Mi sono piaciute tantissimo le polpette di fave, sono fritte, e non oso pensare in che razza di olio possano essere state fritte, ma per poco tempo si può sopportare.
Non ho mai capito perché, con il clima ideale egiziano, non ci siano coltivazioni estensive di olivo, è una pianta molto preziosa per l'olio che dà, un alimento contenete principi nutritivi di prima qualità, molto utile anche in cosmesi e altri usi.
Ma in fondo anche in Italia è difficile ottenere, fuori casa, una buona frittura sana di olio extra vergine di oliva o di altro olio vegetale non idrogenato adatto a questo tipo di cottura.
Per tornare alle polpette di fave, il cui nome preciso non ricordo, ma era qualcosa tipo "tahamya falafel", sono un piatto vegetariano a base di legumi, non saprei dire con precisione se le fave utilizzate siano proprio le stesse varietà usate da noi, o se si tratti di altro tipo o di miscela con fagioli e altre leguminose.
I legumi, e in particolare le fave, stanno alla base dell'alimentazione degli egiziani, i quali consumano poca carne, una buona abitudine alimentare.
Mi hanno spiegato come vengono cucinate: le fave vengono tenute in ammollo per 10 o 15 ore, poi cotte fino a risultare morbide, scolate e ridotte ad una purea lavorabile; si aggiugono cipolla, aglio, prezzemolo e porro tritati, si aggiusta di sale, di pepe e di spezie secondo gusto e tradizione familiare, si mescola tutto, quindi vengono ricavate delle polpette dando la forma con le mani, poi fritte e servite spolverate con semi di sesamo o coriandolo tritato.
Ne mangiavo alcune alla sera, come antipasto, forse sbagliando, perché al buffet dell'hotel erano presenti all'ora di colazione, così quando le ho scoperte, dentro uno scaldavivande, ho cominciato a mangiarle anche al mattino!