oops.... non sono riuscito ad allegarlo perché aveva estensione diversa...
Eccolo qui:
Una mostra a Siena
Quest’estate, col fatto che ho, come sempre, trascorso le ferie dai parenti in Toscana, ne ho approfittato per andare a visitare la mostra
Igiene e bellezza nell’antico Egitto. Questa era la seconda edizione della mostra, la prima si era svolta a Firenze, sede dell’Aboca museum, che sponsorizzava la mostra.
Lo scopo della mostra (che resterà aperta fino al 17 settembre) è quello di far conoscere le abitudini cosmetiche ed igieniche praticate in Egitto. Molto spesso si tende a considerare l’antico Egitto unicamente sotto il profilo astronomico – matematico - architettonico, mentre invece gli antichi Egizi tenevano molto alla cura del loro corpo, e del loro aspetto.
La mostra, inoltre, è parte integrante di un grande progetto del Centro Studi di Aboca Museum, il cui scopo consiste nel recuperare gli antichi metodi e la loro validità e riproducibilità. La mostra si dislocava lungo quattro sale e tre corridoi, in cui erano poste delle teche, al cui interno si trovavano piccoli vassoi o ciotole contenenti le materie prime utilizzate dagli Egizi
In fatto di detergenza, gli Egizi usavano un antenato del sapone, ottenuto dalla muscolazione di olii e sostanze alcaline. Venivano applicate delle ceneri sulla pelle, e l’acqua che si faceva scorrere su queste ceneri, acquistava un potere detergente, dovuto allo scioglimento degli alcalini. Venivano usati anche: argilla (che disgregata assorbe i grassi), natron (o carbonato idrato di sodio: con questo potevano essere anche usati degli abrasivi, o spugne vegetali – come ad esempio la luffa), oppure la balamite (le cui radici lavano i tessuti). Un altro prodotto usato per detergere era l’aloe, definito anche pianta dell’immortalità, il cui uso risale al 3000 a. C. Il succo di aloe possiede proprietà terapeutiche, e viene usata anche per le malattie della pelle.
Per la pelle esistevano delle ricette speciali per le donne; creme ed unguenti venivano conservati in contenitori di forme diverse.. Per rendere più fresca ed elastica la pelle venivano usate sostanze come ad esempio l’olio di balamo, i datteri, i mirabolani, oppure ancora, le noci di Ben. Anche l’olio svolgeva una proprietà detergente: il suo scopo, infatti consiste nel trattenere i profumi. L’olio è anche un elemento sacro; infatti l’unzione con l’olio conferiva splendori ai simulacri di Ra, ed ai sacerdoti addetti al suo culto. A questo venivano aggiunte, poi, delle resine balsamiche per tonificare la pelle e per preservarla dalle rughe.
Anche la depilazione era tenuta in considerazione, anche negli uomini: in Egitto gli uomini non avevano la barba; infatti un uomo con la barba era ritenuto portatore di disagio emotivo, o di lutto.
Per depilarsi gli Egizi usavano creme a base di ossicini d’uccello, sterco di mosca, succo di sicomoro, che poi venivano applicati sulla zona da depilare.
La malachite veniva usata per il trucco; a partire dal Medio Regno, però fu sostituita dal kohl, il quale veniva conservato in contenitori di forme e materiali diversi. Era uso, presso le donne, rasarsi le sopracciglia, e dipingerle di nero; le palpebre erano dipinte con dei cosmetici verdi; guance, labbra ed unghie, invece, erano tinte di rosso con cosmetici a base di succo d’ocra rossa.
Non sarebbe giusto non menzionare i profumi, se si parla di igiene presso gli Egizi. Questi erano preparati utilizzando materiali differenti (scorza di carruba, oppure resina di terebinto). Per profumare la casa utilizzavano fumigazioni di mirra, oppure resina di terebinto. Questi materiali erano anche utilizzati per realizzare pastiglie per profumare l’alito.
Molto usato era anche il kyphi, un profumo usato per detergere l’aria, che veniva anche offerto agli dei; la riproduzione di questo profumo è stata realizzata seguendo un’antica ricetta di Ramses III, che si trova nel Papiro Harris (XII sec. A.C.).
La mirra veniva utilizzata per prevenire le screpolature della pelle, oppure per realizzare dei colluttori per l’igiene della bocca.
E per finire, i capelli: all’estremità superiore venivano utilizzati degli spilloni; i pettini che venivano usati erano in osso, oppure in legno, ed avevano un’unica, oppure una doppia dentatura.
Nell’ultima sala, inoltre era possibile ammirare, all’interno di una teca, il sarcofago dello scriba – sacerdote Khonsumes.