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"La scoperta della tomba di Tutankhamon" di Howard Carter

Ultimo Aggiornamento: 29/06/2012 18:57
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- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
16/03/2006 18:10
 
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Ho riletto il libro Tutankhamen di Carter. L'ho letto con molta attenzione e devo dire che sul piano delle descrizioni dei reperti è unico, molto particolareggiato (a volte sin troppo) e minuzioso. Peccato, però, che non sia suffragato da molte immagini e, per uno che non conosca a fondo l'arte egizia o che non ha avuto la fortuna di vedere i reperti al museo del Cairo, la lettura risulta sicuramente noiosa e poco chiara. Ho anche notato che spesso Carter cerca di autodiscolparsi dal fatto di aver profanato la tomba. Ripete di sovente la frase tipo "Eravamo intimiditi, commossi, ci chiedevamo se era giusto quello che stavamo facendo, ma era più importante far conoscere al mondo intero come venivano sepolti i faraoni, le loro usanze", etc. etc.
Altra cosa che mi ha stupito è stata la decifrazione del prenome che da Nebkheperura è diventato Kheperunebre. La prima volta che ho letto il libro ho rimediato alle lacune fotografiche consultando il libro "L'oro di Tutankhamon".
Per uno che non conosca l'intera vicenda, sembra che tutto sia andato liscio, tipo "vogliamoci bene". Ma così non è stato. Dopo cinque anni di inutili tentativi, lord Carnarvon voleva tagliare i fondi, ma Carter lo convinse a tentare un'ultima volta. Alcuni hanno affermato che Carter già sapeva dove si trovava la tomba, ma che non la voleva scoprire sperando, nel frattempo, di fare altre scoperte, che però non ci sono state. Così, di sua iniziativa, fa abbattere le casupole che si trovavano sopra l'ingresso e... fa la meravigliosa scoperta. Ma è qui che iniziano i problemi. I suoi rapporti con Lord Carnarvon non sono idiliaci, come invece sono quelli con la figlia; i rapporti con la stampa (lord Carnarvon aveva dato l'esclusiva al Times sollevando il malcontento della stampa egiziana, che doveva pubblicare le notizie di seconda mano); l'afflusso di turisti (e su questo Carter si sofferma a lungo) che ne impedivano il lavoro; lo sciopero suo e dei suoi operai quando non hanno permesso alle loro mogli di visitare la tomba; la diatriba col Governo per la divisione dei reperti e sul fatto se la tomba fosse da considerare profanata oppure no; non dice, ad esempio, che una volta alzato il coperchio dell'ultimo sarcofago, questo rimase sollevato per aria per, credo anni, prima che gli fosse stato permesso di finire la sua opera, in quanto Carter era stato allontanato e sostituito nel suo lavoro da altri, ma che però non avevano la sua sapienza. E ovviamente non dice nulla (anche se lo giustifico, io avrei fatto altrettanto) della visita segreta fatta di notte nella tomba, prima dell'apertura ufficiale, nel corso della quale sono stati trafugati reperti che sono poi stati ritrovati nel palazzo del lord, in Inghilterra molti anni dopo. E tanto ancora!
Con tutto questo non voglio certo criminalizzare Carter. Tutt'altro! A noi amanti dell'Egitto ha reso un servizio meraviglioso, unico, incomparabile. Voglio solo dire che nel libro si attiene strerttamente alla descrizione dei reperti e basta.
Anch'io adoro Carter, sia perchè ha scoperto la tomba di Tut permettendomi così di vedere "cose meravigliose", sia perchè il suo carattere ombroso ma sanguigno mi è affine. Proprio per questo ho detto che nel suo libro mi sembra asettico, e che mi aspettavo, da un tipo come lui, che so, anche parolacce.

Ho preferito però la lettura del libro di Thomas Hoving "Tutankhamon", dove l'autore porta alla luce fatti e misfatti, scontri politici, congiure di scienziati, odi e ripicche, etc. etc.
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