Le Piaghe d'Egitto? Eruzioni e tsunami

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-francis-
00lunedì 27 aprile 2009 10:28
Le Piaghe d'Egitto? Eruzioni e tsunami

«Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue». «Le rane uscirono e coprirono l'Egitto». «Infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie». «Una massa imponente di mosconi entrò nella casa del Faraone». «Morì tutto il bestiame». «Grandinata così violenta non vi era mai stata». «Le cavallette assalirono tutto il Paese». «Vennero dense tenebre per tre giorni»... Più incalzante d'una cronaca, più preciso d'un inviato sulle catastrofi. Il Libro dell'Esodo è l'unica testimonianza delle Piaghe d'Egitto, di quella serie d'incredibili disastri naturali che alla fine convinsero il signore delle Piramidi a mollare Mosè, libero col suo popolo e col suo Signore. L'unica, perché nessun geroglifico ne fa menzione. L'unica, perché nessuno scienziato ha mai trovato prove di quei cataclismi. Ora s'avventura il libro d'una geologa americana – titolo: "The Parting of the Sea", la separazione del mare, Princeton University Press -, con una teoria che rimbalza in Israele e fa rumore, specie in questi giorni in cui si celebra la Pasqua ebraica: ciò che più di 3.600 anni fa sconvolse l'Egitto, compreso il Passaggio attraverso il Mar Rosso, fu «una serie di fenomeni climatici tipica delle eruzioni vulcaniche».
ESPLOSIONI - Tutto iniziò da due gigantesche esplosioni nel Mar Egeo, sostiene la professoressa Barbara J. Sivertsen, docente all'università di Chicago. La prima dal vulcano dell'isola greca di Santorini, che per la data (1.628 aC) coincide col primo esodo biblico. Le tenebre e la grandine calate sugli Egizi, altro non furono che la conseguenza naturale di «cenere e polveri acide»; la morìa del bestiame e gli sciami d'insetti, tipici effetti degli sconvolgimenti climatici provocati dall'eruzione; le acque arrossate, «dovute a un aumento delle erbacce rosse che si moltiplicano regolarmente, come risultato delle ceneri vulcaniche». E le rane che saltarono fuori dagli stagni? «Pure voi – scrive l'ironica geologa -, se foste una rana, scappereste subito da acque ridotte in quelle condizioni». La sola piaga che la professoressa Siversten non collega direttamente all'eruzione, è la morte dei primogeniti egiziani: «E' probabile che molti prodotti della terra fossero avvelenati. Ed era cibo che agli Ebrei non era consentito toccare».

TSUNAMI - La seconda eruzione, databile nel 1.450 aC, colpì invece l'isola di Yali. Qui la teoria, un po' più confusa, afferma che le spaventose onde sismiche provocarono una serie di tsunami che raggiunsero addirittura il Mar Rosso: così si spiegherebbero le onde improvvise che sommersero l'esercito del Faraone, mandato all'inseguimento del popolo in cammino. «Trattare in modo scientifico l'Esodo sta diventando una disciplina», dice il professor Benny Shanon, che all'Università ebraica di Gerusalemme insegna psicologia cognitiva e l'anno scorso fece scalpore con una sua teoria sulle Tavole della legge: «La Bibbia racconta che gli Ebrei sentirono una voce dal cielo, videro luci e montagne fumanti, mentre Mosè riceveva i Dieci comandamenti. La mia idea, in realtà, è che si sia trattato di un'esperienza di droga collettiva. Nel Negev e nel Sinai ci sono piante, famiglia delle acacie, che i beduini usano ancora oggi. Hanno le stesse proprietà allucinogene dell'ayahuasca, diluita in pozioni anche dagli indios dell'Amazzonia, e provocano proprio quegli effetti: bagliori, suoni assordanti, visioni oniriche...». Quando Shanon pubblicò la sua teoria, l'indignazione degli ultraortodossi esplose come un vulcano. La geologa Siversten lo sa e prende le distanze, prudente: «Sono d'accordo che non si potrà mai sapere con assoluta certezza che cosa accadde, a quei tempi. Ma io mi baso su fatti accaduti, come le eruzioni. E sono convinta che le mie ipotesi spieghino molto meglio di altre».

(Fonte: La porta del tempo)
.Bata.
00martedì 28 aprile 2009 08:52
E il faraone, con tutte le catastrofi che gli stavano cadendo attorno, impiegò la bellezza di 178 anni (dal 1628 inizio delle piaghe al 1450 attraversata del mar Rosso) prima di lasciar partire gi ebrei.

?!?!?!?!?!?!????????????????????????

Ciao, BATA.

antonio crasto
00martedì 28 aprile 2009 09:38
Che nel 1628 a.C. si sia verificata un’eruzione del vulcano di Thera (odierna Santorini) è possibile, ma non è detto che si tratti degli eventi associati all’esplosione del vulcano.
Sembra, a mio parere, più probabile che il vulcano abbia avuto vari episodi eruttivi importanti e che la catastrofe finale si sia verificata alla fine del 15° secolo a.C. o agli inizi del secolo successivo.
Nella Bibbia non si parla di due Esodi, né la storia egizia considera una migrazione spontanea o forzata dall’Egitto verso l’Asia nel 17° secolo a.C. Siamo invece in pieno 3° Periodo Intermedio e dobbiamo considerare migrazioni in senso inverso, dall’Asia verso l’Egitto (tribù asiatiche e Hyksos).

L’ipotesi che le 10 piaghe d’Egitto siano connesse all’attività del vulcano di Thera è stata accettata da molti studiosi e io l’ho ripresa nel mio saggio sull’Antico Egitto. Ritengo però che l’attività parossistica del vulcano abbia determinato le catastrofi ambientali e una conseguente emergenza sanitaria durante il regno di Amenhotep III, suggerendo al clero di Iwnw / Heliopolis la necessità di ripristinare la venerazione della vera teofania del creatore, il culto di Aton / Ra.
Questi eventi possono spiegare la nuova religiosità del periodo sfociata nell’esperienza “monoteistica” di Akhenaton.
Per quanto riguarda l’attraversamento del Mare di Canne (non Mar Rosso) in corrispondenza dei Laghi Amari non è necessario scomodare alcun tsunami. Si trattava di bassissimi fondali i quali molto probabilmente lasciavano all’asciutto un guado in particolari condizioni di bassa marea e vento forte. Mosè dovette conoscere questo “segreto” durante la sua esperienza nella terra di Madian e si accampò di fronte al guado sommerso in attesa delle condizioni favorevoli per la fuga di una parte degli Ebrei. L’emersione del guado sarebbe durata il tempo della bassa marea e il ritorno delle acque nelle prime ore della mattina avrebbe travolto l’esercito egizio, inconsapevole del segreto di Mosè
Biceleon
00giovedì 30 aprile 2009 14:28
Gli argomenti di Barbara J. Sivertsen non sono nuovi, sarebbe però interessante sapere come riesce a concatenare e mettere in sequenza i vari episodi e le tappe dell’esodo.

Purtroppo l’esodo con le annesse piaghe è un argomento così ostico che eminenti studiosi come Liverani e Garbini l’hanno “liquidato” come mito.

antonio crasto, 28/04/2009 9.38:


Nella Bibbia non si parla di due Esodi



I dati biblici hanno convinto gli esegeti che nella documentazione letterale dell’ Esodo si evincono due esodi, a riguardo l’autorevole Bibbia di Gerusalemme in nota a Esodo 13,17:

«Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del paese dei Filistei, benché fosse la più corta, perché Dio pensava: "Altrimenti il popolo, vedendo imminente la guerra, potrebbe pentirsi e tornare in Egitto"».

dice:

«La determinazione dell’itinerario e la localizzazione precisa delle tappe è estremamente difficile. Malgrado il v. 17, un certo numero di nomi tende ad indicare anche un itinerario verso nord, cioè attraverso il “paese dei filistei” (termine che è d’altronde un anacronismo). Vi sarebbe così la traccia di due gruppi distinti (cf. 7,8+ e 16,1+). - più corta: era la via normale, parallela alla costa, che passava per Sile (l’attuale El-Kantara), punteggiata di pozzi e difesa. Il gruppo che è fuggito non l’ha certamente presa. Il gruppo espulso dall’Egitto poteva prenderla. Infatti, su questa strada si possono più verosimilmente situare i tre nomi geografici menzionati in 14,2; ma l’esodo-fuga, più importante, ha attratto a sé i ricordi dell’altra tradizione.»

antonio crasto, 28/04/2009 9.38:


Per quanto riguarda l’attraversamento del Mare di Canne (non Mar Rosso) in corrispondenza dei Laghi Amari non è necessario scomodare alcun tsunami. Si trattava di bassissimi fondali i quali molto probabilmente lasciavano all’asciutto un guado in particolari condizioni di bassa marea e vento forte.



Se è vero che Yam suf, che significa mare di canne o giunchi, è stato erroneamente tradotto mar rosso, è altrettanto vero che nella Bibbia il mar rosso viene chiamato mare di canne o giunchi:

«Salomone costruì anche una flotta in Ezion-Gheber, cioè Elat, sulla riva del Mare Rosso (Yam suf) nella regione di Edom.» - 1 Re 9,26

Il biblista ed orientalista Martin Noth così commenta:

«Il nome «Mare dei Giunchi» (jam-suf), in cui la parola «giunco» (suf) probabilmente è stata mutuata dalla lingua egiziana, è troppo generico per poter offrire un’indicazione sicura della posizione. In 1 Re 9,26, come si ricava dal contesto, è indicato come «Mare dei Giunchi» il golfo di el-’Aqaba sul lato orientale della penisola del Sinai. Ma con ciò non è assolutamente dimostrato che anche nella tradizione dell’esodo con il «Mare dei Giunchi» s’intenda lo stesso golfo di el-’Aqaba, tanto più che questo nella sua estremità settentrionale dista dal lato orientale del delta del Nilo più di 200 chilometri in linea d’aria, il che corrisponde a molte giornate di cammino. Nella tradizione dell’esodo con la denominazione imprecisa di «Mare dei Giunchi» si potrebbe aver pensato anche al golfo di es-Suweis sul lato occidentale della penisola del Sinai, oppure al tratto di mare a nord di es-Suweis; anche là conduceva dal braccio occidentale del Nilo, e cioè dal Wadi Tumilat, «una strada del deserto» in direzione sud-orientale.»

Aggiungo che anche il lago Serbonis e il lago Manzala potrebbero aver avuto il nome di «Mare dei Giunchi».

antonio crasto
00giovedì 30 aprile 2009 14:50
Io ritengo che la strada litoranea sia stata percorsa dagli Hyksos in fuga dopo la sconfitta con le truppe di Ahmose (alcuni storici confondono l'Esodo con la fuga deglii Hyksos).
Per quanto riguarda la fuga degli Ebrei dobbiamo considerare che l'Egitto aveva ripreso il controllo del Delta e della strada costiera, per cui era inimmaginabile portare su quella strada oltre mezzo milione di fuggitivi sperando di farla franca. Era necessario tentare la via del deserto speraando di distanziare le truppe egizie grazie a gioco delle maree.
Lo strano percorso citato dalla Bibbia: prima verso nord-est e quindi verso sud fino al guado del Tumilat è stato da me interpretato come la volontà di Mosè di soddisfare l'ultimo desiderio del patriarca Giuseppe. Costui fu sepolto in terra d'Egitto, molto probabilmente nella regione di Gosen (nord-est del Delta), ma si fece giurare che se un giorno gli Ebrei avessero lasciato l'Egitto avrebbero portato con se la sua mummia.
E' evidente che la presa della mummia del patriarca avrebbe insospettito gli Egizi, per cui Mosè dovette portare tutto i popolo verso nord-est e trafugare la mummia sfruttando la grande confusione.
Biceleon
00giovedì 30 aprile 2009 17:07
Re:
antonio crasto, 30/04/2009 14.50:


Lo strano percorso citato dalla Bibbia: prima verso nord-est e quindi verso sud fino al guado del Tumilat è stato da me interpretato come la volontà di Mosè di soddisfare l'ultimo desiderio del patriarca Giuseppe. Costui fu sepolto in terra d'Egitto, molto probabilmente nella regione di Gosen (nord-est del Delta), ma si fece giurare che se un giorno gli Ebrei avessero lasciato l'Egitto avrebbero portato con se la sua mummia.
E' evidente che la presa della mummia del patriarca avrebbe insospettito gli Egizi, per cui Mosè dovette portare tutto i popolo verso nord-est e trafugare la mummia sfruttando la grande confusione.



Il libro dell’Esodo descrive due partenze:

la prima da 12,37 a 13,16;

la seconda 13,17-22;

nella prima viene indicato il punto di partenza Ramses e il punto di destinazione della prima tappa Sukkot;

nella seconda viene detto che il popolo di Israele all’inizio prese la strada della terra dei Filistei, Dio però non contento li fece prendere la strada del deserto del mare delle canne; a questo punto viene specificato che Mosè prese le ossa di Giuseppe come questi si fece giurare e subito dopo viene detto che i figli di Israele partirono da Sukkot per accamparsi a Etam.

La regione di Gosen comprende la città di Ramses dove probabilmente era sepolto Giuseppe, è ipotizzabile che le sue spoglie seguirono gli israeliti sin dalla partenza o ,se vogliamo stare a quanto prettamente è stato scritto, la tomba di Giuseppe doveva trovarsi a Sukkot o dintorni, comunque a sud di Ramses e non verso la strada dei Filistei.



antonio crasto
00giovedì 30 aprile 2009 22:03
La localizzazione delle città indicate dalla Bibbia non è certa. Sono state avanzate varie ipotesi, ma non si ha certezza scientifica sul fatto che la città deposito di Ramses sia la capitale del regno Pi-Ramesse.
D'altra parte l'ipotesi che l'Esodo si sia avuto alla fine del regno di Ramesse II o durante quello del figlio Merenptah, è in netto contrasto con le date indicate dalla Babbia.
Io ritengo che gli Ebrei stessero edificando due città deposito nello wadi Tumilat durante il regno di Akhenaton. Avrebbero avuto l'autorizzazione da Smenkhkara per recarsi in massa nel deserto del Delta orientale, la terra di Gosen assegnata al patriarca Giacobbe e qui avrebbero preso le spogle di Giuseppe. Si sarebbero quindi accampati nel deserto orientale per pregare il loro dio (la festa di Succot è per gli Ebrei la festa delle tende, per cui è molto probabile che Succot non fosse una città, ma un accampamento). Avrebbero quindi fatto retro marcia per tornare nello wadi Tumilat posizionandosi di fronte ai laghi Amari. Qui avrebbero aspettato la notte opportuna per la fuga.
Biceleon
00giovedì 30 aprile 2009 23:06
Re:
antonio crasto, 30/04/2009 22.03:

La localizzazione delle città indicate dalla Bibbia non è certa. Sono state avanzate varie ipotesi, ma non si ha certezza scientifica sul fatto che la città deposito di Ramses sia la capitale del regno Pi-Ramesse.
D'altra parte l'ipotesi che l'Esodo si sia avuto alla fine del regno di Ramesse II o durante quello del figlio Merenptah, è in netto contrasto con le date indicate dalla Babbia.



Come la strada della terra dei Filistei anche il nome della città deposito Ramses è da ritenere un anacronismo, il fatto che la Bibbia la fa risalire a secoli prima di Pi-Ramesse ne è un esempio:

«Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nella terra d’Egitto, nella regione migliore, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone.» - Genesi 47,11

Ciò si può giustificare tenendo presente che la stesura per iscritto della Bibbia ebbe inizio nel VI secolo a.C., a quanto pare chi ha redato l’Esodo e la Genesi ha utilizzato, in questo caso, riferimenti geografici noti alla sua epoca.




antonio crasto
00venerdì 1 maggio 2009 19:06
Riporto qualche notizia sui siti biblici nel Delta orientale, tratte dal libro di Andrew Collins & Chris Ogilvie-Herald La cospirazione di Tutankhamen. La “vera storia” dell’Esodo degli Ebrei dall’Egitto

«[…] nel luglio del 1966, il dottor Manfred Bietak dell’istituto di Egittologia dell’Università di Vienna iniziò degli scavi a Tell ed Dab’a. Fin da allora egli ha condotto un’esaustiva esplorazione dell’area, e ha portato alla luce un immenso sito urbano di origini asiatiche fondato durante il Medio Regno e proseguito fino alla fine del Secondo Periodo Intermedio, quando finalmente gli Hyksos furono scacciati dall’Egitto dall’esercito del faraone Ahmose. Fra le scoperte fatte a Tell ed Dab’a vi sono due grandi templi asiatici, straordinariamente simili ad altri trovati a Megiddo e ad Hazor in Palestina.
Bietak scoprì che la città di Tell ed Dab’a ricopriva un’area di circa quattro o cinque chilometri quadrati. La sua ricerca, che ancora continua ai giorni nostri, lo ha portato a confermare che, secondo lui, «l’insieme delle evidenze – quelle culturali e quelle stratigrafiche – giustificherebbe l’identificazione del sito da un lato con la capitale degli Hyksos, Avaris, e dall’altro con la residenza sul Delta dei Ramessidi, Pi-Ramesse […]»[…]»

«[…] In essa (Bibbia dei Settanta) si identifica Goscen, la terra degli Ebrei, con un nome, o area del delta del Nilo, la cui città principale era Phacusa. Il suo nome originale in egiziano si potrebbe leggere come gsm, o gsmt, in cui Faville, forse a ragione, vide il nome Goscen. Oggi Phacusa è la città di Faqus, ad appena sei chilometri da Tell ed Dab’a. […]»

«[…] Successivi lavori a Tell el Maskhuta effettuati da John S. Holladay dell’American Research Centre of Egypt (ARCE) contraddissero completamente la precedente opera di Faville, ma senza spiegazioni sufficienti, Holladay affermò che il sito aveva visto un insediamento nell’Età del Bronzo asiatico intorno al 1600 a.C., ma era stato poi abbandonato e non era stato rioccupato fino al periodo saitico e al primo periodo persiano (610-486 a.C.). Sembra, curiosamente, che non abbia trovato alcuna prova di una città costruita in quel luogo durante i tempi di Ramesse.
Le scoperte di Holladay resero difficile, per gli egittologi e gli studiosi biblici, accettare che Tell el Maskhuta fosse il sito di Pitom. A dispetto di questo ostacolo, tuttavia, il fatto che l’archeologia non abbia scovato nessu’altra evidenza della sua collocazione, Tell el Maskhuta rimane l’unica candidata al titolo. Di recente, comunque, è stato posto in atto un tentativo di dimostrare che Pitom era di fatto Tell el Retabeh, un sito dinastico al limite occidentale dello wadi Tumilat, poiché vi sono stati trovati dei blocchi di costruzione che portavano il cartiglio di Ramesse II. […]»


Considerazioni

1. Sembra significativo che gli Hyksos abbiano edificato la loro capitale nell’area che era stata concessa alla tribù di Giacobbe. Questo fatto spiega il coinvolgimento degli Ebrei nella vicenda Hyksos e la conseguente loro “schiavizzazione” durante la XVIII dinastia.
2. Se la città di Avaris esisteva già, perché gli studiosi si ostinano a pensare che gli Ebrei la stessero edificando. La Bibbia parla di due città deposito, lasciando intendere che esse potessero essere situate lungo la rotta carovaniera dello wadi Tumilat.
3. Considerando che Tell el Retaben porta tracce di costruzioni del periodo ramesside, si potrebbe ritenere che le due città deposito fossero Tell el Retaben (Ramses) e Tell el Maskhuta (Pithom).
4. Se così fosse si può ritenere che gli Ebrei sotto la guida di Mosè abbiano lasciato i due siti dello wadi Tumilat e si siano recati a nord ovest, nell’area dove un tempo vivevano gli Ebrei di Giacobbe, per prelevare le spoglie di Giuseppe. Da qui si sarebbero portati verso il deserto orientale e si sarebbero accampati (Succot) per venerare il loro dio, il dio di Abramo. Quindi sarebbero tornati alle loro sedi nello wadi Tumilat in attesa dei giorno propizio per la fuga.

Biceleon
00mercoledì 6 maggio 2009 15:27
Re:
antonio crasto, 01/05/2009 19.06:


2. Se la città di Avaris esisteva già, perché gli studiosi si ostinano a pensare che gli Ebrei la stessero edificando. La Bibbia parla di due città deposito, lasciando intendere che esse potessero essere situate lungo la rotta carovaniera dello wadi Tumilat.



E’ possibile che gli Ebrei più che costruire la città dalle fondamenta la stessero semplicemente ampliando.



3. Considerando che Tell el Retaben porta tracce di costruzioni del periodo ramesside, si potrebbe ritenere che le due città deposito fossero Tell el Retaben (Ramses) e Tell el Maskhuta (Pithom).



Per il solo fatto che a Tell el Retaben sono state trovate tracce del periodo ramesside mi sembra un po’ debole l’ipotesi che possa essere identificata con Ramses. Da parte mia ritengo ragionevole pensare che Avaris sia la città di partenza degli ebrei, anche se lo scrittore sacro la chiamava Ramses in virtù del fatto che la conosceva come Pi-Ramses.

Però, come tu stesso dicevi tutto è relativo in quanto non provato scientificamente, ovviamente anche la tua ipotesi. Purtroppo di certo non abbiamo una sola virgola della storia che va dal soggiorno in Egitto all’esodo del popolo di Israele, siamo in attesa che qualche archeologo un giorno faccia luce su questa vicenda.



antonio crasto
00mercoledì 6 maggio 2009 16:00
L'ipotesi che una delle città deposito sia stata la vecchia capitale degli Hyksos, Avaris (anacronisticamente chiamata nella Bibbia Ramses a causa della capitale della XIX dinastia Pi-Ramesse) perderebbe, a mio parere, consistenza se consideriamo i tempi indicati dalla Bibbia.
L'Esodo andrebbe infatti a cadere a metà della XVIII dinastia, forse proprio in corrispondenza del regno di Smenkhkara, decisamente prima che Horemheb o Ramesse I incominciasse i lavori di ristrutturazione della vecchia capitale sacra a Seth.
Non cadrebbe invece l'ipotesi delle due città deposito sullo wadi Tumilat.
Biceleon
00mercoledì 6 maggio 2009 21:59
Re:
antonio crasto, 06/05/2009 16.00:

L'ipotesi che una delle città deposito sia stata la vecchia capitale degli Hyksos, Avaris (anacronisticamente chiamata nella Bibbia Ramses a causa della capitale della XIX dinastia Pi-Ramesse) perderebbe, a mio parere, consistenza se consideriamo i tempi indicati dalla Bibbia.



Se consideriamo oggettivamente i tempi indicati dalla Bibbia la tua ipotesi non regge.

Purtroppo la Bibbia non fornisce date ma solo intervalli di tempo, comunque se ci atteniamo alla data di inizio della costruzione del tempio di Yahweh da parte di Salomone è cioè il 968 a.C e crediamo a quanto dice 1 Re 6:1, che in quell’anno erano passati 480 anni da quando Israele uscì dall’Egitto, abbiamo che l’esodo avvenne nel 1448 a.C. che si discosta anche se non di molto dalla tua data dell’esodo il 1385 a.C.

Nel tuo libro, nel tentativo di far quadrare i conti con la tua ipotesi ritieni possibile che i 480 anni sono invece 430 per un errore di trascrizione, l’anno di inizio della costruzione del tempio il 968 a.C che è ricavato dagli scritti di Giuseppe Flavio diventa il 955 a.C. o addirittura il 945 a.C.




antonio crasto
00mercoledì 6 maggio 2009 22:28
E' vero che ci sono delle piccole differenze. Consideriamo però che la Bibbia dei LXX potrebbe parlare di 440 anni fra Esodo e inizio dei lavori del tempio. In tal caso la differenza si ridurrebbe a circa 23 anni, abbastanza pochi per considerare l'Esodo nel 1385 a.C.

Rimane il fatto che l'ipotesi alternativa, quella che vorrebbe l'Esodo durante il regno di Ramesse II o di Merenptah, basata sostanzialmente sull'anacronismo del nome della città deposito Ramses, stravolgerebbe qualto detto dalla Bibbia. L'Esodo verrebbe posizionato nel 13° secolo a.C. e la differenza sarebbe così ridotta a 250 - 300 anni, in netto contrasto con i periodi indicati dalla Bibbia.
Un tale datazione farebbe scivolare in avanti tutta la storia dei patriarchi ebrei di 100 - 150 rendendo poco chiari alcuni avvenimenti della storia ebraica.
Biceleon
00giovedì 7 maggio 2009 11:43
Re:
antonio crasto, 06/05/2009 22.28:

E' vero che ci sono delle piccole differenze. Consideriamo però che la Bibbia dei LXX potrebbe parlare di 440 anni fra Esodo e inizio dei lavori del tempio. In tal caso la differenza si ridurrebbe a circa 23 anni, abbastanza pochi per considerare l'Esodo nel 1385 a.C.



Pur volendo essere più accomodanti possibile rimangono comunque 23 anni di differenza.

Volendo però fare i pignoli dovremmo considerare la tua data dell’esodo il 1385 a.C.

Tu fai cadere l’esodo nell’ultimo anno di regno di Smenkhkara e ritieni che questi sia il 1385 a.C., diversamente la cronologia ortodossa ritiene che l’ultimo anno di regno di Smenkhkara sia all’incirca il 1335 a.C. Ora tralasciando i 480 anni del testo masoretico e tenendo buono il dato della LXX che afferma che passarono 440 anni tra l’Esodo e l’inizio dei lavori del tempio, abbiamo una differenza non esigua di 73 anni anziché di 23.



Rimane il fatto che l'ipotesi alternativa, quella che vorrebbe l'Esodo durante il regno di Ramesse II o di Merenptah, basata sostanzialmente sull'anacronismo del nome della città deposito Ramses, stravolgerebbe qualto detto dalla Bibbia. L'Esodo verrebbe posizionato nel 13° secolo a.C. e la differenza sarebbe così ridotta a 250 - 300 anni, in netto contrasto con i periodi indicati dalla Bibbia.
Un tale datazione farebbe scivolare in avanti tutta la storia dei patriarchi ebrei di 100 - 150 rendendo poco chiari alcuni avvenimenti della storia ebraica.



Sono d’accordo con te anche se no la ritengo l’unica ipotesi alternativa possibile.



antonio crasto
00giovedì 7 maggio 2009 12:05
Il problema è che non esiste un'unica cronologia ortodossa. Già il termine è errato. Si può parlare di cronologia proposta da Tizio o Caio e accettata, al momento, dalla maggior parte degli accademici.
Il regno di Smenkhkara è definito per esempio fra il:

- 1350 - 1347 a.C. Gardiner;
- 1338 - 1336 a.C. Grimal;
- 1331 - 1328 a.C. Bresciani.

Queste differenze sono dovute a vari motivi:

- incertezza nel definire il riferimento astronomico per un anno di regno di Amenhotep I;
- errori nella sottrazione di 20 anni sulla base di un ipotetico rilevamento astronomico effettuato a Tebe invece che a Menphi;
- incertezza sull'ipotesi di coreggenza fra Amenhotep III e IV (Gardiner non considera coreggenza);
- incertezza sugli anni di regno di Thutmose II (nel secolo scorso si riteneva che questo faraone avesse regnato per più di dioci anni (Gardiner gli assegna addirittura 20 anni), mentre ora la tendenza è ad assegnarli pochi anni di regno (Grimal 9 o 14 e Bresciani 4).

Le cronologie sono ricostruzioni matematiche confortate da qualche certezza archeologica.
La mia cronologia considera il 1385 a.C. come riferimento base per Smenkhkara e prevede:

- sottrazione corretta dei 20 anni per l'incoronazione di Amenhotep I;
- 2 anni di regno per Thutmose II;
- coreggenza di 12 anni fra Amenhotep III e IV;
- coreggenza fra Akhenaton e Nefertiti;
- 1 anno di regno per Smenkhkara.
antonio crasto
00giovedì 7 maggio 2009 12:10
Faccio una proposta a Kiya e a tutti gli utenti.
Proponiamoci di roportare sempre, nelle segnalazioni del regno di un dato faraone, a quale cronologia ci si riferisce (Gardiner, Grimal, ecc.).
Nel caso non ci fosse già fra le varie discussioni, sarebbe interessante un confronto delle varie cronologie, almeno per quelle più significative (IV, XII, XVIII e XIX).
Biceleon
00giovedì 7 maggio 2009 12:45
Re:
antonio crasto, 07/05/2009 12.05:

Il problema è che non esiste un'unica cronologia ortodossa.



Si, in effetti si dovrebbe parlare di cronologia sommaria.



Drago Mavericks
00mercoledì 3 giugno 2009 01:38
Re:
-francis-, 27/04/2009 10.28:



Il Libro dell'Esodo è l'unica testimonianza delle Piaghe d'Egitto.
L'unica, perché nessun geroglifico ne fa menzione.
L'unica, perché nessuno scienziato ha mai trovato prove di quei cataclismi.



Davvero?
E come giustificate il contenuto del papiro egizio di Ipuwer, rinvenuto nei pressi di Saqqara?
Esso, in veste di reperto archeologico, rappresenta una testimonianza storica notevole in merito al disastro che afflisse l'antico Egitto in quel tempo...


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