Nicholas Reeves, Egittologo di nazionalità inglese, è senza dubbio uno degli studiosi internazionali più conosciuti. L'ampio lavoro condotto come ricercatore e promotore di argomenti relativi all'Epoca Amarniana e il Regno di Tutankhamon gli hanno consentito di poter divenire uno dei massimi conoscitori del Periodo.
Reeves, in effetti, è considerato il figlio di una generazione di egittologi che sono stati catturati dall'entusiasmo generatosi con la scoperta della tomba di Tutankhamon. Ha frequentato i suoi studi presso l'University College di Londra, dove giunse poichè interessato all'archeologia anglosassone. Ma fin dal secondo anno di studi universitari cominciò a mostrare maggiore interesse per la storia antica e l'Egittologia in particolare, seguendo un'attrazione alimentata dalla figura di Tutankhamon.
Nei primi anni '60 la fama di Tutankhamon si trovava all'apice. La conoscenza quasi universale raggiunta dalla figura del faraone fanciullo non era dovuta esclusivamente all'azione dei mezzi di stampa, ma dal contatto fisico con Tutankhamon. Milioni di persone in tutto il mondo avrebbero potuto incontrare questo faraone e confrontarsi faccia a faccia con la storia dell'Egitto, attraverso le mostre allestite con i tesori scoperti da Howard Carter nella Valle dei re.
Dal novembre 1961 al luglio 1981, i pezzi più importanti del tesoro di Tutankhamon girarono il mondo: in un ventennio gli oggetti del corredo funerario del giovane Re avevano viaggiato negli Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Gran Bretagna, URSS e l'ex Germania Ovest.
Nel 1972 Reeves ebbe occasione di ammirare una grande e magnifica esposizione al British Museum dedicata al faraone fanciullo e allestita per celebrare il cinquantesimo anniversario dalla scoperta del suo sepolcro, avvenuta nel 1922. Due anni prima aveva avuto l'opportunità di venire a contatto con alcuni reperti egizi nel suo museo locale, lavorando come volontario. Il libro che ha cambiato la sua vita, indirizzandola nell'odierna direzione, fu il volume scritto da Carter a seguito della scoperta della tomba di Tutankhamon che Reeves definisce come il miglior libro mai scritto nella storia dell'Egittologia, una storia avvincente, in cui sono mescolati elementi di intrighi, cospirazioni, romanticismo che lo rendono uno dei migliori racconti del Novecento.
Reeves fu introdotto allo studio dei geroglifici da Harry Smith. Più tardi, durante un dottorato in un college, fu seguito dal Professor John Harris, specializzato in epoca Amarniana. Fu lui a introdurlo per primo allo studio delle tombe reali della Valle Tebana, a cominciare dalla KV55, che è strettamente connessa all'affascinante periodo di Akhenaton. Con Harris , poi, sviluppò la sua tesi sugli aspetti archeologici delle tombe nella Valle dei Re e conseguente deterioramento in epoca romana. Il lavoro venne pubblicato nel 1990 da Thames & Hudson con il titolo "
Valley of the Kings. The Decline of a Royal Necropolis ".
Nicholas Reeves è quindi oggi anche uno dei maggiori esperti della necropoli Tebana.
Precedentemente alla scoperta della tomba di Tutankhamon, a metà degli anni 1910, circolava la voce che la Valle non celasse più nulla da scoprire. Questo è, perlomeno, quanto affermò l'avvocato americano, appassionato di archeologia, Theodore Davis.
Dopo aver lavorato per diversi anni nella Valle senza successo, Davis restituì il suo permesso di scavo, autorizzazione che fu ripresa nel 1912 da Howard Carter e Lord Carnarvon, gli scopritori della tomba di Tutankhamon.
Tutt'oggi vi è ancora chi si dice dello stesso parere espresso da Davis quasi un secolo fa. Ma Nicholas Reeves non è d'accordo con loro. Con estrema fiducia affema che non è possibile ritenere che la Valle abbia esaurito i suoi tesori, in quanto numerosi sono gli studi che dimostrano l'esatto contrario. In effetti nella zona centrale della Valle la situazione odierna è molto diversa da ciò che si pensava fino a poco tempo fa. Ci sono aree che sono completamente intatte e che non conosciamo nel dettaglio, e altre che sono state annientate dalle tecniche distruttive di Theodore Davis. Proprio la zona centrale, quindi, non è mai stata dovutamente scavata. Sappiamo che sussiste una stratigrafia di 5 o 7 metri completamente intatta. Sarebbe sufficiente approfondire la lettura dei diari di scavo compilati da Davis o da Carter per appurare che vi sono molte zone perlustrate solo superficialmente, o solo in parte, o addirittura rimaste intonse. La speranza che Reeves serba è che in un futuro non troppo lontano questi settori potranno essere indagati con l'ausilio delle più moderne tecniche che consentono di eseguire un'esplorazione verticale del terreno, senza dover smuovere tonnellate di detriti da un luogo all'altro della valle.
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