all'espediente del sogno profetico, opportunamente registrato sull'omonima Stele posta tra le zampe della Sfinge di Giza.
Il Regno di Thutmosi IV fu, a mio avviso, cruciale per lo sviluppo delle vicende che qui ci interessano.
In questa fase possiamo ritenerenere che si svilupparono molte delle idee che poi, con il tramite dei suoi diretti successori, scaturirono nella cosiddetta "rivoluzione Amarniana".
Già di per sè, la Stele del Sogno, che tutt'oggi risiede nella sua posizione originaria, rappresenta un segno tangibile della volontà di limitare il potere di Amon.
Il dio che comparve in sogno al Sovrano sorprendentemente non fu Amon, bensì Harmakis-Khepri-Ra-Atum, ovvero il Sole in ogni suo aspetto. E la Stele sorge in un luogo ben preciso, la Piana di Giza, notoriamente legata a Ra.
Dal testo contenuto sulla Stele si evince che il dio si rivolse a Thutmosi IV chiamandolo "figlio" e gli promise che se avesse liberato dalla sabbia la sua rappresentazione, Egli gli avrebbe concesso la Sua regalità sulla terra dei viventi.
Un gesto, quello appena descritto, che potrebbe celare un forte desiderio di rottura con la realtà vigente e nelle cui parole le similitudini con quanto successivamente adottato da Akhenaton sono assai rimarcate.

Chiaramente più il tempo passava, più la percezione dell'immenso potere Sacerdotale si faceva sentire, fino a giungere a comprendere che era necessario un intervento radicale per poterlo ridimensionare. Ciò risultò, infine, impellente durante il regno di Amenhotep III con il quale si assistette alla precisa volontà di restituire al Re le prerogative divine che gli spettavano.
Il Sovrano promosse la sua divinizzazione in vita e quella della sua Regina.
Il tentativo evidente di trasferire sulla famiglia Reale le prerogative divine, lo si riscontra, ad esempio, nel fatto che Amenhotep III venne rappresentato mentre officiava a sé stesso, di fronte a un'immagine che lo ritrae in qualità di dio solare, nel suo Tempio dei Milioni di anni.
Nello stesso periodo si assistette a un cambiamento di direzione nella Politica Estera. Il Sovrano non incarnò più la figura del "Re-Generale" e scelse di consolidare i rapporti coi Regni limitrofi tramite matrimoni diplomatici, che li avrebbero legati indissolubilmente all'Egitto.
Sotto l'egida di Amenhotep III il Disco Solare Aton cominciò a imporre la sua presenza. E fu sempre questo Sovrano a rompere con la tradizione e a far costruire la propria residenza Reale sulla riva occidentale di Tebe.
Più che di Residenza Reale sarebbe più appropriato parlare di "città nella città", tenuto conto di estensione (630 x 450 m.) e struttura (numerosi grandi e piccoli edifici).
All'area che ospitava i suoi palazzi diede il nome La Casa del Disco Splendente, traendo spunto da uno dei suoi epiteti favoriti, precisamente itn thn, il Disco Splendente.
L'intera struttura era dotata di canali e bacini che accedevano al Nilo e che permettevano alla barca Reale di poter raggiungere con facilità la Residenza. Anche il nome della barca merita la dovuta attenzione, poichè si chiamava Splendore di Aton.
I resti conservati ed esposti nelle Collezioni in alcuni dei più importanti Musei del mondo mostrano l'eleganza e la bellezza che caratterizzava Malqata, e sono, inoltre, in grado di testimoniare che già allora gli artisti del Re operavano sotto l'impulso di uno stile del tutto nuovo, ricercato e desideroso di proclamare le meraviglie della natura. Sui frammenti di pitture provenienti dalla Reggia è possibile osservare come i colori venivano stesi direttamente, con l'ausilio di pennelli e senza alcun disegno preparatorio. Le affinità riscontrate tra i pavimenti di Malqata e quelli che successivamente avrebbero adornato i palazzi di Akhetaton, inoltre, sono notevoli.
Accanto alla Residenza Reale, non compariva più il grande Tempio dedicato alla Divinità principale, bensì quello dedicato al Re e nei pressi di questo fu scavato il bacino artificiale per Teie, dedicato ad Aton.

Tutto quanto durante il Regno di Amenhotep può sembrare, a torto o ragione, appena "accennato", venne attuato definitivamente dal figlio di quest'ultimo, Amenhotep IV/Akhenaton, con l'elevazione di Aton al di sopra di tutti gli Dei e il trasferimento della Capitale in un luogo posto a metà strada tra Tebe ed Eliopoli.
Per rimarcare ulteriormente il suo volere, Akhenaton abolì definitivamente il corpo sacerdotale, elevando sè stesso e la sua sposa quali unici tramiti tra il Dio e il popolo.
Anche la scelta del suo nuovo nome fu ben congegnata. Lo dimostra la presenza del termine Akh ad intendere lo spirito, l'essenza, rapportata al nome di Aton. Con esso il Re volle esprimere in modo marcato la sua diretta discendenza divina, se vogliamo tradurlo in termini anacronistici, l'effettivo "battesimo" quale figlio del Dio.
Qualche mese fa avevo proposto qui sul Forum una discussione sul significato del nome Akhenaton, nella quale ho riportato il mio pensiero in proposito:

"Mi piace pensare che nel cambiare il suo nome, Akhenaton abbia inteso definire sé stesso quale "Emanazione di Aton". Ciò basato sul fatto che non tanto il Sole, quanto la Luce che da esso si propaga è da intendersi Aton. Propagazione, irradiazione, emanazione quale concetto di pienezza di essenza divina, che dal dio passa al figlio, per raggiungere il popolo ed ogni altra creatura a cui la stessa divinità ha dato, e dà ogni giorno perpetuamente, vita.
Emanazione perchè il dio di Akhenaton non parla, ma è il Re a parlare per lui e a mostrare, attraverso le immagini più che con le parole, ciò che il suo dio ha creato e rigenera ogni giorno."

Tutto ciò richiedeva un apparato all'altezza della sua funzione, che garantisse diffusione e coivolgimento. Era necessario che tutti abbracciassero il nuovo Credo, affinchè Tebe, ma soprattutto il suo Clero e con esso il suo Dio, ne risultasse ulteriormente indebolita. E quali migliori strumenti di espressione si potevano utilizzare se non quelli con cui il Sovrano poteva promuovere concretamente il suo ideale Religioso?
La statuaria, le rappresentazioni, i monumenti in genere e i rilievi vennero plasmati a misura del messaggio che il Re intendeva promulgare. I principi della divinità e della fertilità diventano un tutt'uno con le immagini del Re e della sua Sposa.
Un ulteriore impulso in tal senso fu dato dall'evoluzione della Scrittura. Sotto Akhenaton lo stile in auge fu definitivamente abbandonato a vantaggio del Neoegizio. La lingua parlata, alla portata di tutti, divenne la lingua dei testi ufficiali.
Nulla avrebbe potuto avere presa maggiore e più diretta sul popolo Egizio.
La prova del suo successo (allo stato attuale, e a causa della Damnatio Memoriae, non ci è possibile stabilire quale fu la sua intensità, né la sua effettiva estensione), la si riscontra nei reperti rinvenuti ad Akhetaton, specie nelle stele votive conservate nelle abitazioni private, che raffigurano la famiglia Reale coronata dai raggi dell'Aton.

Da tutto ciò non è possibile trarne un'immagine di questo Re debole e sognatrice.
Checchè se ne dica, Amenhotep IV/Akhenaton fu un grande sovrano, capace di attuare quanto auspicato (e in parte preparato) dai suoi predecessori, di ridimensionare il Clero di Amon e di restituire alla figura del Monarca il potere che gli spettava di diritto, fin dall'alba dei tempi. Potere che il trono mantenne saldamente, per lungo tempo, anche in seguito alla sua morte.
Il Primo Profeta di Amon, per tornare a governare sull'Egitto, dovette attendere gli eventi che caratterizzarono il Terzo Periodo Intermedio.



In conclusione vorrei ringraziare il Prof. Massimo Izzo per due ragioni fondamentali: per i suoi preziosi consigli e per l'avermi spronata alla pubblicazione di questo scritto, che gli ho sottoposto in sunto. Grazie, Massimo.

Riportare l'intera Bibliografia a cui ho attinto per la sua stesura, mi torna difficile, poichè come ho affermato in apertura, tutto questo è frutto di anni di letture e riflessioni. Per avere un'idea di un buon numero di scritti che in questi anni hanno contribuito alla formazione della mia ideologia, invito a prendere visione dell'elenco dei testi "Amarniani" in mio possesso, a questo link:




Un'importanza fondamentale va, tuttavia, riconosciuta a un testo che, per mia dimenticanza, non compare nell'elenco proposto qui sopra, pietra miliare per la conoscenza di questo periodo e che vado a citare, in nome dei dovuti riconoscimenti.
Si tratta di "Antico Egitto" di Barry Kemp, di cui posseggo l'edizione del 2000 edita in Italia da Electa.
[Modificato da -Kiya- 03/06/2011 23:04]
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05/10/2009 13:40
 
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Come ho specificato, questa è l'idea che personalmente ho tratto, sulla base delle mie esperienze di lettura. Un'ipotesi che mi pare calzare e per la quale ho sommariamente riportato gli elementi che inducono a ritenerla una delle "possibili verità".
Ciò non toglie che avrei piacere di leggere a seguire i vostri pareri, nonché eventuali confutazioni, in modo da poter procedere in un dibattito costruttivo sia per me che per chiunque altro fosse interessato all'argomento trattato.
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05/10/2009 18:32
 
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Ottimo sunto efficace e comprensivo Kiya.
Vorrei aggiungere le parole dello stesso Kemp riguardo le bizzarre rappresentazioni della famiglia reale e la storia delle malattie:

" Molti hanno visto nelle distorsioni del corpo del re un tentativo fedele di ritrarre le conseguenze di una seria malattia di cui egli soffriva. Un'alternativa più plausibile, tuttavia, è che si cercasse di rappresentare arditamente la regalità come una forza dalle caratteristiche che la ponevano oltre il piano normale dell'esperienza umana.....
... Le immagini di Akhenaten erano sperimentali e surreali, realizzate sfidando un sottofondo culturale particolarmente inadatto (ndr: il perchè lo spiega prima).
Ed è particolarmente importante il fatto che, nello stabilire le proprie intenzioni, il tentavio di ritrarre il mistero di una forza superiore per mezzo di un'arte surreale, piuttosto che per mezzo di giochi di parole, fosse limitato dal sovrano a se stesso e alla propria famiglia. La forza divina che oltrepassa la comprensione era rivelata all'umanità dal rappresentante dell'Aten sulla terra : il re."


Interessante anche l'interpretazione di Kemp delle famose scene "affettuose":

" L'affettuosa vita familiare del re non sembra sia stata intesa come un esempio, ovvero un incoraggiamento, per maggiori contatti tra la famiglia reale ed il resto della società. Era usata, si può pensare malignamente, per presentarli come un gruppo di persone a parte che si amavano fra loro, tanto perfette da meritare venerazione."

da B.J. Kemp, "Antico Egitto", 2000, Electa, pag. 271

Come dico anche durante le mie lezioni, è interessante notare che nelle rappresentazioni nei periodi più maturi dell'arte amarniana si vada sempre più verso la stilizzazione estrema degli occhi che diventano sempre più a mandorla allungata. Questo tema stilistico si trova non solo in un tempo remoto come le maschere funerarie predinastiche di Hierakonpolis trovate non molti anni fà e che trasmettono la stessa impressione di "oltremondanità" ma anche in altre epoche e luoghi fino ai giorni nostri dove la moderna fantasia riproduce quasi sistematicamente alieni ed extraterrestri con questo preciso carattere degli occhi a serpente.
Questa semplice osservazione dovrebbe portarci a valutare la possibilità che certi tratti artistici possano ispirarsi direttamente a degli archetipi umani inconsci che non smettono di essere validi nel tempo e nello spazio. C'è pur sempre un cervello di rettile alla base più profonda del cervello umano, non bisogna dimenticarsene.

[Modificato da MassimoIzzo 05/10/2009 18:43]
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05/10/2009 22:50
 
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Personalmente ritengo che, almeno in origine, gli artigiani dell'epoca amarniano abbiano tratto spunto da qualche effettiva particolarità fisica della famiglia regnante...poi però sia subentrata una certa "stilizzazione" (es :le dita che sembrano avere una falange in più, particolare evidente in alcuni bassorilievi esposti alla mostra di Torino "Akhenaton il faraone del Sole).Interessante il fatto che i bambini venissero raffigurati come adulti in miniatura (esattamente come nelle epoche precedenti).
Forse il monoteismo di Akhenaton non ha avuto molta presa presso le classi popolari perchè è mancata (per quello che è dato di sapere) una "rivoluzione etica" vera e propria.
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05/10/2009 23:46
 
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Di fronte a tale possibilità che probabilmente non ci è dato escludere (non possediamo conferme, ma nemmeno negazioni), ma che personalmente non condivido, alla mia mente si affaccia sempre il medesimo interrogativo (trito e ritrito, forse):

supponendo una catastrofe (con tutti gli scongiuri del caso), un evento distruttivo che preserverebbe poco più di niente, cosa potrebbero pensare i pronipoti degli eventuali superstiti trovandosi al cospetto di un miracolato "Les Demoiselles d'Avignon" di Picasso?

Tornando all'arte Amarniana, Meryt vorresti approfondire a proposito delle rappresentazioni dei bambini? Cosa intendi affermando che venissero rappresentati alla stregua di adulti, con diverse proporzioni e quando risalirebbe tale tecnica?
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05/10/2009 23:46
 
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Re:
MassimoIzzo, 05/10/2009 18.32:

.............................

Come dico anche durante le mie lezioni, è interessante notare che nelle rappresentazioni nei periodi più maturi dell'arte amarniana si vada sempre più verso la stilizzazione estrema degli occhi che diventano sempre più a mandorla allungata. Questo tema stilistico si trova non solo in un tempo remoto come le maschere funerarie predinastiche di Hierakonpolis trovate non molti anni fà e che trasmettono la stessa impressione di "oltremondanità" ma anche in altre epoche e luoghi fino ai giorni nostri dove la moderna fantasia riproduce quasi sistematicamente alieni ed extraterrestri con questo preciso carattere degli occhi a serpente.
Questa semplice osservazione dovrebbe portarci a valutare la possibilità che certi tratti artistici possano ispirarsi direttamente a degli archetipi umani inconsci che non smettono di essere validi nel tempo e nello spazio. C'è pur sempre un cervello di rettile alla base più profonda del cervello umano, non bisogna dimenticarsene.




Mi colpisce nolto questa osservazione. Ringrazio per averla espressa ed avermi dato la possibilità di riflettere sulle rappresentazioni degli archetipi inconsci che spesso mi è capitato di incontrare senza peraltro riconoscerne la presenza.


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05/10/2009 23:56
 
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Re:
MassimoIzzo, 05/10/2009 18.32:

Ottimo sunto efficace e comprensivo Kiya.




Grazie di nuovo, Massimo e grazie per i brani riportati dal Kemp, nonchè per l'interessante tuo contributo personale, il quale pone un certo numero di riflessioni.... Jung scrisse interi trattati sull'argomento.
An tema di "ritorno al passato", non solo in termini di archetipi, del resto, dobbiamo riconoscere una prerogativa di ogni tempo e non possiamo certo ignorare quanto ciò fosse usuale nell'antico Egitto, specie nelle rappresentazioni.
Il Nuovo Regno, in particolare, riprende molte caratteristiche dell'espressione artistica più antica. Le sfingi che uniscono elementi zoomorfi a quelli umani, sia con il capo sormontato dal Nemes che con criniera leonina, sono un esempio diffuso di un ritorno all'Antico Regno con le prime e al Medio Regno con le seconde.



[Modificato da -Kiya- 06/10/2009 08:34]
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06/10/2009 08:43
 
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Re:
Merytaton62, 05/10/2009 22.50:

Personalmente ritengo che, almeno in origine, gli artigiani dell'epoca amarniano abbiano tratto spunto da qualche effettiva particolarità fisica della famiglia regnante...poi però sia subentrata una certa "stilizzazione" (es :le dita che sembrano avere una falange in più, particolare evidente in alcuni bassorilievi esposti alla mostra di Torino "Akhenaton il faraone del Sole).Interessante il fatto che i bambini venissero raffigurati come adulti in miniatura (esattamente come nelle epoche precedenti).
Forse il monoteismo di Akhenaton non ha avuto molta presa presso le classi popolari perchè è mancata (per quello che è dato di sapere) una "rivoluzione etica" vera e propria.




Forse definire gli artisti amarniani come "artigiani" è riduttivo e può ingenerare equivoci, infatti a mio parere non è corretto pensare che tutti i "manufatti" siano opere d'arte mentre, probabilmente, i reperti cui ci stiamo riferendo lo sono.

Non mi è chiaro il concetto il "rivoluzione etica", Meryt potresti definire cosa intendi ? Il monoteismo di Akhenaton è per te un dato certo ? Perdona l'OT, se ritieni giusto puoi aprire una discussione sul problema religioso nella sezione dedicata ?
Grazie



[Modificato da roberta.maat 06/10/2009 08:44]
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07/10/2009 00:02
 
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Esistono alcune raffiguarzioni (peraltro bellissime, almeno secondo il mio gusto) in cui il re e la regina sono ritratti assieme alle loro figlie;anche un occhio non esperto, però, vede che le piccole hanno le medesime proporzioni degli adulti...sono cioè rafigurate come donnine in miniatura. Scusate, proprio non riesco a trovare altre parole per esprimere il concetto...ma cliccando su "Google immagini" si può facilmente visualizzare un reperto conservato a Berlino in cui la cosa appare evidente. Lo ripeto, a mio avviso non è un limite dell'opera, è una semplice constatazione.
In Egitto la nostra guida ci aveva fatto notare che, in tutte le epoche dell'arte egizia, i bambini venivano quasi sempre raffigurati nudi e con le medesime proporzioni degli adulti.

In base alle mie letture (piuttosto disordinate, lo ammetto) mi pare di avere dedotto che sappiamo poco riguardo ai contenuti etici della nuova religione:taluni pensano che uomini e donne fossero considerati uguali, e che volesse trasmettere un generico messaggio di "pace e fratellanza",ma non ne sappiamo molto. Probabilmente è mancato il tempo materiale per strutturarla meglio,o forse la documentazione è frammentaria e gli archeologi hanno ancora molto lavoro da compiere.
.
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Condivido ogni parola di Kemp e di Massimo, e a dire la verità sono un po' stufa di sentir parlare delle deformazioni del corpo di Akhenaton e di tutta la sua famiglia, in fondo ognuno ha il suo parere ed anche io il mio, quindi sorvolo ed arrivo agli elementi della stilizzazione: la forma dell'occhio, sempre più schematizzata sembra quasi voler raggiungere l'impersonalità del geroglifico, che poi è quasi uguale a quello della bocca ma contiene l'iride.

Come la calligrafia, seguendo la necessità di scrivere più velocemente, crea caratteri e stili nuovi, pratici e veloci, così sembrano fare le arti figurative.
Inoltre il sovrano non era il modello per ogni sua rappresentazione, ma probabilmente i suoi tempi di posa a favore dell'opera artistica erano piuttosto limitati, così ogni volta si copiava da lavori già fatti e solo qualche bottega poteva vantare modelli direttamente copiati dal vero, mentre la maggior parte doveva rifarsi a copie, di copie, di copie...

E avete mai visto cosa succede a far copiare, anche a persone che disegnano benissimo, un ritratto copiato e non dal vero?
Secondo alcuni professori di disegno, in teoria, quando un ritratto si allontana dal suo oggetto tende ad assomigliare all'autore, così le copie da copie tendono ad assomigliare all'autore, a causa di meccanismi psicologici difficili da spiegare.
Nemmeno la fotocopiatrice è in grado di produrre copie di copie aderenti all'originale, ma piano piano pure la macchina tende a perdere le informazioni.
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