La Tesi di Laurea di Silvia Vinci

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emilioraffaele
00mercoledì 31 marzo 2010 13:36
TESI DI LAUREA:
 

C'è un argomento che mi sta a cuore più degli altri ed è la storia del popolo egizio ai tempi (ed anche prima) del Periodo Pre Dinastico. Io non ho particolari preferenze per una certa dinastia o per un'altra, ma sono convinto che, per capire gli usi e i costumi di un popolo come quello egizio, è necessario anche approfondire il suo cammino evolutivo nel corso dei secoli, specie per il fatto che la strada percorsa da queste genti è lunga più di 5000 anni. Ma quali sono stati i cambiamenti culturali, è possibile che in tanti secoli, tutto è rimasto quasi immutato?. Visto che parlate proprio di Tesi di Laurea, ne accodo una molto interessante ed anche abbastanza recente, presentata presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna dalla D.ssa Silvia Vinci (magari qualcuno di voi l'avrà letta già). Riporto per vostra comodità l'indice dei contenuti:

 

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Introduzione

 

Capitolo I

La questione terminologica. Tribù, chiefdom, stato: il “caso Egitto”. Le teorie sulla

nascita dello stato.

 

Capitolo II

Da Naqada II a Naqada III: la complessità sociale. Le testimonianze archeologiche tra

necropoli e insediamenti urbani.

 

Capitolo III

Problemi di comunicazione: la scelta dei significanti. Due esempi tratti dal mondo

naturale.

L’organizzazione territoriale, sociale e politica: un’analisi attraverso tavolozze;

vasellame; teste di mazza; avori.

 

Capitolo IV

Dal mito alla storia: l’Horus Narmer, “l’Unificatore”.

L’amministrazione della giustizia e l’organizzazione burocratica.

Narmer e la consacrazione dell’“Unione delle due terre”.

 

Catalogo delle attestazioni del nome di Narmer

 

Bibliografia

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Questo è l'indirizzo presso cui potrete trovare il lavoro:

 

(http://www.archeologia.unibo.it/Archeologia/Ricerca/Dottorati/tesi_dottorato/tesigiadisc.htm)

 

Aggiungo qualche piccola considerazione che ho piacere a condividere con voi, sperando di non ripetere cose già dette in precedenza. Penso che il mestiere di archeologo sia una professione molto bella, Da ragazzo avrei fatto volentieri tale mestiere (non era il solo, da giovani si sogna sempre). Credo che sia impagabile scoprire un sito archeologico e farlo rivivere, portandolo lentamente alla luce del giorno. Leggendo di archeologia, ho appreso che le metodologie di esplorazione si sono via via affinate. Ho appreso, sul libro di Finkelstein (LE TRACCE DI MOSE'), che gli scavi fra la valle di Izrel e quella di Beersheva (Palestina Occidentale), dopo la guerra del 1967 furono influenzati dalle nuove tendenze dell'archeologia mondiale:

....non si limitarono cioè a scavare, ma si prefissero lo scopo di esplorare, rilevare e analizzare l'antico paesaggio della regione. A partire dagli anni 40, gli archeologi avevano riconosciuto l'importanza degli studi regionali che esaminavano l'evoluzione nel tempo degli schemi di insediamento. Se infatti gli scavi condotti nei singoli siti fornivano un quadro altamente specializzato della cultura materiale delle antiche popolazioni - rivelando il susseguirsi degli stili della ceramica, dei gioielli, delle armi, delle case e delle tombe di una determinata comunità - le indagini a livello regionale, rinunciando alla profondità in favore dell'estensione, mostravano la presenza di siti antichi in una regione ampia e ne permettevano la datazione grazie a frammenti di ceramica raccolti sulla superficie. Queste indagini rivelavano dove si erano stanziate le popolazioni antiche e la dimensione dei loro insediamenti. Elementi come la scelta di determinate nicchie topografiche (le colline piuttosto che le valli) o economiche (come la coltivazione del grano piuttosto che degli ortaggi) e la facilità o meno di accesso alle strade principali e alle fonti d'acqua, la dicono molto lunga sullo stile di vita e, in ultimo, sull'identità sociale delle popolazioni dell'intera regione, piuttosto che di una singola comunità. Inoltre, le indagini in cui vengono registrati siti di molte epoche diverse, consentono agli archeologi, di monitorare i cambiamenti nella storia demografica di una data regione attraverso lunghi periodi di tempo.”

 

Aggiungo una mia personale considerazione: l'Uomo, nel momento in cui ha potuto essere definito tale, ha avuto l'occasione di colonizzare, anche se lentamente, ogni parte del mondo. A periodi, queste popolazioni hanno dovuto fare i conti con grandi cambiamenti climatici e spaventose catastrofi naturali (alluvioni, siccità, eruzioni vulcaniche), che - se da un lato hanno messo più volte a rischio la loro stessa sopravvivenza - dall'altro hanno stimolato l'evoluzione delle capacità cognitive, attraverso un sistema spietato , ma biologicamente efficace, “la selezione naturale del più adatto”. Per quanto riguarda la Civiltà Egiziana, che non parte certo dai tempi di Narmer, ma è antecedente chissà di quanti secoli, mi trovo ad immaginarla relativamente immutata, in quanto particolarmente favorita, nei siti a ridosso del Nilo, dall'abbondanza delle risorse naturali a disposizione, anche nei momenti peggiori della storia dell'Uomo.



 

pizia.
00mercoledì 31 marzo 2010 19:26
Ne abbiamo discusso qui:
Silvia Vinci

C'è anche il link per scaricare la tesi.
E' il mio argomento preferito, anche io ero alla ricerca di novità e approfondimenti sul predinastico in senso lato, purtroppo finora ci sono poche tesi pubblicate, speriamo aumentino col tempo...

Intanto possiamo andare a cercare la tesi di Wpwawt e leggerla [SM=x822732]
emilioraffaele
00mercoledì 31 marzo 2010 22:27
Non sono molto bravo a individuare le discussioni precedenti
pizia.
00giovedì 1 aprile 2010 18:12
Adesso con il link sarai bravissimo! [SM=g1621247]
Non è un problema Emilioraffaele, quando riusciamo a trovarle noi vecchi frequentatori di Egittophilia inseriamo il link, così possiamo andare avanti su più fronti.
Inoltre non era un'informazione facile da trovare, perché non ha una discussione dedicata, ma si trova in quella relativa al libro della Vinci su un argomento correlato, adesso chi legge il forum senza essere registrato/loggato ha una possibilità in più di accedere all'informazione, grazie alla tua citazione.
Naturalmente se vogliamo parlarne in maniera più approfondita (in pratica noi due, [SM=x822706] tu e io, io e te...) possiamo aprire un topic solo su questa.
emilioraffaele
00giovedì 1 aprile 2010 21:55
Molto bello, credo che tu abbia approfondito molto quest'argomento, io lo sto affrontando ultimamente, che mi ha sempre appassionato. Sono d'accordo.
roberta.maat
00giovedì 1 aprile 2010 22:00
Ho letto anche io la tesi della Vinci..........su prezioso suggerimento di Pizia !
pizia.
00venerdì 2 aprile 2010 07:43
La discussione generale sulle tesi riguardanti l'Egitto è stata divisa per poter approfondire in particolare questa tesi, di grande interesse per chi ama la storia del periodo predinastico.
Questo il link per raggiungere la discussione generale su:
Le tesi sull'Egitto

Grazie a Ramsy e a Roberta per aver manifestato interesse a questo argomento.

Riprendendo il discorso introduttivo di Ramsy, devo ammettere di aver avuto quasi lo stesso pensiero, proprio mentre leggevo il libro di Finkestein e Silberman "Le Tracce di Mosè": certi passaggi mi hanno ricordato da vicino quanto letto sul libro della "Dinastia Zero" e sulla tesi.
L'approfondimento del contesto antropologico è alla base della comprensione di una civiltà, studiando il risultato materiale dello scavo archeologico l'archeologo riesce a ricostruire la storia passata.
Insomma, se non sono presenti certe "prove" non si può sperare di trovare qualcosa di strettamente collegato a queste prove, se la società non ha raggiunto un certo sviluppo e ordinamento, sono impossibili certe realizzazioni.
E vice versa ovviamente.
emilioraffaele
00venerdì 2 aprile 2010 20:43
Pizia, perdonami, ma dov'è il discorso introduttivo di Ramsy?
pizia.
00venerdì 2 aprile 2010 21:47
Accidenti, [SM=x822720] sbagliatissimo, è tutto di Emilioraffaele.
Ogni volta che ho scritto Ramsy dovevo scrivere Emilioraffaele!
Vabbe', ormai non correggo, chiedo scusa Dario
emilioraffaele
00sabato 3 aprile 2010 21:48
Non hai bisogno assolutamente di scusarti, ma sai, pensavo di aver di nuovo sbagliato non avendo trovato la premessa di Ramsy. A proposito, sono riuscito ad ottenere i due libri di Natale Barca e credo che stopperò la lettura del libro del Silberman con l'idea di ottenere informazioni nuove sul periodo Predinastico. Certo che la ricerca degli archeologi parte molto svantaggiata, sia per la scarsezza di reperti a seguito del tempo trascorso, sia per la necessità di effettuare gli scavi in aree meno frequentate, situate in zone climaticamente e logisticamente non molto confortevoli. Certo che il lavoro dell'archeologo è molto severo! In Abruzzo ho fatto fare dei lavori di scavo e appena terminati, mi sono messo a ricercare una stradina in pietra che rea stata ricoperta dalla terra. Bè, ho avuto difficoltà, sia a trovarla, che a ripulirla. Pensa loro...
RAMSY
00sabato 3 aprile 2010 23:16
Re:
pizia., 02/04/2010 21.47:

Accidenti, [SM=x822720] sbagliatissimo, è tutto di Emilioraffaele.
Ogni volta che ho scritto Ramsy dovevo scrivere Emilioraffaele!
Vabbe', ormai non correggo, chiedo scusa Dario




[SM=g999108] [SM=g999108] [SM=g999108] e dire che non ci somigliamo per niente
pizia.
00domenica 4 aprile 2010 22:33
Eh sì, sono proprio imperdonabile, sarà l'età, un po' di Alzheimer galoppante... sarà meglio sbrigarsi a parlare delle novità sul predinastico, non si sa mai, potrei dimenticare tutto.

Ad esempio, avete notato quanto è più approfondito il discorso sulla tesi rispetto agli stessi argomenti trattati nel libro sulla Dinastia Zero?
Massimo Izzo ci aveva anticipato quanto la storia di questo periodo, il più antico, il meno famoso, quello precedente allo splendore "imperiale", abbia ricevuto un impulso notevole proprio negli ultimi anni, grazie ai recenti ritrovamenti e alla loro nuova interpretazione, operata in maniera più libera rispetto a convenzioni e condizionamenti del passato.
Quindi la mia attenzione si è concentrata proprio sugli studi degli archeologi al lavoro negli ultimi anni, l'egittologia del nuovo millennio.
emilioraffaele
00mercoledì 7 aprile 2010 08:01
Ha, ha, devo dire che il tuo Avatar è sicuramente più bello, ma il mio non è virtuale, è una scultura appesa in casa mia, della grandezza di una testa umana, è in legno di Tiglio patinato con colori ad olio, gli "attributi" erano di una capra, che, gentilmente li ha ceduti, come sempre capita in natura, all'inizio di una primavera. Il mio Avatar sembra indifferente, ma non scherza...è peggio di una "suocera".
emilioraffaele
00giovedì 8 aprile 2010 15:52
A parte gli scherzi, propongo un modo organico di affrontare l'argomento Predinastico. Se d'accordo, pensavo che fosse un'idea impostare la discussione esaminando un "aspetto" alla volta. Faccio un esempio: approfondiamo a quando risale il rito dell'imbalsamazione e perché fu deciso di adottare questo rito; oltre ad avvalerci delle enormi informazioni contenute nel sito, potremo reperire le informazioni relative, svolgendo indagini mirate su ogni specifico argomento. Avremmo così la sicurezza di non perderci in tanti discorsi, che potrebbero solo creare, accavallandosi l'un l'altro, notevole confusione. Che ne dite, non è un modo di cominciare dall'inizio?
Wotan.Guido
00giovedì 8 aprile 2010 20:31
Sono d'accordo con la proposta di emilioraffaele: il periodo predinastico mi interessa molto.
Guido
RAMSY
00giovedì 8 aprile 2010 21:42
Re:
emilioraffaele, 07/04/2010 8.01:

Ha, ha, devo dire che il tuo Avatar è sicuramente più bello, ma il mio non è virtuale, è una scultura appesa in casa mia, della grandezza di una testa umana, è in legno di Tiglio patinato con colori ad olio, gli "attributi" erano di una capra, che, gentilmente li ha ceduti, come sempre capita in natura, all'inizio di una primavera. Il mio Avatar sembra indifferente, ma non scherza...è peggio di una "suocera".




scusa l' [SM=x822742] , ma l'hai fatto tu? a cosa ti sei ispirato? L'immagine è piccolina ma sembra molto bello!! [SM=g999097] [SM=g999097]
pizia.
00giovedì 8 aprile 2010 23:55
[SM=x822713] Nella sezione storica possiamo discutere su tutti gli argomenti relativi al Predinastico, nel topic di presentazione di Emilioraffaele sul suo avatar, possiamo anche aprire nuove discussioni nell'area del Tempio, dedicata all'OT, anzi, colgo l'occasione per invitarvi tutti a frequentarla, proponendo argomenti di discussione anche Off Forum, tanto per conoscerci meglio, qui possiamo continuare a parlare della tesi di laurea di Silvia Vinci. [SM=x822754]
emilioraffaele
00venerdì 9 aprile 2010 07:36
Ok, prendo nota. Apprendo che esiste un ambiente a me sconosciuto..il Tempio...
emilioraffaele
00venerdì 9 aprile 2010 08:03
RAMSY, ti ho mandato una email
emilioraffaele
00lunedì 12 aprile 2010 19:12
emilioraffaele
00lunedì 12 aprile 2010 19:17
 

Spunti tratti da LA TESI DI SILVIA VINCI, sulla nascita dello Stato Egizio

 

Ho stralciato alcune pagine della Tesi di Silvia Vinci, evidenziando alcuni brani sulle organizzazioni sociali primitive, fino alla costituzione di uno Stato. Il “lavoro”' comincia con l'analisi della nascita di uno stato organizzato, avvalendosi di diverse teorie di studiosi, formulate a partire dagli anni '60 del secolo scorso. Alcuni commenti sono estranei alla TESI e sono mie considerazioni tese ad immaginare l'evolversi dei momenti che hanno favorito la nascita ed il rafforzamento, nei secoli, di uno stato, in quei tempi, così organizzato e moderno, come l'Egitto.

 

La prima forma di organizzazione sociale fu rappresentata dalla “Banda”. I componenti cacciavano la selvaggina e raccoglievano i prodotti spontanei della terra. Si verificavano spesso conflitti con altri gruppi, per il predominio dei territori di caccia. Con ogni probabilità questi scontri portarono ad alleanze tra bande, favorendo la costituzione di gruppi più consistenti. Si formano così' le Tribù.”

 

Abbiamo avuto l'occasione di vedere al cinema ed in televisione, film sulla vita di gruppi primitivi e credo che le storie non siano poi molto lontane dalla realtà di allora. La vita umana, fuori della Tribù era sicuramente poca cosa (e probabilmente anche all'interno dello stesso gruppo).

 

Riguardo all'esame dello sviluppo di questi primi fenomeni di aggregazione e riguardo al loro sviluppo, la Vinci precisa che la scelta dei termini costituisce un aspetto di primaria importanza nel tentativo di comprendere le forme di organizzazione politica e sociale che potrebbero essersi verificate in Egitto. Organizzazioni socio-politiche, tipo quella per lignaggi, per clan, o per lignaggi di tipo segmentario, non possono essere prese seriamente in discussione, poiché sono tutt'ora un aspetto sconosciuto da scoprire. Senza dubbio, legami di questo genere dovevano essere molto rilevanti e forse anche dominanti (se pensiamo al valore dato alla famiglia e alla costruzione di cosmologie di parentela testimoniati nelle epoche successive), ma non siamo in grado di poterne accertare neanche il più piccolo segmento.

 

Nelle Tribù, si afferma, il Leader; egli copre un ruolo di tipo informale (ha autorevolezza, ma non autorità). La Tribù sfrutta l'agricoltura e si stabilisce in un territorio. Questa è la prima vera trasformazione in una società più evoluta. Con il tempo, la Tribù, al suo interno, si è stratificata, costituendosi, una Società di Rango, un gruppo di elite che possedeva prerogative particolari e godeva di privilegi. Prima dello STATO, l'organizzazione sociale si è evoluta in Chiefdom costituita in più comunità autonome locali, con una gestione formale da parte di un Leader vero e proprio, su una società “stratificata”. Ciò che distingue il chiefdom dallo stato è che «i capi mancano di una effettiva autorità centralizzata e si fondano sul potere dei capi locali, mentre negli Stati, il potere è organizzato e segmentato in modo da scalzare le autorità periferiche. Sarebbe la presenza di un apparato burocratico, sia pure embrionale, e di una rete di funzionari assai diversificata al suo interno (in cui le funzioni sono scisse dalle persone e in cui non vige come criterio fondamentale la parentela col capo) a costituire l’aspetto distintivo della forma statale».Per quanto riguarda invece il significato del termine ‘Stato’, resta celebre la definizione data da Max Weber: «Lo Stato è quella comunità umana, che nei limiti di un determinato territorio esige per sé (con successo) il monopolio della forza fisica legittima».

Sono moltissime le definizioni che nei secoli sono state proposte per il termine ‘Stato’, qui ne vengono citate solo alcune piuttosto recenti che sono state significative per l’elaborazione di questo lavoro. Durante gli anni ’60, il dibattito antropologico che aveva visto contrapposto le tesi di Service e Fried, si amplia, con il contributo apportato dalla New Archaeology (o archeologia processuale). Lewis Binford, seguendo in parte le teorie dell’evoluzionismo sociale, ma adottando una chiave di interpretazione materialistica, considera le culture come sistemi di adattamento che si conformano in base alla reazione che tali sistemi hanno di fronte a mutamenti di tipo ecologico o culturale. Vengono individuati tre sottoinsiemi correlati: tecnologia; organizzazione sociale; ideologia. Il cardine di quest’ipotesi era il principio di adattamento e la sussistenza materiale ne costituiva l’esigenza principale. Queste ipotesi furono condivise, sostenute e supportate dagli studi di Kent Flannery che, influenzato dalle teorie dei sistemi, per primo elaborò, agli inizi degli anni ’70, una teoria dello stato definendolo come un sistema caratterizzato da una forte componente decisionale. Non stupisce che proprio in questo clima Karl Wittfogel sviluppò la sua teoria “agro-manageriale o dell’irrigazione”, secondo la quale è necessario presupporre un’autorità che coordini i lavori e che disponga di una burocrazia di tipo appunto agro-amministrativo per far fronte alle richieste della presunta ma crescente pressione demografica della popolazione. Le condizioni sine qua non furono rintracciate in “fattori esplicativi” come quello ecologico e geomorfologico; quello tecnologico (con la correlata produzione di surplus agricolo); quello demografico (la pressione demografica induce a rinnovare le tecnologiche a disposizione o spinge verso guerre di conquista); o ancora in fattori esterni (contatti con altre società sia in forma pacifica, tramite i commerci, sia in forma bellica, con la comparsa di capi-guerrieri).A questi fattori, a volte considerati unici e scatenanti, si aggiungono quelli estrapolati dalla teoria del consenso, derivati cioè dai benefici prodotti dall’élite: produzione e redistribuzione dei beni; opere idrauliche; scambi interni, a media e lunga distanza; difesa; ideologia (per l’accesso esclusivo al contatto con le divinità); risoluzione dei conflitti interni alla comunità. Non tutte le società che hanno la possibilità di produrre surplus lo fanno. Per l’Egitto si potrebbe pensare ad una spinta ecologica, dal momento che il Nilo assicurava un grande raccolto annuo che doveva garantire la sussistenza dell’intera popolazione nei periodi di secca del fiume o durante le annate sfavorevoli. Il carattere intensivo delle colture nilotiche probabilmente assecondò questo tipo di modalità produttiva e la tesaurizzazione delle derrate fu una fondamentale conseguenza di questa situazione. Come suggerisce Campagno, noi valutiamo la nostra società, quelle degli altri e quelle antiche soprattutto attraverso l’analisi del grado di sviluppo raggiunto da due elementi per noi fondamentali e sostanziali: tecnologia e amministrazione. Per fare solo un esempio: della società dell’antico Egitto quello che ha maggiormente colpito, e che continua a impressionarci, non è forse la capacità tecnologica adoperata nella costruzione delle piramidi insieme allo strabiliante e capillare apparato burocratico dell’amministrazione? Senza nulla togliere alla complessa macchina di uomini e mezzi che l’ingegno antico-egiziano ha messo così brillantemente in moto in questi due campi, ciò che in noi suscita meraviglia e ammirazione non è detto che coincida con ciò che gli antichi Egiziani reputavano più importante nella loro scala di valori, pur senz’altro consapevoli della loro eccellenza organizzativa. E non è un caso che proprio Imhotep, il geniale costruttore della piramide a gradoni di Djoser, ossia della più antica costruzione monumentale in pietra che l’antichità ci ha lasciato, non fosse ricordato e venerato dai suoi discendenti in qualità di sublime architetto, ma in quella di medico, fino ad essere assimilato al dio greco Esculapio. I criteri di valutazione possono quindi essere diversi e distinti a seconda delle società di riferimento, ma questo non significa d’altra parte volere istituire un principio relativistico per cui ogni società è diversa dalle altre e non può essere compresa soltanto che analizzandola al suo interno. Pertanto le cosiddette ‘cause’ che portano una società a dotarsi di un tipo specifico di organizzazione politica piuttosto che un altro, ma le scelte (ragionate o sommariamente vagliate) che vengono compiute a discapito di altre, che sono comunque e inevitabilmente presenti nella gamma di possibilità di cui ogni società, non isolata, dispone. Le differenze esistono e non rispecchiano stadi evolutivi differenti, ma assetti politici e culturali diversi e particolari. Se così non fosse ricadremmo nelle teorie ottocentesche che vedevano nelle società tribali contemporanee l’espressione di individui politicamente immaturi. La differenziazione parte dalla risposta che viene data, anche in circostanze simili. Per fare un esempio: la guerra è uno dei fattori maggiormente accreditati come condizione per la nascita dello stato. Ma consideriamo il caso di più comunità, vicine e magari organizzate in chiefdom, che si dovessero trovare in una situazione di imminente pericolo perché sotto l’attacco di una forza nemica. Possiamo ipotizzare che queste comunità stringano un’alleanza, che si decida di nominare un capo con pieni o parziali poteri militari e che questi sia affiancato da un consiglio di guerra composto da alcuni membri scelti delle élite di ogni chiefdom, la guerra si compie e il leader di quest’alleanza riporta la vittoria. Tre ipotesi si prospettano: 1) la posizione del leader vittorioso -e quindi anche della sua comunità di provenienza- si è talmente rafforzata e consolidata che il consiglio è troppo debole per fronteggiare la sua totale presa di potere; 2) il ruolo svolto dal leader in quest’occasione viene riconosciuto dai membri delle comunità alleate come utile, necessario ed efficace e si decide di renderlo permanente; 3) superato il pericolo viene ripristinata la situazione precedente all’attacco. A questo proposito, studiando la situazione dell’Egitto predinastico un aspetto piuttosto interessante, è quello costituito dai serekh, le “facciate di palazzo” in cui era inserito il nome del sovrano. La loro diffusione su tutto il territorio, aggiunta al dato che contemporaneamente più sovrani (o istituzioni) utilizzarono per esprimere la propria funzione lo stesso sistema semantico indicano un insieme sociale governato dagli stessi principi: un’unità culturale prima ancora che politica.

 

Ho necessariamente stringato il primo Capitolo della tesi e spero proprio di non aver creato confusioni. Ora ritorno indietro nel tempo ed immagino l'ambiente di allora, partendo dall'Epipaleolitico, aiutandomi, per questo solo aspetto, con gli scritti del Prof. Barca (Sovrani Predinastici Egizi). E' (ovviamente) complicata, ma interessante la metodologia adottata per distinguere i reperti litici, a seconda del progresso nelle tecniche di lavorazione e di utilizzo dei manufatti in selce o altro minerale (raschiatoi, punte di freccia, ami, ecc.), in relazione al trascorrere del tempo (Fakhuriano, Kubbaniano, Quadaniano, ecc.):

 

Circa 19.000 anni fa, nel quadro di un'alterazione della circolazione atmosferica che interessava l'intero emisfero settentrionale, un'area di alta pressione, che respingeva i venti umidi provenienti dall'Oceano Atlantico, si stabilì sull'Africa settentrionale, segnando il passaggio al III Pluviale e III Interpluviale. In questo modo si manifestò, in Egitto, l'inizio della fase di esaurimento della Glaciazione di Wurm. Le piogge si fecero incostanti, in certi periodi cessavano del tutto. Il Deserto Occidentale divenne un ambiente troppo arido per consentire la vita umana e fu abbandonato. I suoi abitanti emigrarono verso il i bordi dell'altopiano in cerca di regioni più ospitali: i Tropici a sud, la costa mediterranea a nord, la Valle del Nilo a est. Non tutte però. Alcuni siti del Maghreb, come Taforalt, Tamar Hat, Hauna Ftehat, non mostrano interruzioni nelle stratigrafie. Il Nilo divenne più basso e lento.

 

Nella Tesi si parla così dei mutamenti climatici:

 

Secondo le indagini geomorfologiche e idrografiche condotte negli ultimi anni sul Delta e sulla Valle del Nilo, è possibile ricostruire la storia delle variazioni subite dal fiume che, fino al VII millennio a. C., modificarono notevolmente oltre alla capacità di portata anche il tracciato del percorso. Dopo questa data, una nuova ondata di siccità diede l’avvio al processo di desertificazione della vasta area del Sahara, fino ad allora caratterizzata da un ambiente tipico della savana, e spinse le popolazioni di nomadi e pastori che avevano abitato quei luoghi a concentrarsi lungo la valle e nelle aree di maggiore umidità. Da questo momento le testimonianze archeologiche si fanno relativamente più numerose e ci permettono di seguire in maniera meno discontinua l’avvicendamento dei siti neolitici nel sud e nel nord del paese, l’Alto e il Basso Egitto. Le tracce di un Neolitico perfettamente caratterizzato dalla produzione (in realtà minima) di ceramica, da una già raffinata industria litica e da più compositi sistemi di sussistenza sono rintracciabili negli insediamenti localizzati nel Fayyum, la pseudo-oasi circa 80 km a sud-ovest del Cairo. Ed è proprio da questa regione che provengono le prime importantissime testimonianze di produzione alimentare legata alla domesticazione e successiva coltivazione dei cereali (ca. 5200 a. C.). È stato più volte ipotizzato che l’introduzione dell’agricoltura in Egitto sia da collegarsi ai contatti che questi primi abitanti ebbero con le popolazioni della Palestina e del Vicino Oriente, luoghi in cui questa pratica doveva essere in uso già da tempo. Ma le ultime ricerche condotte da Barbara Barich per conto dell’Università “La Sapienza” di Roma nel Deserto Occidentale testimoniano una fase di raccolta intensiva e di sfruttamento di alcuni cereali selvatici(soprattutto miglio e sorgo) che inducono piuttosto a pensare a un processo locale di coltivazione delle piante e domesticazione degli animali, sin dal IX - VIII millennio a.C..

 

La Vinci afferma:

 

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, quindi, il contributo delle culture vicino-orientali sembra doversi “limitare” all’introduzione di animali domestici come pecore e capre e a quella di cereali più produttivi come orzo e frumento, già coltivati in quelle zone. È necessario porre l’accento sull’origine propriamente africana della civiltà egiziana e sottolineare la sua “africanità” anche nel percorso formativo della sua identità culturale. Questo sembrerebbe ovvio dato che l’Egitto si trova in Africa, ma c’è stato un tempo in cui per spiegare la comparsa (ritenuta improvvisa) della civiltà egiziana s’ipotizzò l’arrivo di una popolazione conquistatrice e tecnologicamente più avanzata che da est invase e dominò la Valle del Nilo. I dati archeologici documentano, invece, per il periodo tra il V e il IV millennio a.C., la presenza sul territorio egiziano di piccole comunità caratterizzate ognuna da una propria cultura specifica ma collegata alla tradizione paleolitica precedente e, per quel che riguarda il nord, affine ad alcuni degli aspetti più peculiari della cultura del Fayyum.

 

Mi debbo necessariamente fermare nella sintesi della TESI, specie per motivi di lunghezza del testo. Per concludere Riporto l'introduzione al “2” capitolo del Prof. Barca riguardante esclusivamente l'aspetto "clima" e  la nascita “dell'arte rupestre del Sahara verde” :

 

Circa 10.000 anni fa, a causa della nuova alterazione della circolazione atmosferica in tutto l'emisfero settentrionale, che segnava il definitivo esaurimento della Glaciazione di Wurm, il clima freddo, arido e ventoso che si era stabilito in Europa e in Nord America, oltre sessantamila anni prima e che aveva determinato l'enorme espansione dell'inlandsis, fu sostituito da un clima temperato caldo. Contemporaneamente , più a sud, a causa della stabilizzazione dell'area monsonica su una dimensione di poco superiore all'odierna, si affermava un clima umido, con piogge frequenti e regolarmente distribuite. Intorno al solstizio d'estate, il monsone equatoriale si espandeva verso nord e portava le piogge; seguiva una stagione in cui pioveva ancora, ma con minore intensità e frequenza. Una delle conseguenze del cambiamento climatico fu il mutamento dei paesaggi vegetali. Nel Sahara la savana subentrò alla steppa arida. Il Sahara del primo Olocene, in pianura, dove il suolo non era ricoperto da foreste, era un'immensa distesa di erbe ondeggianti, con molti corsi e specchi d'acqua perenni e schiere innumerevoli di antilopi, bufali, elefanti, giraffe, ippopotami, leoni, leopardi, rinoceronti. Questi paesaggi si estendevano dalla costa mediterranea al limite settentrionale del Sahel nel Sahara Occidentale e a 250 Km a Sud di Sehima in Sudan, nel Sahara Orientale. Vi erano certamente dei laghi permanenti vicino a Merga nel Sudan Settentrionale, circa 500 Km a Sud dell'odierno confine Egiziano. La loro grande abbondanza di risorse attirava un numero crescente di cacciatori – raccoglitori. Circa 9000 anni fa il clima cambiò ancora. Lo stabilimento di un'area di alta pressione respinse i venti umidi provenienti dall'Oceano e attivò un'alternanza di fasi aride e iper-aride. Il meccanismo del pendolo climatico mantenne un regime di acque alte fin verso i 6000 anno fa. Infine il deserto guadagnò posizioni.

 

 

 

pizia.
00sabato 17 aprile 2010 11:49
Re:
emilioraffaele, 12/04/2010 19.17:

È necessario porre l’accento sull’origine propriamente africana della civiltà egiziana e sottolineare la sua “africanità” anche nel percorso formativo della sua identità culturale. Questo sembrerebbe ovvio dato che l’Egitto si trova in Africa, ma c’è stato un tempo in cui per spiegare la comparsa (ritenuta improvvisa) della civiltà egiziana s’ipotizzò l’arrivo di una popolazione conquistatrice e tecnologicamente più avanzata che da est invase e dominò la Valle del Nilo. I dati archeologici documentano, invece, per il periodo tra il V e il IV millennio a.C., la presenza sul territorio egiziano di piccole comunità caratterizzate ognuna da una propria cultura specifica ma collegata alla tradizione paleolitica precedente


Secondo me questa è una delle notizie più importanti veicolate da strumenti di questo tipo.
Per anni si è voluto, si è dovuto dimostrare la superiorità delle popolazioni del Vicino Oriente rispetto a quelle delle altre parti del mondo, dell'Africa in particolare, quindi, indagando sulle epoche preistoriche dell'Egitto, gli studiosi sono stati condizionati o si sono scontrati con quanti intendevano minimizzare le capacità di questo popolo e le sue scoperte.
Inoltre gli studi di antropologia, archeologia, paleontologia, ecc., tendevano a stilare tipi, tipologie e schemi validi per il sud-ovest asiatico, perché fondati sull'osservazione di quella zona.
Ad esempio si credeva che la nascita di una città fosse sancita dalla costruzione delle sue mura, principio desunto dalla situazione delle città-stato dell'area vicino-orientale, non applicabile in Egitto.
Quando si tenta di esportare gli stessi schemi estendendoli ad altre realtà inevitabilmente si creano delle incongruenze; ogni ambito dev'essere analizzato come fenomeno a sé stante, senza lasciarsi prendere dalla tentazione di generalizzare.

In Egitto, la nascita "improvvisa" della civiltà delle grandi piramidi, può essere giustificata con la convergenza in un'ampia fucina di tutte le componenti necessarie, apportate dai vari popoli che, per cause fortuite, accidentali o di forza maggiore si trovarono, con loro piacere e vantaggio, a condividere gli stessi spazi.


pizia.
00sabato 17 aprile 2010 12:11
Altra considerazione: la divisione dello stato nelle sue due parti costituenti, l'Alto e il Basso Egitto, in effetti esiste.
Anche se lo stato durante il Predinastico non è diviso così, ci rendiamo conto della presenza di due realtà diverse nel nord e nel sud del paese, pur non potendo individuare una linea di demarcazione apprezzabile tra le due.
Nel sud troviamo la città grande, organizzata, dotata di una sfera di influenza e di un capo a cui è riconoscituta autorità politica e religiosa; anche se non sarà sempre la stessa, in quanto per progressivi ingrandimenti domineranno alternativamente Nubt, Nekhen e This, questa città si presenta come il motore dell'unione statale.
Nel nord la situazione più frammentata richiama quella del Vicino Oriente e ne beneficia per molti aspetti pratici, ma non soffre della stessa instabilità politica, forse per la sua posizione marginale.

A maggior ragione possiamo parlare di politica illuminata dei re egizi: costruirono uno stato unendo due differenti situazioni, quella del nord e quella del sud, proclamandosi in egual misura sovrani dell'uno e dell'altro paese, senza riconoscere a parti di esso una prevalenza su altre in nome di una "conquista" che, anche questo è ormai abbastanza accettato, non avvenne.
pizia.
00sabato 17 aprile 2010 12:22
Re:
emilioraffaele, 12/04/2010 19.17:

Ed è proprio da questa regione che provengono le prime importantissime testimonianze di produzione alimentare legata alla domesticazione e successiva coltivazione dei cereali (ca. 5200 a. C.). È stato più volte ipotizzato che l’introduzione dell’agricoltura in Egitto sia da collegarsi ai contatti che questi primi abitanti ebbero con le popolazioni della Palestina e del Vicino Oriente, luoghi in cui questa pratica doveva essere in uso già da tempo.


Questa storia dei cereali è legata al complesso di superiorità degli storici della Mezzaluna Fertile.
E' vero che le varietà di grano e orzo selvatiche ancora coltivate, e da cui discendono le nostre varietà di cereali moderni, furono selezionate per la prima volta in quella zona, ma la mancata diffusione immediata nell'area nord-africana non implica l'incapacità delle popolazioni ivi stanziate a coltivare e/o a produrre e trasformare il proprio cibo in molte maniere.
Alcuni gruppi le adottarono, altri no, evidentemente non avevano strtto bisogno dei benefici legati a queste colture e infatti non si sono estinti [SM=x822714]
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