Ancora sulla bellezza/bruttezza di Cleopatra...
"Ma chi lo dice che Cleopatra era brutta?"
Immagine di Cleopatra su una moneta d'argento datata 32 a.C.
«Non guardate solo le monete: nelle statue la regina è bellissima»
ALAIN ELKANN
Alain Elkann Professore, lei è stato segretario generale del «Supreme Council of Antiquities» dal 1997 al 2002. Come è iniziata la sua carriera?
«Ero studente nel ’57 al Cairo, poi a Liverpool, dove ho preso il mio PhD, dopo sono stato curatore al Museo Egizio del Cairo e professore all’Università, quindi capo del dipartimento di Egittologia e infine Rettore della Facoltà di Archeologia. Nella vita ho insegnato a Rabat in Marocco, in Florida, in Kuwait e all’Università americana del Cairo».
Cosa significa, oggi, essere egiziano?
«Essere sovraccarico di una lunghissima tradizione. L’egiziano è una persona le cui radici sono in Africa, ma che sente di essere anche parte di una tradizione mediterranea».
Cosa pensate della vostra civiltà?
«Tutti gli egiziani sono molto orgogliosi di avere una delle più antiche civiltà del mondo e un ruolo centrale nella civiltà arabo-musulmana. L’Egitto è il luogo di nascita dell’ebraismo e, allo stesso tempo, è anche la terra che ha accolto Gesù con la sua famiglia: è una delle prime civiltà che hanno abbracciato il Cristianesimo».
Com’è cambiata l’egittologia?
«L’egittologia è un fenomeno europeo nato in Francia, Inghilterra, Germania, Italia. Gli scavi erano europei, così come i restauri e le collezioni, come quella del museo di Torino. Champollion ha decifrato per primo i geroglifici nel 1822, Schiapparelli all’inizio del ’900 ha scoperto la tomba di Kha, per esempio. Ma gli stranieri lavorano ancora in Egitto e tra l’altro oggi sono arrivati anche molti americani e giapponesi».
Da quanto tempo nessun pezzo può uscire dall’Egitto?
«Fino al 1983 alcuni pezzi di scavi andavano a chi faceva gli scavi o alle istituzioni che li finanziava. Dal 1983 nessun pezzo lascia più l’Egitto».
Dove vanno a finire i reperti?
«Appartengono al governo egiziano che, da sette anni, promuove un progetto per costruire musei in ogni capitale, in ogni governatorato di Egitto. Il programma è cominciato ad Azish nel nord del Sinai, poi a Suez, a Hurghada sul Mar Rosso e così via. E poi arriveranno altri grandi musei, tra cui il nuovo Museo Egizio che sarà a tre chilometri dalle grandi Piramidi e sarà il più importante museo al mondo. Verrà finito nel 2011. Nella parte vecchia del Cairo stiamo anche costruendo il Museo Nazionale della Civiltà Egizia, con l’aiuto dell’Unesco».
Ma perché Cleopatra è così famosa? Era davvero così bella?
«Era bellissima. La giudicavano brutta quelli che guardavano il suo viso solo sulle monete, ma se si guardano le statue di marmo era bellissima. La fama di Cleopatra, però, deriva dalla sua forza e carattere».
Quanti sono i turisti che arrivano in Egitto?
«Circa sei milioni, di cui ottocentomila gli italiani» .
Quali sono i capolavori egizi nel mondo?
«A Hildesheim in Germania c’è la statua di Hemiunu che crediamo fosse il principale architetto responsabile della costruzione della grande piramide, al Louvre di Parigi c’è la famosa statua dello Scriba, al Metropolitan di New York la statua della più celebre regina dell’antico Egitto, Hatshepsut, a Boston c’è il busto di un principe Hankh-ha-f. A Torino ci sono due pezzi unici: il Papiro chiamato «Il Canone dei Re» che riporta i nomi dei re egiziani (3200 prima di Cristo) fino alla fine della diciassettesima dinastia, 1570 prima di Cristo. Poi c’è la statua di Ramses II che, è uno dei rari capolavori della diciannovesima dinastia, tredicesimo secolo prima di Cristo».
Quali sono i principali musei egizi del mondo?
«Il Cairo è il numero uno, in Europa c’è il museo egizio a Torino, il Louvre a Parigi, il British Museum a Londra, il museo di Berlino, l’Hermitage a San Pietroburgo e negli Stati Uniti ci sono il Metropolitan a New York, il museo di Brooklyn e il Museum of Fine Arts di Boston ».
Perché l’egittologia è così popolare?
«L’Egitto ha acceso l’immaginazione dell’Europa fin dai tempi dei greci, quando storici come Erodoto raccontarono la nostra storia. Poi, quando Napoleone, nel 1798, conquistò l’Egitto, portò con lui molti scienziati e uomini di lettere che scrissero "Description d’Egypte". Da allora è nata l’”egittomania”. Credo che gli Europei trovino in Egitto qualcosa che è già profondamente nel loro cuore. L’Egitto è la prova che il genere umano vive in eterno: ognuno di noi ha bisogno di crederci».
Qual è il suo impegno nel comitato scientifico del museo egizio di Torino?
«La raccolta egizia del museo di Torino è una delle più importanti al mondo: sono affascinato dal fatto che qui c’è un nuovo modo di pensare e di occuparsi delle collezioni».