La pietra più amata dai Faraoni

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EGIZIA72
00mercoledì 24 giugno 2009 12:49
Che cosa c’è di più affascinante dello sfavillio di uno smeraldo? La sua stessa luce, dono della terra ed esaltazione dell’uomo, fredda, impunemente arrogante, parla di potenza, di ricchezza, di forza. Questa pietra, come le altre preziose - il diamante, il rubino, lo zaffiro - ci arriva da milioni di anni fa, quando i vari componenti naturali hanno cominciato ad aggregarsi nelle viscere della terra. Miniere di pietre preziose si trovano in Africa, in America del Sud, in Asia ed in Russia. E in tutti e cinque i continenti quelle di smeraldo la, pietra verde”, appartenente al gruppo del berillo, minerale famoso per le sue molteplici varietà gemmifere quali lo smeraldo appunto, l’acquamarina (blu), l’eliodoro (giallo), la morganite (rosa) e il berillo incolore.

Lo smeraldo deve la sua caratteristica colorazione alla presenza del cromo e del vanadio che, unita alla sua rarità, lo rendono una delle pietre preziose più appetibili subito dopo il diamante.

La magia del suo colore fin dai tempi più antichi ha ammaliato i potenti: per fare un esempio, se non abbiamo prove che l’estrazione degli smeraldi in Egitto risalga a 3000 anni a.C., è però probabile che sia iniziata intorno al 1500 a.C. durante il regno del Faraone Thutmosis III per arrivare al massimo splendore ai tempi di Alessandro il Grande e della regina Cleopatra, che pare avesse l’abitudine di offrire ai dignitari in visita una sua immagine incisa su uno smeraldo. Smeraldi egiziani venivano anche montati sui gioielli della Roma imperiale secondo quanto evidenziato da ritrovamenti a Roma e nell’area vesuviana.

Della provenienza geografica degli smeraldi archeologici che decorano gioiellerie antiche si occupa una Unità Operativa del Progetto Finalizzato “Beni Culturali” del CNR, attiva presso la Sezione di Roma dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa, di cui è responsabile il dr. Carlo Aurisicchio. Attraverso l’uso di tecniche non distruttive quali le analisi gemmologiche, la microscopia (SEM), la microanalisi elettronica (EMPA) e la microspettrofotometria dell’infrarosso (Micro-FTIR) si possono ricavare parametri utili alla caratterizzazione delle diverse miniere d’origine. Tali ricerche affiancano gli studi storico-archeologici tendenti ad individuare le vie di comunicazione e/o commerciali utilizzate nelle varie epoche per l’approvvigionamento di tali merci.

Autrice: Isabella Vannutelli / Fonte: Carlo Aurisicchio, sezione di Roma dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, Pisa

www.ecplanet.com/blog/archive/2009/06/22/la-pietra-piu-amata-dai-fara...
-Kiya-
00mercoledì 24 giugno 2009 13:24
voglio indagare in proposito.... ad essere sincera non ho mai riscontrato la presenza di questa pietra preziosa in alcun reperto.
E' pur vero che al momento non vanto un'approfondita conoscenza del Periodo Greco- Romano, ma ciò che mi sorprende è il riferimento a Thutmosi III...

Verificherò.
roberta.maat
00mercoledì 24 giugno 2009 15:50
Anche per me queste notizie sono una stranezza !
Innumerevoli pietre dure e paste vitree, ma non ricordo di smeraldi, rubini o diamanti. Probabilmente è una mia lacuna che mi piacerebbe colmare.
A proposito di Cleopatra, si dice che amasse molto le perle e si racconta che ne abbia sciolta nel vino una gigantesca per stupire Antonio della sua infinita ricchezza.

Ritenete possibile che eventuali reperti con pietre preziose siano spariti per furto ? Io penso di no anche perchè non saprei valutare una pietra e se io fossi un ladro e non un gemmologo ruberei il reperto semplicemente per il suo valore archeologico. I furti nei tempi antichi forse avevano per oggetto l'oro che poteva essere riutilizzato e talvolta erano furti sacrileghi per sottrarre amuleti.

Non mi pare neanche che testimoniaze scritte parlino di gemme tanto preziose o di spedizioni organizzate con lo scopo di estrarre smeraldi o diamanti, mentre sono frequenti i riferimenti a lapislazzuli o turchesi.
-Kiya-
00mercoledì 24 giugno 2009 17:27
La dott.ssa Guidotti, nel testo intitolato "Antico Egitto" (pubblicato da Giunti Editore) conferma che tutte le pietre preziose citate in questo articolo fossero sconosciute agli antichi Egizi.
Si sofferma inoltre sull'abitudine diffusasi durante il XIX secolo, quando l'Art Dèco spopolò riproponendo imitazioni dei gioielli noti dell'antico Egitto, sostituendo alle pietre dure impiegate all'epoca dei Faraoni, quelle preziose.

E' possibile, ma questo è solo il mio parere, che da qui si sia generata la confusione, tuttora in atto, sulla possibile presenza e sul possibile impiego di smeraldi in Epoca Faraonica.

L'Egitto possiede effettivamente giacimenti di smeraldo/berillio, dislocati sulla costa del Mar Rosso e oggi pressocchè esauriti, ma non è attestato che fossero noti, e quindi sfruttati, in Epoca Faraonica. Non prima dell'avvento dei Greci.
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