Mi riallaccio prima all’intervento di Hotep, e convengo anch’io che essere paziente di un dentista dell’antico Egitto, non doveva essere una passeggiata. Ne è la riprova questa immagine :
Spero per il paziente che questo lavoro sia stato eseguito dopo la morte, per avere la bocca a posto per l’aldilà. E’ un quesito che anche gli egittologi si sono posti.
Qui si tratta di fori piccoli e come detto da Sargon, non di consistenza granitica.
Il tutto si poteva fare con un trapano ad “archetto” come si vede in questa illustrazione tombale:
Ma sulla pietra il discorso cambia. Un simile trapano, seppur per sfregamento, deve esercitare una pressione rapportata alla dimensione del foro. Oltre a ciò si nota una incongruenza nel disegno, l’asta rotante che in cima inferiore contiene la parte perforante, deve essere impugnata alla sommità, e non al centro, e non direttamente, ma tramite una impugnatura che permetta la rotazione senza “incendiarsi” la mano.
Altro appunto su tale trapano, è che si adatta solo a fori relativamente piccoli, e anche usando aste di rame duro, nella fase di sfregamento non sono sicuro che si consumi prima il rame che il basalto o la diorite ?
Per terminare esistono fori di oltre 5 cm di diametro, nessun trapano ad archetto, seppur debitamente proporzionato, riuscirebbe a far girare un cilindro di tali dimensione, esercitandovi sopra la proporzionale pressione. L’unico sistema secondo me, è che per fare fori grandi si sia usato il metodo che si adotta oggi per filettare un foro, usando cioè un attrezzo a testa quadra (il maschio) a cui si può collegare un’asta trasversale, proporzionale in dimensione, allo sforzo da fare, adoperata per far girare l’attrezzo. Se il cilindro ?(egizio) è debitamente caricato alla sommità di un peso considerevole, si può avere qualche risultato. E’ solo una mia idea, niente riferimenti da citare.
Per leggere qualcosa sul “Resoconto Baker” vedi il sito.
www.bibliotecapleyades.net/egipto/esp_egipto16.htm
…Sul proprietario del sarcofago invito te Anna, e i lettori, a rifarsi un giro (magari solo virtuale) al museo di Egizio di Torino per rivedere questo reperto. Una visita personale sarebbe tutt’altra cosa.
Ciao …Nec.