Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Introduzione alla sezione

Ultimo Aggiornamento: 30/03/2006 16:42
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di ATON
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30/03/2006 16:42
 
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La scoperta archeologica più importante che la spedizione scientifica di Napoleone ha fatto è certamente il ritrovamento della "Stele di Rosetta", avvenuto nel 1799 grazie a un giovane laureato di nome Bouchard.
E' una stele in granito grigio sulla quale sono incise tre iscrizioni:

1°: 14 righe in scrittura geroglifica (frammentaria)
2°: 22 righe in scrittura demotica (quasi integra)
3°: 54 righe in scrittura greca (quasi integra).

Si trattava di una dedica dei sacerdoti di Menfi, scritta nell'anno 196 a.C., che esaltava Tolomeo V Epifane per benefici ricevuti.
La sua importanza consisteva nel fatto che per la prima volta si era presentata l'occasione per poter decifrare la scrittura geroglifica. Finalmente era possibile confrontare la scrittura egizia con un testo scritto in greco.

Fino ad allora molti avevano trattato la questione, ma solo pochi si avvicinarono alla reale comprensione del sistema.
Se per Erodoto e Strabone i geroglifici erano un'incomprensibile scrittura figurata, per lo scrittore egizio Orapollo, che scrisse nel IV secolo d.C. l'opera Hieroglyphica sull'argomento, essi erano ideogrammi: nei segni andava cercato un valore simbolico.
Questa interpretazione condizionò quasi tutti gli studiosi che in seguito affrontarono questo problema, tanto che vi era la convinzione che i geroglifici non fossero segni rappresentanti le parole di una lingua, ma simboli dei quali si poteva solo sperare di indovinarne il significato.
Solo nel XVIII secolo si ebbero delle intuizioni più giuste e questo per merito di due studiosi: Carsten Niebuhr e Georg Zoega.
Niebuhr osservò che in alcune iscrizioni, che aveva avuto modo di vedere al Cairo, vi erano dei segni che ricorrevano più frequentemente di certi altri, per cui ipotizzò che essi potessero essere dei segni alfabetici; Zoega invece scoprì che i cartigli racchiudevano i nomi dei Re egizi.
Il primo grande passo verso la decifrazione dei geroglifici avvenne in ogni caso grazie al diplomatico svedese J.D. Akerblad il quale riconobbe sulla Stele di Rosetta, nell'iscrizione in corsivo che si trova sotto quella geroglifica, i caratteri della scrittura egizia demotica. Nel 1802 egli riuscì a localizzare nel demotico, confrontandoli con quelli dell'iscrizione greca, alcuni nomi propri, tra i quali vi era quello di Tolomeo; fu inoltre capace di individuare la metà circa delle lettere dell'alfabeto di quella lingua che doveva in seguito evolversi in quella copta.
Il motivo per cui i dotti si concentravano sul testo demotico della stele si spiega con la sua maggiore completezza; in questo modo il medico inglese Thomas Young ebbe modo di accorgersi che le due scritture, la demotica e la geroglifica, erano strettamente legate tra loro.
Partendo dal fatto, ormai risaputo, secondo il quale i cartigli dovevano contenere i nomi dei Re e delle Regine egizie, Young ottenne il primo successo parziale per quanto riguarda i geroglifici riuscendo a individuarne tre: Berenice, Tolomeo e Thutmosi.
Comunque il successo vero e proprio fu ottenuto da un giovane erudito francese, Jean-François Champollion, il quale, avvantaggiato dalla conoscenza del copto, ebbe modo di avvicinarsi più di ogni altro alla lingua dell'antico Egitto.

Egli, per prima cosa, confrontando sulla Stele di Rosetta i segni demotici con quelli geroglifici, che si trovano all'interno del cartiglio di Tolomeo, aveva pensato che in alcuni casi questi potessero essere alfabetici. Anche Champollion pensava che i geroglifici fossero una scrittura simbolica, ma la sua ipotesi ebbe conferma con lo studio dell'"Obelisco di File", portato in Inghilterra nel 1819, le cui iscrizioni in greco e in geroglifico vennero da lui conosciute solamente tre anni dopo. Lo studioso si accorse che nel nuovo testo disponibile il cartiglio di Tolomeo era seguito da quello di Cleopatra e la decifrazione di questi due nomi gli fornì 13 caratteri alfabetici con i quali riuscì ad individuare molti nomi del periodo greco-romano, come ad aesempio Alessandro, Tiberio e Traiano.
Tuttavia rimaneva ancora il problema inerente ai cartigli appartenenti all'antichità: venne risolto nel 1822 con l'aiuto di alcune riproduzioni di bassorilievi che erano stati trovati nei templi egizi.
Nel 1824 veniva pubblicata l'opera di Champollion Précis du système hieroglyphique e dal 1836 al 1841 usciva postuma la sua Grammaire Egyptienne; ciò nonostante non mancavano gli scettici che non credevano alla veridicità della decifrazione.
La conferma e l'accettazione assoluta vennero comunque nel 1866, quando Richard Lepsius trovò l'iscrizione trlingue conosciuta come il "Decreto di Canopo" (238 a.C.). Si trattava di un'epigrafe consistente in 37 righe di caratteri geroglifici e 76 righe di scrittura onciale greca con una versione in demotico sul lato destro, che era anch'essa un decreto in cui Tolomeo III Evergete tentava di riformare il calendario egizio.
Con questo decreto Lepsius confermò il metodo di Champollion per la decifrazione dei geroglifici.
Se il primo e più importante passo era stato fatto rimaneva ancora il passaggio dalla scrittura geroglifica a quella ieratica, e quindi alla demotica, che rappresentavano le forme corsive.
Lepsius si distinse anche in questo lavoro riuscendo per primo a decifrare i papiri ieratici; per quanto concerne la scrittura demotica si deve ringraziare Heinrich Karl Brugsch al quale spetta il merito di aver gettato nuova luce su quella complicata scrittura egizia.

Gli anni che seguirono servirono a dare una solida ase lessicale e grammaticale alla lingua egizia, compito che fu svolto dalla scuola berlinese del famoso egittologo Adolf Erman, ma furono anche caratterizzati da un intenso lavoro filologico che doveva portare a rielaborare l'egittologia e al quale parteciparono, tra gli studiosi più noti, Maspero e Gardiner.
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