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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Hatshepsut (Hasepsowe), “usurpatrice del trono”

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2007 12:31
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- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
29/03/2007 12:31
 
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Da secoli gli Egittologi si interrogano su Hatshepsut, la regina più famosa che l’Egitto abbia avuto in tutto il corso della sua storia. Molti la descrivono come un’arrogante usurpatrice, altri una sovrana illuminata. Ma quello che incuriosisce è che la maggior parte delle testimonianze, relative soprattutto alla sua sfera privata, siano state volutamente distrutte. Hatshepsut non fu l’unica donna a governare in Egitto, prima di lei infatti si ricordano un certo numero di regine: NeitKrety alla fine della VI dinastia, Sobekneferu nel Medio Regno, Neithotep e Meryt-Neit che probabilmente regnarono durante la I dinastia. Sebbene molte notizie su di loro siano scarne, di certo ci sono abbastanza riferimenti per poter dire che i loro regni furono brevi e poco importanti. Ma la storia del regno di Hatshepsut è completamente diversa. Ella apparteneva alla dinastia dei Thutmosidi che governarono durante la XVIII dinastia, ed era una delle figlie di Thutmosis I e della regina Ahmes. Dopo la prematura morte dei suoi fratelli, il padre la presentò come l’erede al trono ma in realtà a divenire faraone fu un fratellastro di Hatshepsut, nato dall’unione di Thutmosis I con Mutnofret, sua seconda moglie. Probabilmente per rinforzare i suoi diritti al trono, Thutmosis II sposò la sorellastra. Così alla morte del consorte Hatshepsut regnò per conto di Thutmosis III, troppo giovane, (figlio di un’altra moglie di Thutmosis II) per salire al potere. Durante il periodo di co-reggenza l’Egitto conobbe un periodo prospero e pacifico, inoltre ella non escluse mai il nipote anzi lo fece partecipe della regalità e lo educò alla vita militare. Al secondo anno però di questa reggenza si fa risalire la sua autoproclamazione, in qualità di figlia di Thutmosis I, moglie di Thutmosis II e tutrice di Thutmosis III a faraone dell’Egitto. E probabilmente questo le valse il titolo di “usurpatrice del trono d’Egitto”, nonostante avesse tutti i diritti di divenire Faraone d’Egitto. Pur riuscendo a sfidare la tradizione e a installarsi sul trono divino dei faraoni, si manifestò ben presto l’esigenza di essere considerata legittimamente “re dell’Egitto” e fu così che ricorse al rito della teogamia, ossia del matrimonio della madre Ahmes con il Dio Amon, che venne raffigurato nel suo tempio a Deir el-Bahari. A tale rito, tipico strumento politico e religioso per ufficializzare il proprio potere, erano ricorsi altri tra cui Ramesse II. Da quel momento Hatshepsut divenne la personificazione femminile del ruolo di faraone, che era in Egitto prerogativa maschile. E si fece rappresentare, riuscendo a divenire unica nella storia, sia come donna che come uomo, con la barba posticcia e il gonnellino shendyt, elementi tipici dei faraoni. Durante il suo regno, oltre a dedicarsi alle attività edilizie per magnificare il proprio culto, il faraone Hatshepsut fece restaurare i numerosi templi che in tutto l’Egitto erano andati in rovina nel periodo della dominazione Hyksos. Intraprese diverse esplorazioni e spedizioni commerciali. I misteri e le passioni che riguardano la sua vita privata rendono la storia di questa regina ancora più intrigante. Ella si affiancò di numerosi collaboratori, il più stretto tra tutti fu Senenmut che fu fregiato del titolo di Consigliere della Grande Sposa Reale e fu investito anche del ruolo di precettore di Neferura, la figlia che Hatshepsut aveva avuto da Thutmosis II. Era consuetudine che tale carica di fatto spettasse allo zio materno ed il fatto che Senenmut non lo fosse, insieme alle numerose rappresentazioni della sua figura ed alla circostanza che rimase celibe hanno spinto gli storici ad ipotizzare che egli avesse un legame privato con la regnante. La sua morte come il suo vissuto fu caratterizzata dall’intrigo e dal mistero. Iniziò subito dopo la sua fine, l’azione di Damnatio Memoriae. Molti dei monumenti a lei dedicati furono distrutti o vandalizzati e il suo nome su di essi cancellato. Lo scopo della damnatio memoriae, pratica comune nell’antico Egitto era quello di cancellare ogni traccia della persona per farne scomparire la sua memoria storica. Gli Egittologi sono discordanti sugli artefici di questo atto. Molti sostengono che il fautore possa essere stato Thutmosis III ed i seguito i suoi successori che fecero rimuovere anche la mummia della regina dalla tomba ufficiale. Il motivo però è dubbio poiché pare che Thutmosis III non odiasse la regina, prova ne è il fatto che egli acconsentì che fosse sepolta nella Valle dei Re. Il complesso funerario della regina Hatshepsut è quello di dimensioni maggiori e anche quello meglio conservato. Questa tomba è orientata in direzione del Tempio di Deir el-Bahari eretto per mano di Senenmut, il quale pare anche avesse creato un tunnel tra le loro due sepolture. Malgrado le azioni di Thutmosis III o di altri per cancellare Hatshepsut, ella rimase nelle liste di Manetone, risalenti a 1000 anni dopo la dinastia XVIII, con il nome di Amessis e l’indicazione che si trattava della sorella di Thutmosis II. Il segreto del grande fascino e potere esercitato dalla figura di Hatshepsut fu senz’altro quello di aver coniugato la sensibilità di donna con la saggezza e il rispetto delle tradizioni. Ad ella sono stati dedicati numerosi libri e persino un piccolo asteroide scoperto nel 1960 porta il nome in suo onore: 2436 Hatshepsut.

Fonte: Il Meridiano
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