Scrivo dopo alcuni giorni di assenza e di silenzio. Avevo la necessità di "mandare giù" bocconi troppo amari da sopportare. Passi 22 anni della tua vita ad aspettare un certo momento, carico di aspettative, di sogni, di paure, di dubbi, di piacere, di desiderio, di, di, di... Poi quel giorno fatidico arriva. Una grande confusione in testa, cercare di mantenere ordinati così tanti tasselli di un periodo tanto lungo. Ma mancano poche ore, la porta della Biblioteca di Egittologia, presto, si sarebbe aperta perchè io potessi sostenerne l'esame. Di fronte a una docente che da tempo stimo e di cui spesso ho letto. Le ore passano: l'ansia e l'agitazione crescono esponenzialmente ad ogni giro d'orologio. Poi la notizia: questo esame non l'avrei sostenuto di fronte a lei, per una qualche urgenza. La delusione che come un serpente infido comincia a strisciare dal mio stomaco verso il cuore, che non smetteva di palpitare troppo velocemente: ma così è, se vi pare. Non c'era scelta. Dovevo varcare quella soglia e trovarmi di fronte a due esaminatori dei quali, superbia mia probabilmente, non mi interessava minimamente. Non mi interessava dimostrare niente a loro. Non mi piaceva parlare dell'Egitto con loro. Io volevo lei: ma così è, se vi pare.
Ultimo della giornata, mi siedo su quella sedia, di fronte a quei due professori. Dietro le loro spalle i libri della biblioteca, innumerevoli volumi che vorrei possedere tutti, che vorrei poter leggere tutti. L'ansia, l'agitazione, la delusione, il rammarico, il dispiacere di non poter realizzare l'esame secondo le mie aspettative si mescolano disordinatamente dentro di me.
La prima domanda: "i pronomi". Mi è sembrato di risvegliarmi da uno stato di coma che durava da tutto il giorno. Riportato alla realtà bruscamente, rispondo, correttamente, ma in modo disorganizzato: mi ero perso. Mi sono perso attanagliato dalle mie emozioni, da aspettative troppo elevate per un momento che, di per sè, nessuno riteneva troppo importante. Solamente io. Che per 22 anni l'ho aspettato. Che stupido.
La seconda domanda: una traduzione
perfetta.
Altri piccoli quesiti grammaticali rispetto a questa frase... significato di tpy, abd sottointeso e altro... Tutto bene, bravo, devi essere più organizzato quando spieghi. Grazie. Lo so.
Passiamo oltre: passiamo a storia. La difficile successione di Ramses 2. Black Out. L'agitazione, che non mi aveva ancora abbandonato (stranamente, visto che in genere in tutti gli altri esami che ho sostenuto l'agitazione sussiste fino al momento in cui mi siedo, poi scompare), la confusione, le emozioni di cui ho parlato, tutto questo mi si è scaraventato addosso. Ho snocciolato in modo totalmente disorganizzato. Ho parlato di Merenptah, di Tenuseret. Ho iniziato con il dire che con la XX dinastia troviamo un momento di ordine. Non l'avessi mai detto. Orsenigo mi interrompe e si inalbera. Bastava che mi lasciasse finire la frase. "nel regno di Ramses III". Ma no. Deve schiacciarmi psicologicamente. Io mi perdo di nuovo, non riesco a stare a galla e ad avere il controllo delle mie emozioni negative. Non riesco ad essere lucido come vorrei. Racconto qualcosa di Ramses III, del suo spirito d'emulazione nei confronti di Ramses II, di Medinet Habu. Stavo conquistando un briciolo di spontaneità e di fluidità quando mi interrompe. "Che documento ci ha tramandato la congiura dell'harem?". Non lo so. Un papiro, questo lo so. Ma è un papiro in particolare? Non mi sembra, non lo ricordo. Forse gli archivi di Deir-el Medina? Sono confuso, poco lucido. Avrei dovuto rispondere forse semplicemente "un papiro". Ma se me lo chiede? Significa che è un papiro importante su cui Grimal si sofferma parecchio? Per forza! Non sono sicuro di me stesso. Niente va per il verso giusto. Provo: "gli archivi di Deir el-medina". La Moioli, con un sorriso sprezzante e superiore sul viso "è proprio impossibile". Perchè è impossibile? Mi chiedono come mai sto andando così male in Storia. "Non l'ha studiata?". Io penso: non l'ho studiata? Ma se non ho fatto altro negli ultimi 20 anni. E intanto penso: Ramses ti odio. Si ho studiato, invece. Ma non riesco a organizzare le idee. Sono confuso e voi mi state rendendo la cosa ancora più difficile continuando a farmi perdere e sprofondare... "Gli chiediamo qualcosa del corso?" "Il museo del Cairo, ne tracci la storia?" Bene. Vediamo se almeno qui riesco a essere dignitoso. Faccio per cominciare. Non faccio a tempo a dire "il museo del Cairo..." che vengo interrotto "dove si trova quello attuale e quando nasce?". Rispondo. Lei non dice nulla. Non capisco cosa vuole che le dica di più. Allora ne ricostruisco, a ritroso, la storia parlando di Boulaq, di Giza, di Esbecheia... "eh beh non ci resta che tornare indietro". Dice, lei. Cosa intende dire? Io sono sempre più nel panico. E davvero mi sembra di stare vivendo un incubo. Parlo ancora. Mi chiedono come mai si è reso necessario spostare il museo. Perchè non c'era spazio. E perchè non c'era spazio? Beh perchè i reperti erano sempre maggiori, soprattutto da quando Mariette diviene direttore e organizza il partage. Non l'avessi mai detto: impossibile, di partage si parla solo dopo la seconda guerra mondiale, dubito fortemente che la professoressa vi abbia parlato di partage con mariette. Invece si. E non solo lei, anche la Marucchi. Io, stanco, stavolta, reagisco: no, di questo sono sicuro e che diavolo! Quello che personalmente è passato a lezione è quello che ho detto, libero di dire quello che vuole, lui. Si arrabbia. 25. Ma se lei è intenzionato, ne è poi tanto sicuro?, di laurearsi in Egittologia, beh non può proprio accettarlo. Ritorni a Maggio.