Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Zacharia Sitchin - Il pianeta degli dei

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2010 22:05
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EgiTToPhiLo/a
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04/06/2008 18:03
 
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La fantasia e le coincidenze reggono fino a un certo punto.
Se il testo babilonese “Epica della Creazione” esiste e se la descrizione degli eventi è quella riportata da Sitchin, non può essere frutto di fantasia la conoscenza di Urano, Nettuno e Plutone, né quella della Fascia degli Asteroidi orbitanti fra Giove e Marte.
Da un punto di vista astronomico la loro conoscenza richiede una strumentazione molto sofisticata e una tecnologia avanzata oppure deve essere considerata un ricordo di antiche informazioni, tramandate attraverso i millenni da un popolo evoluto.

Si può anche discutere sulla probabilità che un pianeta estraneo al Sistema Solare sia entrato e abbia creato un’immane catastrofe, si potrà anche non voler considerare la possibilità che questo pianeta fosse abitato e che i sui abitanti, i Nefilim, gli dèi, abbiano creato l’homo sapiens, ma rimane il fatto che le conoscenze dei Sumeri sembrano essere state per lo meno strabilianti.

Ho dato uno sguardo ai tre links postati da Biceleon, ma non mi sembra di aver trovato una negazione dell’Epica della Creazione o una sostanziale nuova traduzione, che si contrapponga a quella presentata da Sitchin.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

04/06/2008 18:29
 
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Ti riferisci a me?
Non mi sembra di aver parlato ne' di fantasia ne' di coincidenze, perché so che sarebbe il modo giusto per farmi dare subito dell'accademica cattedratica dall'atteggiamento chiuso e miope nei confronti di ogni idea innovativa, ho parlato di potere del pensiero e teoremi perchè mi sembrava più verosimile rispetto, ad esempio, a motivare la presenza di tecnologia elettronica e le conoscenze acquistate attraverso essa.
Il profondissimo pensiero di Democrito appunto, non è ne' esercisio di fantasia e nemmeno esito di coincidenza.
Mi rendo conto che la mia difficoltà a comprendere civiltà evolute quanto la nostra in epoca prediluviana viene di solito definita almeno "cautela", ma stavo cercando di segiure un'idea...
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EgiTToPhiLo/a
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04/06/2008 18:53
 
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Carissima Ivana,
ritengo che anche una mente geniale non possa arrivare a ipotizzare, col semplice pensiero e teoremi, l’esistenza dei tre pianeti non visibili (Urano, Nettuno e Plutone), il fatto che i primi due siano simili e l’esistenza della Fascia degli Asteroidi.
Si può anche lavorare con la mente e scrivere opere di fantascienza, ma quando le coincidenze con la realtà sono così marcate occorre ipotizzare qualche altra casa.
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
04/06/2008 20:59
 
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Benvengano i Sumeri, naturalmente, ma... stavo leggendo un sunto del libro in questione (non riesco proprio a trovarlo, anche se so di averlo in casa...) e mi sembra quasi di leggere una variante della sceneggiatura di Stargate!

Indagando ulteriormente, ecco cosa ho riscontrato in rete, a proposito di quanto Sitchin afferma nei suoi testi (ne approfitto inoltre per riassumere i principali argomenti trattati, per fornire spunti di discussione anche a chi non ha affrontato l'argomento in modo diretto):


materiale prelevato da Wikipedia:


Quando Sitchin elaborò la propria teoria e pubblicò i primi testi, il Sumero era una lingua ancora poco comprensibile e nota solo a pochi specialisti. Oggi però grazie ad alcune pubblicazioni di massa come Sumerian Lexicon è stato possibile verificare che alcune delle traduzioni di Sitchin sono parzialmente errate in quanto poco concise ed eccessivamente ricche di espressioni scientificamente non riscontrabili.




Nibiru, per gli antichi Babilonesi, era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome viene dalla lingua degli Accadi e significa punto di attraversamento o di transizione. Nella maggior parte dei testi babilonesi è identificato col pianeta Giove; nella tavoletta n. 5 dell'Enûma Elish potrebbe essere la Stella Polare, che a quel tempo non era quella di oggi, ma Thuban o forse Kochab.

Secondo gli scrittori Zecharia Sitchin e Burak Eldem, gli scritti Sumeri quando parlano di Nibiru si riferiscono ad un pianeta del nostro sistema solare oggi sconosciuto (grande 2 volte la terra, di colore rosso-oro, di periodo orbitale 3600 anni, perielio tra Marte e Giove e afelio molto più in là di Plutone, di orbita inclinata di 11° rispetto all'eclittica), ma l'archeologia e l'astronomia ufficiali non prendono sul serio quest'ipotesi.
Per misurare la precessione degli equinozi, tra gli antichi sumeri e in Babilonia, il cielo veniva diviso in 7 spicchi, ciascuno dedicato a uno dei 7 maggiori Anunnaki, ogni spicchio misurava circa 50 gradi sull'equatore celeste. Con la precessione l'equinozio di primavera si sposta nel corso dei secoli lungo l'eclittica, attraversando via via i vari spicchi in cui era diviso il cielo. Il passaggio del punto equinoziale da uno spicchio all'altro determinava l'attraversamento di una fascia di confine di circa 1,5 gradi, corrispondente a circa 3 volte il diametro apparente della Terra proiettata sulla Luna durante un'eclissi. Tale fascia di attraversamento era Nibiru, nella quale la sovranità del cielo non apparteneva ad alcun Annunaki particolare, e dunque gli dei potevano scendere sulla terra. Ogni 3600 anni si ripete il passaggio tra uno spicchio di cielo e l'altro, e si ha il ritorno di Nibiru.



in quanto al mito della Creazione Sumero:


Gli dei trovano difficoltà a procurarsi il cibo, quindi decidono di lamentarsi presso Enki, dio dell'acqua ma anche dio della saggezza. Ma egli giace profondamente addormentato sul mare e non sente le loro lamentele. Allora Nammu, madre di Enki, si fa portavoce e gli comunica il loro problema. Gli dice di creare dei "servi" che possano svolgere i lavori che gli dei non sono in grado di fare. Enki riflette, e consiglia quindi alla madre di creare delle forme con l'argilla dell'Abisso (l'Abzu), e di imprimere su di esse l'immagine degli dei: queste forme saranno chiamate "uomini".
Per festeggiare questa decisione, gli dei organizzano un banchetto, durante il quale Enki e Ninmah, dea del parto, si ubriacano e perdono lucidità. Ninmah prende quindi un po' di argilla dell'Abisso, e con essa forgia sei individui anormali. Enki finisce l'opera decretando il loro destino, e dando loro da mangiare del pane. Sulle imperfezioni dei primi quattro non si hanno notizie, mentre gli ultimi due sono una femmina incapace di procreare ed un essere asessuato. Il destino della prima è quello di dimorare nel gineceo, quello del secondo di "camminare davanti al re".
Enki comunque non vuole essere da meno della dea Ninmah, e a sua volta forgia una creatura (non sappiamo in che modo). L'essere da lui creato è in qualche modo inanimato, debole di corpo e di spirito. Gli si offre del pane, ma lui non tende la mano per riceverlo, gli si parla ma lui non risponde; non riesce a stare in piedi, né seduto, né riesce a piegare le ginocchia. Enki Chiede quindi a Ninmah di dare in qualche modo un aiuto a questa creatura, ma nemmeno la dea è in grado di fare qualcosa. Ne segue una lunga discussione tra i due dei, molto lacunosa e quindi difficilmente comprensibile, ma pare che Ninmah maledica Enki per la sua incoscienza nel creare un essere così miserevole, e sembra che il dio finisca col pensare che la maledizione sia meritata.
In questo poema risulta evidente la concezione sumera dell'uomo come servo degli dei, inoltre cerca di spiegare le imperfezioni umane, attribuendole al fatto che gli uomini furono creati dagli dei ottenebrati dall'alcol.




dal quale scaturì




L'Enūma Eliš (in italiano "Quando in alto", dal nome delle prime due parole di apertura) è un poema mesopotamico che tratta il mito della creazione e le imprese del dio Marduk. Veniva recitato durante l'akītu, la festa del capodanno di Babilonia. L'opera risale probabilmente al XIII o al XII secolo a.C., al tempo della prima dinastia di Babilonia; se ne conoscono alcune versioni assire del VII secolo a.C. trovate ad Assur e a Ninive.

Apsû e Tiāmat, personificazioni divine delle acque dolci e delle acque salate, si mescolarono dando origine a nuovi dei che, a loro volta, ne generarono altri. Questi giovani disturbavano il sonno di Apsû che decise di ucciderli, contro il parere di Tiāmat, ma venne invece ucciso da uno di loro, Ea/Enki. Tiāmat, irata per il destino del suo sposo, mosse guerra agli altri dei alleandosi con il mostro Kingu e con altre divinità; soltanto Marduk, figlio di Ea/Enki, osò affrontarla, chiedendo in cambio di diventare re di tutti gli dei, e la uccise con una freccia. Poi ne tagliò in due il corpo: una parte diede origine al cielo e l'altra alla terra. Con il sangue di Kingu formò gli uomini perché servissero gli dei.




approfondendo su Tiamat:



Tiāmat è la personificazione delle acque salate nella mitologia mesopotamica. Sposa di Apsû, secondo il mito fu la progenitrice della stirpe divina.
Appartenente alla mitologia babilonese, secondo il poema Enūma Eliš genera insieme al marito i serpenti mostruosi Laḫmu e Laḫamu; questa progenie dà poi vita agli dei primordiali Anšar e Kišar, i quali generano gli dei Anunnaki. Fra questi Marduk, unico valoroso in grado di affrontarla, sconfigge Tiāmat con l'aiuto di un forte vento, che le impediva di chiudere la bocca, e scagliando dunque una freccia che le trafisse il cuore attraverso la gola, simboleggiando così la vittoria dell'ordine sul caos.
Generalmente è descritta come una specie di drago. In alcune versioni la si descrive come una creatura con testa di coccodrillo, denti da orso, corna da toro, criniera e zampe da leone, ali da aquila, corpo da serpente



Nella Cosmogonia Sumera possiamo individuare ancora elementi a noi decisamente noti:



In principio vi era il Mare Primordiale (Nammu), probabilmente mai creato, e quindi eterno. Dal Mare ebbe origine la Montagna Cosmica, che aveva per base gli strati più bassi della terra, e per cima la sommità del cielo. La Montagna era formata da Cielo e Terra, ancora uniti insieme e non distinti. Il Cielo, nella personificazione il dio An, e la Terra, nella personificazione la dea Ki, generarono il dio dell'Aria Enlil. A questo punto avvenne la separazione: An "tirò" il Cielo verso di sé, mentre Enlil "tirava" la Terra, sua madre. Dall'unione di Enlil e Ki nacquero tutti gli esseri viventi, dei, uomini, animali e piante.

Inoltre, i sumeri introdussero il concetto di me. L'esatto significato di questa idea non è ancora chiaro, ma pare che definisse la capacità delle cose create di mantenersi in esistenza ed in moto continuo (capacità assegnata loro dagli dei).





Queste appena citate sono le basi da cui è partito Sitchin per dar forma alle sue teorie, metaforizzando il contenuto dei testi antichi a suo uso e consumo. Ecco cosa propone:



Il nome accadico Anunnaki vuol dire "Coloro che dal Cielo sono venuti sulla Terra". Secondo Zecharia Sitchin il "cielo" degli Anunnaki cui si riferiscono i testi sumerici, detto Ni.bi.ru, era il "pianeta del transito", il "centro del cielo", cioè un pianeta del nostro Sistema Solare. Sitchin è uno studioso ben noto a chi segue la cosiddetta archeologia spaziale: è nato in Russia ma è cresciuto in Palestina, e qui ha acquisito una completa padronanza della lingua ebraica antica e moderna, studiando in modo approfondito le lingue semitiche ed europee, l'Antico Testamento, la storia e l'archeologia del Medio Oriente. In particolare, ha compiuto ricerche sul mito di Gilgamesh e sui racconti biblici. Gilgamesh è un re semileggendario di Uruk (quinto re della I dinastia, forse realmente esistito attorno al 2600 a.C.), la sua leggenda ha dato luogo a una serie di poemi; nel corso del II millennio a.c., gli scribi accadici ne hanno fatto un'epopea in dodici canti, il cui soggetto è la ricerca illusoria dell'immortalità. Uno degli episodi, quello concernente il Diluvio con il personaggio di Utnapishtim, presenta notevoli analogie col racconto del Diluvio biblico. Nei testi sumerici scritti in grafia cuneiforme si trovano altre cronache affini ai racconti biblici come, ad esempio, la creazione dell'uomo. La prima colonia di Sumer fu la città E.ri.du, nome che significa letteralmente "Casa costruita lontano", essa sorgeva su una collina eretta artificialmente alla foce dell'Eufrate, in mezzo alla edinu, che significa "pianura", o anche E.din, "Patria dei Giusti", da cui deriva "Eden", biblico nome del giardino paradisiaco, prima dimora terrestre dell'uomo.

Le teorie di Sitchin sono esposte in una serie di libri facenti parte di un vasto progetto editoriale, iniziato nel 1976 e denominato The Earth Chronicles (Cronache della Terra). Come molti sostenitori della paleoastronautica, Sitchin è convinto che opere come La Bibbia, L'epopea di Gilgamesh, le iscrizioni reali degli Accadi e dei Sumeri, debbano essere considerate come vere e proprie documentazioni storico-scientifiche; e da questi testi ne ricava che la nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra sarebbe stata guidata da esseri extraterrestri. Nella Bibbia questi esseri vengono chiamati col nome di Nephilim (o Nefilim, dalla parola ebraica Nafal, "caduti") che significa "coloro che sono scesi (o caduti) sulla Terra dal Cielo", mentre nella lingua degli Accadi questi esseri diventano gli Anunnaki, che letteralmente significa "coloro che sono venuti sulla Terra". Gli Anunnaki avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce evoluzione della civiltà umana e in particolare di quella sumerica. I signori di Nibiru, sin dall'antichità, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare le risorse minerarie del nostro pianeta. All'inizio furono inviate delle sonde automatiche per verificare l'abitabilità del nostro mondo. Quando il pianeta Nibiru giunse nel punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima spedizione umana capeggiata da Enlil, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei Sumeri. I luoghi scelti furono la Valle del Nilo, la Valle dell'Indo e la Mesopotamia.



Per chiarire che non intendo "demonizzare" l'autore, sottolineo che coloro che sostengono teorie come questa sono numerosi, citandone qualcuno: Von Daniken, Ilke, Cayce e tutti coloro che rientrano in quella categoria definita "Sostemitori della Teoria del Paleocontatto".




p.s. mi tornano alla mente i Dogon...
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05/06/2008 10:00
 
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Re:
antonio crasto, 04/06/2008 18.53:


Si può anche lavorare con la mente e scrivere opere di fantascienza, ma quando le coincidenze con la realtà sono così marcate occorre ipotizzare qualche altra casa.


E l'altra cosa sarebbe che esseri originari di qualche luogo dell'universo al di fuori del sistema solare sono arrivati a bordo di un'astronave numerando i pianeti dall'esterno verso l'interno (nel verso di avvicinamento), approdando poi sulla terra e raccontando agli uomini che già vi abitavano tutte le loro conoscenze astronomiche?


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05/06/2008 10:13
 
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.....lo escludo..... ma questo non vuol dire che se pizia domani trova i miei appunti di html non impari a fare un sito (esempio, ndr :P)


questo per dire: SE c'è stato qualcuno sulla Terra PRIMA dei mesopotamici che aveva quella tecnologia... poi spariti PRIMA (come direbbe Antonio) che l'acqua inghiottisse tutto... e i mesopotamici avessero trovato alcuni scritti e/o disegni e/o reperti testimonianze...
è una ipotesi... a cui credo...
[Modificato da Max Paul 05/06/2008 11:31]
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05/06/2008 10:16
 
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Cara Maria,
era mia intenzione fornire elementi di discussione a piccole dosi. Avevo incominciato con le problematiche relative ai pianeti del Sistema Solare sia perché mi interessa in modo particolare un’eventuale connessione col mondo egizio, sia per non complicare troppo la discussione.
In effetti Sitchin avrebbe trovato spunti nei documenti sumeri e babilonesi che vanno molto oltre, arrivando a parlare del 12° pianeta come un pianeta abitato dagli dèi, del loro sbarco sulla Terra e del loro intervento nella creazione dell’homo sapiens.
Un confronto col testo biblico suggerirebbe secondo Sitchin un’ispirazione sumera-babilonese dei versetti della Genesi.

Le critiche ai vari libri di Sitchin sembrano concentrate su possibili interpretazioni libere dei testi cuneiformi, mentre quelle sulle ipotesi dei Sumeri sembrano concentrarsi su una loro difficile accettazione da un punto di vista scientifico.

Il problema va affrontato, a mio parere, dando una risposta alle seguenti domande:

- Sitchin ha alterato il senso dei testi sumeri e/o babilonesi?
- Questa eventuale alterazione è stata fatta in buona fede o no?
- Una volta stabilite le interpretazioni più corrette dei testi sumeri e babilonesi, il senso della “Creazione” risulterebbe cambiato?
- Nel caso ciò non si verificasse, bisognerebbe dare una risposta su come i Sumeri sarebbero arrivati a queste teorie strabilianti (rimango dell’idea che alcune ipotesi non possono essere frutto di soli ragionamenti filosofici)?

Il fatto che alcune ipotesi dei Sumeri sembrino contrarie alle attuali conoscenze scientifiche non sminuisce l’opera di divulgazione di Sitchin.
Forse certe ipotesi hanno un significato simbolico a noi sconosciuto.
Sarebbe un po’come dire che la creazione del Dio degli Ebrei non ha alcun riscontro scientifico, in quanto creare una donna da una costola di un uomo sembra inconcepibile.
Occorre cogliere il significato simbolico dei miti e aver fede, forse la stessa fede che le popolazioni della Mesopotamia avevano per le vicende narrate dai loro sacerdoti.

Cara Ivana,
io non sto dicendo di essere d'accordo con le teorie dei Sumeri e dei Babilonesi, così come non concordo con alcuni aspetti della filosofia egizia, ma ciò non vuol dire che non dobbiamo conoscere le conoscenze dei popoli antichi e verificare eventuali influssi sulle nostre credenze.

Ben altra cosa sarebbe se ciò che dice Sitchin fosse frutto di alterazioni del senso filosofico dei Sumeri e Babilonesi, allora si potrebbe parlare di opera di fantascienza passata per analisi archeo-filosofica.
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Max...
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05/06/2008 11:29
 
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Re:
antonio crasto, 05/06/2008 10.16:

Cara
Forse certe ipotesi hanno un significato simbolico a noi sconosciuto.
Sarebbe un po’come dire che la creazione del Dio degli Ebrei non ha alcun riscontro scientifico, in quanto creare una donna da una costola di un uomo sembra inconcepibile.




esempio perfetto [SM=x822713]

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EgiTToPhiLo/a
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05/06/2008 12:08
 
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Riporto da Sitchin “Il pianeta degli dei”, pag. 246

«[…] Non resta quindi, che prendere atto del fatto che la vita, che non poteva evolversi facilmente sulla Terra, in effetti non è qui che ebbe origine. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica «Icarus» (settembre 1973) il Premio Nobel francio Crick e il dr. Leslie Orgel avanzarono l’ipotesi che «la vita sulla Terra possa essere nata da minuscoli organismi provenienti da un pianeta lontano»».

I due scienziati si sono domandati:

- come mai esiste un solo codice genetico per tutte le forme di vita terrestri?
- come mai l’elemento molibdeno svolge un ruolo chiave nelle reazioni enzimatiche necessarie per la vita, quando il molibdeno è in realtà un elemento molto raro?
- perché elementi che sono più abbondanti sulla Terra, come il cromo e il nichel, hanno invece scarsa rilevanza nelle reazioni biochimiche?

I due scienziati si sono spinti quindi ad affermare come non solo era molto probabile che la vita sulla Terra poteva essersi originata da un organismo proveniente da un altro pianeta, ma che si sarebbe trattato di un’operazione volontaria da parte di esseri intelligenti.

Secondo Sitchin questa inseminazione della Terra sarebbe stata invece il prodotto della grande catastrofe che colpì il Sistema Solare. Lo scontro fra il 12° pianeta, Nibiru, ricco di vita e Tiamat avrebbe determinato “l’inseminazione” di Tiamat e quindi quella della Terra di cui, secondo i Sumeri, sarebbe una delle sue metà.

A prescindere dalla possibilità che la Terra fosse coeva o “figlia” di Tiamat, sembra realistico che lo scontro fra un pianeta ricco di vita e altri elementi del Sistema Solare abbia diffuso la “vita” sulla Terra.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

05/06/2008 22:42
 
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Re:
[QUOTE:82517335=Max Paul, 05/06/2008 10.13è una ipotesi... a cui credo...


Invece io sono peggio di San Tommaso, a volte non credo nemmeno a dove metto il naso!
Ma come ho già spiegato una volta, in fondo non ci rimetto nulla ad essere estremamente cauta, se spunterà un giorno qualche prova concreta vorrà dire che cambierò idea. [SM=g999103]



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