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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Egeo-Egitto nella Tarda Età del Bronzo

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2014 18:45
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03/09/2013 10:39
 
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Riccardo Banchi, 03/09/2013 09:16:

Ottima sintesi, che condivido appieno.
E' difficle leggere gli avvenimenti quando la scrittura non dà sostanziali aiuti. Ho l'impressione che (un po' è successo anche in Egitto quando i conquistatori venivano assorbiti dalla sua cultura), l'arte Minoica era talmente elegante e affascinate, che anche gli invasori continentali hanno finito per pepretrare quell'armonia artistica, sebbene a livello politico la situazione abbia probabilmente subito mutamenti notevoli.
Sì, il vulcano ha certamente avuto un ruolo determinante nel collasso della potenza minoica. Anche se indirettamente, lo ha avuto.
Quest'argomento è decisamente di interesse enorme...
Grazie Hotep per condividere queste nozioni.

Ric [SM=x822709]

P.S. L'immagine ricostruita dei tori e il labirinto ad Avaris è incredibile! [SM=g1361799]



…è interessante notare il contrasto tra due elementi essenziali delle due Civiltà (l’Egea e l’Egiziana): arte e scrittura.

Da una parte abbiamo una civiltà che, come abbiamo visto produce “l’arte per l’arte” con intenti, almeno per quanto ci è dato di comprendere, di appagamento dello sguardo e del piacere di immagini che danno un senso di serenità; dall’altra la produzione di immagini è quasi sempre strumentale e, come abbiamo sopra scritto, vuole “dire”, “magnificare”, “esaltare”, “raccontare” qualcosa.

Ma la cosa si capovolge, in qualche modo, quando si passa alla scrittura: tanto “grafomani” e “logorroici” gli egizi, quanto “tirati” e pratici i minoici.

Inutile che mi soffermi sulla mole mostruosamente ingente dei testi egizi in tutte le salse, geroglifico, demotico, ieratico… non c’è un centimetro dei loro monumenti che non sia ricoperto da scritte… dall’altra parte c’è, invece… il nulla (o quasi)!

Come sapete almeno due sono le scritture attestate a Creta.
Due, infatti, sono quelle più “famose” (le lineari “A”, che appare addirittura intorno al XXIII sec. a.C., e “B”), ma sono attestate anche una “scrittura di Arkhanes (che non ha niente di magico, sia chiaro, non si tratta di “arcani”, ma del nome di una località) ed una “geroglifica cretese(che così Evans battezzò perché vi riscontrava caratteri simili a quelli egizi).
La lineare “A” viene considerata più antica ancora dell’alfabeto fenicio ed è la scrittura predominante in età Neopalaziale tra la fondazione della XVIII Dinastia e la prima occupazione micenea di Creta del 1450 a.C.

Partendo dal presupposto che la sola “traducibile” è oggi la Lineare “B” (anche in questo caso tradotta da un “dilettante”, Michael Ventris che era un architetto, e solo nel 1952 –quattro anni prima di morire in un incidente d’auto-), introdotta a Creta con l’avvento dei Micenei, non si ha notizia a Creta di testi “epici” o di racconti, o di favole, o comunque di letteratura di “intrattenimento” (la “B” è antecedente ad Omero di almeno 7-800 anni).

Per inciso, ad Olimpia, su un’altura che domina il santuario, spetta il primato della più antica attestazione greca risalente al XVII sec. a.C.: una tavoletta con sei segni in lineare “B” che compongono due parole una delle quali è Karos, uno degli eroi di Troia.

Tutte le tavolette cretesi, tuttavia, siano esse in lineare “A” o “B” sono annotazioni, ricevute di materiali, bolle di consegna.
Era facile registrare qualcosa: il Funzionario preposto ai magazzini portava appeso al collo un sigillo, in steatite o oro, con cui imprimeva sull’argilla fresca tante impronte quante erano le quantità di beni consegnati… già, ma a chi? …e poi, di cosa si trattava?
Ecco che accanto alle quantità vengono riportati dei simboli relativi al materiale: otri per il vino o l’olio, ceste, armature, cavalli… proprio da tre di queste “ricevute” sono state ricavate informazioni che, in un caso, confermano una leggenda, mentre negli altri due testimoniano l’esistenza di rapporti con l’Egitto (o forse meglio sarebbe dire con due egiziani).

Ma andiamo con ordine: tutti conosciamo la leggenda di Dedalo, padre di Icaro, che costruì non solo le ali del suo sfortunato figlio, ma anche il labirinto del Minotauro… leggenda? Ebbene pare di no: una tavoletta, infatti reca le offerte in olio d’oliva a divinità e personaggi famosi. Dieci “qualcosa” (litri?) alla sacerdotessa dei Venti, ma ben ventiquattro al santuario di Dedalo.

Per quanto riguarda gli “egiziani”, invece, l’unica attestazione a Creta deriva da due “hapax”, ovvero testi che compaiono una ed una sola volta addirittura (nel nostro caso) in un contesto letterario: una è la solita ricevuta (in lineare “B”) per 80 ovini dati ad un “a3-ku-pi-ti-jo” ovvero un “ayguptos”; l’altra è ancora una ricevuta, ma in questo caso la cosa si complica… il termine usato, infatti, è “mi-sa-ra-jo” a cui è assegnato un certo quantitativo di fichi. Ma in questo caso la traduzione come “egiziano” avrebbe ragion d’essere solo se si partisse dal termine Misr, con cui sulle coste medio-orientali si indicava, appunto, l’Egitto.

PS: come per altri testi di questo forum, pregherei, se qualcuno è interessato a prendere spunto da quanto da me scritto, di citarne la fonte. Per quanto riguarda le immagini, invece, se ne aveste bisogno per vostre pubblicazioni o testi, sono disponibile a fornirvi i riferimenti da cui sono tratte.
Grazie

[Modificato da Hotepibre 03/09/2013 10:44]
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