Padova: il Museo Archeologico

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-Kiya-
00venerdì 26 marzo 2010 02:58
In quel di Padova, nella Piazza Eremitani, proprio nei chiostri dell'ex convento, sorge il complesso dei Musei Civici, composto dal Museo Archeologico e dal Museo d'Arte Medievale e Moderna. E' parte del medesimo complesso anche la famosa Cappella degli Scrovegni.

Quello che ci interessa in particolar modo, in questo contesto, è il Museo Archeologico, che occupa le sale del piano terra.
Il primo nucleo di questa Esposizione fu istituito nel 1825. Successivamente, la stessa fu integrata con donazioni e con scavi eseguiti in area cittadina e nelle zone circostanti.
Oggi il Museo Archeologico conta 16 sale espositive, allestite secondo un ordine cronologico, topografico e, dove possibile, secondo la tipologia dei reperti. L'attuale allestimento risale al 1985, tuttavia il Museo fu ulteriormente ampliato tra il 1997 e il 2002, e soltanto allora giunse alle dimensioni attuali.
Oltre a possedere reperti Romani, Greci ed Etruschi, il Museo vanta anche due sale, la IX e la X, dedicate all'Esposizione dei reperti Egizi pervenuti alla Città ad opera di Giovanni Battista Belzoni. Al loro interno la maestosità tipica dell'antico Egitto si impone in tutto il suo splendore allo sguardo del visitatore, attraverso ceramiche Pre e Protodinastiche, alcuni coperchi di vasi canopi, numerosi bronzetti di divinità, collane, scarabei, amuleti, ushabti, statuette lignee, una stele, una testa in basalto nero, oltre a una situla e una reticella di mummia. Un Papiro Demotico e altri in Aramaico, provenienti dall'Elefantina del V secolo a.C., impreziosiscono le pareti.









Al centro di una delle due sale spicca il sarcofago antropomorfo policromo di Meretamon, figlia del nobile Herua, vissuta sotto la XXVI Dinastia Saitica (600 a.C. circa) e proveniente da Tebe.





Altrettanto degne di nota sono le due statue in diorite di Sekhmet, divinità antropomorfa a testa leonina, presumibilmente provenienti dal Tempio di Mut, sito in Karnak e, quindi, probabilmente risalenti al Regno di Amenhotep III. La Dea è rappresentata assisa su un trono a spalliera bassa, con il capo arricchito dalla tipica parrucca bipartita, ricadente sul petto.





Seppur non pertinente alla civiltà Egizia, merita menzione la Sala XIV, dedicata alla Glittica, una tecnica artistica molto antica che prevede l'incisione, il taglio e la sfaccettatura di pietre dure e di gemme. Essa ospita prevalentemente reperti di Epoca Romana (dal I secolo a.C. al III secolo d.C.), ma anche oggetti, in particolare camei, provenienti da un passato meno remoto (1700 - 1800 d.C).

Tornando all'Esposizione Egizia, la prima a dedicarsi allo studio di parte della Collezione fu la Dott.ssa Claudia Dolzani di Trieste, che ne pubblicò nel "Bollettino del Museo Civico di Padova" del 1968. Il Papiro Demotico e quelli Aramaici furono, invece, studiati dalla Prof.ssa Edda Bresciani. Successivamente il Prof. Francesco Tiradritti prese spunto dall'originale studio della Dott.ssa Dolzani, lo integrò e lo completò, per la compilazione del Catalogo relativo alla mostra intitolata "Bronzi antichi nel Museo Archeologico di Padova", edito da L'Erma di Bretschneider nel 2000. Così oggetti di grande valore simbolico e di pregevole fattura, come i bronzetti raffiguranti Osiride con le insegne della regalità, la statuetta di falco con la Doppia Corona e quella della gatta seduta che incarna Bastet poterono finalmente essere apprezzate da un pubblico più vasto.









Il Catalogo della Mostra è parzialmente consultabile qui:


Bronzi antichi del Museo Archeologico di Padova





Purtroppo a riguardo della Collezione Egizia del Museo di Padova sono costretta a fermarmi qui. Ho riscontrato, in tutta onestà, non poche difficoltà a reperire del materiale che la riguardi. Difficoltà ancora più accentuata per quel che concerne immagini dei reperti in essa contenuti.
Sebbene proprio Padova abbia dato i natali a Giovanni Battista Belzoni, ritenuto unanimemente, o quasi, un pioniere dell'Egittologia, in effetti sorprende il silenzio tangibile che avvolge questa figura di spicco dei primi dell'800 sui siti dedicati alla Collezione. Ciò che emerge è piuttosto un'impressione di indifferenza, una volta appurato che le fonti ufficiali si limitano soltanto a qualche accenno al Belzoni e al contributo da questi offerto all'esposizione cittadina. Sorgono persino perplessità e dubbi a proposito della data di nascita del Museo, dichiarata ufficialmente nel 1825 quando invece, da altre fonti, si apprende che già nel 1819 lo stesso ricevette in dono dal Belzoni le due statue di Sekhmet, e pertanto la realtà Museale doveva già essere esistente a quell'epoca. Ulteriori indagini condotte in proposito non mi hanno permesso di chiarire questo dettaglio.

Tale impressione è, almeno in parte, confermata da alcuni documenti emersi dalle mie ricerche, nei quali sembra trovare conferma che Padova abbia apparentemente quasi accantonato questo personaggio e i benefici che dovrebbe averne tratto (il condizionale è d'obbligo, non essendo io in possesso di mezzi di approfondimento più dettagliati). A riguardo riporto parte di un articolo pubblicato da un insegnante di padova, che lamenta proprio questa mancata valorizzazione:


Gli Egizi a Padova e l’educazione al patrimonio attraverso una ricerca storicodidattica
di Ivo Mattozzi

[....Giovan Battista Belzoni è una gloria padovana ma non viene onorato nella sua città natale. Recentemente gli ha dedicato molta attenzione Bologna con la proiezione di documentari sulla sua biografia.
Lo metto a disposizione degli insegnanti in occasione della XIII Scuola Estiva di Arcevia come esempio di ragionamento per un organizzare un percorso museale didattico e i materiali per realizzarlo: esso riguarda sia una conoscenza – la religione egizia – sia le procedure della ricerca storico-didattica]

Padova ha dato i natali a Giovan Battista Belzoni, glorioso esploratore e scopritore di tombe faraoniche e di altri siti archeologici.
Padova ha nel museo civico agli Eremitani una collezione di oggetti egizi.
Il Belzoni merita di essere conosciuto attraverso la scuola per l’importante contributo che ha dato sia alla conoscenza della civiltà egizia nella stagione ottocentesca della sua scoperta sia alla nascita del museo egizio padovano con il dono delle statue della dea
Sekhmet nel 1819.
Il museo rappresenta un complesso di beni culturali che è conveniente valorizzare attraverso lo studio accurato e l’osservazione diretta degli oggetti. È conveniente che gli studenti si rendano conto del patrimonio culturale del comune e che costruiscano
conoscenze mediante l’uso di fonti materiali che ne fanno parte.
Sono queste considerazioni che hanno animato i servizi educativi del comune a produrre un materiale didattico che possa corrisponde alla quadruplice esigenza:

a. far conoscere Belzoni;
b. far conoscere il museo egizio;
c. far costruire conoscenze mediante l’uso di fonti museali;
d. educare al patrimonio.

[...]

Dall’introduzione gli studenti conoscono Belzoni come un personaggio meravigliosamente affascinante. La sua vita si presta ad essere trasposta in un romanzo o in un film. E vite romanzate sono disponibili. Purtroppo il cinema non si è ancora interessato a lui. Ma che magnifico film potrebbero ispirare le sue peripezie! L’introduzione presenta la figura e le vicende biografiche di Belzoni con una sorta di script per un fumetto con lo scopo di farle conoscere per sommi capi: la sua adolescenza a Padova, il suo apprendistato a
Roma, i suoi viaggi in Europa (Francia, Olanda, Inghilterra, Portogallo, a Malta), i suoi interessi per l’idraulica, le sue esibizioni di gigante da circo, la fascinazione esercitata su di lui dall’Egitto con i suoi monumenti e con le rovine visibili e con la sfida a
metterne altri in luce, con le sue imprese compiute con impressionante acume. Le statue che adornavano la facciata del tempio di Ramsete II, le diciotto statue del tempio di Karnak, l’esplorazione della necropoli di Tebe e la scoperta della testa ciclopica di
Thutmosi III, la scoperta del tempio di Simbel, quella della tomba di Seti I nella Valle dei Re, la esplorazione della piramide di Chefren, la individuazione della città ellenistica di Berenice furono i contributi che nel breve volgere di un biennio (1816-1818) Belzoni dette alla conoscenza della civiltà egiziana che si trovava allora allo stato aurorale. Gli onori che ebbe in vita in Europa e la sua morte prematura che lo colse a 45 anni nel golfo di Guinea, mentre tentava un’altra impresa come quella della scoperta della città subsahariana di Timbuctù, sono gli altri aspetti del fascino che la figura di Belzoni può esercitare.
Non solo con le scoperte ma anche con l’interessante resoconto dei suoi viaggi e con la grande mostra dei reperti, esposta a Londra e Parigi, Belzoni fu un protagonista del risveglio di interessi e di studi per la storia egizia. Gli studenti potrebbero capire dalla
conoscenza del personaggio pure un aspetto rilevante del funzionamento della storiografia: non basta che la storia sia accaduta e che ci siano pervenute le tracce prodotte durante il suo svolgimento perché essa sia conosciuta. La civiltà e la storia egizia si è svolta migliaia di anni fa, ma la sua conoscenza è stata una costruzione recente.

[...]



L'analisi eseguita dal dott. Mattozzi, precisa e puntuale, merita di essere portata all'attenzione, non solo con stretto riferimento a Padova, ma anche in un'ottica più generale. Specie in un momento come questo, in cui la Riforma scolastica prevede di "archiviare" nel dimenticatoio una grossa fetta di storia, privando le generazioni future dell'occasione di restarne ammaliati.


Per chi fosse interessato a una lettura completa, il documento integrale è disponibile qui:


Gli Egizi a Padova e l’educazione al patrimonio attraverso una ricerca storicodidattica





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Musei Civici agli Eremitani
Piazza Eremitani 8, Padova
tel. +39 049 82045450 - 51
fax +39 049 8204585
orario: tutto l'anno 09.00 - 19.00
chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, I Maggio
biglietti: intero euro 10.00, ridotto euro 8.00, ridotto speciale euro 5.00, gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili



Il materiale proposto (comprese le immagini che restano di proprietà dei relativi autori) oltre che dai link indicati, è stato tratto dal sito ufficiale di PadovaCultura


Merytaton62
00venerdì 26 marzo 2010 11:58
La figura di Belzoni è un po' controversa: ho l'impressione che i più lo ritengano un dilettante tombabolo, ma credo che siano troppo severi nei suoi confronti in quanto, da quello che mi è parso di capire, ha fatto pochi danni materiali e messo in salvo una gran quantità di reperti. La collezione del Britisch Museum non sarebbe così ricca senza il suo contributo.
NEFERNEFERURE
00venerdì 26 marzo 2010 15:19
E grazie a lui possiamo ammirare Abi Simbel!! [SM=x822727]





[SM=g1621242]
miriam maltese
00venerdì 26 marzo 2010 18:35
Se Belzoni non avesse messo in salvo tutti quei reperti, sicuramente, sarebbero viniti nelle mani dei "veri" tombaroli, e nella migliore delle possibilità, in qualche collezione privata. [SM=x822737]
wpwawt
00venerdì 26 marzo 2010 21:00
No, era un tombarolo spinto dal denaro (era arrivato in Egitto per vendere sistemi d'irrigazione!) ma erano altri tempi... all'epoca era normale usare la dinamite per aprirsi dei passaggi!
emilioraffaele
00sabato 27 marzo 2010 10:41
Eh, proprio così, un avventuriero come molti ai suoi tempi, specie in terra d'Egitto.
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