In mostra all'Archeologico le scoperte di Champollion, lo studioso francese che per primo tradusse i geroglifici della stele di Rosetta
Gli abitanti dei villaggi lo chiamavano "l'uomo che legge le antiche pietre". Era francese, Jean-Francois Champollion aveva solo 30 anni quando nel 1822 tradusse per la prima volta i geroglifici incisi sulla stele ritrovata qualche anno prima dall'esercito napoleonico a Rosetta, in Egitto, e risalente al 196 avanti Cristo. Oggi è ricordato come il padre dell'egittologia moderna e il museo archeologico di Napoli ne ripercorre vita e scoperte, inaugurando alle 17 la mostra "Sulle tracce di Champollion" (ingresso 6.50 euro, info 081 442 2149).
"E' un omaggio ad un eccezionale studioso - spiega Giacomo Cavillier, curatore dell'evento - che a 17 anni conosceva già otto lingue, tra cui aramaico e copto". Ma dimenticate gli ampollosi cattedratici e accademici ottocenteschi. Champollion era sì un genio della filologia, ma di tenacia più simile a un Indiana Jones ante litteram. Quella stessa tenacia che lo portò a esplorare a lungo la valle del Nilo, riconoscendo per primo sui segni incisi su pietra i nomi di Ramesse, Thutsmosi, Cleopatra.
"La mostra racconta questo - prosegue Cavillier -. Il metodo scientifico delle prime esplorazioni nella terra dei faraoni". E sorprende la semplicità degli strumenti a disposizione dei primi pionieri dell'egittologia, Champollion incluso (che arrivò fino in Sudan nel 1828), per mesi a contatto con tempeste di sabbia, caldo e scorpioni. Prioritaria era l'osservazione e riproduzione diretta dei monumenti: il kit dell'archeologo era difatti composto soprattutto da pennini, taccuini, matite in grafite.
La mostra ne espone una trentina raccolte in due teche, alcune in copia, molte originali. Come il corredo di portamine, gomma e calamaio ottocentesco e la bussola inglese in bronzo. Accanto, due squadre di metallo, e una corda incisa, utilizzata per le misurazioni. Il percorso includerà anche laboratori, organizzati soprattutto per scolaresche, dove sarà possibile esaminare i reperti e riprodurli su foglio, esattamente coi metodi di 200 anni fa, servendosi di carboncini, piume d'oca e pennarelli in frassino.
Di grande interesse, una delle tavole esposte, firmata da Emmanuel de Rougé (allievo di Champollion), sulla tomba del 1600 avanti Cristo del re tebano Antes, sepolto con un ricco corredo funebre e circondato dai suoi cani, che lo seguirono anche nell'aldilà. Esposti in occasione della mostra, anche numerosi oggetti della sezione egizia del museo, alcuni dei quali mai esibiti in precedenza. Amuleti, busti e statue provenienti dalle collezioni Borgia e Picchianti, chiuse al pubblico dal 2009 per problemi di sicurezza e di scarsa ventilazione delle sale.
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