Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Pizia in Egitto 2008

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2011 03:07
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Scriba Reale
La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
29/12/2008 18:15
 
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Grazie Kiya della precisazione, evidentemente ricordavo male, eppure
ali e fiori di quel pavimento mi sono restate nella memoria fotografica ! E' passato molto tempo forse i ricordi si sono accavallati.
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EgiTToPhiLo/a
Scriba
30/12/2008 12:53
 
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Quando a suo tempo si poteva fotografare al Museo del Cairo, scattai la foto del pavimento. Era una diapositiva e la scannerizzazione non è venuta bene. La inserisco per rendere l'idea, ma vedrò se Paolo ha qualcosa di migliore.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

31/12/2008 19:30
 
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Mercoledì 26 Novembre 2008

Ore 14.50
Un’altra giornata dedicata all’area di Giza, siamo entrati lato piramidi e siamo usciti lato Sfinge.

L’ingresso alle piccole piramidi satellite, quelle accessibili, è compreso nel biglietto di ingresso all’area, così, avendo trovato chiusa Menkaura e le sue satelliti, decido di entrare in queste; passeggiando sul lato est del complesso la prima incontrata è quella di Hetepheres II, (la madre di Khufu è Hetepheres I), mi avvicino all’entrata.



Sarebbe meglio portarsi una torcia da casa perché qui dentro non c’è illuminazione e nessuno qui intorno ne vende o ne ha da “noleggiare”.
Entro al buio e da sola, nessuno è dentro e nessuno attende qui intorno per entrare, così scendo fino in fondo al corridoio discendente e percorro qualche metro della parte orizzontale, almeno fin dove riesco a vedere dove metto i piedi, più avanti non posso andare perché c’è il buio assoluto e non vedo nulla neppure dopo aver aspettato un po’, finché gli occhi si abituino alla scarsità di luce.

Che fare? I fumatori avrebbero un accendino, ma io non ho neanche quello e tutto sommato non so se sarebbe una buona idea usarlo, forse no.
In tal caso, il male minore è la macchina fotografica, la punto davanti a me e … flash!

Adesso posso vedere sullo schermo cosa c’è davanti a me, cioè più nulla, il tratto piano del tunnel finisce pochi metri avanti a me, niente scritte né disegni, solo dei detriti e qualche pietra più grossa a terra, come prevedibile del resto.

Forse perché visitata da poche persone, forse per l’andamento del corridoio, senza troppi cambiamenti di direzione con la formazione di sifoni, l’aria all’interno non è soffocante ed irrespirabile come nelle altre, ma sembra quasi fresca, due o tre gradi in meno della temperatura esterna mattutina.

La mia avventura archeologica finisce così, nelle altre due non scendo, mi riprometto, la prossima volta, di portare con me una torcia per queste evenienze.

Attorno si vedono tantissime tombe di funzionari allineate in file parallele ordinate, di dimensioni simili, determinate dall’incrocio delle strade; la maggior parte sono chiuse da cancelli o porte di ferro cieche, solo una o due risultano visitabili, ma si trovano sul lato nord, troppo lontano dal nostro itinerario odierno, diretto alla Sfinge.
[Modificato da pizia. 14/01/2009 00:15]
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

31/12/2008 19:35
 
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Dal tempio funerario di Khafra, punto in cui si era interrotta la nostra visita di ieri, riprendiamo il percorso verso valle, percorrendo la rampa cerimoniale a scendere.

A colpo d’occhio mi sembra troppo inclinata, decisamente più acclive rispetto a quella di Khufu, quasi interamente perduta, di questa rimangono grandi spezzoni di pavimentazione e la struttura ancora ben leggibile nel profilo orografico.

I blocchi di granito del complesso di Khafra sono più piccoli di quelli presenti nella Grande Piramide, arrivano al massimo alla metà del loro volume, però so che nel tempio a valle ci sono esempi del tutto paragonabili per peso, alle 120 tonnellate stimate da Goyon per il soffitto delle “camere di scarico”.

Sembra quasi che, per ridurre lo sforzo impiegato, i blocchi grandi siano stati lasciati allo sbarco ed impiegati lì, mentre quelli un po’ meno impegnativi siano stati sollevati fino all’altopiano; forse gli elementi caricati sulle navi avevano tutti le stesse dimensioni, ma una volta giunti a terra, in un cantiere a valle, possono essere stati sezionati per ridurne le dimensioni.

Tutto attorno alla piramide inoltre, si possono trovare frammenti di un rivestimento in granito rosso, nei quali si riconoscono ancora le facce sagomate e inclinate come le facce della costruzione geometrica, costituito di pochi corsi dal piano di appoggio.

Ovunque restano anche i segni di estrazione per il riutilizzo del materiale.
Il piano basale è visibile a tratti sotto i blocchi scompigliati e non è né liscio, né orizzontale, né naturale.

E’ stato creato tagliando da esso i conci poi utilizzati, immagino, per qualche altra costruzione del complesso oppure per riempimento (perché portarli via?), non è stato soggetto a taglio in serie, cioè in batteria, il risultato non erano elementi standardizzati, ma tutti differenti per dimensioni e asportati singolarmente; il risultato è una scacchiera irregolare costituita da rettangoli di quote più alte o più basse.

Anche nella rampa ci sono tratti che sembrano scavati direttamente nel massiccio, mentre altri sono stati posati.

Verso la metà del percorso, lato sud, vedo del movimento strano, gente vestita “da ufficio”, molti strumenti e qualcosa di familiare, rotoli e rotoli di carta da disegno.




Un gruppo di archeologi, europei forse, stanno lavorando attorno a qualcosa di non visibile.
Mi avvicino il più possibile, si direbbe che il luogo dei lavori si trovi sotto la rampa stessa, in fondo ad un tunnel dal quale entra ed esce continuamente gente, egiziani e stranieri, e da sopra si può solo sentire vociare all’interno, come se dentro vi si trovassero molte persone.



Sostato qualche minuto, almeno per riuscire la lingua in cui si esprimono, ma sembra inglese e ciò non dice nulla di particolare sulla nazionalità del team.
Scatto alcune foto, quindi procedo per il mio tour.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

31/12/2008 19:50
 
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Arrivati presso la Sfinge, un cancello sbarra il percorso sacro e non capisco la sua funzione, forse è necessario un altro biglietto per la Sfinge?

Non c’è altra soluzione, bisogna aggirare la scarpata rocciosa attorno alla parte posteriore della Sfinge, scavalcare il muretto e proseguire lungo la strada asfaltata.

Nelle foto sembra tutto così piano, quasi orizzontale, percorribile senza difficoltà, ma invece i sentieri da percorrere a piedi e anche le strade asfaltate, aperte solo ad alcuni mezzi dotati di lasciapassare sono tutti un sali-scendi, e per andare da un posto all’altro, senza fare giri chilometrici, bisogna camminare su soffici dune in cui si sprofonda fino alle caviglie e arrampicarsi sulle rocce.

Non so se siamo in un periodo particolarmente sfruttato per le gite scolastiche, in concomitanza con la bassa stagione turistica, ma è strano trovare così tante scolaresche e tanti giovani in visita ai siti archeologici.

Gli stranieri sono davvero in minoranza rispetto agli autoctoni.
Investiti dalle ondate di ragazzini raggiungiamo l’ingresso ufficiale lato Sfinge, al quale si accede stranamente senza pagare, per cui chiedo se è necessario munirsi di un altro biglietto, ma mi rispondono di no, tutto è compreso nell’area Giza.



A maggior ragione non mi spiego il cancello chiuso posto al termine inferiore della rampa, mistero egiziano, ciò vuol dire che non è possibile ripercorrere il cammino del re defunto dall’approdo alla sepoltura.

La vasca rocciosa dentro alla quale si trova la Sfinge non è accessibile, non è possibile girare attorno al grosso leone standogli vicino, però dalla strada e dalla rampa si vede e si può fotografare al meglio.

Peccato però non poter dare un’occhiata alla stele del restauro posta fra le sue zampe anteriori, avrei voluto osservarla meglio.
Vado alla ricerca dei grandi blocchi di granito rosso e nero di Assuan posti nella struttura del Tempio a Valle, li trovo, li misuro ad occhio e a palmi, sono circa 4 cubiti x 6 x 6.
Ecco anche i famosi pilastri monolitici, alti circa 8 cubiti, con base quadrata di 3 o di 4.

Questa sembra proprio la zona più frequentata di Giza, il rumore della folla è assordante, bisogna fare anche un po’ di coda per potersi infilare dalle porte fra i pilastri del tempio, o per guadagnare un posto in primo piano sul bordo della rampa e scattare qualche foto in primo piano alla faccia della Sfinge.


Dall'alto...
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

31/12/2008 20:00
 
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Dal basso...

Al termine della fila di venditori c’è posto sul muretto centrale, ci sediamo lì e sostiamo qualche minuto per guardare meglio il grande leone accovacciato con la faccia di re.

Il sole di mezzogiorno è caldissimo anche se siamo alla fine di Novembre, ma qui si sta benissimo, una brezza leggera rinfresca l’ambiente e rende gradevole questa permanenza al limitare del deserto.


Segni di lavorazione della pietra, sembrano scheggiature eseguite con strumenti metallici

Deve ammetterlo anche Paolo, la giornata è stupenda e si sta benissimo, il clima è asciutto, il vento tenue da ovest porta aria calda e secca dal deserto, spazzando la cappa di smog solitamente parcheggiata sopra alla città.

Volgendo lo sguardo a ovest e a sud il cielo è azzurro puro, i monumenti vi si stagliano come nelle foto dei libri.
Ormai i venditori si sono abituati a noi e ci lasciano stare, senza più bombardarci con continue richieste.

Starei qui tutto il giorno, ma non posso, perché fra qualche tempo, al mio sottile coniuge verrà fame e dovrò aver finito tutto il mio programma di visita odierno.

Ci alziamo e andiamo a perlustrare la zona attorno al tempio.
Qui doveva sorgere un porto ai tempi della IV Dinastia, e molti luoghi di culto nei secoli seguenti.


La "catacomba"


Troviamo dei muri di mattoni crudi, composti con limo nero del Nilo e paglia, in una strana costruzione con volta a sesto acuto ancora ben riconoscibile sopra ad un vano (corridoio?) ingombro di detriti, chissà cosa nascondeva… se fosse coevo al tempio sarebbe la più antica volta in mattoni che io abbia mai visto.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

31/12/2008 22:25
 
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Gli egiziani vogliono a tutti i costi portarci a vedere delle “catacombe”, ma noi facciamo finta di nulla e ad ogni intrusione cambiamo strada o ci fermiamo, altrimenti non finisce più l’esborso di denaro e prima di tornare a casa dovremo accendere un mutuo.

Abbiamo inteso però che ci sono cose da vedere qui intorno, abbiamo anche visto una guida privata con due persone che sparivano dietro ad un muro così ci avviciniamo e troviamo degli ipogei.

Dovrei informarmi meglio sulle vestigia della zona qui attorno, a prima vista sembrano sepolture tarde scavate nella roccia sotto a piccoli monumenti in pietra di epoca di dinastica classica, forse ramesside o più tardi, saitica, si vedono solo false porte senza scritte e sotto architravi a sezione torica con geroglifici, ma niente cartigli
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

03/01/2009 19:39
 
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Giovedì 27 Novembre 2008

Ore 13.55
Questa volta ci vogliamo concedere una pausa, così passiamo una mattinata di calma.


Lusso turistico: gli uffici di "Suoni e Luci", spettacoli serali di grande aggregazione, si ripetono ad intervalli regolari, quando viene buoi, in molte lingue diverse

L’idea sarebbe quella di avere una giornata di relax, ma per paolo restare tuttoil giorno in hotel è troppo pesante e si annoia, così dopo la colazione andiamo a passeggiare davanti all’area di Giza, uscita Sfinge, senza entrare, solo per vedere i negozi.

Molti di questi esercizi commerciali stanno chiudendo, sorte già toccata alla Misr Bank, perché i turisti vengono sbarcati dall’autobus davanti al cancello dell’area archeologica ed entrano al volo sollecitati dagli accompagnatori.

Dedicano un po’ di tempo ad una veloce visita ai monumenti e, quando sono pronti per uscire vengono catturati al volo di nuovo, dallo stesso autobus, appena varcato il cancello, senza avere il tempo quindi da dedicare allo shopping come attività ludica; certamente i viaggi organizzati ritagliano degli spazi appositi per visitare rivendite di papiri o profumi, ma il rapporto venditore-cliente risulta falsato dalla situazione innaturale, programmata, omologata; entrando nel negozio con tutto il gruppo del tour si ha l’impressione a) di essere in un luogo sicuro e consigliato,
b) di non avere tempo né altra occasione per acquistare le stesse cose in futuro e a volte è davvero così,
c) di dover per forza comprare qualcosa per cortesia verso l’ospite.

In realtà dovrebbe essere tutt’altra cosa:

1) avendo oppure no l’idea di cosa si vuole bisogna avere il tempo necessario per valutare a mente fredda il rapporto qualità-prezzo; che ciò non sia sempre possibile è vero, ma il risultato che si cerca deve essere soddisfacente per entrambi, acquirente e venditore.

2) Bisogna avere la possibilità di vedere molti articoli per confrontarli tra loro scegliendo quello che più corrisponde al proprio gusto, ma anche più negozi che vendano lo stesso articolo in modo da poter confrontare anche la scelta, la varietà e la qualità. Senza avere alcuno scrupolo bisogna ritagliarsi il tempo necessario per per decidere e l’opportunità di visitare vari posti anche solo per prendere tempo. Doppiamente felice sarà il commerciante che vi vede tornare.

3) Non esagerare, mantenere una posizione equilibrata è sempre la cosa migliore, contrattare è possibile e necessario, ma ad un certo punto ci si può fermare; dopo aver visto ciò che offre il mercato sarà sempre più chiaro quello che è il prezzo giusto per un oggetto e lasciare qualche lira in più è sempre segno di gradimento e di cortesia verso la gente che ci ospita.


La minuscola bancarella allestita da un venditore ambulante; così i familiari dei negozianti si avvicinano ai turisti cercando di convincerli a comprare qualcosa durante le soste alle aree archeologiche

La maggior parte dei viaggi confezionati non lascia però spazio per queste attività e, a dire il vero, nemmeno per altre.
Può darsi che sia io la persona strana per aver scelto una località ove soggiornare per stare lì attorno e vedere bene quelle cose (a dir la verità molte), accessibili comodamente.

Se il turista medio riuscisse a capire che non è necessario attraversare ogni volta, d’in cima in fondo tutto il paese, può darsi che trovi motivo per ritornare più volte.

L’Egitto non ha il patrimonio artistico dell’Italia, ma vi immaginate fare un viaggio di una settimana da Milano a Palermo, guardando una cosa qua e una là?

Una settimana equivale a 168 ore, quindi, diciamolo, è ben poco tempo per vedere delle cose, ma talvolta non si può proprio stare lontani da casa di più.
Di queste ore 56 vanno dedicate al sonno, perché le otto ore basilari sono necessarie e consigliate per mantenere una mente lucida e un corpo efficiente, altrimenti non si riesce nemmeno a divertirsi.
Due ore al giorno, vanno impiegate per nutrirsi, colazione, pranzo, merenda, cena, ed è richiesta una certa calma, visto che già si consumano pasti veloci fin troppo facilmente durante i periodi di lavoro.
Per ovvie ragioni, legate anche al clima, almeno un’ora al giorno va dedicata alla pulizia della persona, per un totale di 21 ore.
Ne restano a questo punto 91.

Non sono molte, ogni ora impiegata nel trasporto, porta via tempo alle nostre relazioni umane e acquisizione dati culturali.

Negli spostamenti da un luogo all’altro vorrei impiegarne meno possibile, ma sarebbe del tutto impensabile attraversare l’Italia passando attraverso i centri cittadini principali, tappe obbligatorie se si vuole vedere il patrimonio artistico, quest’attività marginale finirebbe per occupare tutto il tempo rimasto a disposizione.
Anche in Egitto è poco producente.
[Modificato da pizia. 14/01/2009 01:26]
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- ShemsetRa -
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03/01/2009 19:56
 
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Inoltre considero una fase molto importante quella sopra definita “relazioni umane”, e fra queste inserisco lo shopping.


Il villaggio nato attorno all'uscita lato Sfinge è costituito da case con pochi piani, con negozi e piccoli bar al pianterreno; qui si vede il parcheggio degli autobus a sinistra e i locali con le abitazioni a destra

Il commercio è una delle più primitive manifestazioni della cultura, uno dei motivi essenziali, fondamentali per tenere unite le persone facendole convergere in un posto.

Come esperienza umana dalle valenze ancestrali va vissuta nel proprio modo e nel modo del paese ospite, in modo che le due culture, ma anche le due o più persone, possano conoscersi e confrontarsi.

Con chi altri si può parlare?
Sterile rapporto con un paese ha avuto chi ha dialogato solo con sassi e guide.
Oltre ai negozianti, nelle zone archeologiche si può parlare con i ragazzini.

Come ho già scritto, il turismo scolastico interno è molto praticato, anche perché i bambini sono tanti e le scuole poche, o almeno, già tutte piene, così le classi sono divise su due turni, coloro che vanno a scuola al mattino passano parte del pomeriggio fuori con i professori e vice versa, chi passa fuori la mattinata rientrerà in aula al pomeriggio.

Sarà perché ho scelto per il mio soggiorno il mese di novembre, dunque le scuole sono in piena attività, ma le scolaresche portate in gita con i pullman provenienti da tutta la provincia sono davvero molte.

Le classi sono maschili o femminili, molto raramente miste.
I ragazzini salutano e fotografano i turisti dall’aspetto evidentemente occidentale, immagino che alcuni di loro non ne vedano molti e quindi sono curiosi.

Imparano un po’ di inglese a scuola e vogliono provarlo per vedere se funziona, intanto si avvicinano al mondo con quei pochi contatti permessi loro; è normale, sono giovani e hanno ancora una voglia indomabile di conoscere realtà diverse, destinata a perdersi con l’età per vari motivi.

Paolo si ferma talvolta a parlare con gruppi di ragazzini, ma lui conosce poco l’inglese, in particolare quello scolastico.
A me è capitato di essere circondata da gruppi di ragazzine che mi bombardavano con le domande, quelle domande imparate a scuola, di circostanza:

How are you?
How old are you?
Where are you from?
What’s your name?

Domande a cui rispondo ogni volta con pazienza, rigirandole all’interlocutore.
Con questo protodiscorso le nostre distanti culture hanno un contatto e si esplorano a vicenda senza dirsi quasi nulla.
Ho saputo i loro nomi, ma non me li ricordo, e anche la loro età, 14 anni.


Le case della zona appartengono alla borghesia mercantile

Proseguiamo il nostro giro dei negozi per circa un paio d’ore, alle 12.30 decidiamo di tornare in hotel.
Uscendo dalle aree archeologiche e dagli hotels c’è sempre una schiera di taxista pronti ad offrire i loro servigi, così per trovarne uno oggi dobbiamo avvicinarci al cancello.

Questo è un signore anziano, ha una macchina color bronzo, vecchia, ma ben tenuta, trattiamo il prezzo, saliamo, si avvia, intanto cerca qualcosa frugando nel cassettino sotto al cruscotto, un’agenda.

Per la prima volta mi capita di prendere un taxi referenziato; il colore di quelli “omologati” è nero, con una banda bianca, i numeri distintivi scritti sul vetro o sulle portiere con l’adesivo bianco, dentro c’è il tassametro antidiluviano, mai funzionante o mai in funzione, gli altri sono auto normali.
Ma uno referenziato non l’ho mai visto, l’agenda è per noi, tutta da leggere.

Scritte in tutte le lingue del mondo o quasi, inglese, francese, tedesco, spagnolo, greco, russo, ecc., messaggi di elogio al guidatore e alla sua auto; la pagina in italiano recita qualcosa di questo genere:

“… Siamo due accompagnatori turistici di Milano, ci serviamo spesso di … (non ricordo il nome del taxista)… è simpatico, ha prezzi onesti, guida bene nel traffico e conosce ogni luogo della città. Quando viaggerete su questa macchina pensate un po’ a noi, guardandovi in giro, sarà per noi come essere ancora lì… Ciao da Adriano e Antonio…”

Sulla pagina di fianco una altro breve elogio in italiano con firme.
[Modificato da pizia. 14/01/2009 01:33]
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

07/01/2009 00:01
 
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Ecco, i taxisti sono un’altra categoria di persone con cui si può parlare, a seconda della lunghezza del viaggio, di solito si ripropongono per altri programmi, vorrebbero prenotarsi per viaggi lunghi o per altre escursioni nei giorni seguenti, ma noi diciamo sempre di non sapere cosa faremo nei prossimi giorni, ed in effetti è così, oppure raccontiamo di far parte di un gruppo con il quale abbiamo appuntamento per il giorno seguente, per andare in giro in autobus, (e anche questo è vero, nel nostro caso), altrimenti vorrebbero conoscere tutti gli spostamenti del cliente per prenotarsi, ma non so fino a che punto ognuno di loro sia in grado di tener fede ad impegni presi a così lungo termine.

Anche gli autisti abusivi (?) hanno una specie di codice d’onore interno, che li obbliga a cedere alcune corse ai soci del gruppo, secondo regolamenti per noi insondabili.

Le prime parole in arabo le ho imparate due anni fa, adesso vorrei sapere qualcosa di più, così chiedo come si saluta, buongiorno, buonasera, ecc.
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