La colonna si distingue dalle altre, oltre che per le sue proporzioni, per il suo caratteristico capitello, che raffigura un rotolo di papiro aperto a metà e posato sulla tavoletta dello scriba.
Ma guarda che coincidenza, e i greci dove lo trovarono il papiro per fare i rotoli di carta? Nella zona ionica?
Credo di no, forse in Egitto?
Il suo nome è dunque poco azzeccato, perché il motivo decorativo è veramente egizio per eccellenza.
I Nostri scrivevano sul papiro in tempi in cui i greci andavano ancora a spasso con la clava.
E’ risaputo che questo supporto per la scrittura viaggiò per tutto il Mediterraneo, ma partì dall’Egitto: gli altri popoli, ammesso che la praticassero, usavano infatti altri supporti per la scrittura cioè pietra, ceramica, metalli, cose piuttosto difficili da produrre e infatti scrissero molto poco, ad eccezione di quei popoli che seppero usare la scrittura cuneiforme sulle tavolette di argilla, unico metodo paragonabile per semplicità ed economicità a quello egizio.
Allora in area ionica, o forse grazie ad una maestranza ionica, degli artisti fortemente impressionati dalla valenza estetica del rotolo di papiro avvolto a spirale, provarono a metterlo a capo di una colonna, considerandola una buona ed originale idea.
Ricordiamoci che per contrappunto a tutta la fantasia sfoderata in ambiente nilotico, nella Grecia classica spopolava la colonna dorica! (praticamente un pilastro tondo, di proporzioni tozze, senza base e con un capitello semplificato al massimo realizzato in due pezzi piuttosto geometrici…)
Qualche tempo dopo, quando anche i greci andarono a rifarsi gli occhi a scuola dai pazienti artigiani egizi, arricchirono il loro fondamentale repertorio decorativo, inventando la colonna corinzia, il cui capitello fu ispirato a motivi vegetali, si racconta, dall’osservazione di un cesto di piante di acanto.