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Sinai: Sospesi gli scavi archeologici

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2006 00:49
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di ATON
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03/05/2006 00:49
 
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di Aristide Malnati


Il perdurare dello stato di allerta, culminato nei tragici attentati a Dahab, ha indotto i responsabili della ricerca archeologica in Egitto, in perfetta sintonia con il Governo Mubarak, a sospendere temporaneamente l’attività di scavo nella penisola sinaitica e a limitare le operazioni di ricerca e di studio nel resto del Paese.
In particolare verranno chiuse per un periodo di durata non ancora determinabile le missioni straniere, in Sinai abbastanza numerose soprattutto presso gli antichi siti faraonici lungo la costa mediterranea; inoltre saranno sospesi gli interventi di restauro e di studio presso le chiese e i monasteri cristiani, giudicati potenzialmente in grado di stimolare nei terroristi l’intenzione a colpire. Ultimamente si sono infatti infittiti in città-simbolo del cristianesimo (come ad Alessandria, origine del movimento gesuano in Egitto e ad oggi sede del patriarca copto-ortodosso) attacchi a chiese e a parrocchie, abilmente fomentati da chi ha interesse a creare scontri religiosi in riva al Nilo.
La decisione di limitare gli scavi e di dotare quelli permessi di un rilevante corpo di polizia a loro difesa si aggiunge a quella presa nel 2001, in seguito ai fatti dell’11 Settembre, allorché il Consiglio Supremo delle Antichità sospese a tempo indeterminato le spedizioni in Medio Egitto (tra il Cairo e Luxor), in parte del deserto orientale (tra il Nilo e il Mar Rosso) e in alcuni centri dell’oasi del Fayum (a 90 km dal Cairo), giudicati particolarmente a rischio.
E anche in una condivisibile ottica di maggior sicurezza si comprende l’invito di Zahi Hawass, Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità al Cairo dal 2002, a non iniziare nuove attività archeologiche, concentrandosi piuttosto sul restauro dei monumenti già sterrati e sulla pubblicazione, per altro scientificamente doverosa, degli oggetti già reperiti.
Inoltre, a chiusura del cerchio, risale a pochi giorni fa la “fatwa” (condanna) da parte del Gran Muftì del Cairo delle statue antiche (come la sfinge), ree di rappresentare faraoni e religiosi infedeli e divinità pagane: se un tale provvedimento dovesse entrare a far parte del sistema legislativo egiziano, che in parte coincide con la “sharia” (legge coranica), potrebbero ripetersi nel Paese dei faraoni episodi di terrorismo archeologico, come quello del marzo 2001 ai danni dei Buddha di Bamyan
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