"La Maledizione dei Faraoni" di Philipp Vandenberg

Titolo:La Maledizione dei Faraoni
Autore: Philipp Vandenberg
Traduzione: Adriano Caiani
Editore: SugarCo, 1997
Prezzo e disponibilità: verifica
Altre informazioni: pagg. 320




La maledizione dei faraoni

Non compaiono note sull’autore, né brevi descrizioni del contenuto del libro, nulla nemmeno come commento critico: vuota quarta di copertina, niente prefazione, presentazione o introduzione all’interno.

Quindi farò io un breve riassunto degli argomenti trattati.
L’autore raccoglie dati attorno al problema della cosiddetta maledizione dei faraoni e trova validi argomenti per formulare un’ipotesi relativa a questo fenomeno che ormai fa parte del folklore culturale mondiale.
Muove da alcune testimonianze, in parte fatti visti personalmente, in parte conosciuti attraverso i racconti dei protagonisti e della cronaca giornalistica, per andare a toccare tutti gli argomenti misteriosi della scienza moderna, tentando di ricucirli con un filo logico molto arguto, ma spesso lasciato cadere nel vuoto.
Dunque tutto può concorrere a spiegare quali nefasti effetti possano avere le forze ancora oscure che agiscono sulla nostra esistenza, dal calcolo delle probabilità alla teoria dell’aura, dai bioritmi alle macchie solari, dalla radioattività alle malattie infettive, e in questo libro si trova proprio tutto, anche il Titanic e la telepatia; peccato che una conclusione vera e propria non sia raggiunta e tutto il castello di indizi rimanga sospeso su un punto interrogativo.

[Modificato da pizia. 22/05/2007 22.50]

Il caso Vandenberg
A causa di un disguido di tipo informatico ho ripreso fra le mani vecchi libri che avevo letto e ne ho trovato uno che non ricordavo essere così divertente, si tratta di “La Maledizione dei Faraoni” di Philipp Vandenberg.
Potete pensarne quello che volete, ma bisogna parlare anche di questo.
Credo sia risaputo che Vandenberg non è un autore molto stimato dalla cosiddetta egittologia ufficiale, ma liquidare l’argomento solo così sarebbe un po’ riduttivo, in fondo anche Bauval non è il massimo, ma ne abbiamo discusso un bel po’ e abbiamo trovato tante argomentazioni “contro” e tante “a favore”.
Il fatto è che questo non so “se ci è o se ci fa”, tanto per utilizzare un’espressione dotta.
A parte l’impressione di minestrone che se ne può avere ogni volta che tira fuori qualcosa di astruso e cerca di collegarlo alla maledizione dei faraoni, atteggiamento che, di per sé, già indispone il lettore, sotto certi aspetti, soprattutto nell’impressione globale che se ne può avere, è piuttosto convincente e inaspettatamente intelligente.
Insomma, i sacerdoti o meglio, i sapienti dell’antico Egitto avevano conoscenze un po’ superiori a ciò che siamo abituati attribuir loro; queste conoscenze derivavano dalla sola esperienza e furono acquisite in maniera empirica nel corso dei secoli, durante un lunghissimo periodo predinastico, venivano tramandate di generazione in generazione, per la maggior parte verbalmente.
Sono andate perdute con la cultura stessa di questa antica civiltà, ma sono state recuperate, tutte o in parte e molto lentamente, con la ricerca scientifica durante la nostra era.
Vi devo confessare che in effetti mi aveva quasi catturata, finché un duro colpo mi ha riportato improvvisamente alla realtà: ecco l’albero genealogico della XVIII dinastia che pubblica!
Orrore!
In un primo tempo ho pensato che forse il libro era stato scritto molti anni prima quando ancora non si aveva cognizione di eventi che sono stati chiariti in seguito, ma in fondo non è così tanto datato e un Gardiner, decenni prima, mica sbaglia.
Poi ho pensato ad un errore di stampa, ma quando ho letto nel testo tutto un capitolo incentrato su Hatshepsut, in cui si ribadiva più volte fosse moglie di Thutmosi III non ho avuto dubbi, ne era proprio convinto.

Nemmeno in rete sono disponibili informazioni relative all'autore o trama del libro.
Si tratta di uno storico dell'arte tedesco contemporaneo, tutt'ora in vita. Indubbia la sua passione per l'antico Egitto che l'ha indotto a scrivere molto a riguardo, sia romanzi storici (meglio definirli mistry) che saggi. Su questi ultimi è però importante spendere due parole.
L'impatto con le sue opere saggistiche da l'impressione di trovarsi di fronte a uno studioso dell'argomento e in parte forse Vandenberg lo è. Tuttavia nei suoi testi egli si lascia spesso tentare dal proporre le sue personali teorie, non documentate e spesso nemmeno documentabili, quindi non attendibili, quanto meno non dovutamente approfondite, spesso addirittura azzardate senza citare attraverso quali percori vi sia giunto.
Questo comporta seri rischi, poichè un "profano" della materia prende per dato di fatto il materiale proposto e lo riterrà valido finchè, approfondendo, non avrà accumulato informazioni qualitativamente e quantitativamente sufficienti a renderlo critico e obiettivo.

Senza dubbio letture piacevoli e Pizia potrà confermarlo, tuttavia sconsiglio di prenderlo a riferimento come punto di partenza per chi intende accostarsi alla storia dell'antico Egitto.

E' pur vero, che come detto altrove anche da -francis-, spesso va riconosciuto a Vandenberg un grande pregio: chi legge un suo libro sovente sviluppa passione per l'argomento trattato ed è spinto ad approfondire

Guardate qua, l'albero genealogico della XVIII dinastia, secondo Vandenberg.


Come si giustifica la discordanza rispetto alle affermazioni agli autori più conosciuti?

per saperlo, bisognerebbe leggere e valutare i saggi scritti da Vandenberg sull'argomento.

Non essendo un egittologo, ritengo abbia tratto le sue conclusioni arbitrariamente, attraverso ricerche indipendenti o semplicemente tirando le somme sulla base degli elementi conosciuti.
Confesso di non avergli dedicato molto tempo, anche se forse, nonostante la direzione che ha intrapreso sia decisamente "fuori dal coro", valrebbe la pena di farlo... se non altro solo per capire che tipo di ragionamento ha attuato per arrivare a determinate affermazioni.

Da qui è crollata la sua attendibilità già gravemente compromessa.
Secondo me l’idea di fondo è buona, bisognerebbe che fosse sviluppata da una equipe di studiosi seri, certo Vandenberg dopo questa sparata è fuori gara.

Se vi va, e se non vi sembrerò un po' troppo "fantarcheologica" ve ne parlo ancora...

certo che ci va, Cara Pizia! procedi pure