Questa l'interessante teoria scaturenta dall'indagine di Christiane Desroches Noblecourt
in merito alla localizzazione della terra di Punt e al viaggio effettivamente intrapreso
dalla spedizione di Hatshepsut. Vi riporto un estratto dal suo libro LA REGINA MISTERIOSA
Ed. Sperling & Kupfer
PUNT - la terra del Dio
Sin dalla giovinezza Hatshepsut sognava del paese di Punt, che si riteneva
essere la Terra del dio. Le spedizioni militari di Thutmose I non avevano mai
superato la Quinta Cataratta e quindi non avevano mai raggiunto gli orizzonti
delle regioni orientali dell'Alto Nilo da dove, si diceva, provenissero le
resine che raggiungevano l'Egitto tramite le carovaniere e i sementiu (agenti
dei re e dei principi incaricati di incontrare le carovane che trasportavano
i prodotti rari provenienti dall'estero; erano ugualmente degli interpreti ed
abili informatori.
Le truppe regie informarono la Regina dell'accessibilità verso gli "orizzonti
del sole" precisandole che per raggiungerli si doveva percorrere dapprima lo
"Uadi Ur" (il Grande Verde) ciè il fiume nel periodo dell'Inondazione e poi
lasciarlo per un corso d'acqua minore che penetrava nelle terre dal paese di
Punt.
Il termine "Grande Verde" definiva il Nilo in piena che trascinava gli alberi
all'inizio dell'inondazione, per estensione poteva anche significare "distesa
d'acqua", "grande lago", "mare". Tuttavia non ci si poteva sbagliare quando
gli egizi, che diffidavano del mare e della sua acqua salata e "sterile",
facevano libagioni con Uadi Ur:era senza dubbio l'acqua particolarmente dolce
ùdell'Inondazione. Anche l'egittologo Vandersleyen è giunto alla medesima
conclusione. La maggior parte delle difficoltà incontrate fino ad oggi per
localizzare il paese di Punt deriva effettivamente dall'interpretazione che è
stata fatta della parola Uadi Ur. Per molto tempo non si è voluto approfondirne
il significato, e parimenti si sono trascurate le condizioni ed il ruolo
primordiale del Nilo, ostinandosi a tradurlo con "mare"". Le difficoltà sono
cominciate quando si è trattato di localizzare le rare allusioni al viaggio
verso il paese di Punt. Partendo da questa ipotesi, ai viaggiatori non si
aprivano che due strade:
a) sulla base di iscrizioni assai difficili da comprendere si era concluso
che partendo da Tebe, occorreva discendere il Nilo fino a Copto, per finire
al porto di Quseir sil Mar Rosso, duecento chilometri più lontano. A quel punto
occorreva costruire un battello. Fabbricarne diversi era ancora più irrealistico:
dove trovare legname in loco? Poi la rotta marittima conduceva alle coste
dell'Eritrea e dell'Arabia felix, dato che le rare iscrizioni affermavano che
Punt "si trovava sulle due rive di Uadi Ur": il mare? Dunque Somali, Arabia.
Una volta effettuato il carico, bisognava fare all'inverso il medesimo percorso,
e una volta giunti al porto di Quseir, ricomporre una carovana di uomini e di
asini per trasportare sui duecento chilometri dello Uadi Hammamat gli animali,
gli alberi con le loro radici ecc.
Una simile ricostruzione pare poco plausibile per la flottiglia di Hatshepsut
composta da cinque battelli partiti dal Nilo e ritornati dal Nilo dopo aver
raggiunto il mare.
b)la seconda soluzione era quella di una discesa lungo il corso del Nilo fino
all'estremità del Delta, da dove pare che un canale d'acqua voluto da Sesostri
fosse stato approntato per raggiungere la parte nord del Mar Rosso.Pare tuttavia
assodato che il canale sia stato utilizzato solo all'epoca di Dario,
cioè durante l'occupazione persiana.
Un altro problema: perchè il paese di Punt era considerato la Terra del dio?
Quale dio? Nei racconti delle spedizioni del padre attorno alla Quarta Cateratta,
passando davanti alla grande roccia di Napata, Akheperkara aveva più volte
scorto l'alta pietra che apreva ergersi come un cobra davanti alla montagna.
Gli indigeni avevano assicurato al re che quel fenomeno della natura era l'immagine
pietrificata del serpente di Amon-Nilo venerato in quel luogo. Il misterioso serpente
del Racconto del naufrago e il serpente di Napata erano parimenti il il medesimo
simbolo del Nilo; del resto la barba del rettile descitta nel racconto iniziatico
era la barba ricurva khebeset che era attribuita nei riti all'effigie di Amon,
ben diversa dalla barba posticcia dei re. Una barba simile era stata attribuita alla
mummia di Osiride, che il mito faceva ritornare con le acque dell'Inondazione ogni anno.
Altro elemento di riflessione, gli abitanti di Punt erano chiamati khebestiu, "le genti
dalla barba curva" della Terra del dio.
Amon dalla barba curva, era allora originario della Terra del dio? Era Amon la forza
nascosta, il fecondatore. L'Inondazione benefica per l'Egitto proveniva allora dal
"Paese del dio" verso la quale conduceva il fiume Atbara che ha la sua sorgente a nord
del lago Tana in Etiopia? Si sa -a proposito dell'Inondazione - che il fenomeno si
produceva in due tempi: all'inizio di luglio il Nilo Bianco, alimentato dai grandi laghi,
cominciava a veicolare in abbondanza acque verdastre. Qualche settimana dopo l'Atbara
si gettava nel Nilo Bianco, a nord della località in cui il Nilo Azzurro di Etiopia
raggiunge il Nilo Bianco (oggi a Khartum). Percorrendo il suo letto, l'Atbara
staccava terre ferruginose che formavano le fertili alluvioni che si diffondevano più
a nord in Egitto per 4 mesi all'anno. Erano dunque le terre dell'Atbara a nutrire gran
parte dell'Egitto.
Da quello stesso paese di Punt arrivavano in Egitto ogni anno con l'Inondazione
le fronde dei banani selvaggi dell'Abissinia (il Musa ensete) strappati con violenza
dalle acque. Il Nilo Azzurro, uscito dal Lago Tana, trasportava quegli alberi:
in tempi leggendari Amon aveva regnato su Punt.
I sementiu di Hatshepsut erano ritornati dalle loro esplorazioni e le avevano indicato
che il cammino migliore era quello di risalire il Nilo, superare la Quinta Cataratta
e attraversare la regione chiamata Irem, a sud di Miu. Poco dopo i flutti diventavano
piuttosto tumultuosi per il fatto che il corso del Nilo veniva raggiunto dalle acque
di un fiume dalle tinte terrose, rossastre, provenienti dalla zona orientale :l'Atbara,
afflente abissino del Nilo le cui acque rese fangose dalla terra ferruginosa strappata
dalle rive hanno contribuito a creare la fertilità dell'Egitto.
"La terra del dio si situava sui due lati di Uadi ur" il che porta a localizzare Punt
tra l'Atbara e la ragione umida del "delta del Gash", il cui centro è oggi Kassala, e
si prolunga fino al Mar Rosso. Si tratta dunque dunque dell'attuale parte orientale del
Sudan, prossima all'Eritrea.
La spedizione sarebbe così potuta penetrare nell'interno sulle navi. I sementiu avevano
avvertito le popolazioni rivierasche e i loto capi avrebbero accolto l'ambasciatore di
sua maestà, il paese sarebbe stato aperto agli inviati della regina che avrebbero avuto
la libertà di circolare nel cuore della regione dominata da un fiume largo e corto che
si divideva in meandri simili alle dita di una mano (il futuro delta del Gash, sulla
strada di Kassala).
Sembra dunque evidente poter localizzare il paese di PUnt nel quadrilatero posto al
confine fra l'Eritrea e il Sudan nella parte orientale del territorio tra l'Atbara e il
Nilo Azzurro, limitato ad ovest dal corso del Nilo Bianco, dopo Khartum.
Giunta così per via d'acqua, la spedizione della Regina continuò "via terra" percorrendo
la regione fino alla successiva Inondazione. Evitate le montagne, i navigatori di
Hatshepsut risalirono l'Atbara dirigendosi verso Kassala nell'accogliente valle del
Gash, tra il Nilo ed il Mar Rosso (all'altezza dell'attuale Port Sudan, anord di Aquiq)
in un territorio già popolato da millenni. Scrive al proposito Rodolfo Fattovich: "La
gente che vive lungo il confine etiope-sudanese sfruttava le principali risorse di Punt
nel quadro dei loro spostamenti stagionali e controllava le vie commerciali tra l'Etiopia
e la valle de Nilo. Auquiq e Kassala erano forse gli accessi alla regione dal mare e
dall'entroterra, mentre Agordat agli altopiani".
I primi sondaggi eseguiti da Fattovich nel delta del Gash, vicino alle montagne di Kassala,
alla frontiera est del Sudan, hanno in effetti dato risultati convincenti; gli scavi hanno
consegnato una quantità considerevole di vasellame kushita (appartenente alla cultura di
Kerma -gruppo C) sudanese dell'epoca ( ciò prova le relazioni tra sudanesi dell'Alto Nilo
e il delta del Gash) ed egizio (un lotto di 172 vasi rotti del Nuovo Regno ritrovati in
loco) provano l'esistenza di luoghi di incontro fra i due paesi, nonchè degli scambi che
ne furono il risultato. Fattovich segn ala inoltre i prodotti che era possibile
procurarsi in questo luogo tropicale di scambi, presenti anche nelle raffigurazioni egizie;
Vi arrivavano infatti i più bei prodotti dell'Africa orientale, mentre tutta le regione era
ricca di aromi: olibano, mirra, resina di terebinto, legno d'ebano, animali selvatici come
le giraffe, gli elefanti, i rinoceronti, le pantere e poi l'oro e l'elektron provenienti
dalle regioni a sud-est dell'attuale Port Sudan. Pietre come l'ossidiana, la cornalina ed i
lapislazzuli che provenivano dallo Yemen.