E' questo il nome con cui identifichiamo comunemente il
Crocus Sativus e la polvere rossa che ne deriva, utilizzata come aromatizzante e colorante.
Lo zafferano appartiene alla famiglia delle iridacee, ordine delle liliali, classe monocotiledoni, divisione angiosperme.
Trae origine dall'Asia Minore e, forse, dall'Europa Orientale, certamente dalla sponda orientale del Mar Mediterraneo. Si presenta come bulbo dal quale emergono le foglie. Fiorisce in autunno e presenta un bel fiore lilla di forma imbutiforme. La pianta raggiunge, al massimo, un'estensione in altezza di 30 cm circa.
La sua coltivazione si è diffusa, limitatamente alle particolari esigenze di cui abbisogna, per via della spezia che si ricava dall'essicazione degli stami del fiore. Soltanto tre per ognuno e rigorosamente i più lunghi.
Queste sue particolarità giustificano quindi il prezzo elevato per ogni chilo di prodotto, sull'attuale mercato, prezzo che ha il pregio di garantire tutela dalle numerose contraffazioni.
La lunghezza degli stami, inoltre, consente di distinguere questa pianta dal suo vicino parente, il Colchico Autunnale, che contiene tossine.
Non è chiara l'origine del termine "zafferano", ma si ritiene che abbia radici nella parola araba "zafaran", che significa "giallo". Il fatto che tale termine abbia conservato una radice comune in svariate lingue moderne (in latino è
safranum,
saffron è il termine inglese,
azafrán la parola spagnola, mentre il
vocabolo francese è
safran. Poi ancora
saframi in finlandese,
saffran in tedesco,
safraan in polacco,
sáfrány in ungherese,
safranu in rumeno,
safrána in lettone,
shafran in russo,
zaferen in turco,
kesar o
zafran in indiano,
safárum in malese,
safrà in catalano,
azafrán in galiziano o
azafrai in basco) ha dato spunto per comprendere che si trattasse di un elemento utilizzato ampiamente nell'antichità e pertanto non è possibile escludere che il suo nome abbia origini molto più antiche.
In passato, tuttavia, il suo impiego era ben più vasto, come è attestato anche in Egitto.
I primi riferimenti espliciti che possediamo sono databili al 2300 a.C. e rimandano a Re Sargon, sovrano dell'impero Accadico, il quale nacque in una città, oggi sconosciuta, situata sulle sponde dell'Eufrate e denominata
Azupirano, che significa probabilmente "Città dello Zafferano"
Ma per un impiego certo della spezia bisogna compiere un balzo in avanti nel tempo e incontrare la civiltà Minoica, sviluppatasi sull'isola di Creta, prima di quella Greca. E' negli affreschi superstiti del Palazzo di Cnosso che possiamo ammirare un individuo intento alla raccolta di piante di croco (1600 a.C. circa).
Risale invece al 1500 a.C. l'affresco di Thera (Santorini) che immortalò giovani ragazze intente alla raccolta degli stami del fiore.
Probabilmente il primato della sua commercializzazione, nel bacino del Mediterraneo, va riconosciuto ai Fenici.
La Bibbia ci rende noto quanto questo ingrediente fosse apprezzato da Re Salomone. Mentre i Greci ci narrano quanto fosse valido come stimolante dell’appetito, come rimedio per i problemi di stomaco, come calmante per i dolori provocati dalla dentizione o quale rimedio contro il catarro e la bronchite. Anche a Roma era apprezzato, ma per il suo profumo, come rivela Virgilio, e forse è tutto romano il merito di averne esportato in Spagna l'uso non solo culinario, ma anche medico-magico.
In Egitto era molto apprezzato componente cosmetico, per la produzione di oli profumati, come colorante per tessuti (alcuni sostengono lo si impiegasse anche per colorare le bende di lino utilizzate durante la mummificazione e non solo le tuniche), ma anche rimedio terapeutico contro reumatismi, problemi nefrologici in genere e gonfiore, come insegna il papiro medico di Ebers, risalente al XV secolo a.C.
Cleopatra utilizzava lo zafferano per il suo bagno, sia per le proprietà cosmetiche che gli erano attribuite (oggi è noto che contiene un'alta percentuale di carotene), sia per dare un tono di colore più caldo alla sua pelle. Lo utilizzava inoltre, sotto forma di olio profumato, prima degli incontri con gli uomini della sua vita, credendo che aumentasse il desiderio e il piacere.