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Lo scettro uas: Il compasso di Dio

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2009 11:29
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Diego Baratono, 02/07/2008 14.20:







Gli Antichi Egizi non possedevano strumenti simili, per dir così, al compasso moderno.
Non si è ancora trovato il riscontro documentario. Questo è quanto sostengono gli egittologi. È vero. Non esiste. Meglio: non esiste il concetto di compasso come s’intende oggi. Trovato, questo sì. È sempre stato, anzi, sotto gli occhi di tutti. Si distingue in centinaia di raffigurazioni. Stele, papiri, statue, iscrizioni, geroglifici: pochi non riportano, in qualche maniera, il segno di questo strumento. La sua effigie è abbinata, di solito, ad una croce.
Il simbolo cruciforme è l’"Ankh", la cosiddetta "croce della vita". Il "compasso di Dio" è invece lo "scettro Uas". (34)





Il bastone "Uas" si compone di tre parti. Ha una forcella in basso. Il corpo centrale è l’asta vera e propria. Ha una parte terminale che è costituita da una barretta inclinata rispetto alla verticale del bastone.





Le molteplici rappresentazioni iconografiche, non consentono di comprenderne immediatamente il funzionamento. La giustificazione è abbastanza semplice.
La tecnica di rappresentazione pittorica egizia, oltre a seguire i canoni di cui si è detto, adottava verosimilmente un sistema che è stato definito dal Lange e dallo Schafer "Legge della frontalità".
In estrema sintesi, il procedimento è vicino, in una certa misura, alle moderne proiezioni ortogonali.
L’immagine che s’ottiene impiegando questa tecnica, è un curioso incastro dei vari ribaltamenti assiali cui il soggetto da raffigurare è sottoposto. È, in sostanza, una miscela prospettica di diversi punti di vista assommati.
Le riproduzioni del corpo umano, ad esempio, subiscono strane torsioni del busto rispetto alla testa ed ai piedi. Sono le classiche illustrazioni "all’egizia".
Le immagini segnalano in ogni caso la realtà; o la sua essenza. Il discorso vale anche per gli oggetti.
Nel caso del bastone Uas, si può pensare ad una torsione di 90° tra la forcella inferiore rispetto alla barretta diagonale superiore. (35)
L’asta, riconsiderata in questo modo, assume un significato diverso. Diventa altro. Non è più solamente un simbolo di potere. Lo scettro, in questa prospettiva, riscatta il suo autentico valore. Recupera la sua dimensione primigenia.


Lo scettro Uas così ricostruito diventa effettivamente un dispositivo per tracciare cerchi. In quale modo?
Semplice: s’innesti la forcella in un perno fisso a terra. S’appoggi ora l’asta al suolo. La barra obliqua, diviene l’apparato tracciante. Facendo ruotare l’asta s’otterrà un cerchio. È elementare.
Non vi sono dubbi in tal senso.
Si è visto però, come l’euritmico sistema geometrico "RA" è strutturato sulla "corona circolare". Le circonferenze quindi sono due; isocentriche per di più. Allora, i conti non tornano?
Mettiamo nuovamente alla prova l’arcano bastone. La barretta angolata che corona lo scettro Uas è "bivalente". È sufficiente, infatti, capovolgere il bastone. Di conseguenza s’invertirà la barretta rispetto alla prima posizione assunta. Mantenendo sempre la forcella innestata sullo stesso perno, la rotazione darà origine ad una seconda circonferenza. È facile intuire che questa sarà leggermente più grande della precedente.
Non servono tante parole per intendere il significato di tutto ciò. L’immagine è piuttosto chiara.
È la corona circolare del sistema. È il cerchio da cui tutto ha principio. È la genesi, il "Tepzepi".
"...Fui colui che nacque come un circolo...". È l’Antico Egitto. Il cerchio si chiude.

(Conferenza 8/9 Giugno 2002, San Marino)

Note:

34. Lo scettro Uas era l’insegna del "nomos" (provincia) di Tebe. Tebe era appunto "Uaset", la "città dello scettro".
35. Un’indicazione di notevole importanza a questo proposito, è rilevabile dalla statuetta di Ptah rinvenuta nel tesoro di Tut-Ankh-Amon. Lo scettro Uas che Ptah impugna, è esattamente impostato secondo la sagomatura che si è segnalato.




Diego Baratono, 03/07/2008 14.31:

Il bastone o scettro "Uas" era/è il "Compasso di Dio". E' uno "strumento" vero e proprio, pragmatico, pratico, concreto abbinato quasi sempre alla croce Ankh. Diventa un simbolo di grandissima importanza se considerato quale strumento in grado di originare il "meccanismo" (la paleogeometria "RA") necessario per "creare" tutto ciò che è utile a mantenere la MAAT, e di conseguenza il mondo nilotico, lontano da Isfet. Saluti, Diego.






-Kiya-, 07/07/2008 0.31:




Lo scettro Uas così ricostruito diventa effettivamente un dispositivo per tracciare cerchi. In quale modo?
Semplice: s’innesti la forcella in un perno fisso a terra. S’appoggi ora l’asta al suolo. La barra obliqua, diviene l’apparato tracciante. Facendo ruotare l’asta s’otterrà un cerchio. È elementare.
Non vi sono dubbi in tal senso.



ciò dovrebbe comportare che lo scettro avesse uno standard di misure a cui attenenrsi. Abbiamo riscontro di ciò? ovvero è confermato che gli scettri avessero tutti medesima lunghezza, ad esempio, o forse non era rilevante, in quanto soltanto quelli utilizzati effettivamente per tracciare i cerchi dovevano rispondere a determinate caratteristiche, mentre quelli di proprietà dei sovrani avevano esclusivamente carattere simbolico?


e aggiungo: su quali proporzioni si basavano poi, per dar corpo al progetto effettivo e giungere alle dimensioni reali?




Diego Baratono, 07/07/2008 14.48:


Il bastone Uas è, come la geometria che genera un bastone proporzionale, ossia, non ha bisogno di misure specifiche per poter "generare" la geometria "RA". In sostanza, alla base di tutto, vi è lo stesso principio che governa il "punto e croce". Da una pagina quadrettata di un quaderno posso creare un "articolo" delle dimensioni di un campo di calcio. Spero d'essere riuscito a rispondere chiaramente alle tue domande: se così non fosse fammelo sapere, un caro saluto, a presto Diego.


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Paolo bond., 20/09/2008 8.33:



Lo scettro UAS.

Diego ci ha spiegato come secondo lui lo scettro UAS può essere usato a mo di compasso:
un paletto viene piantato nel terreno mentre la parte bassa dello scettro, che ha la forma di una forcella, viene appoggiata al bastone piantato a terra. A quel punto appoggiando a terra il “muso” del canide, che sta all’altro estremo dello scettro, si può realizzare la circonferenza avente il raggio minore. Sfilando la forcella dal bastone piantato a terra e facendo ruotare di 180° lo scettro UAS, con la “nuca” del canide si può realizzare la circonferenza avente il raggio maggiore. Ecco due cerchi concentrici, ecco una corona circolare, ecco spiegato il progetto della Piana di Giza.
Guardiamo da vicino la cosa.
Il primo problema che si è posto a questa spiegazione, è che lo scettro UAS viene sempre rappresentato graficamente in un modo che non ne consente l’utilizzo come descritto, in quanto forcella e “muso” del canide hanno lo stesso verso. La soluzione proposta da Diego ha senso, basandosi sulla Legge della Frontalità, ma la ricerca di immagini tridimensionali ha messo in seria discussione la funzione di tale scettro come compasso.
Abbiamo potuto verificare con l’ausilio di molte immagini, come lo scettro UAS non sia così palesemente assimilabile ad un compasso. Anzi, lo sforzo di fantasia per vederlo tale è notevole.
L’esistenza di statue con scettro UAS commissionate da potenti sovrani d’Egitto (3 al Museo Egizio di Torino e una al Museo Egizio del Cairo) e di un amuleto a forma di scettro UAS con sopra il cartiglio di Tutankhamon (Museo Egizio del Cairo), presentano tale scettro in una posizione che non consente il suo utilizzo come sopra descritto. Questo fatto rende assai traballante la spiegazione di Diego, anche in presenza di statue con scettro UAS posizionate nel modo che consentirebbe il suo utilizzo come compasso. Il fatto che gli egizi lo rappresentassero in entrambi i modi esclude a mio avviso l’importantissima funzione che gli si vorrebbe attribuire.
Inoltre va fatta una considerazione di tipo simbolico: se lo scettro UAS deve essere messo in relazione con gli eventuali cerchi concentrici che si dovrebbero ottenere sulla Piana di Giza, dovrà pure avere una proporzione con essi. Ma l’analisi attenta di centinaia di immagini dello scettro UAS disegnato dagli stessi egizi nelle decorazioni tombali, ci dimostra come tale proporzione in realtà non esista. Non solo, molto spesso lo scettro UAS è disegnato in modo tale che non potrebbe essere mai usato come compasso, neppure se la testa del canide e la forcella fossero ortogonali tra loro.
Il fatto poi che lo scettro UAS compaia in mano ad un numero elevatissimo di divinità spesso senza nessuna attinenza tra loro, oppure come geroglifico che indica “prosperità” in associazione con l’ankh e il pilastro djed, o ancora come semplice decorazione di pilastri o pareti all’interno delle sepolture, sminuisce quel tratto di unicità che gli si vorrebbe dare all’interno della teoria di Diego.
Ad esempio non mi pare che gli egizi abbiano utilizzato indiscriminatamente l’ascia cerimoniale che troviamo nel rito dell’apertura della bocca, né che il tornio di Khnum sia stato disegnato come caratteristica peculiare di decine di divinità.
Anche pensare ad un suo utilizzo come “strumento” pone seri interrogativi.
Se devo ad esempio misurare un segmento, prendo il righello e lo misuro. Se devo misurare l’ampiezza di un angolo, prendo il goniometro e lo misuro. Se devo realizzare un cerchio di una data misura, prendo il compasso e lo apro a quella misura realizzando poi il cerchio.
Ma uno scettro UAS come lo utilizzo praticamente? Ne costruisco uno ogni volta che devo fare un cerchio? E perché gli devo dare la forma del canide?
In conclusione lo scettro UAS non ha nessuna valenza simbolica e di proporzione in relazione alla Piana di Giza e anche pensandolo come semplice strumento, risulta essere tutt’altro che pratico.
Va aggiunto che non esiste nessuna rappresentazione in cui tale scettro venga usato in ambito geometrico ed anche nelle scene di misurazioni dei terreni, ove il funzionario compare con lo scettro UAS in mano, le misure vengono prese con l’ausilio di corde ben visibili tra le mani degli addetti, mentre lo scettro è usato come appoggio per camminare e segno distintivo della propria funzione, che con quello scettro è da intendersi di emanazione regale.


[....]
A questo punto giova inserire anche un mio intervento in community del 28 agosto 2008 sullo scettro UAS, quello che piace tanto a Diego e che fa parte di una statua di Ptah proveniente dal corredo funerario di Tutankhamon. Anche in questo caso si può leggere come aldilà dell’essere in disaccordo con la sua teoria, io faccia le mie scuse a Diego per un intervento fatto dalla solita persona sgarbata…e più sopra si sarà letto come senza nessuna difficoltà ho attribuito a Diego la scoperta dell’eventuale seconda sfinge.

“Carissimo Diego…

Intanto ti chiedo scusa se qualcuno della community ti ha offeso personalmente. Avrai notato che non è costume NOSTRO fare così e 8 anni di storia alle nostre spalle non possono che confermarlo.
Detto questo…direi che posso passare a descriverti come lo scettro UAS della statuetta di Ptah che a te piace tanto…(quella proveniente dal corredo della tomba di Tutankhamon), non abbia proprio nulla a che fare con la Piana di Giza…

Dopo aver letto la rivista “Taglio e Cucito”, come tu mi ha suggerito di fare... ed aver riposto ago e filo nel cassetto…ho preso squadre, righello e compasso e mi sono messo a studiare.
Ho preso 3 immagini, di cui una è quella postata in community, della statuetta che ti piace tanto (per evitare che ci fossero errori dovuti all’impaginazione) ed ho misurato con attenzione lo scettro UAS che Ptah tiene tra le mani.
Ho misurato la distanza tra il vertice della forcella e il muso del canide e tra il vertice della forcella e la nuca del canide (ovvero il presunto compasso).
Il rapporto tra le due misure è di 1,11 in tutti e tre i casi.
Poi ho preso tre planimetrie della Piana di Giza ed ho fatto i due cerchi che ti piacciono tanto: ho puntato il compasso sul vertice della piramide di Khafra e l’ho allargato fino a quello della piramide di Khufu ed ho tracciato la circonferenza (che non passa da Menkaura); poi lasciando il vertice sempre sulla piramide di Khafra ho allargato il compasso fino a raggiungere le zampe della sfinge nota ed ho tracciato la relativa circonferenza.
Ho fatto questo procedimento in tutte e tre le planimetrie realizzando due cerchi concentrici per ogni planimetria.
Ho misurato poi il raggio corto (vertice Khafra => vertice Khufu) e il raggio lungo (vertice Khafra => zampe sfinge nota) e il loro rapporto è 1,45 in tutte e tre le planimetrie.
Ad esempio rilevando le misurazioni con Google earth si vede come il raggio corto (vertice Khafra => vertice Khufu) misuri 480 mt, mentre il raggio lungo (vertice Khafra => zampe sfinge nota) misuri 700 mt. Queste misure sono confermate dagli studiosi che hanno misurato la Piana di Giza in lungo e in largo e dalle quali sono poi scaturite le planimetrie che sono in nostro possesso.
Il rapporto tra questi due numeri è di 1.45 (prendendo i primi 2 decimali per semplificare i calcoli).

Riassumiamo…

I 2 cerchi concentrici che si possono realizzare con lo scettro UAS della statua di Ptah che ti piace tanto, hanno un rapporto tra loro di 1.11.
I 2 cerchi che si possono realizzare sulla Piana di Giza secondo le tue indicazioni, hanno un rapporto tra loro di 1.45.
Dal punto di vista pratico questo significa che se io applico ai cerchi realizzati sulla Piana di Giza la stessa proporzione riscontrata sullo scettro UAS, come la teoria di Diego vorrebbe, ci troviamo di fronte a questo stato di fatto:

1) lasciando invariato il raggio corto (vertice Khafra => vertice Khufu) che misura 480 mt, per avere la stessa proporzione dello scettro UAS in oggetto, il raggio grande (vertice Khafra => zampe sfinge nota) passerebbe da 700 a 535 mt.
2) lasciando invariato il raggio grande (vertice Khafra => zampe sfinge nota) che misura mt 700, il raggio corto (vertice Khafra => vertice Khufu) passerebbe da 480 a 630 mt.

Conclusioni…

Caro Diego, come vedi ancora una volta la tua teoria ad un’analisi attenta non regge. Oltre a tutte le critiche dettagliate che ho mosso verso lo scettro UAS e i cerchi su Giza e alle quali tu non hai ancora risposto, ti ho dimostrato che il “codice Lespius” non lo puoi applicare in questo caso…che con lo scettro UAS che ti piace tanto, non puoi realizzare i cerchi sulla Piana di Giza in modo proporzionale.
A questo punto gioverebbe davvero un tuo intervento dettagliato e chiarificatore sulla faccenda. Non mi pare che risolvendo un po’ dei miei dubbi tu debba svelare segreti particolari che invece stanno nel tuo libro, perché la proporzione UAS-Giza l’hai già comunicata a tutto il mondo…
Ma ti giuro che se mi rispondi ancora con frasi del tipo: “…lo scettro UAS è collegato alla Piana di Giza, che ti piaccia o no!”…costruisco personalmente uno scettro UAS in robusto legno di acacia e dopo averti raggiunto in terra sabauda, ti faccio vedere anche il quarto e il quinto livello!!! (Ovviamente…scherzo…)”.



Un po’ di tempo prima abbiamo parlato anche di alcune fonti che nella community di Egittologia.net Diego ha portato a conforto del suo pensiero. Riporto qua di seguito alcune parti del mio intervento del 22 luglio 2008:
[...]

E così, di fronte a Diego che cita addirittura Rundle Clark e il testo di Tiradritti/Donadoni sulla mostra “Kemet. Alle sorgenti del tempo”…come “sostenitori” della sua teoria (pare che con un mio post avrei distrutto non solo il lavoro di Diego, ma anche quello di questi studiosi) sono andato a dare una buona occhiata.

RUNDLE CLARK: Mito e Simbolo nell’Antico Egitto.

Ne ho comprate 2 copie (e se non ricordo male una la comprai da Kiya un po’ di anni fa) perché la prima l’ho letteralmente consumata sfogliandola e leggendola.
Il testo è suddiviso in 7 capitoli a cui si aggiungono la prefazione e l’introduzione, le conclusioni e alcune appendici di grande interesse.
La frase che cita Diego è tratta dal secondo capitolo, intitolato “Il dio supremo ai tempi dei testi dei sarcofagi” e già devo rilevare una prima importante anomalia.
Diego non cita l’intero testo come sta nel libro, ma comincia dalla terza frase. Il testo integrale è quello che segue:
“Io ero [lo spirito entro?] le acque primeve, colui che non aveva compagno quando ebbe origine il mio nome. La forma più antica in cui fui era quella dell’annegato. Fui [anche] colui che ebbe origine come un circolo, colui che dimorava nel suo uovo. Fui colui che cominciò [tutto], l’abitatore delle acque primeve. Prima Hehu emerse in me e poi cominciai a muovermi. Io creai le mie membra nella mia “gloria”. Io fui l’autore di me stesso in quanto formai me stesso secondo il mio desiderio e secondo il mio cuore.”
Dalla lettura di questo passo tratto dal Testo dei Sarcofagi n. 714, si evince chiaramente come il “circolo” sia un concetto che arriva in seconda battuta, perché la forma più antica del Dio Supremo è quella dell’annegato. Più avanti l’autore torna su questo capitolo dei Testi dei Sarcofagi e dice testualmente:
“Atum, quando era ancora informe nelle acque, emise un pronunciamento, e da questo vennero le “miriadi di forme”: cioè, i modelli di tutto quello che doveva prender forma nel mondo visibile esistevano già nella mente del Creatore quando era ancora, come dicono i Testi dei Sarcofagi, “un annegato.”
Riprendendo quindi quel capitolo dei Testi dei Sarcofagi, Rundle Calrk ritiene di citare la parte più importante e cioè quella in cui Atum nella sua forma più antica, era un annegato…non un circolo.

Ma non basta…

Nella prefazione, nell’introduzione, nel primo capitolo intitolato significativamente “Il dio supremo al tempo dell’Antico Regno”, nel secondo capitolo di cui abbiamo già detto il titolo…e sono qualcosa come una cinquantina di pagine, NON SI FA MAI MENSIONE DEL CERCHIO!!! Ne da solo, ne in associazione con qualche concetto religioso. Non c’è neppure un velato accenno, un lontano “rimbalzo”…NIENTE! Non se ne parla neppure nei periodi che immediatamente precedono e seguono la frase che cita Diego, che resta l’unico momento dove il cerchio viene citato, per altro senza essere il soggetto principale del testo stesso, come lo stesso autore lascia chiaramente intendere.

Ma non basta…

A pagina 253 il libro fornisce un elenco dei “Principali simboli religiosi”, elencandone 44 e numerandoli in progressione. Al numero 33 troviamo il nostro scettro UAS che Rundle Clark definisce letteralmente così: Prosperità. (Bastone dello sceicco del deserto). Nessun accenno a compassi o a qualcosa che faccia riferimento a misure o geometrie.

Ma non basta…

Al capitolo che Rundle Clark dedica alle “Conclusioni”, vediamo come l’egittologo abbia elencato alcunii punti che ritiene importanti, identificandoli con le lettere minuscole dell’alfabeto.
Alla lettera i) troviamo scritto quanto segue:
“Collegata con l’anima è la forma – khepru. Il Dio Supremo passò per una serie di forme mutevoli da quando emerse dalle Acque. Egli può essere un pastore fra il suo gregge, un re sul trono, un idolo nel suo santuario, o una qualunque delle sue forme passate – fiore di loto, fanciullo divino, falco, serpente, ariete, e così via. Per questo gli egiziani comprendevano senza sforzo che Khnum, l’ariete di Elefantina, quando foggiava il genere umano sul suo tornio di vasaio, era il Dio Supremo in un’altra forma. Le “forme” tennero insieme la mitologia, e impedirono che la religione egiziana divenisse una massa di culti indipendenti.”

Mi pare che l’autore non parli di nulla che somigli ad una forma circolare.

Ma non basta…

Il testo offre a pagina 274 uno “Schema mitologico” molto utile. E’ suddiviso in “momenti”, che poi sono descritti per fatti salienti.
Alla voce “emersione”, Rundle Clark scrive quanto segue:
“Lo Spirito appare come Tumulo Primevo. Oppure: come Fiore, Serpente eretto, Fanciullo o pilastro. Oppure: una serie di queste trasformazioni. Oppure: lo Spirito richiama la Prima Coppia. Oppure: lo Spirito si alza in volo come Uccello Primevo”.

Ma quante forme ha questo Spirito quando emerge!!! Ma di cerchi e circoli che dir si voglia, non se ne parla nemmeno qua.

In conclusione mi pare che il testo di Rundle Clark sostanzialmente smentisca la teoria di Diego, nonostante lui lo citi come testo “a supporto”. Niente circolo, niente scettro UAS a mo’ di compasso…o per meglio dirla …niente scettro compUAS…”


[...]


In conclusione secondo quanto ho potuto verificare e quindi secondo il mio modestissimo parere, la teoria di Diego è tutt’altro che accettabile così come la propone. I testi che cita a suo supporto lo smentiscono. Molte cose che afferma come elucubrazioni personali risultano essere poco convincenti in relazioni a controlli su testi ed immagini che lui stesso ci propone. Per me, lo scettro UAS è un bastone che ha sulla sua sommità l’immagine di un canide, probabilmente un feticcio adorato nell’area tebana della quale diverrà poi il simbolo, che viene usato quasi sistematicamente in relazione a concetti funerari di buon auspicio. Sfogliate un libro o un sito dove ci sono foto della tomba di Nefertari e guardate l’uso che ne viene fatto: usato come scettro per le divinità, come geroglifico per indicare “prosperità, come rifinitura per tutti i pilastri della tomba…giusto per fare un esempio. Oppure guardate la Cappella Bianca di Sesostri I…oppure ad Abido, nei templi in genere (come ad esempio nel tempio di Luqsor in una scena dove Tutankhamon compie il rituale dell’offerta e accanto al suo cartiglio ci sono i geroglifici che Roccati ha tradotto come ho già indicato sopra), in tantissime stele in pietra fatte scolpire dai sovrani…

Un caro saluto…

Paolo






roberta.maat, 20/09/2008 14.43:

Ciao Paolo, mi presento.....sono Roberta.

[...]

Per quanto riguarda il "compUAS" sono d'accordo con te sulla sua inesistenza. L'ho visto rappresentato in tutti i modi, misure,proiezioni,materiali,tridimensionale e non.....questo mi fa
pensare a simbologie antiche ma per nulla attinenti mansioni geometriche. Sai che penso ? Probabilmente fu un attrezzo molto utile
fin dai primordi per immobilizzare e catturare cobra o altri serpenti ....da qui la sacralizzazione derivante dal fatto che esso rappresenta ciò che elimina il "pericolo".


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Diego Baratono, 26/09/2008 12.16:

... Il bastone Uas, oltre ad essere rituale è pure uno "strumento ecnologico", o quanto meno è tra i pochi oggetti noti in grado di tracciare due cerchi (che piaccia o no).
Il fatto che fosse più che noto all'epoca, può giustificare il fatto
di non dover essere nemmeno "spiegato" in qualche maniera, come accaduto per altri elementi della cultura nilotica.




Paolo bond., 26/09/2008 12.30:

Scusami Roberta, ma dopo la giusta e doverosa separazione effettuata da Kiya sugli argomenti che si stavano accavallando, avevo perduto il tuo topic:-)

Ovviamente sono d'accordo con te sull'intepretazione che dai dello scettro UAS.
Tra l'altro l'uso della forcella alla fine del bastone non era esclusiva dello UAS...e mi viene in mente a questo proposito, uno scettro che sta in mano ad una divinità nel tempio di Abu Simbel della quale adesso mi sfugge il nome (sarà l'età...) e che tiene in mano un scettro che in basso ha una forcella, in alto un fiore di loto.

Grazie per aver letto tutto quello che ho scritto con attenzione:-)

Un caro saluto :-)

Paolo




Diego Baratono, 26/09/2008 14.27:

Il bastone Uas, con la sua forcella e la sua testa (non di canide ritengo, ma piuttosto assimilabile più credibilmente alla testa dell'Ibis) è tra i pochi attrezzi simbolici candidati per tracciare cerchi: quello che tiene in mano la statuetta del tesoro di Tutankhamon, forse unico esempio, ne è la riproduzione esatta. E' questo lo strumento sacro che consente di tracciare una corona circolare (se ne eistono anche altri fatemelo sapere). Si tratta della stessa corona circolare che si trova tracciata (incisa, scolpita, raschiata, ma sicuramente non di origine naturale) sulla splendida quarzite bruna che ho fotografato sul "Terzo livello".




-Kiya-, 26/09/2008 20.10:




In merito allo scettro Was, mi sono imbattuta in una teoria che effettivamente evidenzia la possibilità che fosse usato come strumento di "misurazione".
L'autore/autrice della medesima, che mi è ancora sconosciuto, in quanto le mie ricerche, per il momento, non hanno dato riscontri in proposito, pone la questione quasi prettamente su un piano simbolico (che tuttavia non esclude anche un uso pratico dell'oggetto), affermando che tale strumento venisse piantato a terra (in posizione orizzontale, dalla parte del muso) affinchè il "capo" (evidentemente si riferisce al periodo arcaico e quindi a quando in Egitto erano presenti ancora nuclei distinti) potesse, guardando attraverso la forcella, "vedere" il territorio sul quale si estendeva il suo dominio.

Mi riprometto di indagare oltre e fornire ulteriori approfondimenti.
Intanto, però, pregherei Diego di spiegare quale fosse l'effettiva dinamica con cui ritiene venissero tracciati i doppi cerchi, per mezzo dello was




roberta.maat, 27/09/2008 12.43:

Ringrazio Paolo per aver notato il mio intervento e per aver risposto.
Tornando alla mia interpretazione dello scettro, aggiungo che per mia
forma mentale cerco sempre di vedere la soluzione più elementare e
quella di più facile intuizione soprattutto quando l'argomento riguarda una civiltà che fonda le sue origini così lontano nel tempo quando
il problema primario era quello della sopravvivenza. Poi si cresce, si ampliano le conoscenze, si progredisce nelle tecniche e nel pensiero....
.....niente di più semplice rendere sacro uno strumento antico e indispensabile, anche magari modificando la sua forma nella parte che non riguarda la sua funzione e probabilmente rimanda all'immagine più comunemente sentita come parte integrante delle terre desolate ed inospitali. Cani, sciacalli ecc. credo popolassero quelle terre insieme a serpenti e scorpioni.
Giustifico la mia interpretazione in questo modo ma mi piacerebbe sapere anche altri pareri.




-Kiya-, 27/09/2008 16.25:

Sempre in merito allo scettro was, Diego scrive:


Il bastone Uas, con la sua forcella e la sua testa (non

di canide ritengo, ma piuttosto assimilabile più credibilmente alla

testa dell'Ibis)



Aldilà del fatto che, tempo fa, mi ponevo interrogativi su Upuaut, sempre in questa discussione., anche io non concordo con l'ipotesi che rappresenti un canide. Non concordo nemmeno, a dirla tutta, con il riferimento a Seth. Le motivazioni le ho già riferite precedentemente, affermando che dubito potesse essere dataa una tale posizione proprio all'assassino di Osiride.

Forse bisognerebbe chiedersi quando comparve lo scettro, sempre che sia possibile risalirvi, perchè non escluderei, piuttosto, un rimando a Ra.

In queste poche righe che ho riportato, Diego propone l'ibis, come proprietario della testa. Io propenderei piuttosto per il bennu, ovvero la fenice per gli egizi. Sua caratteristica iconografica è infatti il piumaggio sulla testa e, a ben guardare, spesso lo scettro presenta proprio la decorazione che richiama alle piume. Un esempio a riguardo è questo:




e ancora questo:




in entrambi si nota sufficientemente bene che le cosiddette "orecchie" risultano unite. Nella prima immagine sono particolarmente evidenti le striature tipiche delle piume e, addirittura , una curvatura lungo la linea del muso, che lascerebbe pensare a un becco.

In quanto a Seth, per contro, le orecchie non vengono rappresentate unite, ma praticamente sempre ben distinte, come potete vedere qui:



o qui, dove il confronto è diretto:




Inoltre mi chiedo: perchè limitarsi alla sola testa? Osservando lo scettro non si potrebbe ritenere che sia una stilizzazione per intero dell'uccello bennu, comprensivo di testa, corpo e zampe (la forcella)?


Qualche parola sul bennu:

Si genera da solo,uno dei suoi epiteti è proprio "Colui che genera sè stesso", oltre che "Signore dei Giubilei", rinascendo dalle sue ceneri. Anche Ptah o Ra si autogenerarono, per la mitologia egizia.
Il termine bennu ha origine dal verbo "wbn", brillare (il riferimento solare appare evidente).
Associato al Ben-ben, ovvero la pietra/collina primordiale che scaturì dal nun al momento della creazione. Colui che ruppe il silenzio con il suo pianto.
Il bennu è simbolo di vita eterna (ragion per cui fu anche assimilato ad Osiride), e non è forse questo quanto di meglio si potesse auspicare?

Esso compare anche in alcuni passi del Libro dei Morti, nel quale il defunto recita:

"Io sono il bennu, l'anima di Ra, e la guida per gli dèi nella Duat"





-Kiya-, 27/09/2008 17.03:

In quanto allo scettro, quale mezzo di misurazione, credo possa risultare interessante esaminare la Tomba Tebana identificata con la sigla TT69, appartenente a Menna/Menena, vissuto sotto Tuthmosi IV, XVIII dinastia. In detta tomba vi è dipinta una scena di misurazione di un campo, per mezzo di un metro, una fune. In essa compare un uomo che regge uno was. E non è il faraone...:




L'idea dello "srtrumento" mi pare pacifica, indipendentemente dall'uso, che qualcuno propone potrebbe anche essere stato questo:



per quanto possa risultare difficile che il becco potesse reggere un tale peso. Ma qui si entra nel campo della fisica, quindi cedo la parola a chi è più esperto di me...

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Paolo ha scritto:


Il primo problema che si è posto a questa spiegazione, è che lo scettro UAS viene sempre rappresentato graficamente in un modo che non ne consente l’utilizzo come descritto, in quanto forcella e “muso” del canide hanno lo stesso verso. La soluzione proposta da Diego ha senso, basandosi sulla Legge della Frontalità, ma la ricerca di immagini tridimensionali ha messo in seria discussione la funzione di tale scettro come compasso.
Abbiamo potuto verificare con l’ausilio di molte immagini, come lo scettro UAS non sia così palesemente assimilabile ad un compasso. Anzi, lo sforzo di fantasia per vederlo tale è notevole.



Stavo proprio navigando nella rete a caccia di immagini, per togliermi questo dubbio.
Mi riferisco al fatto che tutto quanto riprodotto sui rilievi, e spesso anche sulla statuaria, mantiene fede all'abitudine egizia di riprodurre oggetti e persone frontalmente.
Ho notato che comunque in alcune scene lo scettro è presentato di lato, sebbene ciò sia percettibile soltanto nella sua parte inferiore (la forcella). Lo si evince, ad esempio, nell'immagine tratta dalla tomba di Menena/Menna, che ho proposto in un topic precedente. Nella medesima, infatti, la forcella appare più stretta del consueto, quasi a voler offrire a chi osserva un effetto in prospettiva.

Se poi esaminiamo lo scettro fotografato in una delle immagini proposte da Diego (quella che riproduce il bastone, ripreso da diverse angolature, riportata all'inizio di questa discussione), come sottolinei tu stesso genericamente, ci si rende conto che la forcella è posta in modo tale che, fissandola ad un perno, permetta al "becco", durante la rotazione, di tracciare effettivamente un cerchio.
Eppure tu concludi il tuo pensiero, sostenendo che per giudicarlo un "compasso" è necessario un notevole sforzo di fantasia.
Evidentemente mi sfugge qualcosa...
Sottolineo che non è mia intenzione prendere una posizione definitiva (in questo caso pro-Diego). Semplicemente vale anche per me la necessità di approfondire, discernere, comprendere. Non so se Diego è nel giusto oppure no, se quindi lo "strumento" was avesse o meno quell'impiego, ma vorrei capire quali sono le ragioni addotte per affermare che la sua supposizione non è corretta.
Potresti ampliare il tuo pensiero e fornirmi ragguagli?

Grazie in anticipo
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28/09/2008 01:41
 
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ancora una generica osservazione:

l'attribuzione di "simbolo del potere", riferita al was è fatto acclarato?
non mi pare che vi sia alcuna certezza, ovvero che siano stati rinvenuti documenti a conferma di ciò, ma che, piuttosto, di tratti di una deduzione.
Anche il segno geroglifico che lo rappresenta nella lista Gardiner, l'S40, non è impiegato con tale significato, ma semplicemente per indicare lo stesso scettro o per augurio di fortuna.

Proprio il fatto che nella maggioranza dei casi lo scettro è posto tra le mani di sovrani e, soprattutto di divinità, e che inoltre compare tra gli amuleti, non potrebbe piuttosto avallare il senso di "immortalità", che non quello assai più terreno e limitato di "potere"?


Una curiosità:

in che cosa si differenzia (in termini di significato) lo was ad asta retta da quello che invece presenta l'asta ondulata (GL S41)?
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Re:
-Kiya-, 28/09/2008 1.41:


in che cosa si differenzia (in termini di significato) lo was ad asta retta da quello che invece presenta l'asta ondulata (GL S41)?




Wikipedia ne da una spiegazione che mi hanno fatto leggere, da altre parti, qui:
scettri egizi


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[Modificato da Teie 28/09/2008 09:26]
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Per quanto riguarda l'immagine postata da Kiya della TT69 ho guardato e Menna è: "Scribe of the fields of the Lord of the Two Lands of Upper and Lower Egypt" quindi un delegato del faraone.
La spiegazione dello was nella sua mano potrebbe risiedere nel fatto che lo scettro essendo un simbolo regale, da al suo detentore titolo di emissario del re (vedi il titolo di Menna) per effettuare la misurazione del/i campi da cui poi deriva il calcolo della rendita del terreno per applicare le tasse.
Compito importantissimo, come si sa.
Quindi si tratta sempre di un simbolo regale.


Teie
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Re: Re:
Teie, 28/09/2008 9.24:




Wikipedia ne da una spiegazione che mi hanno fatto leggere, da altre parti, qui:
scettri egizi


Teie



Grazie Teie,

in sostanza, quindi, il Djam era esclusivo ausilio di Amon, Osiride e Anubi; mentre lo Was, era condiviso tra uomini e Dèi.

Credo valga la pena di approfondire.


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28/09/2008 10:57
 
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Re:
Teie, 28/09/2008 10.20:

Per quanto riguarda l'immagine postata da Kiya della TT69 ho guardato e Menna è: "Scribe of the fields of the Lord of the Two Lands of Upper and Lower Egypt" quindi un delegato del faraone.
La spiegazione dello was nella sua mano potrebbe risiedere nel fatto che lo scettro essendo un simbolo regale, da al suo detentore titolo di emissario del re (vedi il titolo di Menna) per effettuare la misurazione del/i campi da cui poi deriva il calcolo della rendita del terreno per applicare le tasse.
Compito importantissimo, come si sa.
Quindi si tratta sempre di un simbolo regale.


Teie




Ma un simbolo reale, inteso come semplice insegna? oppure un effettivo strumento da applicare per assolvere all'importante compito assegnatogli?
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Nel saggio di Toby Wilkinson "La genesi dei faraoni" viene riportata una illustrazione dipinta nella tomba di Nefertari avente questa didascalia: "La regina Nefertari reca offerte alla dea Iside. Iside porta sul capo un paio di corna di bovino e regge in mano uno scettro di strana forma che era in origine un bastone utilizzato per badare al bestiame".

Ovviamente lo scettro è quello oggetto di questa discussione.
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