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"Theonis, la donna dei faraoni" di Ernst Lubitsch presto in dvd

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2011 17:13
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Ultimo film girato in Germania da uno dei futuri padri della sophisticated comedy, Ernst Lubitsch, Theonis, la donna dei faraoni (Das Weib des Pharao, 1922), a lungo visibile in una versione breve, a causa della perdita del negativo originale, è stato di recente restaurato dal Bundesarchiv-Filmarchiv e dal Filmmuseum di Monaco . Il restauro verrà presto riversato in DVD e BD. Si tratta di una riscoperta di tutto interesse, che ci permette di cogliere la sintonia, formale e ideologica, di un autore tedesco di prim’ordine con il filone del kolossal esotico, denso di umori letterari, che aveva già prodotto nel 1914 Cabiria di Giovanni Pastrone e il più recente L’Atlantide (id., 1921) di Jacques Feyder, oltre a Sumurun (1920), dello stesso Lubitsch.

Il plot vede protagonista il maturo faraone Amenes (Emil Jannings), che riversa ogni energia nella costruzione di un grandioso palazzo del tesoro, anche a costo di mettere a rischio la vita degli operai. Quando a corte si presenta una delegazione del potente re etiopico Samlak (Paul Wegener), che gli propone la mano della figlia come pegno di un’alleanza militare, Amenes rimane invece colpito dalla schiava greca di lei, Makeda (Lyda Salmonova), tanto da trattenerla a forza. L’affronto per Samlak è duplice, perché la schiava gli era stata già sottratta dal figlio dell’architetto del faraone, Ramphis (Harry Liedtke) e il sovrano si era impegnato a rendergliela. Ne scaturisce una vera e propria guerra tra i due eserciti che minaccia di risolversi in una rapida disfatta per l’Egitto, finché un colpo di scena, che ha per protagonista proprio Ramphis, non rovescia i rapporti di forze. Makeda che, pur di salvare la vita di Ramphis, aveva accettato di sposare il faraone, resiste ai suoi tentativi di consumare le nozze, ma la sorte ha in serbo un epilogo tragico tanto per i due amanti che per il faraone.

Sul piano della scrittura filmica, Theonis, la donna dei faraoni presenta cospicui elementi di primitività, a partire dal carattere frontale della messinscena, che presenta un ricorso assai minimale alla scomposizione analitica dell’azione. Rari i piani ravvicinati, combinati con raccordo sull’asse e circondati da una cornice secondo il gusto di Griffith. Sporadico anche il ricorso alle panoramiche, unica concessione al movimento (anche se alcune sequenze dall’alto furono girate da una mongolfiera...). Prevale soprattutto l’investimento scenografico sui set, imponenti e fastosi, e su una concezione di messinscena quasi da teatro d’opera, con scene di massa ricche di figuranti, governata da un piacere pittorico per la costruzione di immagini luministicamente contrastate ed esaltate nella loro forza evocativa dai viraggi, restaurati nell’occasione. Peraltro, il grande successo suscitato dall’anteprima newyorkese del 1922 fu un ottimo biglietto da visita per Lubitsch, che poté così dimostrare di aver assimilato la lezione del cinema epico di gusto italiano, strappando il passaporto per Hollywood.

A rileggere il film da una prospettiva postcoloniale, si potrebbe in fondo considerare Theonis, la donna dei faraoni come un indiretto omaggio postumo del cinema di Weimar alla veilleitaria politica espansionistica in Africa avviata da Guglielmo II all’indomani dell’uscita di scena di Bismarck e chiusa con la sconfitta della prima guerra mondiale. Il plot, che sembra sviluppare una variante sul tema della love story interetnica sullo sfondo della guerra tra Egitto ed Etiopia di verdiana memoria, riprende topoi riconoscibili dei modi di rappresentazione dell’Egitto antico e dell’Africa, come l’assimilazione occidentalizzante alla civiltà greca (che nega le matrici africane dell’Egitto faraonico) contemperata dall’associazione al dispotismo asiatico, focalizza il romance sulla relazione tra due personaggi (l’egiziano Ramphis e la greca Makeda) rigorosamente bianchi, mentre lascia l’unico personaggio di rilievo nero (un Paul Wegener in blackface, reduce da Der Golem e Sumurun) a fare da asse di una sottotrama che innerva la cornice esterna dell’azione (la guerra tra Egitto ed Etiopia) ma rimane estranea al nucleo centrale, focalizzato sul triangolo formato da Amenes, Theonis e Ramphis. Interessante anche in chiave di gender la caratterizzazione del personaggio di Theonis, esangue seduttrice malgré elle, lontana anni luce dalle fiammeggianti e fatali Sofonisbe e Salammbô dell’immaginario esotico Otto-Novecentesco ma abile ad approfittare di una reggenza che la rende per qualche tempo arbitra del gioco.

Il restauro digitale realizzato da Alpha-Omega digital, sul modello di un’analoga operazione compiuta di recente su Metropolis, che propone, a partire da due copie nitrato colorizzate, di provenienza del Gosfilmofond russo e della George-Eastman-House, una nuova ricostruzione dell’intreccio, resa possibile dall’inserimento di cartelli esplicativi e di foto di scena, per le parti non integrate, restituisce forza espressiva e fascino al film, grazie anche al recupero dei viraggi originali e della partitura, di gusto sinfonico, di Eduard Künneke, riarrangiata ed eseguita dall’orchestra della WDR.

[fonte: www.cinemafrica.org Autore -->Leonardo De Franceschi]
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