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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Convegno: "Costruire le Piramidi" - Torino, 24 maggio 2006

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2006 23:51
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24/05/2006 22:54
 
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Ecco attivata la sezione che raccoglierà le nostre riflessioni in proposito.
Seguono qui, le presentazioni che ci sono state fornite relativamente a relatori e contenuti presentati e il punto di vista mio, di MaatKaRa e di Pizia, in qualità di pubblico presente in sala.
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Prof. Miroslav Verner: Nuove scoperte archeologiche nell'area delle piramidi di Abusir
"L'area delle Piramidi della V dinastia ad Abusir è sempre stata oscurata dalle sue vicine più famose, ossia Giza e Saqqara.
L'unica indagine di maggiore impegno sul posto fu eseguita dalla missione tedesca al principio del XX secolo e riguardò i tre complessi piramidali - di Sahura, Neferirkara e Niuserra - che dominano la necropoli di Abusir.
Dopo un'interruzione di mezzo secolo, la missione archeologica Ceca è venuta ad Abusir avviando un'indagine sistematica sulla necropoli locale. Negli ultimi oltre quarant'anni la missione archeologica Ceca è riuscita a scoprire numerosi monumenti precedentemente ignoti, che si scalano dal periodo arcaico all'età saitica ed al dominio persiano.
Tra queste scoperte figurano sei piramidi prima ignote, di Neferefra, Khentkaus II, la piramide n. XXIV del Lepsius, la piramide n. XXV del Lepsius e la Piramide incompiuta (si queste ultime non si conosce l'appartenenza).
L'esplorazione di ciascuna delle piramidi predette ha prodotto una quantità di rinvenimenti archeologici inestimabili e, in qualche caso, anche documenti scritti.
Al contempo questa indagine ha dato un contributo fondamentale alla soluzione di parecchie questioni relative alla storia dell'antico Egitto, in particolare l'Antico Regno.
La conferenza si è occupata di queste questioni - i risultati delle recenti indagini archeologiche sulle predette piramidi e sui loro caratteri storici."

Miroslav Verner - Istituto Ceco di Egittologia, Praga
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24/05/2006 23:35
 
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Prof. Giuseppe Claudio Infranca: Il cantiere e lo sviluppo costruttivo della Grande Piramide
"Lo stupore suscitato dalla costruzione delle Piramidi nell'antico Egitto culmina nel caso delaa Grande Piramide, ossia quella attribuita al faraone Khufu (Cheope), che fu annoverata emblematicamente tra le sette meraviglie del mondo.
L'indagine per scoprire i modi e le tecniche che permisero in un lasso limitato di tempo e sicuramente con un ristretto numero di maestranze di raggiungere un risultato mirabolante si concentra quindi soprattutto su questo monumento, nella supposizione che, sia pure con varianti e adattamenti, procedure analoghe furono seguite anche per le altre simili costruzioni.
L'origine della tecnologia applicata e la spiegazione del suo rapido sviluppo trovano una soluzione nell'osservazione che la Grande Piramide costituisce l'apice dell'architettura megalitica, da tempo diffusa in varie zone del Mediterraneo. Tale induzione si sposa con l'analogia riscontrata nell'organizzazione del cantiere navale: la fabbricazione del colossale edificato seguirerebbe le modalità per assemblare una grande imbarcazione con la chiglia rovesciata.
Di qui le successive illazioni che scorgono nella struttura interna della piramide gli scivoli per far salire enormi blocchi a grande altezza: la grande galleria e le camere di scarico sarebbero funzionalmente i dispositivi interni alla costruzione per elevare tutti i blocchi di maggiore mole. La copertura ulteriore avvenne infatti con materiali di minori dimensioni. Inoltre la posa del rivestimento delle facciate della piramide fu eseguita contemporaneamente all'innalzamento della stessa.
Vuoti interni all'edificio furono soltanto dovuti ad esigenze costruttive, anche per eliminare la maggior parte dei materiali di risulta, e non per custodire tesori o segreti."

Giuseppe Claudio Infranca - Politecnico di Bari
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Prof. Michel Valloggia: Costruzione di una Piramide, l'esempio di Abu Rawash
RISULTATI TECNICI DI UNA NUOVA RICERCA


Da quasi mezzo secolo, ossia dalla pubblicazione magistrale dei risultati dello studio architettonico delle piramidi menfite, eseguito da Vito Maragioglio e Celeste Rinaldi, l'esame dei complessi funerari dei sovrani dell'Antico Regno è stato continuamente segnato da nuove scoperte e dalla ripresa di indagini archeologiche su concessioni atiche.
Stranamente, il sito di Abu Rawash, situato a 25 km a nordovest del Cairo, è rimasto fuori da ricerche sistematiche dopo i lavori che E. Chassinat vi aveva dedicato nel 1900-1901.
Tale dimenticanza risulta ancora più grave se si pensa che questo monumento contiene tutti gli elementi costitutivi delle grandi tombe ragali della IV dinastia: un tempio in valle, una rampa ascendente e cinte costruite attorno ad installazioni monumentali.
Tuttavia il complesso funerario del Re Radedef fu devastato ed intensivamente sfruttato dai cavapietre fino al XIX secolo, e la scoperta di statue in frantumi al principio del secolo scorso aveva fatto sospettare agli storici di questo periodo una damnatio memoriae dovuta ad un'illegittimità del sovrano...
Le dimensioni dell'impresa hanno spinto l'Unità di Egittologia dell'Università di Ginevra a coniugare gli sforzi con l'Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo per riprendere gli scavi, che in passato avevano prodotto i primi frutti di importanti informazioni storiche.
Alla fine di dodici campagne (1995-2006) si possiede oramai una conoscenza coerente di questo sito, il cui stato di distruzione ha al contrario permesso di verificare alcuni processi nella costruzione di una grande piramide.

Michel Valloggia
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