Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La religione egizia (Parte 1)

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2012 20:38
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10/04/2012 22:31
 
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Fondamenti concettuali
Per comprendere l’immensità del pensiero e dell’espressione religiosa egizia, si può iniziare con il concetto di “Maat”. Da questo concetto fondamentale si può procedere verso tutto il resto: l’ordine civile e sociale, i concetti fondamentali del mondo naturale e sovrannaturale, e, soprattutto, la religione.
In effetti, ogni aspetto della loro cultura ruota intorno alla religione, pur non avendo essi un termine specifico per “religione”, distinto dalla normale vita quotidiana.
La religione egizia si bilancia tra “Maat” e il suo opposto, il “caos” (isfet).
La religione cerca di dare risposte ad alcune domande universali che si pone il genere umano non appena inizia a contemplare il mondo naturale e il proprio destino personale, sia durante la vita terrena e in un eventuale aldilà. Come ci si può confrontare con un Essere superiore, che ha il potere di creare il cielo e la terra? Esiste una vita al di là del cammino terreno? Cosa possiamo fare per assicurarci un futuro in quel mondo di eternità? Così religione ed etica occupano il nostro pensiero.
Maat
La meraviglia e l’interrogazione, nell’Antico Egitto, inizia con il concetto di “caos”. Il caos era, per loro, a portata di mano: il deserto era un luogo mortale, senza acqua e senza ombra, abitato da fiere, ma il fiume Nilo, da loro chiamato “iteru” (il fiume) aveva permesso di creare una terra ospitale in mezzo al deserto ostile. Gli egiziani chiamavano la terra intorno al Nilo “Kemet” (la terra nera), dove l’abbondanza di acqua e il suolo fertile significavano vita.
“Deshret” (terra rossa) significava morte. Ciò che va sottolineato è che il passaggio dalla fertilità alla desolazione non è graduale. Così, nell’osservazione del loro mondo naturale, l’ordine è definito dal suo opposto polare, il caos: il concetto filosofico di ordine al di sopra del caos diventa così teologia.
“Maat” significa letteralmente “giustizia”, “verità” o “ordine2, ma, al di là di questi significati, essa rappresenta l’”ordine cosmico”. Mantenere l’ordine cosmico diventa fondamentale. L’ordine tiene lontano il caos e la disintegrazione di tutto ciò che esiste. Più praticamente, senza ordine cosmico, il Nilo non scorrerebbe, la siccità porterebbe alla fame, l’ordine sociale e civile verrebbe perso.
Sconvolgere tale ordine significa mettere in pericolo l’intero universo e il dovere del genere umano è preservare questo ordine attraverso la devozione verso il Re.
Come il semi - divino figlio del dio sole Ra e l’Horus vivente, la funzione primaria del Re è quella di mantenere l’ordine dell’universo mantenendo l’ordine sulla terra.
Ra dipende da “Maat”, deificata come dea Maat. Trasferendo questo concetto sulla terra, la “Divinità” e quindi la creazione sopravvivono in quanto è rispettata la coesione sociale. Le forze divine che hanno creato l’universo, pongono l’Egitto al centro dell’universo e mantengono il Re in carica.
Il tempo prima della creazione del mondo (il Primo Tempo)era un’infinità di oscurità, silenzio e caos. L’universo era un oceano primordiale, chiamato “Nun” e, proprio come nel Genesi, era senza forma e vuoto. La prima terra ad emergere da questa acqua fu l’Egitto; gli Egiziani sapevano che quest’acqua si trovava al di sopra e al di sotto della terra: la pioggia scendeva e l’acqua cresceva, cosicché l’oscuro nulla che si trovava al di là del regno abitato doveva essere acqua.
Con la creazione, l’ordine prende forma e compare l’Egitto.
L’ordine in terra e nell’universo sono binari e complementari; ciò significa che nella diversità vi è unità.
Dualità
Caos e ordine rappresentano la prima di molte dualità riguardanti il pensiero dell’Antico Egitto. Il concetto che l’armonia è incarnata negli opposti in equilibrio era fondamentale per gli Egizi. Il ciclo diurno del sole è bilanciato nel giorno e nella notte; maschio e femmina insieme producono la vita, i Templi sono edificati su due assi; i Piloni del Tempio sono sempre in coppia.
Le leggi naturali sono in bilanciamento, deificate, sovente antropomorfizzate e spiegate mitologicamente. Il sole, signore del giorno, era bilanciato dalla luna, signora della notte ed essi venivano deificati come Ra e Thot (Djehuty) e pure come i due occhi del falco Horus, originariamente dio del pantheon solare e più tardi divenuto il figlio antropomorfico di Osiride e Iside.
Dei e Dee erano presentati sempre a coppie, marito e moglie (gli Egiziani avevano sempre presenti le relazioni familiari e l’unione sessuale) o, più concettualmente, come la rappresentazione binaria di una legge o principio naturale.
Una divinità può avere aspetti duali: Nephty era la dea sia della fertilità che della sterilità; la gentile e amabile Hathor, arruolato da Ra per provocare la devastazione all’umanità ribelle, diventa la vendicativa leonessa Sekhmet; Serket, la dea scorpione, può essere mortifera ma anche arreca protezione contro gli scorpioni.
Gli Egiziani erano attenti osservatori della natura e la loro terra era un posto ideale per l’osservazione, a cui seguivano la filosofia e la teologia. L’acqua porta la vita, ma in essa si può annegare; l’annuale inondazione porta fertilità alla valle, ma troppa acqua distrugge il raccolto. Così Hapi, dio dell’inondazione, è opposto a Anuket, che mantiene il fiume negli argini.
Come mezzo per comprendere l’ordine, la dualità assume senso: un intero binario è inseparabile, con un’eccezione importante: la stasi nei riguardi del cambiamento. Gli Egizi erano in fondo dei conservatori, volevano la stabilità, garante dell’ordine.
Questo calcolo dualistico della realtà permetteva agli Egizi di comprendere la loro relazione con il divino e la relazione di dei e dee l’una con l’altra. Questo spiegava anche come una divinità potesse possedere, allo stesso tempo, l’aspetto negativo e quello positivo ed essere al contempo benigna e malevola.
L’equilibrio è i nsito nell’associazione binaria delle cose e quindi la dualità, in ogni senso, è una funzione di “Maat”, stabilita divinamente e umanamente mantenuta.
La dualità risponde, infine, alla fondamentale domanda riguardo alla vita e alla morte. La morte non rappresenta la fine della vita, ma semplicemente una porta attraverso cui si passa dalla vita in questo mondo ad una continuazione di vita nel prossimo. Per entrambi i mondi, il presente, la vita fisica sulla terra e la vita nell’aldilà, nel regno dello spirito, gli Egiziani usavano la stessa parola, “ankh”. Entrambi erano aspetti di una realtà: la vita.
Così troviamo delle stranezze che altrimenti sarebbero incomprensibili, tipo i Re che prendono il nome da Seth, principio del disordine, che uccise suo fratello Osiride e minacciò l’ordine corretto della successione, tentando di strappare il trono al nipote Horus. Ma Seth è anche il coraggioso protettore di Ra, lo difende dal serpente Apep, in agguato nelle acque della notte, pronto a inghiottire il sole e a distruggere l’ordine divino. Al di là dei suoi difetti, Seth rappresenta la forza, il coraggio e la determinazione, molto ammirati in Egitto. Seth non può essere respinto cme “il diavolo”, dato che la sua presenza è vista come un essenziale contraltare all’ordine rappresentato da Horus. Seth è una delle idee binarie nell’Antico Egitto.
Anche il linguaggio accoglie la nozione di dualità: l’idea di due cose è espressa con la “forma duale”, terminante in “wy” o “y”. L’Egitto fu unificato intorno al 3100 a.C., ma nondimeno venne sempre chiamato “le Due Terre”. L’unificazione era celebrata con il termine “Sema-Tawy”, “legame delle Due Terre”, che era anche reso con il loto dell’Alto Egitto e il papiro del Basso Egitto.
Il Re era chiamato “Signore delle Due Terre” (Neb Tawy) e sovrano del giunco e dell’ape. Fra i nomi della titolatura reale vi era quello di “Due Signore”, che combina la dea - avvoltoio Nekhbet dell’Alto Egitto e la dea - cobra Uadjet del Basso Egitto.
Il “sekhemty”, la doppia corona, era la combinazione della corona bianca (hedjet) dell’Alto Egitto e la corona rossa (deshret) del Basso Egitto. Le dualità erano affermazioni di “Maat”: eterna verità, giustizia, ordine.
10/04/2012 23:52
 
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Complimenti, Guido! Molto interessante!
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
11/04/2012 18:40
 
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Davvero complimenti: anche se pensavo di conoscere bene queste cose, m'hai illuminato! Mi dichiaro come Socrate, anche perché tutto questo duale mi ricorda il greco... @_@ :S :D
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Scriba
11/04/2012 20:38
 
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Bella la sintesi, Guido.

Più leggo e più mi convinco del ruolo preminente della civiltà egizia nel bacino del Mediterraneo e oltre. La capacità, apparentemente primitiva, nel saper rimanere legati ad una visione semplice del creato, ha fatto scaturire la scintilla per accendere la fiamma intellettuale della Filosofia, fino ai giorni nostri.
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