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"L'Egitto in età Ramesside", a cura di Daniela Picchi

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2011 20:32
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11/11/2011 20:32
 
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Titolo: L'Egitto in età Ramesside
Atti del Convegno - Chianciano Terme 17-18 dicembre 2009

Curatore: Daniela Picchi
Collana: Fondazione Musei Senesi
Formato: 15 x 21
Pagine: 176
N. illustrazioni: 48 a colori
Rilegatura: brossura con alette
Anno pubblicazione: 2011
Lingua:ed. bilingue italiano/inglese
Prezzo: 18,00 Euro



In sintesi

Il volume, che inaugura una nuova collana di contributi scientifici promossi dalla Fondazione Musei Senesi, raccoglie gli atti del Convegno di studi “L’Egitto in Età Ramesside”, tenutosi a Chianciano Terme nel dicembre 2009, in concomitanza di una mostra organizzata al Museo Civico Archeologico intorno ai materiali e alla ricostruzione della tomba del faraone Sety I.
Gli interventi qui raccolti, vari nelle tematiche e scientificamente aggiornati, offrono una viva testimonianza del progresso degli studi legati alla civiltà egizia, la cui conoscenza si arricchisce giornalmente grazie alle moderne possibilità di indagine oggi a disposizione degli studiosi. Il volume è corredato da trentadue tavole a colori.


Testi di: Alessia Amenta, Emanuele Ciampini, Sergio Donadoni, Claudia Gambino, Sue Giles, Martino Gottardo, Christian Greco, Maria Cristina Guidotti, Christian Orsenigo, Daniela Picchi, Giovanna Prestipino, Alessandro Roccati, Gloria Rosati, Daniele Salvoldi, Irene Vezzani, Marco Zecchi.



Introduzione al convegno di Sergio Donadoni


Si sono susseguiti, in questi ultimi tempi, convegni e incontri in cui la maggioranza delle comunicazioni era frutto di ricerche di giovani egittologi, che confrontavano così le loro attività con quelle dei loro compagni e di alcuni dei loro maestri. Ho assistito, ogni volta che ho potuto, con interesse e con frutto. E, soprattutto, con la curiosità che mi suscitava l'assistere alla nascita di un qualcosa che si va formando: il farsi di una egittologia che entra con naturalezza fra le altre discipline delle 'scienze dell'antichità' e in cui interessi diversi, modi diversi di indagine, agganci con saperi altri riescono a convivere entro una amplissima – ma comunque caratterizzata – cornice di cultura.
La nascita di una 'scuola moderna'? Non lo so, e – in fondo –, non lo auspico.
Gli egittologi hanno, fin dalle orgini della disciplina, attirato quella globalizzazione che voleva dire una serena apertura verso tutto quel che veniva raggiunto di novità e di interpretazione dai colleghi nei vari paesi, colleganze che spesso sfociavano in amicizie rivali.
Ma, in questi incontri con i più giovani, c'era anche altro: ho fatto in tempo, nel corso di una (sia pur lunga) vita a veder tramontare e sorgere momenti diversi delle attività culturali – dal positivismo di un Erman alla sensibilità storica di Frankfort, al neo-positivismo, alle interpretazioni strutturalistiche, alla empatia di un Morenz, di uno Hornung fino a un Assmann, e gli approcci semiotici e le interpretazioni iconologiche dei documenti figurativi, e così via.
È come un fascio di interpretazioni di quel che è stato l'Egitto: assai diverse e talvolta apparentemente opposte, ma hanno finito con l'appoggiarsi l'una all'altra e non è lecito scartarne nessuna, perché ognuna porta le sue autenticità e verità.
E quel che ora mi incuriosisce è quanto e come questo passato sia pronto a trasferirsi in un futuro che sembra vada formandosi su una tecnica di ricerca così diversa e con tante ampie possibilità di impiego quale è quella che si appoggia ai tesori custoditi e, insieme, messi premurosamente a disposizione quali sono quelli della rete.
Ma questi, che sono pensieri generici, neanche precisamente formulati, e che ronzano quasi inconsciamente nel capo, si incontrano con la precisione dei titoli delle comunicazioni del congresso: così vari nelle tematiche, così precisi, così – come dire? – 'professionali'. Nella mia duplice veste di 'antenato' e di 'sorpassato' ne posso trarre un assai ottimistico auspicio.
Questa fioritura di giovani egittologi tiene vittoriosamente testa all'allargarsi della malsana visione di un Egitto misterioso e lugubre, che è arrivata assai in alto nella comunicazione e perfino nell'amministrazione: qui trova chi ne fa giustizia con l'ignorante e col non darle appiglio.
Egittologi più anziani, egittologi più giovani: sono necessari tutti e due istintivamente sentono di costituire quel che è essenziale per la maturazione di una cultura: una 'tradizione'. E così, in quella immensa riserva di temi che è la civiltà egizia c'è di che soddisfare la volontà di comprenderne i valori da punti di vista sempre rinnovati e sempre radicati nelle esperienze già vissute.

Auguri di buon lavoro e di felici successi.

Ricorsi, 29 luglio 2010

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