Presso l’Istituto d’Arte di Minneapolis è esposta la mummia di una giovane donna della nobiltà Egizia, vissuta tra il 1085 e il 710 a.C.
Il suo nome è Tashat, o Teshat. Di lei abbiamo pochissime informazioni. Sappiamo che era la figlia dello Scriba del Tesoro del Tempio di Amon a Tebe, uno degli uomini più potenti della sua epoca. Grazie a ciò Teshat ricevette una buona educazione scolare e, appena adolescente, andò in sposa ad un nobile Egizio (lo si evince dalle iscrizioni presenti sul suo sarcofago). Morì giovanissima, a un’età compresa tra i 15 e i 17 anni.
Il sarcofago che la protegge è di splendida fattura. Vi sono rappresentazioni di Dei e simboli religiosi, oltre che brani di preghiere che chiedono protezione in cambio di offerte. Il suo stato sociale le diede il diritto di essere sepolta in una tomba di pietra, elaborata e decorata con pitture murarie, all’’interno della quale vi erano le suppellettili e gli abiti che sarebbero serviti a Teshat nella sua vita ultraterrena.
Ciò che colpisce non riguarda tanto la sua vita, quanto la sua morte. Quando, nel 1918, la mummia fu sottoposta ai raggi X, sul suo corpo si riscontrarono una serie di anomalie: il braccio sinistro rotto, lesioni varie sui suoi tessuti, la spina dorsale contorta… ma ciò che più di ogni altra cosa stupì, fu riscontrare la presenza, tra i suoi arti inferiori di un secondo teschio, avvolto anch’esso in bende di lino.Una TAC eseguita sulla mummia in epoca successiva rivelò che il secondo teschio apparteneva a un uomo adulto e che lo stesso fu accuratamente mummificato in maniera indipendente rispetto al corpo di Teshat. Il cranio maschile risulta sfondato e riassestato per mezzo di un amalgama simile al fango.
Molti studiosi sono del parere che la spiegazione va ricercata nell’’operato dei saccheggiatori di tombe, che già in epoca antica spogliavano i defunti dei loro tesori. Si suppone infatti che all’interno della tomba, fosse presente un a seconda salma, distrutta quasi per intero, e di cui si potè recuperare solo il teschio. A loro si attribuiscono anche gli ingenti danni riscontrati sullo scheletro della donna. Gli imbalsamatori quindi vi porsero rimedio, inserendo il teschio all’interno delle bende con Teshat (!!!).
In realtà l’unica prova attendibile a giustificare una simile teoria è l’assoluta mancanza di gioielli appartenuti a Teshat. E, se ci soffermiamo per un istante a pensare a quanta cura gli antichi egizi dedicassero alla mummificazione, risulta difficile credere che abbiano optato per una soluzione così… insensata.
Nonostante gli esami eseguiti, non si è potuto inoltre riscontrare se le ferite e le fratture fossero postume alla morte. Ma è pur vero che non sono state giudicate ferite mortali.
I “romantici” suggeriscono che forse Tashat visse un amore clandestino; che gli amanti, scoperti dall’aristocratico marito, siano stati uccisi e che lo stesso, in beffa al loro amore, abbia fatto seppellire la testa dell’amante tra le spoglie di Teshat.
Ispirata da questa ipotesi, una scrittrice americana, Carol Thurston, ne ha tratto un libro dal titolo “L’occhio di Horus”, un giallo archeologico che miscela, tra passato e presente, ingredienti di sicuro effetto.
Sarcofago di Teshat - 1085-710 a.C. (XXI-XXIV Dynastia)
[Modificato da -Kiya- 10/11/2005 11.51]