00 07/06/2008 11:21
La cittadella sacra di Machu Picchu, uno dei tesori Inca che attrae ogni anno milioni di turisti in Perù, fu scoperta - e sistematicamente depredata - da un avventuriero tedesco nel 1867, 44 anni prima che l'esploratore americano Hiram Bingham la rivelasse al mondo occidentale, ottenendone fama e fortuna.

A scrivere il nuovo capitolo nella storia dell'affascinante sito andino è un gruppo di studiosi internazionali, che fa luce sulla figura di Augusto Berns, cercatore d'oro, tombarolo, trafficante di opere d'arte e saccheggiatore ufficiale dell'intera area sacra, col permesso delle autorità peruviane. E che parallelamente ridimensiona almeno in parte quella dell'archeologo americano di Yale, Bingham, che si disse il primo scopritore della città perduta e fu uno degli archeologi più famosi del 20esimo secolo, tanto da aver ispirato, secondo alcuni, il personaggio di Indiana Jones.

Ora, una serie di documenti scoperti negli archivi americani e peruviani dagli studiosi internazionali, fra cui lo storico americano Paolo Greer, testimonia che fu il tedesco Berns a scoprire invece Machu Picchu nella seconda metà dell'800, e che subito dopo diede vita ad una società per sfruttarne le ricchezze, la Companhia Anonima Explotadora de las Huacas del Inca (compagnia anonima per lo sfruttamento dei siti Inca) con il beneplacito del presidente di allora, Andres Avelino Caceres. Di più: nel 1887 il governo si accordò con Berns per permettergli di esportare il materiale depredato, dietro versamento di una percentuale pari al 10 per cento.

Nel diciannovesimo secolo, le autorità locali, in un periodo di pieno boom economico per il paese, diedero in concessione ad alcuni imprenditori attività minerarie oltre allo sfruttamento delle "huacas", antiche tombe e luoghi sacri inca: fra questi, l'intraprendente Berns. Uno dei documenti ritrovati da Greer datato 1874 testimonia la concessione mineriaria di Machu Picchu proprio al tedesco, proprietario di una segheria a Aguas Calientes, villaggio situato ai piedi della cittadella. Berns scoprì le rovine per caso, dai terreni attigui che possedeva. Intuì che potevano nascondere tesori e diverse strutture sotterranee completamente intatte che custodivano "sicuramente oggetti di grande valore, i tesori degli Inca".

Si mosse rapidamente e la sua compagnia - che godeva dell'appoggio di diversi personaggi influenti peruviani - vendette opere di enorme valore a collezionisti, università estere e musei. "Abbiamo la prova che Berns ed i suoi soci trovarono oro e diverse opere archeologiche a Machu Picchu, usando un'impresa che sfruttava la concessione mineraria per tutta l'area in cui giaceva la cittadella" spiega alla France Presse lo storico peruviano Carlos Carcelen. Assieme a questa prova, sfortunatamente, c'è ora anche la certezza che quei tesori vennero venduti all'estero, continua lo scienziato.

Costruita nel quindicesimo secolo dall'imperatore Inca Pachacuti come sua tomba - venne quasi certamente sepolto lì nel 1471 - Machu Picchu ha un alto valore simbolico per la cultura precolombiana. L'"antica montagna" in lingua Quechua, ha dato luogo a diversi miti e leggende ed era un luogo sacro. Invisibile dal basso, mai scoperta dai conquistadores spagnoli, fu usata come città cerimoniale segreta. Vi sorgeva un importante tempio dedicato al Sole, che, insieme alla tomba di Pachacuti, era ornato d'oro in grande quantità.

Una prima spoliazione di quell'oro avvenne nel 1532, nel tentativo di salvare - invano - con un ingente riscatto l'ultimo regnante Inca Atahualpa, catturato dai conquistadores. Il resto, probabilmente lo fece Berns. La rivelazione rischia di provocare nuove polemiche in Perù, dove il governo è impegnato in una disputa con l'università di Yale - quella di Bingham - per la restituzione di una gran quantità di artefatti che colui che è passato alla storia come lo scopritore ufficiale di Machu Picchu, nel 1911, aveva portato nel suo paese all'inizio del ventesimo secolo.

Le scoperte di Greer e colleghi, che saranno pubblicate sul prossimo numero della rivista South American Explorer, puntano ora a localizzare i tesori perduti, molti dei quali potrebbero essere finiti in collezioni private.

(Fonte: La Repubblica)